Giovani, avrete pensioni da fame

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CANOCIAL

La responsabilità é di tutti i governi. Che hanno innescato uno scontro generazionale

Torna puntualmente in prima pagina il tormentone delle pensioni. Due i punti di maggiore interesse e conflitto: il costo delle pensioni erogate e la preoccupazione dei giovani, che avranno prestazioni di importo molto più basso rispetto all’ultima retribuzione. A questo punto, credo sia necessario sconfessare le posizioni e le iniziative del governo in carica, dei predecessori Monti, Letta e dei loro poco obiettivi sostenitori, i quali – per non riconoscere la loro incapacità a gestire correttamente i due fenomeni sopra citati- suggeriscono cause strumentali che innescano lo scontro generazionale, tra pensionati (ritenuti troppo ricchi) e giovani (ancora disoccupati) con un futuro di pensioni da fame.

Il costo attuale delle pensioni. Si confondono le idee degli italiani, definendo la spesa totale delle pensioni Inps troppo elevata, perché il rapporto tra spesa delle pensioni e Pil ha raggiunto il 15,3 % (dati 31.12.2015), mentre la media europea, che non supera il 9% –effettivamente- è molto più bassa. Diventa, perciò, facile arrivare a conclusioni distorte e di comodo. Ma proprio qui nasce la disinformazione voluta, in quanto non si spiega che la causa del disequilibrio, deriva dal fatto che l’Italia, ha un Pil ancora troppo basso (fermo allo 0,8 % nel 2015), mentre la media dell’Eu è già all’ 1,6 %. In pratica, se anche il nostro Paese avesse un Pil dell’1,6% (il doppio di quello attuale), automaticamente il rapporto con il costo delle pensioni, si dimezzerebbe, scendendo al 7,6%, persino inferiore alla più volte citata media europea. La causa, pertanto, non è tanto l’eccessivo costo delle pensioni, ma il Pil (cioè la poca “ricchezza” prodotta in Italia) troppo basso e che la sinistra al governo da oltre 5 anni non riesce a portare sui livelli medi dell’Europa. I numeri non mentono. Infatti, se nel 2010 il Pil era all’1,7%, con l’arrivo della sinistra al governo scende a meno 2,8% nel 2012, a meno 1,7% nel 2013 , allo 0,4 nel 2014 e solo allo 0,8% nel 2015 (cioè la metà degli altri Paesi).

Le future pensioni per i giovani. Con la disoccupazione superiore all’11,5% in generale e quella giovanile oltre il 40%, attualmente si presentano due difficoltà insuperabili:
1. La contribuzione che incassa l’Inps per il Fondo Pensioni rimane molto bassa (circa il 20 % in meno), perciò, i “coefficienti di rivalutazione” dei versamenti contributivi al momento della domanda di pensione rimarranno bassi e la misura della prestazione liquidata, non potrà essere superiore al 50% dell’ultima retribuzione.
2. Considerati i periodi di non-occupazione (che a volte si protrae oltre l’età dei 30 anni) e l’instabilità del posto di lavoro fisso con altri periodi di non-contribuzione (anche successivi l’inizio dell’attività), purtroppo, molti degli attuali giovani non potranno raggiungere i 40 anni di contribuzione effettiva, prima dei 70-72 anni di età.

Conclusione. Per poter avviare una seria politica delle pensioni, bisogna prima creare nuovi posti di lavoro attraverso lo sviluppo dell’economia, che non può prescindere dalla capacità di attirare nuovi investimenti dall’estero. Ma soprattutto è necessario tagliare le enormi spese inutili, gli sprechi e ridurre la spesa pubblica. Serve avviare, finalmente, la “spending review”, che viene promessa da almeno due anni, ma che il governo Renzi, non vuole attuare, per non scontentare “le clientele”. L’esempio più clamoroso riguarda le migliaia di aziende partecipate, di cui attendiamo lo sfoltimento con il decreto Madia.

Fonte: www.vvox.it

Una Risposta

  • Esattamente per questo i ragazzi e le ragazze devono smetterla di andare allo stadio e in discoteca. Usino le loro energie per ribellarsi contro il governo.

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