Segnalazione di Raimondo Gatto
Uno studio del Censis mette in allerta: i matrimoni dal 1974 al 2014 sono calati del 25% colpa della crisi economica ma non solo
di Francesco Curridori
I matrimoni religiosi rischiano di scomparire entro il 2031. Lo studio del Censis Non mi sposo più, analizzato da Famiglia Cristiana, lascia poche speranze alle chiese italiane.
Il matrimonio, sia civile che religioso, è in crisi e viene scelto da una minoranza della popolazione in cui non rientrano i giovani.
“Questo – spiega il direttore generale del Censis Massimiliano Valerii – non vuol dire che nel 2031 non ci sarà più nessun matrimonio religioso nel nostro Paese. Si tratta di una pura e semplice estrapolazione statistica”.
LA CRISI DEI MATRIMONI
Oggi “le persone – aggiunge Valerii – tendono a decidere di mettere su famiglia, avere un figlio o una relazione al di fuori dell’istituzione formale della famiglia” perché “sposarsi non dà vantaggi dal punto di vista sociale e giuridico”. Basti pensare che i figli nati fuori dal matrimonio hanno gli stessi diritti di quelli nati da coppie sposate e che ormai le unioni civili hanno pieno riconoscimento a livello giuridico. Secondo Valerii, però, questa crisi “non corrisponde tout court alla crisi delle relazioni affettive, solo che i rapporti tendono ad essere vissuti sempre di più al di fuori della cornice istituzionale del matrimonio”, un’istituzione che “non è più la porta d’
accesso all’autonomia rispetto alla famiglia di origine e alla genitorialità”.
LE STATISTICHE DELLA CRISI MATRIMONIALE
Il matrimonio, inoltre, coinvolge maggiormente “i non più giovani” e i numeri dicono che nel 2014 si sono celebrati in totale 189.765 matrimoni e dal 1862 a oggi sono solo otto gli anni in cui si sono registrati meno unioni. Di questi otto ben quattro sono caduti nel periodo della Prima Guerra Mondiale ma il tracollo è arriva col secondo dopoguerra. Tra il 1974 e il 2014 la riduzione del numero delle nozze è stata pari a -52,9%. Solo nell’ultimo decennio (2004-
2014) la riduzione è del 23,8%. Anche per i matrimoni religiosi il 2014 è stato l’anno più negativo dal 1862 con 108.000 unioni celebrate in chiesa. Ben 61.583 in meno rispetto al 2004 (-36,3%), 127.936 in meno rispetto al 1994 (-54,2%),
261.723 in meno rispetto al 1974 (-71%). I matrimoni religiosi sono ormai meno del 57%, mentre erano il 68,1% nel 2004, nel 1994 erano l’80,9% e addirittura il 91,7% nel 1974. In soli vent’anni, dal 1994 al 2014, si è registrato un tracollo di 24 punti percentuali.
I matrimoni civili, pur calando a livello generale, sono cresciuti rispetto a quelli religiosi passando dall’8,3% del totale delle nozze nel 1974 al 19,1% nel 1994 fino al 43,1% nel 2014. Una crisi generalizzata dell’istituzione che Valerii spiega così: “Se prima sposarsi significava uscire dalla famiglia d’
origine oggi non è più così. In passato, inoltre, il matrimonio rappresentava anche un meccanismo d’ascensione sociale soprattutto per le donne che potevano incontrare un partner di un livello socio-economico più alto. Oggi ci si sposa tra simili, soprattutto nella collocazione sociale ed economica”. Per quanto riguarda l’età media degli sposi, nel decennio 2004-
2014 salita da 33,6 a 36,6 anni, mentre per le spose si è passati da 30,3 a
32,5 anni. Ci si sposa più tardi perché è più difficile raggiungere l’autonomia finanziaria e poter acquistare una casa. “
Fonte: ll Giornale.it 10 luglio