Il prof. De Mattei, “teologo” della FSSPX e le infanganti accuse contro il Papato ed Onorio I

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Il prof. De Mattei, “teologo” della FSSPX e le infanganti accuse contro il Papato ed Onorio I

INTRODUZIONE

Lo storico De Mattei, talvolta “teologo” della FSSPX che lo rilancia al bisogno e senza indugio alcuno,  inaugura il 2016 con una breve dissertazione  (del 30.12.2015 – ore 16:37 – da me consultata il giorno 2.1.2016 dalle ore 00.00 circa) contro il Papato, partendo dalla rilettura “dematteiana” del caso di Onorio I.

L’articolo del professore viene pubblicato su Corrispondenza Romana:
http://www.corrispondenzaromana.it/onorio-i-il-caso-controverso-di-un-papa-eretico/

E prontamente rilanciato dal sito della FSSPX (Distretto Italiano), probabilmente a corto di argomenti:
http://www.sanpiox.it/public/index.php?option=com_content&view=article&id=1709:onorio-i-il-caso-controverso-di-un-papa-eretico&catid=64&Itemid=81

PRECISAZIONI

Sia ben chiaro, scrivo nel massimo rispetto umano per le persone ed i Sacerdoti, per gli amici e per i fedeli, ma nessuna connivenza può esserci con i loro orrori e veleni contro il Papato. Chiedo scusa in principio per chi dovesse sentirsi urtato dal mio scritto, tuttavia urge più che mai l’esercizio della carità, dunque l’esposizione della verità. A cosa ci gioverebbero, difatti, le amicizie ed i privilegi terreni, se per ottenere ciò dovessimo inimicarci il Padre Eterno?

IL CASO

Il professore e la FSSPX, partendo dal caso (tuttavia rivisitato in una inusuale ricostruzione moderna) di Onorio I, concludono con Melchior Cano: «Non si deve negare che il Sommo pontefice possa essere eretico, cosa di cui si possono offrire uno o due esempi. Però che (un Papa) nel giudicare sulla fede abbia definito qualcosa contro la fede non lo si può dimostrare neanche in uno» (De Locis Theologicis, l. VI, tr. spagnola, BAC, Madrid 2006, p. 409).

Dunque, essi usano Melchior Cano e qualche opinionista minoritario – Arthur Loth (La cause d’Honorius. Documents originaux avec traduction, notes et conclusion, Victor Palmé, Paris 1870 e, in lingua greca e tedesca, da Georg Kreuzer, Die Honoriusfrage im Mittelalter und in der Neuzeit, Anton Hiersemann, Stuttgart 1975); Emile Amann, nella ampia voce che dedica alla Question d’Onorius nelDictionnaire de Théologie Catholique (vol. VII, coll. 96-132); The Condemnation of Pope Honorius (1907), Reprint Forgotten Books, London 2013, p. 110) – praticamente per provare a confutare il dogma dell’infallibilita’ della Chiesa e per favorire il propagarsi del pericoloso – storicamente ridondante – atteggiamento scismatico, che vorrebbe il prete ed il laico impegnato superiori al Papa, suoi giudici e liberi di contrastarlo, crociati contro una “Chiesa eretica e scismatica” (cit. Mons. Lefebvre).

Pertanto, essi dicono, essendo stato eretico e Papa nel contempo anche Onorio I, per similitudine o ricorsi storici,  possono esserlo pure Montini, Bergoglio ed altri.

LA DOTTRINA DEI CRIPTO-FALLIBILISTI

Come regolarsi? Questa è la loro soluzione. In assoluto la presunzione più pericolosa che aleggia nei moderni contesti di una certa “tradizione”:

“Le encicliche e gli altri documenti di Magistero ordinario del Sommo Pontefice sono infallibili soltanto negli insegnamenti che confermano la Tradizione”, così sarebbero fallibili dove non confermano la Tradizione. In questo preciso senso e peculiare significato.

La Chiesa – Pio IX in Tuas libenter (documento talvolta usato per surrogare un simile inganno) – non intendeva affatto ammettere e negare l’infallibilita’ della Chiesa, come avrebbe mai potuto farlo proprio Papa Pio IX che è autore dello Scritto e pronunciatore del Dogma stesso; quello lo hanno, invece, sempre fatto gallicani ed alcuni modernisti, ovvero i fallibilisti e cripto-fallibilisti di oggi. Pio IX in Tuas libenter diceva l’esatto contrario: si legga il documento (http://www.totustuustools.net/magistero/p9tuasli.htm).

Traduco con un esempio la loro dottrina:

“Nel documento di Magistero XXX, il Papa YYY afferma: a gloria di Dio, in virtù della potestà apostolica, pregando lo Spirito Santo, dichiaro, contro la Tradizione (questa aggiunta si può anche omettere poiché implicita), che Gesù è morto per la redenzione anche di alieni e giraffe, e che l’asino vola”.

Dio mi perdoni per l’esempio blasfemo.

Secondo i propagatori della dottrina su citata, il Papa YYY sarebbe comunque Papa, ma nel documento di Magistero XXX NON intendeva affatto definire infallibilmente poiché contrario alla Tradizione, dunque il documento andrebbe rigettato.

