Dopo la visita a Fidel Castro, col quale Bergoglio non ha parlato del “passato”, perché “sono questioni personali di coscienza” (vallo a dire a tutte le vittime del regime comunista cubano!) ecco una perla da USA:
Segnalazione Corrispondenza Romana
E’ la coroncina del Rosario arcobaleno in versione gay friendly la nuova strategia degli attivisti Lgbt in occasione della visita di papa Francesco negli Stati Uniti. La parola «strategia» non è scelta a caso. Poiché di questo si tratta.
Un grappolo di sigle omosessuali si è, infatti, riunito per questo viaggio del Pontefice sotto un’unica denominazione, quella di «Egualmente beati», con un fine: promuovere le proprie istanze presso il Pontefice, sperando in qualche sua parola di sostegno, e sfruttare la popolarità della sua tappa americana. Tale network si rende conto della propria impopolarità, permanente presso il popolo dei fedeli, i quali la considerano per ciò che è ovvero in aperto, palese contrasto con la retta Dottrina cattolica. Per questo, l’organizzazione sta tentando una manovra di accerchiamento, di sensibilizzazione e, dove possibile, di indottrinamento, che le consenta di acquisire maggiore consenso nei ranghi ecclesiali. Non senza qualche successo, specie tra i Vescovi: «I Vescovi si fanno sentire e con forza – ha dichiarato John Freml, attivista di «Egualmente beati» – ma rappresentano solo una piccola parte della Chiesa Cattolica, che, non va dimenticato, non è solo gerarchia». Da qui, l’operazione “simpatia” intrapresa.
Secondo quanto riferito dall’agenzia LifeSiteNews, che dedica all’argomento un ampio servizio, «Egualmente beati» intendeva utilizzare le coroncine arcobaleno del Rosario presso il centro parrocchiale di San Giovanni Evangelista, nel centro di Philadelphia, come corollario al workshop sul transgenderismo, alle conferenze-stampa ed agli incontri di gruppo programmati. Senonché il parroco li ha informati che, in concomitanza con l’Incontro mondiale della Famiglia [ma, v’è da sperare, anche dopo…-NdR], gli spazi della parrocchia potevano essere utilizzati solo per iniziative in linea con la Dottrina della Chiesa. Per cui il network Lgbt ha dovuto spostare gadget e bagagli e ripiegare presso un vicino tempio metodista.
Altre 14 famiglie con al proprio interno componenti gay e transgender han voluto, invece, portare i loro Rosari arcobaleno direttamente al Pennsylvania Convention Center, sede dell’evento internazionale sulla Famiglia. Del resto, è stato proprio l’Arcivescovo di Philadelphia, mons. Charles Chaput, ad incoraggiarli ed a dire che anche chi si senta omosessuale è il benvenuto alla grande kermesse, benché in evidente contrasto con l’insegnamento della Chiesa.
Del resto, lo ha detto chiaramente Lisbeth Melendez Rivera, responsabile dei rapporti col mondo cattolico di Human Rights Campaign, un gruppo di militanti omosessuali: «Non stiamo cercando un’occasione di confronto», non è questo che interessa loro. «Siamo alla ricerca di un dialogo che comporti la piena inclusione della nostra gente nella Chiesa». Quel che vogliono è insomma un riconoscimento ufficiale, una sorta di patente di “bravi ragazzi”, pii e devoti, che viceversa Sacra Scrittura, Magistero e Catechismo non può loro assegnare. Almeno non nella Chiesa autenticamente cattolica.