Segnalazione di Federico Prati
Esclusivo – Parla Anis Naccache, esperto militare e strategico. La percezione di una grande svolta nel Levante, tra nuovi protagonisti e vecchi attori spiazzati.
Colloquio con Anis Naccache a cura di Talal Khrais.
da Redazione Assadakah
DAMASCO (Siria) – È il mio terzo giorno nella capitale siriana, e la mia 59esima missione in Siria in meno di 5 anni. Ancora oggi cerco di capire meglio la situazione in Medio Oriente. La cosa più sicura è che la Siria è stata vittima del terrorismo e che a tutt’oggi, malgrado il rischio terroristico si possa scatenare in Europa, i leader europei seguono una politica cieca e contraddittoria: condannano il terrorismo ma fanno finta di combatterlo, intanto che non pronunciano alcun sostegno o perfino complottano nei confronti di chi il terrorismo lo combatte davvero.
La cosa più certa è che quando la Federazione Russa combatte il terrorismo e l’oscurantismo, lo fa sul serio. I caccia russi in Siria hanno condotto 71 raid aerei nelle ultime 24 ore, colpendo in pieno il nostro nemico, cioè il nemico dell’umanità intera. Nell’arco di una giornata, l’aviazione russa ha colpito 118 obiettivi dell’ISIS in Siria, come ammettono anche fonti governative statunitensi. “L’aviazione russa colpisce obiettivi nelle province siriane di Idlib, Homs, Hama, Aleppo, Damasco e Latakia”, ha riassunto il portavoce russo della Difesa, Igor Konashenkov. Mentre scrivo, i colleghi schierati presso il triangolo Quneitra-Deraa-Sud Siria mi informano che i velivoli russi colpiscono queste aree finora risparmiate.
La Giordania è tutta mobilitata perché circa duemila terroristi fuggono dal sud siriano oltre il confine giordano, mentre il re Abd Allah II esprime la sua piena volontà di collaborare con la Federazione Russa.
I frequenti soggiorni in Siria non bastano da soli a capire la situazione.
Cerchiamo perciò di approfondirla intervistando personalità di straordinaria esperienza, in grado di farci afferrare meglio lo scenario mediorientale.
Il nostro ospite di oggi è un personaggio di primo piano, un esperto militare e strategico tra i più competenti nel mondo arabo, Anis Naccache. In passato Naccache fu accusato, quando viveva a Parigi, di aver eliminato Shapur Bakhtiar, l’oppositore dello Scià di Persia che quest’ultimo aveva nominato premier come concessione all’opposizione prima di essere travolto dalla rivoluzione iraniana del 1979. Il politico iraniano fu ucciso in esilio il 6 agosto 1991, all’età di 77 anni. Ma già nel 1980 un commando composto da tre uomini armati, guidato dal libanese cristiano Anis Naccache, aveva dato l’assalto all’appartamento di Neuilly dove all’epoca Bakhtiar abitava.
Analista Anis Naccache
Il 10 marzo 1982 Naccache veniva condannato all’ergastolo, ma nel luglio del
1990 tanto lui quanto i suoi presunti “complici” vennero graziati dal Presidente francese François Mitterrand.
I tempi cambiano. Oggi, Naccache è un grande esperto militare e di politica estera, presiede una rete di informazione e di controinformazione chiamata “Aman”. Conosce meglio di altri la Francia, «quella Francia che trascina l’Europa verso la sua politica parassita e neocolonialista», come la definisce con una certa durezza. Perché questo giudizio?
«Dopo avere disertato la prima tavola rotonda a Vienna sui negoziati, la Francia insiste in maniera assurda sul volere la destituzione del Presidente Bashar al-Assad e teme la presenza dell’Iran all’incontro del 30 ottobre».
«Con la sua posizione, la Francia fin dall’inizio del conflitto siriano favorisce il terrorismo, continua a rimanere sorda ai tentativi di dialogo politico con il presidente Assad», ricorda Naccache, mentre ricapitola gli eventi: «Dopo avere disertato il primo round di negoziati, svoltisi a Vienna, la Francia si approssima a un secondo incontro che vedrà tra gli attori principali Usa, Russia, Turchia e Arabia Saudita, già presenti nella prima tavola rotonda, insieme all’Iran, che per la prima volta dice la sua all’Europa sulla questione siriana. I francesi non vogliono dialogare, bensì imporre la loro posizione chiedendo la destituzione del Presidente.»