Ecco che i laici impegnati ed alcuni interessati si farebbero “papi sui papi”. Ecco che al genere umano sarebbero necessari i vari propessor De Mattei ed FSSPX per salvar l’anima dei fedeli, necessari affinché ci dicano: “non è vero, ‘Gesù NON è morto per la redenzione anche di alieni e giraffe, e l’asino NON vola’, attenzione il Papa ha sbagliato, la Chiesa ha sbagliato, ascoltare noi che non sbagliamo”.

In buona sostanza, secondo loro, sarebbe un documento superfluo, una farsa, una burla o “barzelletta”.

Questa è una menzogna tanto fantasiosa quanto eretica.

Si negano il Papato e la Chiesa.

Questa eretica dottrina, più o meno uguale, la hanno sempre divulgata le sette eretiche secondo questo schema: 1) individuare un caso controverso nella Chiesa; 2) ignorare le spiegazioni date dalla Chiesa; 3) trasformare il caso controverso nel caso di un Papa eretico; 4) spiegare che Papa e Chiesa possono errare nella trasmissione della dottrina e nella legge/liturgia; 5) delegittimare la Chiesa, così da ignorare ogni accusa di eresia indirizzata alla setta eretica di turno; 6) creare una “chiesa” parallela.

È fondamentale tradurre in esempi concreti i sofismi dei cripto-fallibilisti, perché solo così si può facilmente smascherare la loro eresia celata nei sofismi stessi.

La verità di fede rivelata e definita è invece la seguente: “lo Spirito Santo non è stato promesso a san Pietro e successori affinché manifestassero nuove dottrine, ma per custodire inalterato il deposito della fede” (dogma infallibilità – sto scrivendo da un cellulare, quindi la citazione potrebbe non essere letterale, la ricordo a mente).

Chi dovesse avere la presunzione di definire il falso, o di promulgare “magisteto farsa”, sarebbe semplicemente un usurpatore, privo di giurisdizione.

Qui tanti approfondimenti chiarissimi dove si usa il Magistero della Chiesa per confutare queste fantasie:

http://www.radiospada.org/2015/12/si-confutano-usando-il-magistero-della-chiesa-i-sofismi-dei-fallibilisti-e-dei-sedeplenisti-sul-papa-eretico/

LA TRADIZIONE E LA PSEUDO-TRADIZIONE

La Tradizione, attraverso la Chiesa, ci dice che bisogna credere alla Chiesa una e santa nella dottrina, nella liturgia, nella legge etc… e di ubbidire ai Legittimi Pastori.

Dire di vivere e difendere la Tradizione, poi disubbidendo ai Legittimi Pastori e combattendoli, accusandoli ordinariamente di scisma ed eresia, giudicando il loro Magistero, significa non vivere e non difendere la Tradizione, non vivere e non difendere la Chiesa, anche perché la Tradizione la conosciamo perché è la Chiesa a tramandarla nel Magistero.

È una contraddizione in termini.

Ce lo dice la Tradizione: rispettare la Tradizione significa rispettare il Magistero. Senza il Magistero, difatti, non c’è conoscenza della Tradizione e la Tradizione si fa raccontare dal Magistero, non dagli scritti di privati cittadini e preti.

Ancora una volta è la Tradizione stessa, attraverso la Chiesa, a garantirci che un eretico viene privato (e perde) ipso facto di ogni ufficio e giurisdizione (CjC can 188), ragion per cui il soggetto “vaca la sede” (Paolo IV, Cum ex…, citato in nota dal CjC stesso ed altro), quindi va tradizionalmente  giudicato (non avendo più giurisdizione) ed eventualmente rigettato dalla Chiesa stessa. Non esiste, difatti, fronte comune nella Tradizione, se non nella canonica deposizione di chi “usurpa”, poiché la Tradizione o è, o non è.

Se non si dice chiaramente che il nemico della Tradizione (o “non papa” eretico) dimostra di essere un “usurpatore”, privo di giurisdizione, un soggetto privo di autorità da correggere o deporre, si finisce col favorire il nemico stesso che comodamente rimane seduto sullo Scranno che occupa.

RIFLESSIONI E CHIARIFICAZIONI

In buona sostanza, si conferma sovente la comoda dottrina fallibilista o cripto-fallibilista di cattedratici e chierici “una cum”: che godono certamente di agi e corsie preferenziali in alcuni pomposi ambienti vaticanosecondisti, dall’editoria alle cattedre, dalle sacrestie ai palazzi,  ed attingono onori e forse danari (mi riferisco a casi soprattutto non europei) alla mammella della setta vaticanosecondista, rifiutando però ogni onere.

La Chiesa ha già smentito chiaramente, inequivocabilmente e limpidamente l’impianto fallibilista “dematteiano” – purtroppo anche “lefebvriano” – conto Onorio I testé usato dalla FSSPX e pensato (invero lo avevano già fatto i calvinisti ed altri) dal prof. De Mattei.

In “Apologia del Papato” (EffediEffe 2014) dedico un corposo capitolo a Papa Onorio I, dimostrando, con la Chiesa, che non esiste alcuna attinenza o similitudine fra il caso del Nostro e la orripilante vicenda dei settari del Vaticanosecondo.

