Anni di piombo, Freda, Ventura e le verità storiche nei romanzi –

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CONTRO

La lettera di Anna K. Valerio allo storico Vladimiro Satta di Anna K. Valerio

Gentile dottor Satta,

appena vista la recensione di Paolo Mieli sul Corriere della Sera sono corsa a prendere il suo libro (I nemici della Repubblica, Rizzoli 2016). Non speravo di trovarci tesi innocentistiche su Freda e Ventura, ma ero certa che sarebbe stata una lettura più igienica delle solite. Ed è stato così. Ho scoperto pagine che fanno piazza pulita di quelli che il giudice Salvini, con formula vispa, ha definito “autodepistaggi”. Certo, che poi il primo ad approfittare del clima per spingere la mandra dei curiosi in quella direzione sia stato il mio amico Giovanni è vero – lei lo ha giustamente riconosciuto. Alla lunga, forse Ventura è stato il più dialetticamente abile degli avversari dell’Italia postbellica. Pur con il suo carattere generoso, elegiaco, presente a ogni dramma umano con un’intensità straordinaria. Anche questo dovrebbe essere storiografia: raccontare i personaggi che stanno intorno a un fatto in tutta la loro complessità.

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