Segnalazione Quelsi
by Rosengarten |
Nel suo numero di ieri, il New York Times, il più conosciuto quotidiano del mondo, ha aperto in prima pagina con la foto qui riprodotta che mostra due turisti adulti ed una in erba, che passeggiano, si fa per dire, tra le montagne di rifiuti accumulate lungo i fatiscenti vicoli di Trastevere, nel cuore del centro di Roma, vicoli che fino a qualche tempo fa erano descritti come “caratteristici e pittoreschi” ed erano meta imperdibile di ogni visitor della capitale. Nell’articolo titolato : “The Mayor’s Honest, but Is That Enough to Halt the Eternal City’s Decline?”, cioè “Il sindaco è onesto, ma basta questo ad arrestare il declino della Città Eterna?” si sottolineano tutti i pressanti problemi che stanno rendendo Roma una città ingovernabile, in mano alla mafia delle cooperative rosse, ed in cui non si riesce a far funzionare più nulla.
L’articolo esordisce affermando che : “Le erbacce arrivano alle ginocchia, i dipendenti della metropolitana sono esasperati e reagiscono rallentando il servizio alla velocità di chi nuota, il principale aeroporto della città è stato reso superaffollato e caotico da un incendio, la pletora di arresti di funzionari pubblici rende sempre più evidenti le infiltrazioni criminali nel governo della città. A tutto questo si aggiunge quello che i romani chiamano “degrado”, il degrado dei servizi, degli edifici, della qualità della vita e la sensazione generale che la loro antica città stia cadendo a pezzi più di quanto fosse mai avvenuto in precedenza”.
Lo stesso articolo è proposto anche sul sito del giornale, ma con un titolo differente, “Romans Put Little Faith in Mayor as Their Ancient City Degrades”, cioè “I romani ripongono poca fiducia nel sindaco mentre la loro antica città si degrada” col quale si punta a sottolineare come, posto che esiste un mare di problemi da risolvere anche se non tutti per colpa di Marino, il sindaco abbia completamente perso di credibilità e che nessuno lo ritiene più in grado di poter fronteggiare la situazione di estrema e quasi irrecuperabile gravità che si è venuta a creare dopo la sua elezione a primo cittadino voluta dal PD. L’articolo è corredato da un video e da una serie di foto dello stesso tenore di quella mostrata sopra che hanno subito fatto, e più volte, il giro del mondo. Uno spot negativo di cui non si avvertiva la necessità, e che getta fango a palate sull’immagine di una città incolpevole che è il faro del cattolicesimo, che è considerata un museo a cielo aperto della storia dell’arte e che vanta una civiltà plurimillenaria ed un patrimonio di monumenti come nessun’altra al mondo.
In effetti il NYT appare sin troppo tenero nei confronti di un sindaco che non riesce a far funzionare nulla, neppure quello che prima di lui aveva sempre funzionato abbastanza bene, come la raccolta dei rifiuti o le metropolitane; che perde quasi quotidianamente consenso persino all’interno della sua giunta i cui membri se ne stanno andando uno alla volta prendendo le distanze da lui. Un sindaco che ha reso introvabili i vigili urbani e che ha preso decisioni spesso incomprensibili con risultati disastrosi, come nel caso della viabilità cittadina, o la cacciata dei “romani” da intere e vaste aree del centro ora affidate alle “cure esclusive” di abusivi, rom, sinti, camminanti, clandestini, ladri, scippatori ed assassini, quindi non più fruibili nè dai cittadini, nè dai turisti. Però l’uscita del NYT sembra quasi una risposta agli elogi che Bill De Blasio, primo cittadino “razzista al contrario” di New York, aveva rivolto al collega di Roma in occasione della due giornate svoltasi in Vaticano, un workshop sul tema “Modern Slavery and Climate Change” ( Schiavitù moderrna e cambiamento climatico) voluto dal Papa ed a cui hanno partecipato i sindaci delle 70 maggiori città del mondo.
Il sindaco di New York aveva elogiato Marino per il cambiamento (sì, in peggio, ndr) che ha promosso, per la sua leadership e per il “coraggio mostrato nel contrastare la corruzione dilagante”. Coraggio? Qui è ora che De Blasio e tanti altri in Usa ed Italia che compongono la cricca di popolar-demagoghi demo-piddini si decidano e che poi si comportino coerentemente con la loro decisione. Delle due l’una: o Marino nulla sapeva del sistema mafioso che le coop rosse avevano costruito in Campidoglio attorno a Buzzi, ed allora è un eroe involontario ed inconsapevole, senza merito alcuno, ma con la grossa responsabilità di essere uno sprovveduto, incapace di gestire il governo della città e di accorgersi di quanto accadeva attorno a lui; oppure Marino sapeva…
Il sindaco di Roma Marino ovviamente ha ringraziato De Blasio, quasi commosso ed incredulo che ci possa essere ancora qualcuno che mostri di averlo in una qualche considerazione, sia pure di facciata. E come è solito fare, ha subito colto l’occasione per esternare cose che gli passavano per la testa e che nulla avevano a che fare con i temi in discussione. Ha spiegato il sindaco che “è stato recentemente
approvato il nuovo Piano Generale Urbano Traffico, che ridurrà i movimenti quotidiani di autovetture fino al 14%, aumentando del 20% il trasporto pubblico…Inoltre, stiamo promuovendo nuove misure per rafforzare i sistemi di condivisione e l’utilizzo delle bici. Vorrei citare il Grande raccordo Anulare delle Biciclette che permetterà a cittadini e turisti di godere la città da una diversa prospettiva”.
Insomma, Marino si ripropone di migliorare la mobilità di una città costruita 2000 anni fa, congestionata e senza corsie preferenziali, e quando ci sono nessuno le tiene sgombre, favorendo il ricorso al trasporto pubblico fatto di mezzi di superficie impossibilitati a muoversi e che non passano mai e di metropolitane che hanno la frequenza dei treni della Transiberiana, senza introdurre drastiche ed efficaci misure per rendere tali mezzi più rapidi e capaci. In compenso vagheggia una più larga diffusione delle biciclette nella città dei Sette Colli, che però nell’area metropolitana ne conta almeno una cinquantina, alcuni dei quali con pendenze di tutto rispetto, nella speranza che i cittadini romani si trasformino in campioni del pedale alla Nibali. E’ con soluzioni insulse come queste che Marino, nato a Genova e cresciuto a Palermo, che si è formato anche negli Usa come ricorda il NYT, cosa che aveva fatto sbocciare nei romani la speranza, subito dissolta, di essere amministrati con lo stile e la lungimiranza degli anglo-sassoni (ma Marino neanche lo parla l’inglese, figuriamoci), pensa di affrontare i problemi che angosciano la capitale, di accogliere le decine di milioni di turisti previsti per l’Anno Santo straordinario, di sostenere in modo credibile la candidatura di Roma ad ospitare le Olimpiadi del 2024. Se non lo mandano subito a casa, c’è da ritenere che ne scriverà tanti di articoli su Marino il New York Times.