Alcuni estrapolati li ho resi gratuitamente consultabili qui:

http://www.radiospada.org/2013/06/da-santalfonso-maria-de-liguori-al-vescovo-di-roma-francesco/

http://www.radiospada.org/2013/06/da-santalfonso-maria-de-liguori-al-vescovo-di-roma-francesco/

LA RISPOSTA CATTOLICA AL CASO DI PAPA ONORIO I

Da Sant’Alfonso, “Verità della fede”, parte III, cap. X, 20,ss.:

Ma come va, dicono gli avversarj, che più pontefici hanno errato in definir cose di fede? Ma questo è stato sempre lo studio degli impugnatori dell’autorità de’ pontefici, di ritrovare errori nelle loro definizioni; ma non mai han potuto appurare alcuno errore circa i dogmi, e proferito da alcun pontefice, come pontefice e dottore della chiesa.

Inoltre incolpano Onorio papa di aver aderito nelle sue lettere a Sergio capo de’ monoteliti, che seminava l’errore di essere stata in Cristo una volontà ed una operazione. Ma s. Massimo e Giovanni IV difesero Onorio, dicendo che le sue lettere ben poteano spiegarsi nel senso cattolico. Il fatto fu che Onorio tenea già la retta sentenza, che in Cristo fossero due volontà e due operazioni; ma, essendo sorto l’errore di Sergio, Onorio per sedare lo scisma, ed all’incontro per non dar sospetto ch’egli aderisse o agli eutichiani che voleano una sola natura in Cristo, o a’ nestoriani che voleano in Cristo due persone, nella sua epistola 2 a Sergio volle che non si fossero nominate né una, né due operazioni, e scrisse così: Referentes ergo, sicut diximus, scandalum novellae adinventionis, non nos oportet unam vel duas operationes praedicare, sed pro una, quam quidam dicunt, operatione nos unum operatorem Christum Dominum in utrisque naturis veridice confiteri, et pro duabus operationibus, ablato genuinae operationis vocabulo, ipsas potius duas naturas, id est divinitatis et carnis assumptae, in una persona Unigeniti Dei Patris, confuse, indivise et inconvertibiliter nobiscum praedicare propria operantes. Sicché Onorio dicea che in Cristo vi era un operatore, ma due operazioni, secondo le due nature in esso copulate, delle quali ciascuna avea le sue operazioni proprie: oportet unum operatorem Christum in utrisque naturis confiteri, et pro duabus operationibus ipsas potius duas naturas in una persona Unigeniti Dei Patris praedicare propria operantes. E lo stesso accennò in breve nella prima lettera che scrisse a Sergio, dicendo: In duabus naturis (Christum) operatum divinitus, atque humanitus. E che Onorio veramente sentisse che in Cristo vi erano due operazioni, e per conseguenza due volontà, della divinità e dell’umanità, apparisce maggiormente dalle altre parole che scrisse nella 2 lettera: Utrasque naturas in uno Christo in unitate naturali copulatas, atque operatrices confiteri debemus: divinam quidem quae Dei sunt operantem, et humanam quae carnis sunt exequentem… naturarum differentias integras confitentes. Se dunque dice che in Cristo vi erano due nature operanti secondo le loro intiere differenze, conseguentemente teneva ancora essere in Cristo due volontà. Ed in tanto scrisse quelle parole: Non nos oportet unam, vel duas operatones predicare, in quanto ebbe timore col dire una operazione di favorire l’eresia di Eutiche, e col dire due operazioni di favorire l’eresia di Nestorio.

Né osta che Onorio nella stessa lettera avesse scritto aver Gesù Cristo avuta una volontà: Unam tantum voluntatem fatemur Domini nostri Iesu Christi. Poiché ciò disse a rispetto di quel che aveagli scritto Sergio, cioè che taluni voleano che Cristo come uomo ebbe due volontà contrarie, quali sono in noi di spirito e di carne, e contro questo errore rispose Onorio che Cristo ebbe una sola volontà, cioè la sola di spirito e non quella di carne, ch’è in noi per la colpa di Adamo, così attestarono Giovanni IV papa e s. Massimo ne’ luoghi citati; e così anche lo difendono il Tournely, e il p. Berti, e lo stesso scrive lo stesso Natale Alessandro nel secolo VII, dicendo: Locutus est (Honorius) mente catholica, siquidem absolute duas voluntates Christi non negavit, sed voluntates pugnantes. E ciò apparisce chiaro dalla stessa ragione che di tal detto addusse Onorio nella sua lettera: Quia profecto a divinitate assumpta est nostra natura, non culpa; illa profecto quae ante peccatum creata est, non quae post praevaricationem vitiata… Non est itaque assumpta, sicut praefati sumus, a Salvatore vitiata natura, quae repugnaret legi mentis eius etc.
Ma replicano gli avversarj che ciò non ostante Onorio già fu condannato come eretico dal sinodo VI. insieme con Ciro, Sergio, Pirro ed altri monoteliti. Ma vuole il Baronio, Binio, Frassen ed altri, e il Bellarmino tiene per certo che il nome di Onorio fraudolentemente fu inserito in quell’azione dagli emoli della chiesa romana, e l’argomenta da più motivi e specialmente dal vedere che la condanna di Onorio ripugna a quel che scrisse s. Agatone successore di Onorio all’imperator Costantino Ponolegate, cioè che la fede de’ pontefici romani non era mai mancata, né potea mai mancare, giusta la promessa di Cristo: Apostolica Christi ecclesiae quae nunquam errasse probabitur, sed illibata fine tenus permanet, secundum ipsius Domini pollicitationem, quam suorum discipulorum principi fassus est: Petre etc. E questa epistola di s. Agatone ben fu approvata dal concilio, e dissero i padri essere stata dettata dallo Spirito santo. Di più l’argomenta dal vedere che dal concilio romano, celebrato da s. Martino papa prima del predetto sinodo V., furono condannati i mentovati Ciro, Sergio ecc., ma non fu nominato Onorio.

