Omofobia? No, Omo-Follia!

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OMS

Segnalazione di Federico Prati

Fino al 1992 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Onu) aveva definito l’omosessualità come uno “disturbo psichiatrico”. Della stessa tesi i principali psichiatri e comportamentisti di tutto il mondo. In sostanza, dunque, l’omosessualità era intesa come una malattia. Oggi, invece, la scienza afferma non solo il contrario (l’omosessualità è un “orientamento sessuale” legittimo e sano) ma che la cosiddetta “omofobia” (una delle parole della neo-lingua orwelliana dei nostri tempi) è essa stessa una malattia. Ora, appare davvero poco chiaro come una “malattia” possa essere tale nel 1992 e smettere di esserlo l’anno dopo e come, una sana resistenza anti-omosessualista (la cosiddetta “omofobia”) possa diventare una malattia dopo che non è mai stata considerata tale. Questa pseudo-scienza al servizio del pensiero dominante, relativista e ateo, totalitario e pervasivo, è l’unica vera follia!

(espresso.repubblica.it) – Per secoli si è discusso se l’omosessualità fosse una malattia. Ora scopriamo che la vera malattia da curare è l’omofobia». Non usa mezzi toni Emmanuele Jannini, sessuologo all’Università di Roma Tor Vergata e presidente della Società italiana di andrologia e medicina della sessualità, nel riassumere senso dello studio pubblicato su “The Journal of Sexual Medicine”.

Con Giacomo Ciocca e altri colleghi delle Università di L’Aquila, Firenze, e Roma La Sapienza, Jannini ha sottoposto a oltre 550 studenti universitari italiani un test che misura i livelli di omofobia e altri questionari che individuano vari aspetti della personalità. Scoprendo che l’omofobia non è così rara come forse ci si poteva aspettare in un gruppo di giovani universitari, e che, come invece era ampiamente previsto, è più diffusa fra i maschi.

Ma soprattutto che è favorita da una serie di precise caratteristiche psicologiche. Sono tendenzialmente più omofobe le persone con livelli più alti di psicoticismo, un aspetto della personalità caratterizzato dalla paura, che porta ad atteggiamenti di ostilità e rabbia e in alcuni può essere un prodromo di vere e proprie psicosi; o con meccanismi di difesa immaturi (le strategie con cui affrontiamo minacce e difficoltà); o che hanno difficoltà nel rapportarsi agli altri per quello che gli psicologi chiamano “uno stile di attaccamento insicuro”.

«In poche parole, emerge che gli omofobi sono soprattutto maschi insicuri, da un lato paurosi e dall’altro immaturi» riassume Jannini. «Se vogliamo è un po’ una scoperta dell’acqua calda, ma nessuno scienziato finora l’aveva dimostrato.

Questo identikit coincide bene con un aspetto peculiare dell’identità di genere maschile che è quello della fragilità, dell’incertezza. Sappiamo che di default una persona si sviluppa secondo un modello femminile: solo se nel feto si attiva un complicato processo genetico e ormonale lo sviluppo viene dirottato per generare un corpo e un cervello maschili. L’identità di genere maschile è estremamente fragile e ha bisogno di continue conferme. A questo si aggiunge che un po’ tutti, per varie ragioni, tendiamo a confondere l’identità di genere e l’orientamento sessuale: è invalsa l’idea che il gay è effeminato, un “mezzo uomo” (mentre peraltro i dati scientifici dicono l’opposto: il pubblico si sorprende sempre quando a una conferenza mostro che i gay hanno in media genitali più grossi e livelli di testosterone più alti, oltre che un’attività sessuale molto più frequente). Così di fronte a un “maschio effeminato” l’omofobo va in crisi perché sente minacciata la sua stessa identità di genere, si risveglia in lui la paura di non essere abbastanza maschio».

Per decenni, come è noto, anche nel mondo della psicologia sono state accettate teorie non dimostrabili che consideravano l’omosessualità una patologia. Finché, a metà Novecento, non si è provato a definire in concreto quali caratteristiche psicologiche distinguessero un omo da un eterosessuale. E si è constatato che non ce n’erano. Provare a distinguere fra i due con test di personalità o altri test psicologici era un po’ come cercare test che distinguano un tifoso dell’Inter da uno del Milan: l’unico modo è fare domande legate direttamente alle preferenze, sessuali o calcistiche. Così l’omosessualità è stata derubricata dai manuali di psicopatologia, e la ricerca ha iniziato a spostarsi sull’altro fronte: non ci si chiede più perché una persona è omosessuale, ma perché provi ostilità, paura, disgusto verso l’omosessualità. Una domanda cui questo studio contribuisce ora a rispondere.

