La prescrizione anticipata della lira decisa dal governo Monti è illegittima. Lo ha deciso la Corte Costituzionale che ha ’bocciatò il provvedimento con cui nel 2011, in deroga alla legge del 2002, si stabilì con decorrenza immediata la prescrizione anticipata delle lire ancora in circolazione a favore delle casse dello Stato per ridurre il debito pubblico. Nel 2002 la legge n.289 aveva stabilito che fino al 28 febbraio 2012 chi avesse ancora posseduto lire avrebbe potuto ottenere dalla Banca d’Italia la conversione in euro. Ma il 6 dicembre 2011 il Governo Monti, con l’art.26 del decreto legge n.121, in deroga alla legge del 2002, stabilì che “le lire ancora in circolazione si prescrivono a favore dell’Erario con decorrenza immediata e che il relativo controvalore è versato all’entrata del bilancio dello Stato per essere assegnato al fondo per l’ammortamento dei titoli di stato”.
Con questa manovra, il governo Monti riesce ad intascare circa 1,3 miliardi di euro, l’equivalente di tutte le lire a quella data ancora in circolazione. Una vera è propria boccata d’ossigeno per i conti pubblici italiani, in un periodo in cui l’Italia sembrava sull’orlo del fallimento. Gli euro che sarebbero dovuti finire nelle tasche di chi era ancora in possesso delle lire, passano dalla Banca D’Italia alle casse dello Stato. Un ovvio vantaggio per la contabilità nazionale.
Quella norma, bloccando di fatto perentoriamente e con due mesi di anticipo la possibilità di convertire le lire ha violato gli articoli 3 e ha violato gli articoli 3 e 97 della Costituzione, cioè il principio di affidamento e di certezza del diritto costituendo di fatto una vera e propria “espropriazione” di un bene.
Con questa manovra, il governo Monti riesce ad intascare circa 1,3 miliardi di euro, l’equivalente di tutte le lire a quella data ancora in circolazione. Una vera è propria boccata d’ossigeno per i conti pubblici italiani, in un periodo in cui l’Italia sembrava sull’orlo del fallimento. Gli euro che sarebbero dovuti finire nelle tasche di chi era ancora in possesso delle lire, passano dalla Banca D’Italia alle casse dello Stato. Un ovvio vantaggio per la contabilità nazionale.
Quella norma, bloccando di fatto perentoriamente e con due mesi di anticipo la possibilità di convertire le lire ha violato gli articoli 3 e ha violato gli articoli 3 e 97 della Costituzione, cioè il principio di affidamento e di certezza del diritto costituendo di fatto una vera e propria “espropriazione” di un bene.