IN CASO DI DUBBIO. ERRARE NELLE LETTERE NON SIGNIFICA ERRARE NELLE ENCICLICHE

Ma, anche dato per vero che fra gli eretici fosse stato dal concilio posto insieme il nome di Onorio, dicono il Bellarmino, il Tournely e il p. Berti ne’ luoghi citati col Turrecremata, ch’egli fu condannato per errore di fatto di falsa informazione che n’ebbero i padri del sinodo; il quale non errò in ciò con errore di fatto dogmatico (nel che non può errare né il papa, né il concilio ecumenico), ma di fatto particolare di falsa informazione, presa dalla mala traduzione della lettera di Onorio da latino in greco, ch’egli avesse scritto a Sergio con animo eretico; nel quale errore tutti consentono che anche i concilj generali possono errare. E che in tale errore di fatto particolare abbia errato il concilio si prova da quel che scrissero in difesa di Onorio Giovanni IV, Martino I, s. Agatone, Nicola I e ‘l concilio romano sotto lo stesso Martino, i quali meglio intesero le lettere di Onorio, che i padri greci del sinodo. E perciò gli scrittori più antichi, che furono in maggior numero de’ moderni, hanno esentato Onorio dalla nota di eretico, come s. Massimo, Teofane Isaurico, Zonara, Paolo Diacono, ed anche Fozio nemico della chiesa romana, tutti citati dal Bellarmino; il quale aggiunge che tutti gli storici latini, Anastasio, Beda, Blondo, Nauclero, Sabellico, Platina ed altri chiamano Onorio papa cattolico. Tanto più (dicono il Bellarmino, il Turrecremata, il Cano, il Petit-dider e ‘l Combefisio) che, se mai Onorio in quelle lettere avesse abbracciato l’errore di Sergio, avrebbe errato come uomo privato con quelle lettere private e non encicliche, ma non già come pontefice e dottore universale della chiesa. Ma, attese le parole delle lettere di Onorio di sopra considerate, non sappiamo intendere come Onorio possa condannarsi da eretico. Il vero è quel che scrisse Leone II che, sebbene Onorio non cadde nell’eresia de’ monoteliti, non fu però esente da colpa, perché flammam (come disse Leone II) haeretici dogmatis non, ut decuit apostolicam auctoritatem, incipientem extinxit, sed negligendo confovit. Egli dovea sul principio sopprimere l’errore, ed in ciò mancò.

CONCLUSIONE

Sia ben chiaro, scrivo nel massimo rispetto umano per le persone ed i Sacerdoti, per gli amici e per i fedeli, ma non può esserci, per carità cristiana e vero ecumenismo, nessuna connivenza con i loro orrori e veleni contro il Papato.

Spero e prego che, prima o poi, prendano coraggio nella coscienza del problema e scelgano la necessità teologica integralmente cattolica del cosiddetto “sedevacantismo” anche pubblicamente e non solo privatamente.

Mi sembra evidente che, chi è pienamente consapevole, non può peccare nella Communicatio in Sacris, non può dirsi Cattolico e nel contempo essere “una cum” e celebrare “una cum” la setta del vaticanosecondo ed i loro reggenti.

In attesa della canonica deposizione dell’eretico, non è lecito essere scismatici, è invece lecito resistere al “non papa” e ad i suoi sodali, dicendolo chiaramente per evitare lo scandalo ed ogni istigazione allo scisma.

Dio abbia pietà di me se sono in errore.

 

28 Risposte

  • O errò il papa Onorio o errò il Concilio. Se Onorio fu dichiarato anatema post mortem dal concilio, penso che non lo fece con leggerezza ed anche non avevano le maglie larghe agli eretici come oggi.. Mi pare che l’infallibilità della Chiesa col Papa resta affrontando i fatti reali . Quindi Onorio scrisse una lettera eretica ma tale lettera non fu pubblica . Fu condannato nel momento che fu conosciuta l’eresia. Era morto . Ma questo implica che fosse decaduto già da vivo ipso facto. Però fu dichiarato formalmente solo in seguito. Non ci fu un’eresia pubblica manifesta e pertinace come oggi (il dovere del giudizio sull’eresia fu comunque adempiuto) e il dovere di dichiararla sia nei cosidetti papi che vescovi in maggioranza e clero e popolo aderentevi per noi resta. Dichiarare la sede vacante è un dovere di cui questa generazione renderà conto a Dio , colpa grave contro il primo comandamento .

