Renzi molla il “suo” ddl Scuola per salvare la poltrona e non andare a casa

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MUTO

Segnalazione Quelsi

by Rosengarten

Sul ddl Scuola il premier si era furbescamente preparato un programmino che riteneva inattaccabile e ben congegnato. La Buona Scuola l’ha infatti inviata in prima lettura alla Camera dove sapeva di non avere problemi grazie ai 340 voti garantiti da un meccanismo che, come ormai tutti sanno, è stato definitivamente dichiarato anticostituzionale dalla Consulta, ma di cui lui continua largamente ad avvalersi per “fare le sue riforme”, quelle che spesso non coincidono nei tempi o nei contenuti con quelle che veramente servono al Paese. Una volta superate le elezioni amministrative si sarebbe quindi presentato al “popolo del PD” che, notoriamente monopolizza e condiziona la scuola italiana, forte di un consenso elettorale plebiscitario sulla sua persona e la sua politica, che avrebbe fatto pesare per piegare la testa anche alla frangia più riottosa della sinistra Dem, quella con la quale si identifica la scuola. Qui, però, Renzi s’è dimostrato oltre che un inguaribile visionario, anche un po’ claudicante come stratega della politica, perchè ha preso per buoni conti fatti senza l’oste.

I conti che ha sbagliato sono quelli del risultato elettorale, dove il “suo” PD è pesantemente retrocesso rispetto alle posizioni demagogicamente conquistate alle europee a colpi di 80 euro nelle buste paga, perdendo 2 milioni di voti e rischiando di perdere Umbria e Campania in aggiunta alle due conquistate dal centro destra trascinato da Salvini. Questo suo inatteso, per lui, ridimensionamento elettorale gli ha scombinato i piani e lo ha reso vulnerabile al desiderio di rivalsa dei suoi oppositori dentro e fuori del PD, i quali ora lo attendo al varco del Senato. Un passaggio, questo, che per il premier rischia di diventare quello che per i persiani furono le Termopili, un angusto budello a strapiombo sul mare dove re Leonida con i suoi 300 spartani inchiodò per giorni 200mila soldati di Serse, perchè quando a prevalere sono la ragione, la giustizia, la democrazia e la libertà “il numero non conta” perchè è sopraffatto dalle motivazioni. Renzi lo sa e lasciata da parte quell’espressione ridanciana, arrogante e strafottente cui ci ha abituati, ha assunto un’espressione ieratica tra l’ascetico e l’intimorito per dirci con aria funerea nelle sue apparizioni televisive h24 degli ultimi giorni che l’Italia è piena di problemi che stanno lì non per colpa sua. Certo che non è colpa sua, ma dipende da lui se e come affrontarli e se e come tentare di risolverli. E’ la sua politica che non va, è sul come fare le riforme che siamo in disaccordo, mentre non dissentiamo sull’elenco di quelle da fare che coincide con il suo. Sulla scuola noi siamo nettamente a favore di una riforma tutta basata sulla meritocrazia, ma non nelle forme in cui lui l’ha scritta nel ddl Buona Scuola che risulta un indifendibile guazzabuglio di aspetti contradditori.

Ora, siamo arrivati alla resa dei conti e Renzi s’è intimorito, quasi terrorizzato, ma non per il rischio di naufragio della sua creatura, la Buona Scuola di cui tutto sommato non gliene importa molto, quanto che lo scontro sulla ddl scuola sia lo scoglio su cui farlo andare a sfracellare per togliergli lo scettro di premier e fargli lasciare le rive del biondo Tevere e mandarlo a rimirare i più familiari gorghi dell’Arno dalle finestre di casa sua. In questi febbrili giorni di vigilia il premier con la faccia del vicino della porta accanto è letteralmente andato fuori di testa e lo hanno dovuto trattenere in molti tra i suoi per impedirgli di dare ulteriori argomenti ai suoi oppositori. In Commissione Cultura di Palazzo Madama se ne sono viste di tutti i colori. Emendamenti prima ammessi, poi respinti, poi riammessi, poi ri-respinti ed infine solo parzialmente ammessi, con annessi sub-emendamenti e tentativi di ostruzionismo. Reiterati tentativi di “campagna acquisti” ed ancora una volta il tentativo di sostituire i dissidenti in Commissione con altri senatori più arrendevoli ed allineati al volere di Renzi. Ma è morale tutto questo?

