Nel sermone pronunciato davanti a 1.700 persone adunate presso Zaitzkofen, in occasione dell’ordinazione presbiterale del 2 luglio, il Vescovo Fellay è tornato sul comunicato di giovedì, indicando che “le discussioni con Roma circa il riconoscimento della FSSPX continueranno”. Egli ha inoltre detto che sarà offerta una nuova crociata con 50 milioni penitenze che accompagnano il Rosario, come offerta al cielo, nell’avvicinarsi del centenario di Fatima. Si precisa che la prossima settimana saranno fornite ulteriori informazioni.
La Fraternità San Pio X oggi non cerca in primo luogo un riconoscimento canonico da parte della Santa Sede: è quanto afferma un
comunicato della comunità tradizionalista reso pubblico il 29 giugno.
Si tratta di una battuta d’arresto nel dialogo tuttora in corso? Marie Duhamel lo ha chiesto a mons. Guido Pozzo, segretario della Pontificia Commissione “Ecclesia Dei”:
R. – La Commissione “Ecclesia Dei” non ritiene che sia una battuta di arresto del dialogo: dal comunicato stampa sembra che non si entri nel merito della questioni concrete che sono oggetto di esame nel dialogo e nel confronto tra la Pontificia Commissione “Ecclesia Dei” e la Fraternità San Pio X. Quindi il dialogo e il confronto su tali questioni concrete dovranno proseguire.
D. – Come interpretate questo comunicato?
R. – Diciamo che non dice nulla di nuovo rispetto alle posizioni note e ben conosciute della Fraternità San Pio X circa la situazione della Chiesa oggi. Posso eventualmente aggiungere che quando si fa riferimento alla mancanza di riconoscimento canonico, che non è la cosa che in questo momento considerano, posso dire che il riconoscimento canonico da parte della Santa Sede è condizione essenziale perché un’opera cattolica sia nella piena comunione ecclesiastica, conforme al diritto. Non c’è il riconoscimento canonico, stiamo lavorando perché avvenga: ma il riconoscimento canonico non è un fatto notarile, è condizione essenziale!
D. – Lei evocava diversi punti chiave per voi, sui quali lavorate insieme…
R. – Sono sempre le stesse questioni di ordine dottrinale e di ordine disciplinare: sono le questioni che riguardano il Magistero, la tradizione, le questioni del Vaticano II… Quindi sono tutte cose già note e che non abbiamo bisogno di ripetere.
D. – Il Papa ha ricevuto il superiore della Fraternità, mons. Fellay, poco tempo fa. La frequenza di questi rapporti diretti o indiretti qual è?
R. – Non ci sono scadenze precise. Gli incontri avvengono tra noi della Commissione “Ecclesia Dei” o i nostri delegati e i rappresentanti della Fraternità San Pio X. C’è stato, però, questo incontro importante: un’udienza privata con il Santo Padre, in cui mons. Fellay ha potuto esporre il suo punto di vista al Santo Padre. E’ stato un incontro molto cordiale e certamente rientra nel cammino di dialogo e soprattutto di fiducia reciproca che stiamo costruendo insieme. Quindi non si esclude che ci saranno altri incontri, ma non è che questi siano già programmati…
D. – Benedetto XVI teneva molto a questo lavoro per poter raggiungere l’unità con la Fraternità. Papa Francesco è nella stessa ottica?
R. – Sì, direi proprio di sì. Papa Francesco ha a cuore l’unità della Chiesa e tutto ciò che può favorire l’unità della Chiesa. Lui è sempre molto disponibile, proprio come habitus mentale a questo. E questo credo sia stato anche recepito da mons. Fellay. Ma evidentemente non possiamo neanche negare che ci sono ancora dei problemi da risolvere, da affrontare, da esaminare.
D. – Quindi da parte della Santa Sede c’è apertura, ma fermezza…
R. – La fermezza è su ciò che è essenziale per essere cattolici. Da questo punto di vista non c’è alcun cambiamento! Ma non credo che adesso sia questione di fermezza: si tratta soltanto di affrontare i problemi concreti e cercare di risolverli e di risolverli insieme. L’apertura è in questo senso: nel senso che abbiamo individuato le questioni da affrontare e le stiamo affrontando. Ci vorrà naturalmente del tempo, ma bisogna che ci sia questa disponibilità reciproca.
Fonte: http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2016/07/mons-pozzo-il-dialogo-con-la-fraternita.html?m=1
in fondo al Pozzo c’è Bergoglio.
Si-No-Forse…Ma da quale? Chiesa si vuole un riconoscimento, una legittimazione da parte di chi ha tradito il Depositum Fidei, per farne parte? Ancora Ratzinger aveva messo come condicio sine qua non, l’accettazione in toto del Concilio Vaticano II, e ora le cose sarebbero cambiate?
Sì, in molto peggio se ancor fosse possibile. “Ci vorrà naturalmente del tempo, ma bisogna che ci sia questa disponibilità reciproca”. Famo a metà, dicono a Roma.
Oramai siamo su un Titanic che sta affondando globalmente, e neppure il Vaticano si salverà, anzi e intanto continuano “ a piovere serpi dal cielo” e questo sino alla fine dl 2017. Nel frattempo puo’ succedere di tutto compreso che un arabo iracheno un certo Navid Kermani punti a divenire Presidente della Germania. Il suo slogan?: “L’idolatria della Croce è una bestemmia”.