  • Qualcuno ricorda Jose’ Altafini? Forse solo i vecchi. Era un centravanti del Milan, famoso per dribblare gli avversari ed infine centrare infallibilmente la porta; invece, quel Tal professore, riesce anche lui a giocare tutti, aggirandoli con sapienti zig-zag, e destreggiandosi con maestrìa tra i numerosi ostacoli, ma conclude però sbagliando sempre il bersaglio.

  • L’errore intrinseco è indifendibile. Si possono fare lo slalom, il zig zag, la collezione di sofismi, ma ciò che è intrinsecamente perverso, prima o poi emerge. La cosa più assurda, fra l’altro, è che si vorrebbe, in questo caso, elevare alla totale infallibilità la decisione di un sinodo e su una lettera privata (posto che veramente Onorio la scisse e così come vogliono il De Mattei e la FSSPX), nel contempo “fallibilizzando” il Concilio Vaticano II che, almeno per loro (per noi è semplicemente un conciliabolo – di fatto – in attesa di essere definito tale dalla Chiesa) dovrebbe essere universale e stracolmo di definizioni vincolanti. Oramai la vicenda è grottesca. In tutto questo Bergoglio e Ratzinger probabilmente se la ridono giocando a stoppa e facendosi leggere i siti di De Mattei e della FSSPX.

  • Inoltre la decisione del Concilio di Costantinopoli III poi fu confermata da Papa Leone II, solo quando i suoi legati tornarono a Roma, con la chiara dicitura: “furono puniti con condanna Teodoro etc …. Onorio che non spense subito all’inizio la fiamma dell’insegnamento eretico, come sarebbe dovuto avvenire da parte dell’autorità apostolica, ma con la sua negligenza la favorì”. Quindi, ammesso e non concesso che nessun documento sia stato artefatto, ammesso e non concesso che il Pontefice abbia chiaramente autenticato la condanna del sinodo del “trullos”, comunque al Costantinopolitano III erano presenti i suoi legati, la spiegazione del Liguori è chiarissima e cattolicissima. Non c’è alcuna somiglianza col cinquantennio denso di “magisteri” pestiferi della setta vaticanosecondista.

  • Fu l’amore e venerazione per il Papato che portò alla condanna di Onorio. – Come è stato possibile che chi aveva il potere e la responsabilità di Pontefice possa non aver spento all’inizio la fiamma dell’insegnamento eretico, come sarebbe dovuto avvenire da parte dell’autorità apostolica? Ma, al contrario, con ambiguità favorirla? Si trattava di illustrare e difendere la Verità; compito doveroso del successore di Pietro per amore alla Verità; Gesù stesso.
    Breve conclusione: chi, contro ogni convenienza personale, per amore alla Sede della Verità, la dichiara vacante da un’autorità cattolica, che è per definizione incompatibile con le micidiali mille ambiguità ed eresie de V2, costoro sono quelli che amano il Papato, non quelli che si arrampicano sugli specchi per giustificare l’occupazione degli «anticristi in Vaticano”!

  • Già in altre occasioni avevo constatato le imperfezioni del De Mattei, che ora arriva a giustificare l’ingiustificabile solo ed esclusivamente per evitare di arrivare alla conclusione ovvia che certi cattolici aborriscono !
    Il coraggio di difendere la verità è ormai di pochi. Penso di poter dire che in concreto al De Mattei si applica questo concetto: non volendo accettare la sede vacante finisce per giustificare in ogni modo l’equilibrismo filosofico che lo costringe ad evitare la “declaratio horribilis ac terrificans” (la dichiarazione orribile e terrificante). In ogni situazione della vita in cui non si vuole accettare la realtà, si finisce per modificarla nel proprio ricordo e giustificare così i propri errori. Se non si pensa a ciò che si fa, si finisce per giustificare (dopo) le proprie azioni fatte senza pensare…
    Grazie ancora a Carlo di Pietro che s’impegna per tutti per rendere onore alla Verità !

  • Sono anni che lo fa.
    Comprai il suo libro Apologia della tradizione.
    Mi venne la febbre.
    Fra ottime ricerche storiche, rifilava una teologia fallibilista senza eguali.
    Praticamente:
    – decideva lui quando un Papa voleva definire e quando no;
    – quando un documento era fallibile e quando no;
    – quando un Magistero era tradizionale e quando no.
    Possiamo scrivergli per ogni documento della Santa Sede da san Pietro a Pio XII e per ogni documento della setta del vaticanosecondo per sapere se:
    – il documento è infallibile;
    – intendeva definire;
    – è tradizionale o non lo è.
    Con tutto il bene che io possa volere all’uomo, con tutta la carità esistente, ma davvero questa teologia è una spanna sotto Calvino.
    Buona notte.

