di Raimondo Gatto
LA CROCIATA DI RE SEBASTIANO
Appena terminato il nefasto concilio, iniziò un’opera di riscrittura dell’epopea crociata; ciò non deve meravigliare perché una parte del mondo cattolico aveva prima metabolizzato, poi fatto proprio, i principi della rivoluzione. Emblematica in quei tristi anni fu la restituzione al governo laicista turco della bandiera di Lepanto, il 5 marzo 1965 che si conservava a Roma nella Basilica di Santa Maria Maggiore. Fu un gratuito gesto con il quale Paolo VI volle dare applicazione alle nuove tendenze emerse durante il concilio concernente i rapporti con l’islam; peraltro la Turchia, mai aveva richiesto la restituzione del vessillo.
Sulle crociate si scagliarono feroci gli intellettuali cattolici di sinistra, prendendo per oro colato tutte le calunnie dei laicisti. La “Storia della Prima Crociata”, del cattolico Antonio Lago scritto nel 1900, non afferma cose diverse di ciò che scriverà l’inglese Steven Runciman, nella sua “Storia delle Crociate” del 1951. [1] E potrei citare altre fonti contemporanee; tutti narrano di un conflitto difensivo provocato dalla natura stessa dell’islam, una religione puramente esteriore che s’impose a colpi di scimitarra, cui la Cristiana rispose legittimamente.
Ciò premesso, gli storici enumerano sette crociate dal 1096 al 1291; in realtà esse furono molte di più e iniziarono subito dopo la vittoria di Poitiers nel 732, con la “reconquista” della penisola iberica guidata dai regni pirenaici della Spagna del nord.
Dopo la battaglia di Lepanto del 1571 l’islam tornò ad avanzare, ma la Cristianità, con la rottura causata da Lutero, ma anche da un certo spirito rinascimentale, non trovò più la forza di reagire, ma un soprassalto ci fu, ed esso avvenne nel regno del Portogallo.
Vi è una figura semi-conosciuta che non ha molto spazio nella storia ufficiale, cioè quella dell’ultimo re Crociato che non si diede per vinto; Egli fu il Re Sebastiano I di Portogallo morto in battaglia nel 1578, straordinaria figura di sovrano e di combattente, ma altresì rappresentante di una nazione che ebbe larga parte nell’Evangelizzazione del Nuovo Mondo; a re Sebastiano fu dedicato il capolavoro della letteratura portoghese, e cioè Le Lusiadi di Louis Camoens, scritto nel 1571.
Il Portogallo, cioè la frontiera atlantica del continente europeo, divenne indipendente nell’anno 1140; il suo fondatore fu Alfonso Henrique; Egli era un cavaliere nipote del Duca di Borgogna che fu acclamato Re, dopo la leggendaria battaglia di Ourique (1139), nella quale furono sconfitti gli islamici almoravidi di Spagna.
La lunga “reconquista” portoghese fu attuata con l’aiuto di Ugo abate di Cluny, e si finì con la liberazione di Lisbona nel 1147, e poi della regione di Algarve nel 1249.
Questo regno scarsamente popolato fu sempre afflitto da due problemi: questioni confinarie con il Regno di Castiglia, che rivendicava gli antichi possessi dei sovrani visigoti, e le scorrerie dei musulmani arabo-berberi, entrati nella penisola iberica nel 711.
Alla Casa di Borgogna, nel 1385 subentrava in Portogallo la dinastia detta di “Aviz” con Giovanni I; suo figlio Enrico, detto “El Navigador”, avviò la fondazione del grande impero marittimo e commerciale, iniziando altresì l’Evangelizzazione dei nativi immersi nelle barbarie.
L’impero pluricontinentale portoghese nacque dalla necessità di dover completare la crociata nella penisola iberica; l’idea era di trovare il regno cristiano del Prete Gianni che si presumeva fosse in Mauritania, (mentre in realtà si trovava più a est, in Etiopia) e con Lui progettare un’azione comune contro i musulmani che si erano stabiliti in Marocco dal quale partivano per compiere scorrerie e devastazioni.
La navigazione lungo la costa atlantica dell’Africa portò i vascelli portoghesi a discendere sempre più a sud, sino a compiere il periplo del continente nero e raggiungere le Indie, la penisola di Malacca e il Giappone. Uno di questi viaggi, i venti di occidente condussero le caravelle nell’America del sud e nel 1500 Alvarez Cabral scoprì il Brasile.
Le spedizioni erano costosissime, inoltre, la necessità di guarnire i nuovi possessi costrinse i portoghesi a emigrare nelle basi commerciali che si stavano estendendo in Asia, Africa e Brasile; questo provocò un calo demografico in una nazione già scarsa di abitanti.
Era il momento in cui i costumi rinascimentali cercavano di soppiantare l’austerità e lo spirito cristiano del Medio Evo; i nuovi sontuosi palazzi si costruivano abbandonando gli antichi castelli; il lusso si manifestò nei costumi delle femmine creando un volano commerciale d’inutile sfarzo, che avrebbe arricchito solo una ristretta minoranza suscitando invidie e discordie.