«Naturalmente questo non vuol dire che gli omofobi siano tutti psicopatici» precisa Jannini. «Ma qualche problema ce l’hanno. Noi per la prima volta diciamo che, se c’è da cercare dei segni di malattia, questi vanno cercati nell’omofobo. Hanno segni che indicano una debolezza del sistema psichico, quindi è più facile trovare un malato psichiatrico lì che altrove».

Altrettanto naturalmente, non tutte le persone con queste caratteristiche diventano omofobe. «Incertezza, paura, e soprattutto debolezza, sono fattori di rischio che rendono assai più sensibili ai messaggi omofobi che possono venire dalla società, dalla famiglia, dalla scuola, dalla battuta estemporanea in classe alle pressioni sistematiche di certe predicazioni religiose» In quest’ottica, sostiene Jannini, per prevenire o moderare l’omofobia serve un’educazione sentimentale e sessuale che insegni fin da piccoli a non aver paura di se stessi, delle proprie emozioni e delle differenze con gli altri.

«Un’educazione che è finalmente prevista nella riforma scolastica, la “Buona scuola”: per la prima volta c’è un richiamo importante alla tolleranza e al rispetto della differenza, e si mette in evidenza una serie di comportamenti che vanno respinti, inclusa l’omofobia. Ed è assurdo che ci sia chi si oppone vedendo in questa educazione una fantomatica “ideologia del gender”. Che non può esistere perché, anche se davvero ci fossero manipoli di cospiratori che congiurano per creare un esercito di gay e di lesbiche nelle scuole, nessuno saprebbe dirgli come farlo. Non si conosce alcun modo per modificare l’orientamento sessuale di una persona, bimbo o adulto, che sia con l’educazione scolastica o con le cosiddette terapie riparative per “curare” i gay. Se i cospiratori del gender pensassero di riuscirci facendo giocare i maschietti con le bambole e le femminucce con i soldati, resterebbero molto delusi »

 

 

 

Una Risposta

  • Mi pare di riscontrare quindi diversi elementi oggettivi di anormalità degli omosessuali che non sono riconducibili ad un semplice “orientamento” ma che sembrano indicare una devianza fisica e psicologica dalla normalità:
    1) genitali più grossi, trattasi di una condizione abnorme ovviamente fisica e non culturale.
    2) Testosterone più alto della media, altra anormalità certamente fisica e non derivante da decisione del soggetto stesso.
    3) l’attività sessuale più frequente che è magari un effetto congiunto sia degli anormali livelli di testosterone sia di una forma di “fissazione” tipica degli stati compulsivi, che porta gli omosessuali a dare alla sfera della sessualità una rilevanza abnorme ed eccessiva in cui probabilmente anche l’abnormità degli organi riproduttivi gioca la sua parte.

    Mi pare che lo studio qui riportato anziché avallare il fatto che l’omosessualità sia una patologia fisico/psichiatrica lo conferma meglio ed ulteriormente.

    Quello che invece è un presunto fattore patologico inesistente è proprio l’omofobia. Lo studio infatti non dimostra in alcun modo l’esistenza di un patologia psicologica o fisica che possa essere definita quale omofobia (che non esiste).
    Quello che certamente esiste non è l’omofobia, bensì la repulsione verso comportamenti devianti e depravazioni varie che ovviamente non possono essere negati né rappresentano patologia ma elemento di sanità fisico/psicologica e rettitudine morale.

    La presunta debolezza del sistema psichico degli omofobi è del tutto indimostrata da uno studio del genere, mentre è evidente in termini scientifici che proprio tra gli invertiti abbondano e sono endemiche patologie e devianze psicologiche e psichiatriche.

    Vorrei poi capire a quali predicazioni religiose di stampo omofobo fa riferimento questo jannini, perché se non esiste l’ideologia del gender non vedo come si possa affermare che esiste l’omofobia.

    L’omofobia è una invenzione delle lobby omosessualiste che riscontrando una ovvia e naturale opposizione alle loro ideologie sodomitiche
    nella società naturale e pertanto si stanno attrezzando per imporre in modo propagandistico e totalitario una presunta patologia che renda sani loro che sono malati e malati i sani, di questa lobby omosessualista gente come jannini coccia e compagnia bella sono complici e/o parte integrante. Peccato che poi coi loro studi taroccati si ritrovano a confermare quello che vorrebbero negare.

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