  • Il problema di De Mattei è legato a quello del suo maestro Plinio Correa de Oliveira; della visibilità a ogni prezzo nella scena politica. Abbiamo avuto vari contatti fino alla rottura. Definitiva dall’occasione in cui siamo andati a dire il Rosario presso la Camera de Deputati a Roma in riparazione al film blasfemo «L’ultima tentazione di Cristo» di Scorsese. Era ancora iniziativa della Fraternità con P. Ricossa al Priorato di Albano. De Mattei sarebbe venuto con i suoi quattro gatti se fosse concordato che esibisse il gonfalone del suo gruppo. Al no di Ricossa, decise di chiedere una messa di riparazione in una chiesa romana amica. Si trattava del Nom, quindi, sono rimasti fuori fino al momento della comunione. La messa ordinata e annunciata nella stampa, dovrebbe piacere a Dio, ma non a loro, che ne riconoscevano la natura inaccettabile! Alla nostra conferenza su Fatima del 1985 all’Agustianianum, con Rv. Gruner, Fr. Michel, Hamish Fraser e altri, era presente ma da solo come osservatore in disparte; il suo gruppetto doveva rimanere fuori! Se non è roba loro non va prestigiata per non fare ombra!

  • Complimenti e grazie per lo splendido articolo Carlo. Esempio di vera carità cristiana, sincerità e amore per la verità.
    Confesso che anch’io rimasi basita alla lettura del libro apologia della tradizione di De Mattei.
    L’ambiguità, velatissima, e’ sempre stata presente in numerevoli suoi scritti.
    L’ultimo commento del preziosissimo Arai scioglie qualsiasi dubbio.

  • Ah,ah,ah, grazie ad Arai e Di Pietro che svelano, con fatti me ignoti, la personalità del De Mattei ,come supponevo dagli scritti!
    Beh, penso propio che sia della “visibilità ad ogni prezzo nella scena politica” Di personaggi del genere la fede cattolica ne può fare a meno e la ricerca della Verità, pure !Del Plinio Correa sapevo poichè era una venerazione per il gruppo “alleanza cattolica” Di suoi scritti facevano come un vangelo da leggere meditare. Alla resa dei conti, ovvero quando si trattò di tirare le somme finali delle analisi sulla Chiesa del dopo concilio Vat2, con piroette eccezionali, il gruppuscolo si tirò indietro e si rimise a belare nel gregge vaticansecondista, com nulla fosse successo.

  • Ma, scusate, se uno che siede sul trono di Pietro è un papa del piffero (inserite pure qualsiasi insulto sanguinoso che da cinquant’anni non è esagerato) a voi cosa ve ne cala? E se bergi non è papa vi agevola nella vita spirituale e magari se ne elegge un altro. E se bergi è papa lo seguite fimo alla’inferno. Viviamo ne mondo materiale e le cariche e gli incarichi vengono coperti da persone in carne ed ossa: chi è battezzato è sempre in essere umano che quando attacca l’autorità terrena corre dei rischi, ma non ti arriverà dal Cielo un messaggio autorizzativi per diffendere la fede e l’onore di Cristo e della Chiesa. Combatti e sopporta le conseguenze. La Chiesa è usurpata da giudei e anglosionisti (sinagoga di satanasso) chi se ne frega se bergi è papa o no le stronzate che dice e che fa sarebbero invise anche ad un pagano amazzonico di tremila anni fa. Studiate e pregate e un tempo in cui siamo come ronin. (senza signore terreno) anche noi abbiamo qualche pena da scontare e quindi animo: un po di guerriglia non può che farci bene.

  • @Carlo Di Pietro. Approfitto del presente articolo per chiedere all’autore una informazione che non riesco a trovare altrove. Mi sembra di ricordare che circa due anni fa venne qui postato un video con la presentazione del suo libro “Apologia del papato”. Ad un certo punto Di Pietro disse che Sant’Alfonso avrebbe esposto una sua interpretazione dei sette re e dei sette colli della bestia citata nell’Apocalisse al cap. 17. Di Pietro ammise che quella interpretazione era piuttosto strana. In seguito ad una discussione con amici sull’argomento, ho tentato di ricercare l’opera di Sant’Alfonso, ma invano. Può aiutarmi in questa ricerca, che potrebbe essere davvero illuminante, se le cose di cui si tratta riguardano il presente? La ringrazio fin da ora dell’importante cortesia.

  • De Mattei è solo un borioso e disonesto signore. Narciso fino al midollo non accetta che qualcuno possa contraddirlo ma rivendica per se stesso il diritto di spiegare a chiunque ogni cosa, financo a quelli che riconosce come Papi della Chiesa cattolica. In poche parole un Super Vicario di Cristo ingaggiato dal Cielo per far da badante ai successori di San Pietro: la versione laica di don Nitoglia con il quale si è beccato più volte proprio perché è difficile che due galli riescano a convivere nello stesso pollaio chiamato a sproposito “Tradizione”!

  • A proposito proprio di Nitoglia, sono rimasto sconcertato dal “drift” pilotesco che lo ha portato col muso dove prima c’era il cofano. Comunque ribadisco che questo è uno dei pochi siti dove si ha il coraggio cristallino di tirare le somme onestamente, riguardo alla situazione attuale. Ormai, quando sento dei “cattoliconi” che tentano di giustificare Pennywise Bergoglio, mi viene una rabbia proprio fisica, li prenderei a colpi di martello, perché ormai la loro malafede è senza veli.

  • Io non vedo differenze importanti tra il fallibilismo imputato a De Mattei ( o all’ex sedevacantista pentito Nitoglia) e il papato materialiter del tesista Di Pietro che pretende che il papato possa coesistere con l’eresia e tramite l’eresia persino procedente in successione.

