A capo della cassaforte immobiliare, l’ex presidente resta dominus di fatto. Tosi piazza un’imprenditrice vicina anche a Renzi. Il sindaco vicentino Variati non riesce a piazzare Albanese
Come volevasi dimostrare: dapprima, come scrivevamo nello scorso ottobre, la mossa di “svuotare” la gestione dei beni (con relative rendite) della fondazione Cariverona in un fondo da lui presieduto, e adesso il completamento dell’opera con un presidente (Alessandro Mazzucco) e un cda che non solo non gli fanno ombra, ma che é lecito considerare fatto a sua immagine, somiglianza, uso e consumo. Lui é Paolo Biasi, vicino all’Opus Dei, dal 1992 dominus di Cariverona influentissimo e tentacolare centro di potere economico e di conseguenza politico con testa nel capoluogo scaligero. Ha predisposto la scacchiera e tutti le pedine sono andate al posto giusto: l’ex rettore dell’università veronese, dunque non una figura ingombrante o troppo pericolosamente addentro al mondo finanziario (anche se c’é chi parla di lui come uno che non si fa mettere i piedi in testa: attendiamo i fatti), alla presidenza; direttore generale di Torre Sgr (società per il 62,5% di Fortezza Re, ovvero Fortress Investiment Bank, e del restante 37,5% di Unicredit), che gestirà Property, l’uomo che gli è stato al fianco negli ultimi dodici anni alla direzione di Cariverona, Fausto Sinagra; al posto di quest’ultimo Giacomo Marino, direttore a Ubs Bank di Londra, descritto come persona di sua fiducia, figlio del notaio Maurizio ch’era nella rosa dei papabili come presidente della fondazione (che così avrà una soddisfazione “paterna”).
Saltati come birilli tutti gli altri concorrenti alla presidenza: lo stimato e potente avvocato Giovanni Sala, l’altro avvocato Giovanni Maccagnani (tosiano di provata fede), l’imprenditore Silvano Pedrollo (padre del presidente di Confindustria Verona). Sfilatisi tutti per un motivo molto semplice: non ci stavano punto, a fare i presidenti ufficiali con Biasi presidente di fatto, e nella stanza dei bottoni rimangono come consiglieri d’amministrazione. Giusto per non calcare la mano, si é persino sistemato, il presidente eterno, a pochi metri dal suo ex ufficio portandosi dietro lo staff, e lasciando all’ordine del giorno del nuovo board la proposta di una sua consulenza finanziaria. «Siamo in attesa di capire quale indirizzo il nuovo presidente Mazzucco darà alla Fondazione Cariverona», ha detto oggi a L’Arena il numero uno dell’aeroporto Catullo e di Confcommercio, Paolo Arena. Risposta scontata: quello che vorrà imprimere Biasi, padrone della cassaforte. Che non è affatto detto, come strombazzano certe fanfare, che si butterà a pesce nel partecipare agli aumenti di capitale di Veneto Banca e BpVi, soprattutto perché Cariverona ha la palla al piede di quel 3,45% in Unicredit da sbloccare ma che reste congelato, visto che vendere ora sarebbe un’operazione in perdita.
A uscire ammaccato é il sindaco Flavio Tosi, che ha mancato l’obiettivo principale di piazzare il suo Maccagnani alla presidenza. Ma si aggiudica l’inserimento nel consiglio generale di 25 membri della vicepresidente di Confindustria, Lisa Ferrarini. Che non é solo vicina al sindaco, ma anche al premier Matteo Renzi. Il che la dice lunga sui rapporti ormai consolidati e piuttosto stretti fra i due (benché a rischio per Tosi, che potrebbe essere scaricato dal Fiorentino a Palazzo Chigi quando non gli facesse più comodo e cioé una svolta scaduto il mandato in Comune). A Verona, in pratica, Renzi si affida più a Tosi che ai suoi, nelle partite di potere.
A riprova di ciò si veda il caso dell’uomo che il sindaco piddino di Vicenza (e renziano della prima ora), Achille Variati, ha fatto di tutto per far nominare in cda: Flavio Albanese (a capo della Fondazione Teatro Comunale della città del Palladio). Di tutto, tranne che l’unica cosa che forse gli avrebbe garantito di farlo collocare almeno nel consiglio generale: e cioé saper mediare con Biasi e Tosi. Variati invece si é impuntato – così raccontano – a tal punto da far spiazentire sia quel felpatissimo democristianone di Biasi che il neo-democristiano Tosi, per altro in ottime relazioni col collega vicentino. E così la vicepresidenza che spetta a Vicenza é andata a Dario Semenzato, nel cda delle Acciaieri Beltrame e già nel collegio sindacale di Cariverona. Che con Variati non c’entra nulla, e che infatti Variati ha subìto (facendo fra l’altro perdere un’occasione ad un altro vicentino, Vincenzo Riboni, rimasto con le pive nel sacco). «Cambiamenti ci sono stati e ci saranno, alla Fondazione Cariverona, ma io dovrei andare a fare cosa? Io sono disponibile dove serve la mia esperienza, ma non credo proprio che qualcuno me lo proponga»: così aveva dichiarato su queste colonne online Albanese. E’ stato proposto ma é stato bocciato. In un certo senso, é stato anche esaudito.
Fonte: http://www.vvox.it/2016/02/16/cariverona-un-biasi-e-per-sempre/