L’Angelo sterminatore: lo cercano? L’avranno!

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angelo sterminatore

Segnalazione di Federico Prati

di Antonio Farina

L’Apocalisse presenta immagini tremende del castigo finale per l’ostinazione  nel peccato. La nostra attenzione si sofferma però sul castigo delle
cavallette, menzionato ancor prima nell’Esodo. Ci sono particolari da notare,  che sembrano simboleggiare un peccato oggi dilagante.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci insegna che uno dei peccati più gravi  contro lo Spirito Santo (il quinto per l’esattezza) è l’ostinazione nel  peccato. Nel libro la Teologia della perfezione cristiana l’autore Antonio Royo  Marìn così etichetta coloro che si ostinano nella via del male: «Si danno al  peccato per raffinata malizia e satanica ostinazione… Infrante le ultime  barriere che li trattengono sull’orlo del precipizio, si abbandonano, per una  specie di vendetta contro Dio e contro la propria coscienza, ad ogni sorta di  delitti e di disordini. Attaccano fieramente la religione, combattono la  Chiesa, odiano i buoni, fanno parte delle sette anticattoliche e, perseguitati  dai rimorsi della 10ro coscienza, si immergono sempre più nel male.  È il caso di Giuliano l’Apostata, Lutero, Calvino, Voltaire e di tanti altri  che hanno trascorso la vita rifiutando ostinatamente la luce e odiando Dio e  tutto quanto è santo… Uno di questi disgraziati giunse a dire: “lo non credo  nell’ esistenza dell’Inferno; però, se esiste ed io vi andrò, almeno avrò il  piacere di non curvarmi mai davanti a Dio”» (lib. 1, cap. 1, Lotta contro il  peccato, p. 357).

Queste parole fanno venire i brividi non solamente perché suonano come un’ aperta sfida al Signore, ma anche perché una cosa è essere peccatori per  debolezza, miseria, ignoranza e una buona dose di stoltezza, altro è impugnare  la Verità conosciuta e trasformarsi in una specie di “incarnazione” dei  diavoli. Gli esempi storici non mancano (purtroppo) e questa faccenda di non  volersi chinare davanti all’ Autorità di Dio, una volta che si sia chiaramente  manifestata, è costata cara a parecchia gente.