    Entrambi pretendono l’impossibilità della decadenza per eresia di un papa, ipotesi già ammessa dal Bellarmino (e non solo) e tristemente confermata dalla storia attuale
    ovvero dai fatti.

  • Io vedo l’uso del termine «materialiter» per il papato, considerando quel che è applicabile all’eresia e al peccato materiale: la persona pensa e crede che sia vero e buono qualcosa che non lo è. Si tratta di un problema soggettivo, che va corretto con la conoscenza della verità (oggettiva). Così, mi sembra di aver letto in Di Pietro su moltitudini che riconoscono il «papa materialiter» (che starebbe per putativo). Ciò rientrerebbe nel caso soggettivo rinforzato dall’illusione collettiva; l’uso del termine sarebbe allora accettabile. L’uso, invece, applicato a un’entità (oggettiva) di essenza definita, come un’eresia o un papa, è, al contrario, la pura finzione di separare la materia dalla forma su qualcosa che esiste; finzione perché è proprio quest’insieme inseparabile a definirla. Quale sia la posizione e spiegazione di Di Pietro a proposito, spetta a lui dirlo e questa è una buona occasione per farlo. Grazie

  • “…alcuni capiscono falsamente, persino mi sembra i domenicani di Avrillé nel “Catechismo sul sedevacantismo”, che secondo la Tesi di P. Guérard sarebbe un “mezzo papa”, un po’ sì e un po’ no. Evidentemente non è così. Quando si parla, si parla simpliciter, come si dice in filosofia. Cioè, alla domanda : “è papa o non è papa?”, se dobbiamo rispondere non con una distinzione, come spesso o quasi sempre San Tommaso fa, ma col sì o no, la risposta è no. Non è papa. Quindi questo sia chiaro per tutti, perché qualcuno non ha capito bene e pensava che dicessi che era papa. No, dire che è materialiter papa vuol dire che non è papa, è solo la persona, fino a prova del contrario, designata per esserlo. Ha la potenza, la potenzialità, e questo elemento è necessario per esser papa : uno che non è designato non può diventar papa, ma uno che è designato non lo è ancora. “Come è possibile che un delinquente, un farabutto, un eretico, tutto quello che vogliamo, ecc. ecc., possa essere considerato da noi come materialmente papa, cioè come la persona designata?”. Be’, non l’ho designata io! quindi declino ogni responsabilità. In conclave non avrei votato per lui, ma in conclave non mi chiama nessuno e qualche motivo ci sarà. …” (XIII convegno di Studi Albertariani (Milano 15 Novembre 2014).

  • Complimenti per il neologismo “infanganti”, sconosciuto allo Zingarelli.

  • Per quanto riguarda l’osservazione finale del dott. Daniele, gli domando: quando il Papa è soltanto eletto, prima dell’accettazione, non è forse tale solo “materialiter”? Non è cioè Papa solo in potenza ma non ancora in atto? Quindi mi pare che anche nella sua persona si verifichi, sia pure per un breve periodo, la separazione della materia dalla forma. Se diciamo che Bergoglio e i suoi immediati predecessori sono stati Papi solo in potenza ma non in atto, non mi pare che operiamo alcuna finzione. Se avessero rinnegato i loro errori sarebbero diventati papi anche “formaliter”. Negando loro anche la componente materiale del Papato noi affermiamo una vacanza totale della sede apostolica della durata già di mezzo secolo almeno. Due domande: e l’indefettibilità? E come se ne esce? Affermare che De Mattei e Di Pietro siano sullo stesso fronte, ossia che i seguaci della Tesi di Cassiciacum siano di fatto assimilabili agli “una cum” mi sembra veramente infondato oltre che ingeneroso.

  • L’indefettibilità sarebbe dunque garantita dalla persistenza di papi materialiter ma assolutamente non formaliter in quanto non cattoloici ma bestemmiatori? Beh, invito a riflettere su tale affermazione. L’indefettibilità sarebbe di fatto garantita dalla continuità nell’errore. Non ci sto.
    La domanda è legittima, ma la risposta che viene suggerita mi pare pazzesca. Né ciò mette in discussione (anzi!) il papato come tale.