Renzi non ha i numeri, sa benissimo di non averli. Sinora con le sue riforme era andato avanti con i ricatti: decreti blindati “full metal jacket”, approvazioni con maggioranza truffaldina alla Camera, approvazione a colpi di fiducia al Senato col ricatto “o si vota sì, o tutti a casa”. Ma stavolta Renzi questo non lo farà, anche perchè sa benissimo che il suo ddl è facilmente aggredibile da parte dei suoi avversari. Tanto per fare un esempio, come si fa a difendere una riforma tra i contenuti della quale si propaganda come punto forte l’assunzione di 100mila precari quando a leggere il ddl di questo provvedimento non c’è alcuna traccia? Per cui Renzi non blinderà la Buona Scuola, non porrà su di essa la fiducia perchè sa che i suoi avversari occulti e palesi non aspettano che questo per mandare lui a casa questa volta. Per salvare se stesso e la sua poltrona stavolta Renzi cederà completamente ai suoi avversari, si rimetterà alla “clemenza della corte” ed avvierà un dibattito aperto in cui ciascuno sia libero di offrire il proprio contributo di idee e di proposte, e della riforma della scuola alla fine non si parlerà più. Ovvero, una riforma si farà, chissà a fine anno, o dopo ancora, quella auspicata dai Gessetti Rotti (nel 2015, nell’era degli smartphone tuttofare, il meglio che possono esibire le vestali della formazione in Italia sono i gessetti, mah), una riforma per una scuola “democratica e collegiale”, cioè come quella attuale per cui non cambia niente, con qualche dollaro in più ed una pletora di insegnanti costretti a fare un mestiere che spesso neanche piace loro, ma che accettano obtorto collo pur di sbarcare il lunario. Altro che scuola meritocratica e conduzione manageriale.

Come in ogni favola che si rispetti, pure in quella del Putto Gigliato, una morale c’è. Che questo Renzi è persino peggio del peggior Monti. Il prof varesino era trasparente, te lo diceva chiaro che i problemi c’erano, ma che dal suo miope ed immorale punto di vista non c’erano le risorse per risolverli. Questo invece ti dice che le risorse ci sono, se non ci sono lui le crea, che uno alla volta i problemi li risolve e ci mette accanto la bandierina “fatto”. Ma fatto che? Vogliamo parlare dell’Italicum, del Senato, delle Province, della corruzione, della disoccupazione che continua a crescere nonostante le sue misure, della sicurezza divenuta ormai un optional per cui ammazzano una vittima annunciata solo perchè tre giudici non hanno avuto il tempo di occuparsi di lei e nessuno si occupa adesso dei tre giudici? Che Italia è questa? Renzi finge di risolvere problemi che invece restano lì irrisolti ed oltre alla beffa pure il danno, perchè a forza di dirlo finisce che qualcuno poi gli creda e ritenga veramente che quei problemi non ci siano più e che ce se ne dimentichi come la polvere ammucchiata sotto il tappeto perchè non si veda e si generi la sensazione che sia pulito ciò che invece è lercio. E’ vero, Renzi è peggio di Monti perchè questo era un nemico dichiarato dell’Italia, mentre il premier fiorentino si atteggia a salvatore della Patria. Ma come dice il proverbio? Che Dio ci salvi dagli amici Renzi, che dai nemici Monti mi salvo io.

Rosengarten | giugno 9, 2015 alle 10:54 am | Categorie: ItaliaPolitica ed Economia | URL:http://wp.me/p3RTK9-9G1

 

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