di ALESSANDRA LONGO
ore 8.15 del 26 agosto 2015
Parla il sindaco: “Tifo Renzi, ma non sono comunista. Serve un esecutivo di unità nazionale. Quanta gentaglia nel sottogoverno. Ho trovato una città in mutande, per salvarla servono gli attributi. Ho amici omosessuali ma non voglio cose kitsch”
ROMA – Il mattino comincia male per Luigi Brugnaro. Legge sulla “Nuova Venezia” un’intervista al sottosegretario Ilaria Borletti Buitoni che chiede di arginare l’invasione dei turisti a San Marco e subito si agita sulla sedia: “Come si permette questa signora con i due cognomi, che certo non ha mai lavorato in miniera, di disquisire su dove devono passare o non passare le Grandi Navi? Prima parli con me, con il sindaco di Venezia, e poi dica la sua! Noi, le navi bianche, le vogliamo, non passeranno più dalla Giudecca ma faranno un percorso diverso. Qui si tratta di salvare 5000 posti di lavoro! Non ce ne facciamo niente delle idee balzane del sottosegretario con i due cognomi. Attenti che porto tutti in piazza. Mi sono rotto le scatole dei Soloni, basta con le gente che parla senza conoscere”. Ecco: Brugnaro il doge imprenditore è così. Diplomazia zero. Non gli piacciono i libri sul gender, non gli piacciono le immagini sui “mostri del mare” di Berengo Gardin, non gli piacciono “gli intellettuali da strapazzo” (salva Cacciari), non gli piacciono i comunisti, gli piace Renzi. “Il popolo ha scelto me, la musica è cambiata”, dice.
Elton John l’ha definita “bigotto e bifolco” dopo la sua decisione di togliere dalla scuola i libretti per bambini che descrivono le nuove famiglie.
“È un arrogante che da tre anni non mette piede a Venezia. Se permette, ai nostri figli ci pensano i genitori. La famiglia con due donne e il bambinetto è innaturale”.
Mi pare bene, ma quel “tifo Renzi” proprio non lo capisco.
Neppure noi, cara Adriana