  • Rispondo all’osservazione/ domanda del prof. Damiani con un’altra domanda: secondo la legge della Chiesa chi può essere Papa solo in potenza ma non ancora in atto? Inoltre, nella circostanza del caso, il cardinale o cattolico comune, se soltanto eletto Papa, cos’è come membro della Chiesa prima di ricevere la carica immediatamente dal Signore?
    È vero che si conviene che l’accettazione pubblica dell’«eletto papa» sia il segno dell’elezione avvenuta, ma questo passaggio merita una classifica speciale per tale persona: “materialiter”? Non è cioè vero che allora la stessa classifica potrebbe essere applicata a tutti i «papabili», un numero enorme, secondo la legge della Chiesa? Se pare che sulla persona dell’«eletto papa» si verifichi, per qualsiasi periodo, vera separazione, questa può solo riguardare la legittimità della sua condizione di vera eleggibilità. Solo su tale questione di Fede si pronuncia la Chiesa, come si evince dalla Bolla «Cun ex» di Papa Paolo IV.
    Di modo, che dire che Bergoglio e i suoi immediati predecessori conciliari siano stati Papi solo in potenza ma non in atto, prescindendo dalla loro intenzione – non di non fare il bene della Chiesa – ma di cambiarla con una fede ecumenista, dire che sarebbe una finzione è appena un giro verbale eufemistico. Se avessero rinnegato i loro errori sarebbero tornati semplicemente cattolici, nient’altro (che è giá grande grazia). Solo negando loro esplicitamente la loro opera non cattolica noi affermiamo una vacanza totale della Sede apostolica la cui durata di più di mezzo secolo – finora – dipende dalla presa di coscienza dei fedeli che il conclave è per la Fede e non per le apparenze d’indefettibilità, secondo gli uomini. Ciò mette in discussione quella della Chiesa (anzi! – giusto dirlo Diano) il papato come tale, che è secondo Dio.
    La fallibilità è la condizione umana. Come se ne esce? Appellandosi al Magistero infallibile per cui un deviato nella Fede può nascondere quanto vuole il suo modernismo, come hanno fatto Roncalli e successori, la verità traspare nella loro opera empia, per cui il conclave che gli ha eletti è nullo, pur se avessi l’unanimità dei cardinali e questi fossero cattolici.
    Riguardo a Di Pietro, attendo ancora una sua risposta, come Lei ha avuto la cortesia di fare. Da De Mattei non spero più niente di genuino; pare davvero un opportunista «formaliter»!

  • Aggiungo un po’ di carne al fuoco della teologia che qui si intende fare e ricordo che Gesù disse che le porte degli Inferi non avrebbero mai prevalso sulla chiesa.
    Mai disse che vi sarebbero stati sempre successori di Pietro, nè che la Chiesa sarebbe crollata senza Pietro(senza papa). Disse solo che avrebbe pregato per Pietro (come papa) per salvarlo dalle tentazioni. Quindi, a mio parere, che vi sia vacanza totale o “materialiter” non sconvolge o mina il problema attuale di papi eretici e quindi non-papi. Ne’ viene sconvolta la successione apostolica con una “vacanza” di mezzo secolo o più. Gesù ha garantito per la Sua Chiesa NON PER UNA SUCCESSIONE DI PAPI.Ergo la chiesa in situazioni speciali ,come questa, può sopravvivere senza papi purchè vi siano ancora vescovi validi e/o cardinali validi. E se questi nominano a loro volta, proseguono la successione apostolica e si adempie la promessa di Gesù.
    Punto e basta !

  • Ho approfondito.
    Più chiari di così, si muore:

    Papa Gregorio XVI: il Papa eretico, apostata o scismatico vaca la sede. Onorio I non fu eretico formale

    http://www.radiospada.org/2016/01/papa-gregorio-xvi-il-papa-eretico-apostata-o-scismatico-vaca-la-sede-onorio-i-non-fu-eretico-formale/

    Papa Gregorio XVI:el papa hereje, apóstata o cismático deja la sede vacante.Honorio I no fue hereje formal

    http://www.radiospada.org/2016/01/papa-gregorio-xviel-papa-hereje-apostata-o-cismatico-deja-la-sede-vacante-honorio-i-no-fue-hereje-formal/

  • Rispondo a #Benedetto:
    dove dice:
    Ad un certo punto Di Pietro disse che Sant’Alfonso avrebbe esposto una sua interpretazione dei sette re e dei sette colli della bestia citata nell’Apocalisse al cap. 17.
    Risposta:
    se non erro ne parlo nel mio libro Il Diavolo e L’Anticristo, Edizioni Radio Spada. Ora non ricordo a mente, mi dispiace.

    Rispondo a #Matteo
    doce dice:
    “Io non vedo differenze importanti tra il fallibilismo imputato a De Mattei ( o all’ex sedevacantista pentito Nitoglia) e il papato materialiter del tesista Di Pietro che pretende che il papato possa coesistere con l’eresia e tramite l’eresia persino procedente in successione.
    Entrambi pretendono l’impossibilità della decadenza per eresia di un papa, ipotesi già ammessa dal Bellarmino (e non solo) e tristemente confermata dalla storia attuale
    ovvero dai fatti.”

    La spiegazione la espongo qui: http://www.radiospada.org/2016/01/papa-gregorio-xvi-il-papa-eretico-apostata-o-scismatico-vaca-la-sede-onorio-i-non-fu-eretico-formale/

    PS: mi dissocio da eventuali pettegolezzi sul conto del prof. De Mattei e del Rev. Nitoglia.

  • Roncalli era eretico ? Era massone, e come tale scomunicato. Condizione NON valida per papato per mancanza di materia essenziale:far parte della Chiesa onde poter essere eletto. x Montini idem. GPI e II….? Ratzinger era eretico per quanto scritto, non eleggibile. Bergoglio eretico e apostata per quanto fatto. Non eleggibile. A parte i 2 GP , di cui ignoro se ci fossero precedenti anche per loro… tutti NON papi perchè FUORI della Chiesa. Quindi nè materialmente nè formalmente papi.

  • Preciso che il “Matteo” che ha pubblicato qui un commento piccato che non condivido, non sono io. Ovviamente concordo con le posizioni del Prof. Diano e con Arai Daniele

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