Il Rinascimento, pur non essendo volutamente anti-cristiano, scatenò un malessere morale che avrebbe generato il protestantesimo. Esso nacque nelle corti della penisola italiana e si diffuse in Europa; come indicò l’Abate Barruel, il rinascimento fu il primo inavvertibile passo che si sarebbe finito con la rivoluzione liberale di Francia nel 1789.
Il regno di Portogallo non fu immune da questo travaglio intellettuale; scrive lo storico Joao Ameal: “Lisbona si trasformò in una città in cui l’ossessione del commercio dominava, e uno sciame di parassiti mercanti introduceva il culto materialista del vitello d’oro per soddisfare gli appetiti e abbandonare i valori trascendentali: quest’ossessione del denaro imbastardì i caratteri, pervertì e addormentò le volontà”.[2] . A farne le spese fu l’idea stessa di “crociata” mentre l’islam dilaga nei Balcani.
Il regno cadde in una profonda depressione morale aggravata dalla crisi dinastica; nel 1554, il Re Giovanni III aveva due figli; Joao e Maria, quest’ultima già fidanzata a Filippo II di Spagna ma l’erede maschio morì lasciando la moglie Juana incinta: la sopravvivenza del regno portoghese, erano dunque affidate a quella nascita per evitare l’assorbimento nella Spagna.
Un popolo intero si raccolse in preghiera invocando San Sebastiano, e le invocazioni furono udite dal cielo; l’undici giugno 1557 nasceva l’erede desiderato, che fu battezzato col nome del Santo implorato.
Sebastiano crebbe seguendo gli ideali che contrastavano la moda del tempo; di austeri costumi detestava gli intrighi, pregava lungamente sulle tombe degli antenati e manifestava una purezza di vita rispetto alle dissolutezze della corte. Esercitava la giustizia incarnando l’ideale del Re Cristiano, che aveva in Luigi IX di Francia un modello di governo. Sua e la legge del febbraio del 1570 che tutelava la libertà degli indio brasiliani contro alcuni abusi commessi ai loro danni[3].
Dimostrò subito un’innata indole guerriera; quando salì al trono nel 1577, lasciò intendere che Egli desiderava rigenerare il Portogallo per ricondurlo all’antico spirito missionario fondamento della guerra contro l’islam; era una scelta tra il primato dei traffici e la sicurezza del regno, tra l’onore e il commercio delle spezie. Occorreva ridestare l’ansia di salvare il Portogallo da una seconda invasione islamica, e rianimare lo spirito guerriero che si era smarrito tra le compravendite, gli utili, l’amore del denaro e le mollezze della vita rinascimentale.
Era necessario sconfiggere i mori sul loro terreno, l’entroterra del Marocco, dove si erano accampati e da cui partivano gli assalti contro la penisola iberica; i turchi premevano sul loro sultano per accerchiare la Cristianità da ovest e da est, mentre la Lega Santa che aveva vinto a Lepanto era sciolta nel 1573.
La proposta di Re Sebastiano, trovò scettico quello di Spagna ma il Papa Gregorio XIII, lo approvò; il popolo, su cui ricadevano le spese dell’impresa, assecondò il progetto del Re; infatti, nel luglio del 1578, un’armata festante di 17mila soldati s’imbarcò per l’Africa. Secondo gli storici moderni quella fu un’impresa anacronistica, ma tutte le crociate sono state oggetto di critica, salvo poi pentirsi di non averle condotte, col risultato di trovarci gli islamici alla porta di casa.
L’esercito portoghese sbarcò nella roccaforte di Arzilla sul litorale atlantico; era un avamposto già conquistato e difeso. Il Re, pensava di trarre profitto dal dissidio insorto tra i due sultani del Marocco, e fu un errore. Un altro sbaglio fu il cambiamento del piano originale che prevedeva un secondo sbarco, alla fine si decise di far marciare le truppe contro il presidio islamico di Larache.
Nel corso dello spostamento durato due giorni i marocchini riuscirono a radunare un imprevisto numero di truppe e decisero di dare battaglia all’alba del 4 agosto nella località di Alcacer Quibir.
Lo scontro si rivelò ineguale ma per sei ore i lusitani ressero con vigore gli assalti della cavalleria moresca, poi, verso sera fu chiaro che i portoghesi stavano per essere soprafatti.
Sebastiano si gettò nella mischia rifiutando il consiglio di salvarsi con la fuga; strettosi il cerchio della cavalleria nemica, si vide per l’ultima volta coperta di sangue che brandiva la spada, poi, circondato dai nemici scomparve.
La notizia del disastro giunse a Lisbona aggravata dal fatto che il corpo del re non era stato ritrovato. Uno stato di smarrimento percorse il Portogallo; morendo il sovrano, si era anche perduto il regno ed estinta la dinastia.
Fu così che Filippo II nell’estate del 1581 ottenne dalle Cortes portoghesi il consenso all’unione con la Spagna giurando gli Statuti di Tomar, nei quali si garantiva il rispetto delle leggi e delle usanze portoghesi; Filippo II fu sempre rispettoso dei Fueros iberici, un istituto giuridico che dava ampie garanzie per le vere libertà, non quelle astratte nate, con la rivoluzione Francese. Tuttavia l’orgoglio lusitano fu duramente colpito.
