Quando “giornalismo” fa rima con “satanismo”

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Trasmissione televisiva Porta a Porta

Segnalazione e commento di Federico Prati

 

La campagna di fango contro il Vaticano (ma in realtà in favore dell’ateismo militante) lanciata dai giornalisti Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi, e nota come “VatiLeaks”, segna una nuova tappa. Come nella migliore tradizione dei “martiri della libertà”, infatti, oggi tutti i media hanno strillato allo scandalo perché la Questura ha vietato il presidio di giornalisti solidali coi due davanti al tribunale vaticano. Presidio talmente vietato che si è svolto lo stesso, con le forze di polizie a presidio. Ma chi abbiamo trovato fra i più esagitati con cartelli e striscioni? I giornalisti “libertari” di ‘Articolo21′, associazione di giornalisti col pallino per le battaglie contro tutto ciò che è sacro/religioso/etc. Associazione che, guarda caso, si fregia di un simbolo decisamente poco solare! Nomen omen?

 

(www.repubblica.it) – Il processo Vatileaks 2 riparte con un alto livello di tensione. All’attesa per le dichiarazioni che rilascerà mercoledì davanti ai giudici vaticani Francesca Immacolata Chaouqui, l’ex consulente del Papa alla sbarra insieme al monsignore Lucio Vallejo Balda per la fuga di documenti, si aggiunge la fibrillazione per la manifestazione, organizzata da Fnsi, Usigrai e Articolo 21, per esprimere solidarietà agli altri due imputati, i giornalisti Emiliano Fittipaldi dell’Espresso e Gianluigi Nuzzi di Mediaset. La questura di Roma ha deciso di proibire il presidio che si sarebbe dovuto riunire nei pressi della stazione San Pietro per poi spostarsi davanti all’ingresso del Perugino, il varco dello Stato vaticano più vicino al tribunale.

 

L’appuntamento era fissato per le 10 del 6 aprile, mezz’ora prima dell’inizio dell’udienza. Si tratta di una giornata delicata per il procedimento, che segue il lungo rinvio legato alle condizioni di salute di Chaouqui, che ha presentato un certificato medico per il rischio di complicazioni nella sua gravidanza.

Federazione della stampa, sindacato giornalisti Rai e associazione Articolo 21 avevano scelto di far sentire la loro voce in difesa dei giornalisti accusati di aver pubblicato nei loro libri – “Avarizia” di Emiliano Fittipaldi e “Via Crucis” di Gianluigi Nuzzi – i documenti relativi agli affari e agli scandali economici della Santa Sede. “Il diniego dell’autorizzazione da parte della Questura – osservano Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Fnsi, e Vittorio Di Trapani, segretario dell’Usigrai – non può far venir meno il dovere di essere vicini a due colleghi coinvolti in un processo sbagliato e ingiusto”.

Articolo 21 e Pressing NoBavaglio fanno sapere di aver appreso con “stupore e indignazione la decisione della Questura di Roma”, aggiungendo che non è stata accolta neanche la richiesta di concordare una collocazione più distante rispetto alla sede vaticana, “nonostante avessimo chiarito che saremmo restati in territorio italiano e che la nostra presenza avrebbe avuto, ovviamente, la forma più tranquilla e pacifica”. “Ci saremo lo stesso”, aggiungono i rappresentanti delle due associazioni, ricordando che Fittipaldi e Nuzzi rischiano una condanna fino a otto anni “per aver svolto semplicemente il diritto/dovere di dare notizie che hanno quel requisito di ‘rilevanza sociale e di pubblico interesse’ e che, peraltro, giorno dopo giorno si dimostrano talmente fondate da vedere aperto un fascicolo presso la stessa procura vaticana sui fatti ricostruiti”. 

Proprio Emiliano Fittipaldi era stato interrogato nel corso dell’ultima udienza, avvenuta il 15 marzo scorso. Uno scambio, quello con il procuratore di giutizia che sostiene l’accusa, al termine del quale il giornalista ha definito “farsesco” l’intero processo: “Non mi viene nemmeno più contestato di aver fatto minacce ma di aver fatto domande”. Stavolta, invece, ad essere ascoltata davanti ai giudici sarà Francesca Immacolata Chaouqui, protagonista di uno scambio di accuse con monsignor Balda e pronta ora, secondo quanto ha anticipato su Facebook, a rivelare la verità sulle confidenze che il presule, già segretario della prefettura Affari economici della Santa Sede, le aveva rivelato nella fase in cui i due erano amici.

 

 

 

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