Come giudica l’alleanza occidentale contro i gruppi terroristici?
La risposta è netta: «Naturalmente mentono. Nei giorni scorsi avevano detto di voler partecipare alle azioni militari in Siria, ma da parte degli aerei USA e dei loro alleati non c’è stato alcun attacco contro i terroristi dello “Stato islamico” in nessuna parte del Paese. Lo si desume dai comunicati del Comando USA in Medio Oriente e Africa Settentrionale (CENTCOM). Nel mese di ottobre gli alleati lanciavano, mediamente, 5 attacchi al giorno, nei mesi precedenti l’intensità delle operazioni raggiungeva 8 raid al giorno. I militari della Russia, che ogni giorno attaccano decine di obiettivi, restano perplessi davanti alle spiegazioni fornite dal Pentagono, e cioè che il rallentamento dell’operazione sarebbe dovuto alla mancanza dei bersagli. Perché non combattono l’ISIS se tra i comandanti delle due superpotenze è stato raggiunto un accordo per prevenire incidenti nel cielo della Siria? La Russia propone agli USA di cooperare più strettamente nella lotta contro i terroristi ISIS, ma al momento Washington non accetta la proposta, spiegando che con Mosca esistono delle divergenze di principio circa i modi di regolare conflitto in questo paese arabo.»
Cosa sostengono gli americani?
L’esperto spiega: «Affermano che il bersaglio della Russia in Siria non siano i terroristi ISIS, bensì l’opposizione “moderata”, ma finora non hanno dato alcuna prova di ciò. La Federazione Russa ribadisce che gli attacchi sono diretti soltanto contro i terroristi e lo confermano i controlli oggettivi.»
Perché la Federazione Russa ha peso all’improvviso la pazienza? Naccache spiega: «Perché Mosca preferisce combattere i terroristi in Siria e non a Mosca. I russi speravano in una collaborazione con gli americani, ma gli americani continuavano a fare danni con la loro politica. È dal 2007 che il Cremlino critica l’idea del mondo unipolare sostenuta dagli USA. Il presidente russo più volte ha ribadito che i paesi occidentali stanno commettendo un grosso errore, nel rifiutarsi di cooperare con il governo del presidente Bashar Al-Assad, perché contro il terrorismo, compreso il terrorismo dello”Stato islamico”, ci vuole un fronte unico di tutti gli Stati del mondo. È molto probabile che nella sua politica la Russia tenga conto di tutti i fattori, alcuni dei quali, probabilmente, l’hanno spinta a iniziare l’operazione militare.»
Può spiegarci meglio? «Certo». risponde Naccache:
«C’é l’impressione che il presidente Putin sia riuscito a raggiungere tutti i suoi obiettivi e a dare uno sguardo al futuro. Gli Stati Uniti non vogliono rinunciare al mondo unipolare e stanno perdendo, lo conferma la situazione in Medio Oriente. L’universalismo della politica americana nel Medio Oriente vede la democrazia occidentale come il valore supremo da imporre ovunque senza prendere in considerazione le caratteristiche specifiche di ogni paese.»
Come giudica la posizione americana in questo momento?
«Dopo aver ottenuto la vittoria nella guerra fredda, gli Stati Uniti non sono riusciti a determinare per sé un nuovo obiettivo. La vittoria nella guerra fredda ha lasciato la nazione americana senza una meta. Dai primi anni novanta, gli Stati Uniti si sono ritrovati senza un obiettivo per cui andare avanti. Gli USA hanno perso, e continueranno a perdere fino ad essere ridotti ai minimi termini, perché come tutti gli imperi invece del cervello hanno usato la forza.
Per governare il mondo bisogna essere autorevoli prima di tutto moralmente, saggi, soprattutto elevare i popoli e non sottometterli. Come altrimenti fanno i dittatori.»
Fonte: Assadakah.it