Così il presidente ripete come un mantra la promessa di restituire le terre ai neri
Un annuncio di quelli tonanti: “Restituiremo le terre rubate dai bianchi ai neri durante l’apartheid“.
A parlare è Jacob Zuma, presidente del Sudafrica. Un Paese percorso a lungo da una frattura etnica, culminata con l’apartheid. A distanzi di anni, ora la situazione si è ribaltata: sono i neri a dettare legge.
Così, il presidente ripete come un mantra la promessa di restituire le terre ai neri: dal 1994, fine dell’apartheid ad oggi, solo 8 milioni di ettari di terre coltivabili sono state restituite alle persone di colore, circa il 10% del totale e solo un terzo dell’obiettivo minimo stabilito, ossia il 30%. Data la lentezza del processo, anche per la paura che si verifichi quanto accaduto in Zimbabwe, ossia una riduzione della produzione agricola dopo l’espropriazione delle terre ai bianchi, Zuma sta vagliando una vera e propria modifica costituzionale che porterebbe lo Stato ad avere un diritto di esproprio delle terre anche senza il consenso del proprietario bianco che, in cambio avrebbe una compensazione economica. In caso di contenzioso l’ex proprietario ha diritto di appellarsi ad una corte del Paese.
Zuma il “moderato”, continua nel razzismo alla rovescia iniziato da Kenyatta in Kenya, da Julius Nierere “il maoista” in Tanzania, ed Amin in Uganda. Dopo i bianchi toccherà agli asiatici, cioè agli indo-pakistani che vivono in Sud Africa; questa volta però, gli inglesi non li accoglieranno come negli anni settanta…davvero un brutto futuro se l’Africa non riuscirà a camminare con le proprie gambe.