Un esempio famoso ce lo fornisce il Faraone d’Egitto, quel “capoccione” che  non voleva far partire il Popolo eletto sotto la guida di Mosè: «Mosè e Aronne  entrarono dal faraone e gli dissero: “Dice il Signore, il Dio degli Ebrei: Fino  a quando rifiuterai di piegarti davanti a me? Lascia partire il mio popolo,  perché mi possa servire. Se tu rifiuti di lasciar partire il mio popolo, ecco  io manderò da domani le cavallette sul tuo territorio. Esse copriranno il  paese, così da non potersi più vedere il suolo: divoreranno ciò che è rimasto,  che vi è stato lasciato dalla grandine, e divoreranno ogni albero che germoglia  nella vostra campagna. Riempiranno le tue case, le case di tutti i tuoi  ministri e le case di tutti gli Egiziani, cosa che non videro i tuoi padri, né  i padri dei tuoi padri, da quando furono su questo suolo fino ad oggi!”. Poi  voltarono le spalle e uscirono dalla presenza del faraone. I ministri del  faraone gli dissero: “Fino a quando costui resterà tra noi come una trappola? Lascia partire questa  gente perché serva il Signore suo Dio! Non sai ancora che l’Egitto va in  rovina?”» (Es 10,1ss).  Dunque il primo castigo conseguente all’ ostinazione nel peccato è l’invio  della piaga delle cavallette… A dir la verità ci si sarebbe aspettato  qualcosina in più… le cavallette… sì, d’accordo sono tremende, mangiano tutto,  affamano il popolo, fanno ribrezzzo, ti si infilano tra i capelli ma insomma,  ci sono cose molto peggiori: il fuoco e lo zolfo piovvero dal cielo per la  rovina di Sodoma e di Gomorra, il Diluvio Universale e un affogamento generale  pose fine alle iniquità dell’Umanità antidiluviana… Sembra proprio che Dio ci  sia andato con la mano leggera, ma le cose non stanno così.  Le cavallette sono soprattutto un “simbolo”, un simbolo di qualcosa di ben più  grave e sconvolgente… Le idee si fanno più chiare nel Libro dell’Apocalisse  dove – guarda caso – fanno di nuovo irruzione sulla scena escatologica proprio  tali curiosi ortotteri (“locuste” del genere Anacridium aegyptium). Le cose si  fanno anche più serie perché in tal caso non è solo l’Egitto o il Faraone  testardo che ci rimettono raccolto, grano, piante, frutta e quant’altro in uno  sterminio “vegetale” . Qua lo sterminio è di tutta l’umanità che ha colmato la  Coppa dell’ira di Dio con l’ostinazione nel male e la pervicace volontà di  disubbidire ai Comandamenti.  E – a quanto pare – le cavallette che arriveranno saranno “commisurate” al  fattaccio: «Il quinto angelo suonò la tromba e vidi un astro caduto dal cielo  sulla terra. Gli fu data la chiave del pozzo dell’Abisso; egli aprì il pozzo  dell’Abisso e salì dal pozzo un fumo come il fumo di una grande fornace, che  oscurò il sole e l’atmosfera. Dal fumo uscirono cavallette che si sparsero  sulla terra e fu dato loro un potere pari a quello degli scorpioni della terra.  E fu detto loro di non danneggiare né erba né arbusti né alberi, ma soltanto  gli uomini che non avessero il sigillo di Dio I sulla fronte. Però non fu  concesso loro di ucciderli, ma di tormentarli per cinque mesi, e il tormento è  come il tormento dello scorpiane quando punge un uomo. In quei giorni gli  uomini cercheranno la morte, ma non la troveranno; brameranno morire, ma la  morte li fuggirà.  Queste cavallette avevano l’aspetto di cavalli pronti per la guerra. Sulla  testa avevano corone che  embravano d’oro e il loro aspetto era come quello  degli uomini. Avevano capelli, come capelli di donne, ma i loro denti erano  come quelli dei leoni. Avevano il ventre simile a corazze di ferro e il rombo  delle loro ali come rombo di carri trainati da molti cavalli lanciati all’assalto. Avevano code come gli scorpwni, e aculei. Nelle loro code il potere di  far soffrire gli uomini per cinque mesi. Il loro re era l’angelo dell’Abisso,  che in ebraico si chiama Perdizione, in greco Sterminatore» (Ap 9,1-12)  Ahimè, altro che cavallette! Al di là del simbolismo lasciamoci ammaliare  dalla descrizione figurativa: si tratta di veri e propri mostri grossi come  cavalli e con l’ aspetto raccapricciante di uomini-donne dai denti leonini e  dal ventre corazzato che con le loro code da scorpione (immaginate scorpioni  grandi due metri!) avvelenano gli esseri umani condannandoli ad una dolorosa  agonia per la quale la morte rappresenta un sollievo.  Neanche la fervida fantasia di Rambaldi (il creatore di E.T. ed altri  mostriciattoli del grande schermo) sarebbe arrivata ad immaginare esseri   mostruosi di tal fatta. Questi non sono “animali”, sono peggio degli ammali,  sono veri e propri diavoli, demoni, che assumono un aspetto terrificante e  seminano terrore e spasimi atroci per tutta la terra senza pietà per coloro che «non avessero il sigillo di Dio sulla fronte»! Nella Bibbia di Gerusalernrne il commento in calce a tale pericope è il  seguente, ed è molto chiarificatore: «Un angelo apre il luogo dove sono  detenuti gli angeli decaduti in attesa del castigo finale… Le cavallette  tormentano gli uomini senza farli morire, si sono visti talvolta nella loro  invasione tormenti spirituali causati dai demoni». Perciò altro che locuste,  altro che orribili insetti, il tormento che viene comminato a chi si ostina nel  peccato è la vera e propria possessione diabolica. È un fatto noto che in caso  di infestazione malefica le sensazioni riferite dalle povere vittime parlano  proprio di un’ orribile intrusione nel corpo di esseri immondi come insetti  ripugnanti e nauseabondi.  