Segnalazione Corrispondenza Romana
di Lupo Glori
Martedì 23 febbraio, al termine di una lunga riunione a Palazzo Madama fra i senatori del Pd e Matteo Renzi, è arrivato il via libera al maxiemendamento del governo sulle Unioni civili, frutto dell’accordo con il leader del “Nuovo Centrodestra”, Angelino Alfano. Il compromesso è stato possibile grazie allo stralcio dell’articolo 5 sulle adozioni e di lievi modifiche all’articolo 3. Il testo così emendato, dopo essere stato presentato al Senato mercoledì 24 febbraio, viene sottoposto, al decisivo voto di fiducia già giovedì 25.
A togliere dall’impasse il governo del premier Renzi ci ha pensato dunque il Nuovo Centrodestra (NCD) di Alfano che ha parlato addirittura di grande vittoria, commentando in questi termini l’accordo raggiunto: «è un risultato di straordinaria importanza. Sul resto vediamo come vien fuori l’emendamento (…). Per paura di avere imboscate, da parte anche del Pd, Renzi ha deciso per la fiducia. Quindi nella mediazione, grande vittoria di NCD».
Matteo Renzi ha scelto di affidarsi al fido alleato di governo NCD, piuttosto che al M5S che, attraverso i suoi leader Roberto Fico e Luigi Di Maio, in una conferenza stampa al Senato, pur dichiarandosi del tutto favorevole al “ddl Cirinnà”, ha ribadito la necessità di sottoporre il testo ad un serio e doveroso dibattito parlamentare: «Noi sulle Unioni Civili ci siamo. Renzi e il PD hanno paura del Parlamento e bloccano i diritti delle persone. Grasso prenda di più in mano la situazione e faccia valere il ruolo di seconda carica dello Stato. Dietro il maxiemendamento si nascondono beghe interne del PD e una maggioranza senza numeri».
Pronta la replica del premier che ha sottolineato l’impossibilità di fare affidamento al M5S per una legge che è sempre più urgente: «(…) Io difendo il tentativo fatto fino alla settimana scorsa di provarci con i Cinque stelle, ma c’è stato un dietrofront inaspettato, ci hanno fregato e ora non possiamo rischiare di affondare una legge fondamentale per milioni di italiani». Il capo del governo italiano, sembra aver dunque scelto di seguire il consiglio del premier omosessuale lussemburghese Xavier Bettel che come riportato la Repubblica del 22 febbraio, gli aveva suggerito: «Ma se non hai i numeri, che te ne importa di fare tutto assieme? Procedete un passo alla volta: prima le unioni civili, poi arriveranno anche le adozioni».
Una strategia evidente, che il capogruppo PD al Senato, Luigi Zanda, ha svelato, senza giri di parole, al termine dell’assemblea dei senatori sul ddl unioni civili, avvertendo: «Abbiamo scelto una strada che mette in sicurezza le unioni civili, riconoscendo i diritti a chi non li ha. Le adozioni dei figli del partner saranno inserite in un ddl che è già pronto, vediamo se farlo partire alla Camera o al Senato».
Dall’aula Nassiriya del Senato, è arrivato anche il commento di Massimo Gandolfini, il portavoce del Comitato promotore “Difendiamo i nostri figli”, il quale, attorniato dagli altri membri dell’organismo, ha dichiarato: «Siamo assolutamente contrari a una legge sulle unioni civili, inutile e profondamente ingiusta. Se sul maxi-emendamento fosse posta la fiducia e attraverso di esso dovesse emergere un nuovo modello di famiglia, votarlo sarebbe un vero tradimento da parte di parlamentari che si definiscono cattolici. Questi parlamentari devono avere bene in chiaro quel che dicono la tradizione e il magistero della Chiesa. Sarebbe scandaloso che un testo che contenesse istanze opposte a quelle cattoliche passasse con il voto di tali parlamentari».
Il Comitato (e con lui una larga parte del Paese) terrà «gli occhi ben aperti, anche in vista di scadenze elettorali non lontane. Sarà suo dovere morale indicare partiti e parlamentari che hanno sostenuto con il voto le istanze del “popolo della famiglia” e partiti e parlamentari che invece le hanno ignorate. Ciò avrà di sicuro riflessi anche sulle scadenze istituzionali (vedi referendum in materia) del prossimo autunno».
Alla fine il premier Renzi, pur di arrivare subito all’obiettivo delle unioni civili, ha scelto dunque di percorrere la via più facile e prudente, stringendo un patto machiavellico con il Nuovo Centrodestra. Per di più, Renzi, per evitare spiacevoli sorprese, ha deciso di ricorrere ancora una volta al ricatto politico, rappresentato dallo strumento della fiducia, al fine di “blindare” ulteriormente il “ddl” che va approvato a tutti i costi.
La storia sembra dunque ripetersi. La legge sulle unioni civili, iniqua e inaccettabile anche senza “adozione omosessuale”, passa grazie al paradossale e decisivo voto dei cattolici, mirabilmente espresso dall’alleanza del premier “cattolico” Matteo Renzi con il partito del Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano, a prevalenza cattolica. È bastato dunque “depurare” il “ddl Cirinnà” degli aspetti più “spinosi” per rendere “digeribile” un testo che di fatto introduce il matrimonio omosessuale nell’ordinamento italiano e spiana la strada all’adozione grazie alle annunciate prossime battaglie politiche e al facilmente prevedibile intervento di magistrati italiani o esteri. A meno che non ci siano colpi di scena presidenziali riguardo all’incostituzionalità del testo.