Alcuni mesi dopo la sconfitta di Alcacer Quibir accadde un evento singolare; alcuni cavalieri scampati al disastro, giurarono che Re Sebastiano fosse ancora vivo. Si narrava che il sovrano sfuggito alla prigionia dei marocchini, vivesse nascosto; si vociferava che, trascorsi sette anni sarebbe tornato a riprendersi il trono. La notizia corse di bocca in bocca; tornarono alla mente le popolarissime “profezie di Bandarra”, un calzolaio proclamatosi profeta, che aveva vaticinato il ritorno di un “Re nascosto”, “L’Encobierto”, il quale avrebbe restaurato il regno, salvato la Cristianità, sconfitto i mori, e instaurato il “Quinto Impero”.
La nuova, fu accolta con scetticismo ma rianimò i portoghesi; nel paese scoppiarono rivolte capeggiate anche da visionari e truffatori che si spacciavano per il “Re invisibile”; questo fenomeno è conosciuto come “sebastianismo”, che si diffuse in Portogallo ed in Brasile; esso contribuì a creare il mito dell’ “impero universale portoghese, elargito da Dio in virtù dell’Evangelizzazione di tre continenti operata dal Portogallo Cattolico; all’Impero assiro-Babilonese, persiano, greco e romano sarebbe succeduto l’impero cristiano guidato dal piccolo regno iberico”. Evidenti le incongruenze storiche, ma lo scopo era chiaro.
In realtà, non sappiamo veramente ciò che accadde al Re dopo Alcacer Quibir, ma la ricaduta di tale fenomeno si manifestò con una serie di rivolte scoppiate contro Filippo IV di Spagna e la sua politica fiscale; esse contribuirono a far esplodere i moti che portano sul trono il Duca di Braganza, Giovanni IV nel 1640, e con lui la ritrovata indipendenza.
Se si vogliono attribuire a certi popoli delle missioni particolari, il Portogallo sarebbe stato scelto provvidenzialmente per diffondere la Fede, che la Spagna di Filippo II sarebbe poi stata chiamata a difendere; Re Sebastiano, ultimo sovrano crociato, benché sconfitto, resta un modello di fermezza e dedizione alla causa della Cristianità, nonostante i tempi infausti.
Anche oggi gli islamici tentano di stabilirsi sul continente europeo mentre la Cristianità appare soccombente, causa l’apostasia del clero e la alla laicizzazione dei governanti; sarà difficile respingere l’invasione senza tornare a professare quella Fede in nome della quale fu fermato l’islam a Lepanto e a Vienna. Per questo ogni sforzo, prima di essere militare, deve ristabilire il primato della Vera Religione, e restaurare l’ordine naturale devastato da leggi infami; questo devono comprendere i reggitori del potere, se vogliono davvero il bene dei loro popoli.
Raimondo Gatto
[1] Antonio Lago, Storia della prima crociata, Libreria Salesiana, Torino, 1900. Steven Runciman, Storia delle Crociate, Einaudi, Torino, 1966.
[2] Joao Ameal, Historia de Portugal-Livraria Tavares Martins, Porto, 1940, pag,329
[3] Molto è stato scritto delle condizioni in cui gli spagnoli trovarono i popoli pre colombiani aztechi, maya ed inca: poco si sa della vita degli indios brasiliani immersi nella più totale barbarie, che praticavano allo stesso modo il cannibalismo dei centro-americani. Fu davvero un’ardua impresa incivilire quelle popolazioni, allo stesso modo impregnati di usanze ripugnanti. Il terzo mondismo imperante cerca di nascondere tutt’oggi la verità sull’opera di civilizzazione dei selvaggi in omaggio al folle mito dell’uguaglianza. Certo, abusi ci furono, tuttavia gli europei hanno dato molto di più di quanto abbiano preso. Sulle condizioni degli indio brasiliani vedi. John Hemmings, Storia della conquista del Brasile, Rizzoli, Milano, 1982
Interessante articolo e tema da approfondire. Infatti il Sebastianismo nasce e prospera nel messianismo cripto-ebraico dei marrani portoghesi, da Bandarra (XVI sec.) passando dal gesuita Vieira (XVII sec.) fino all’esoterista Pessoa (XX sec.).
ormai l islam si è stabilito in europa, siamo circondati solo un intervento Divino ci può salvare il cuore immacolato di maria trionferà
Bell’articolo che fa onore alle origini del popolo portoghese che stimo e che frequento.
Chissà che una delle profezie di Fatima sia significativa della rinascita cattolica in Europa:
“.. ma il Portogallo non perderà la fede…”
Acuta analisi di come l’europa meridionale fosse depositaria di un ordine sociale ispirato alla morale cristiana.Morale fatta anche e non solo di coraggio, senso dell’onore edel sacrificio.Soltanto in forza di questi principi sara’ possibile ricristianizzare l’occidente e non solo tramite la chiesa,ma anche forze “laiche”,Stati che del messaggio evangelico si facciano esportatori.