Una vergogna che deve trovare dei responsabili

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GIRONE E LATORRE

Segnalazione di Corrispondenza Romana

di Danilo Quinto

Nei giorni scorsi, il Ministero degli Esteri ha annunciato di aver attivato l’arbitrato internazionale nel quadro della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare sul caso dei due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. La decisione, dice la Farnesina, «è stata presa a conclusione della necessaria fase negoziale diretta con l’India e di fronte alla impossibilità di pervenire a una soluzione della controversia». Un comunicato che dice e non dice, che annuncia una richiesta di arbitrato internazionale dopo quaranta mesi, nel corso dei quali non sono bastati tre Governi per difendere la libertà dei due nostri militari.

Nel comunicato della Farnesina viene citata la «conclusione della necessaria fase negoziale». In cosa sia consistita, lo spiega l’ex Ministro degli Esteri, Giulio Terzi di Sant’Agata, in un articolo apparso su L’Intraprendente: «Della questione Marò, come si è letto in numerosi articoli mai smentiti, erano stati incaricati dallo scorso autunno i Servizi, che sono come noto alle dipendenze di Palazzo Chigi. Dallo scorso ottobre si sarebbero svolte diverse missioni; nei contatti riservati con New Delhi, secondo resoconti forniti dalla stampa indiana, gli emissari italiani avrebbero presentato “proposte” essenzialmente basate sulla rinuncia alla giurisdizione italiana nell’accertamento delle responsabilità; sull’erogazione di un cospicuo risarcimento; su una sostanziale ammissione di colpevolezza, così da rendere spedito il processo in India e far quindi valere, una volta condannati, la possibilità per Latorre e Girone di essere scambiati con detenuti indiani in Italia, sulla base dell’accordo di cooperazione bilaterale ratificato negli ultimi anni».

È un bene che vi sia stato il naufragio di questi tentativi e che emerga in maniera così eclatante – oltre che dolorosa, per i due militari e per le loro famiglie – l’inettitudine di un intero ceto politico nella gestione di questa crisi. Per lo meno si fa chiarezza e l’opinione pubblica può giudicare quale scarso peso abbia da molti anni a questa parte la nostra politica estera a livello internazionale.

Su questa vicenda, il Paese ha perso la sua dignità da un pezzo. Ha privilegiato i rapporti economici con lo Stato indiano, anteponendo questi al suo decoro ed alla difesa dei suoi militari, catturati in acque internazionali e, quindi, in una situazione illegittima in base al diritto internazionale. Sperando che l’arbitrato richiesto si svolga presto ed abbia un esito positivo, non si possono sottacere gli interessi che sono alla base di questo fallimento e ne costituiscono il retroscena.

Basti pensare che proprio in questi giorni, l’amministratore delegato di Finmeccanica, ha confermato che ci sono trattative tra il gruppo Italiano dell’aerospazio e difesa e il Governo indiano per l’acquisto di siluri pesanti per armare i sottomarini del Paese asiatico.

L’accordo ha un valore di 300 milioni di euro. Moretti ha sottolineato che «i rapporti tra Finmeccanica e Governo indiano sono completamente slegati dalla questione ancora aperta sui militari italiani». È proprio questo il punto. Nonostante il sequestro dei due fucilieri italiani, il 2014 si è chiuso con un segno positivo su tutte le componenti dell’interscambio economico tra Italia e India. L’export verso India è stato di 3,04 mld euro (2,3%, nel 2013 era stato 2,97 mld).

L’import dall’India, di 4,15 mld euro (+4,6%, nel 2013 era stato 3,97 mld). L’interscambio totale a 7,2 mld euro (+3,6%, nel 2013 era stato 6,95 mld). Invariato il saldo: deficit per l’Italia di 1mld euro nel 2013; di 1,1 mld euro nel 2014. Invece di azzerare i rapporti di ogni tipo con uno Stato che ha tenuto sotto sequestro due nostri cittadini, si sono incrementati gli affari. Troverà, questa vergogna, dei responsabili?

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