Questi esseri intelligenti hanno pure un capo, un comandante, un orribile  duce: «Il loro re era l’angelo dell’Abisso, che in ebraico si chiama  Perdizione, in greco Sterminatore». È curioso come noi uomini di fronte a realtà paventate di tale portata, ovvero  anche se siamo posti dinanzi allo spettacolo chiaro ed inequivocabile delle  conseguenze funeste ed inenarrabili (o soltanto dei rischi connessi!) della  nostra condotta sprezzante dei Comandamenti divini, anziché reagire troncando  col peccato e facendo ammenda delle nostre azioni, ci comportiamo in modo  irrazionale, futile, bambinesco, quasi consegnandoci improvvidamente, “sua  sponte” agli aguzzini della nostra anima.  La Madonna a Fatima ha parlato chiaro: «Avete visto l’inferno dove cadono le  anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole stabilire nel mondo la  devozione al Mio Cuore Immacolato. Se faranno quel che vi dirò, molte anime si  salveranno e avranno pace. La guerra sta per finire; ma se non smetteranno di  offendere Dio, durante il Pontificato di Pio XI ne comincerà un’altra ancora  peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate  che è il grande segno che Dio vi dà che sta per castigare il mondo per i suoi  crimini, per meZ20 della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e  al Santo Padre. Per impedirla, verrò a chiedere la consacrazione della Russia  al Mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati». Ecco dunque qual è “il sigillo di Dio sulla fronte” , il segno distintivo  degli Eletti, la traccia spirituale che tiene lontani i demoni: la  Consacrazione al Cuore lmmacolato di Maria! Nel marasma dell’apostasia  universale Dio ha consegnato all’umanità un’unica ancora di salvezza, un’ultima  sponda di approdo nel comune naufragio; non basta la vita di grazia, non  bastano le sole nostre forze, ci vuole qualcosa di più per contrastare l’angelo  sterminatore che ormai ci attanaglia da vicino. È necessario rifugiarsi sotto  il Manto azzurro dell’Immacolata, la Consacrazione, il Santo Rosario, la vita  dei Sacramenti condotta senza incertezze e cedimenti per sfuggire a questi  mostri che in modo silente già assediano i nostri cuori.  Questo è l’allarme che va suonato in tutto il mondo, questo è l’Appello che  non va ignorato ma va raccolto immediatamente, questa è la notizia che deve  propagarsi tra le coscienze: non c’è un attimo da perdere perché già si sente  di lontano la tromba della carica dell’esercito delle tenebre che è stato  liberato dal fondo dell’Abisso a castigo dei nostri ostinati peccaminosi  comportamenti. Che ci sia un’ostinazione nel peccato generalizzata è un dato di  fatto. Che ci un’ostinazione nel peccato generalizzata è un dato di fatto. Che  ci sia parimenti un’invasione di “cavallette-demoni” che fanno sterminio non di
raccolti cerealicoli ma – ahimè – di anime è un altro fatto. È di qualche mese  addietro l’allarme lanciato dall’Associazione degli Esorcisti sull’incremento  esponenziale che si sta registrando in tema di possessioni, ossessioni,  infestazioni e vessazioni malefiche in tutto il Continente europeo.  Curioso anche il particolare – ma sarebbe meglio dire preoccupante e  agghiacciante – che le pseudo-cavallette «avevano capelli, come capelli di  donne», se intravvede un sinistro presagio, un tragico vaticinio sul ruolo
fondamentale giocato dalla donna in questi tempi di tumultuosa insurrezione  contro i Comandamenti del Signore. È ben vero che farne una questione “sessista” o proporre una distinzione di colpa tra uomo e donna o chiedersi chi  dei due è più responsabile dello sfacelo attuale non sarebbe corretto né tanto  meno realistico. Stiamo entrambi sulla stessa barca. Purtroppo però questa  barca sta andando a picco e qualcosa dobbiamo pur fare.  Non è un segreto e nessuno ne fa mistero che una delle confusioni più immonde,  delle provocazioni più irritanti e anche un peccato di una novità e di una  malizia inusitata (mai verificatasi in precedenza nella storia umana) è quella  della teoria del “gender” ovvero del volersi arrogare personalmente il diritto  di decidere a quale sesso “appartenere”. Cioè se si “vuole” essere maschio o
femmina oppure una commistione delle due cose o nessuna delle due (!). Oggi si  può “cambiare” genere sottoponendosi a dolorose operazioni chirurgiche che
modificano in modo totale l’identità sessuale in spregio non soltanto della  Volontà di Dio ma anche della Legge naturale.  Guarda caso le cavallette non si capisce se sono uomini, donne o leoni ma  certamente recano impressi i lineamenti ripugnanti, ambigui, equivoci e  ambivalenti dell’umanità del terzo millennio.  Diceva bene San Pio da Pietrelcina giudicando i segni dei tempi: «Confusione e  predominio di ladri». Ma soprattutto ostinazione, empietà, volontà perversa di  allontanarsi da Dio e da tutto ciò che è Sacro, Santo, Puro e Immacolato… Nella  nostra incoscienza ci facciamo burla dei richiami del Cielo e riusciamo perfino  ad essere irridenti e dissacranti nei confronti delle immagini evocate nell’ Apocalisse. […]

Fonte: Antonio Farina; Il Settimanale di Padre Pio, Anno XIV, N.7

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