Nella Russia di Putin non c’è posto per Stalin, considerato un criminale comunista. Qualunque celebrazione pubblica della figura di Stalin «è inaccettabile e dovrebbe essere vietata per legge». La colossale parata militare nella piazza Rossa volta pagina. La ong russa Memorial chiede di mettere al bando ogni manifestazione mirata a esaltare il sanguinario dittatore sovietico e denuncia nuovi tentativi di rendergli omaggio da parte di comunisti e nostalgici dell’Urss.
La svolta: ha seminato terrore, niente statue e vie
Ma l’ombra di Stalin si allunga minacciosa. Quasi 60 anni dopo l’inizio del processo di destalinizzazione voluto da Krusciov, il “padre di tutti i popoli” continua a essere oggetto di culto per alcuni russi. E secondo un recente sondaggio del centro demoscopico Levada il 45% della popolazione ritiene che i sacrifici sostenuti durante lo stalinismo siano stati giustificati dai “grandi obiettivi” dell’Urss: una quantità nettamente maggiore rispetto al 27% registrato nel 2008. A incoraggiare questa tendenza è anche la nuova ondata di nazionalismo che sta attraversando la Russia dopo l’annessione della Crimea un anno fa riportando a galla antiche aspirazioni imperialiste. Con la differenza che ora al posto di falce e martello c’è l’aquila bicipite russa.
Putin: Stalin ha causato la morte di milioni di persone
Vladimir Putin ha preso più volte le distanze dal responsabile del terrore rosso che ha causato la morte di milioni di persone. L’unico elemento positivo, secondo il leader russo, è l’aver trasformato l’Unione sovietica in una grande potenza mondiale. Putin continua a contrastare i nostalgici comunisti russi che propongono vie dedicate a Stalin a Mosca, a San Pietroburgo e a Nizhni Novgorod, e nelle scorse settimane nella capitale, in via Pliushika, è spuntato un enorme striscione (poi rimosso) con una foto del dittatore e lo slogan “Gloria eterna ai vincitori”. A Ussurijsk, nell’estremo oriente russo, il 30 aprile è stata addirittura installata una lapide per rendere omaggio a Stalin. E lo scorso febbraio a Yalta – nell’ormai russa Crimea – per ricordare la storica Conferenza è stata inaugurata in pompa magna una gigantesca statua in bronzo di una decina di tonnellate raffigurante Stalin, Churchill e Roosevelt: i tre capi di Stato dei principali paesi Alleati (Urss, Gb e Usa) contro il nazismo che dal 4 all’11 febbraio 1945 si spartirono di fatto l’Europa in sfere d’influenza. «Erigere un monumento con la figura di Stalin è sacrilego», denuncia l’organizzazione Memorial, fondata dal premio Nobel per la pace Andrei Sakharov per preservare la memoria delle vittime delle repressioni sovietiche. «Naturalmente – spiega – non si tratta di cancellare Stalin dalla storia o di vietare di menzionarne il nome, ma il posto che spetta ai dittatori è nelle sale dei musei, nei manuali, nei saggi storici, non nelle piazze delle città». Pagine di storia che grondano sangue, ma intanto in Russia c’è ancora chi pretende di tornare a chiamare Volgograd con l’antico nome di Stalingrado che gli fu tolto 54 anni fa.