Il Licurgo dell’informazione

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di Vvox – 4/8/2016

Il direttore del GdV é decisamente sprecato. Modesta proposta per valorizzarne la sapienza

Scopriamo con vivo piacere che il potente direttore del Giornale di Vicenza non è solo in grado di deliziarci ogni domenica con la sua immancabile omelia, egli è anche legislatore in grado di fissare regole spartane di universale validità, quando un giornale dovesse imbattersi in un tentato suicidio. Sono regole che egli ha scolpito in una magistrale lezione di giornalismo nella giornata di ieri, tanto più valide in quanto nessuno le osserva. Tentiamo di sintetizzarle.

Un qualsiasi giornale darà conto di un tentato suicidio quando l’autore, senza un minimo di riservatezza, eserciterà in pubblico, ad esempio buttandosi dal campanile (anche la Torre Bissara può fare al caso); ma occorre che ci sia gente, almeno cento persone. Se i passanti sono solo una decina, fatti suoi.
Bisogna poi che sia un eletto dal popolo. Un consigliere comunale di Laghi (125 anime) è pregato di astenersi, perché il giornale non potrà assolutamente far finta di niente. Se invece tenta il suicidio il segretario provinciale Pd di Padova o Treviso, fatti suoi. Se poi uno, senza essere consigliere a Laghi, è un famoso ex politico o un cantante che ha vinto San Remo, eh beh, il giornale non può chiudere un occhio. Ma deve essere tanto famoso, sia chiaro.
Altra fattispecie è quando uno tenta di suicidarsi dopo aver fatto una strage o altro reato.Allora non ci sono santi: il giornale non può far finta di niente.

Obiettivamente Antonio Mondardo non aveva nessuno di questi requisiti: non è, attualmente, un eletto, neanche a Laghi. Non ha mai partecipato al Festival di San Remo. Ha esercitato al chiuso, da umile segretario provinciale e tesoriere regionale della Lega, non ha toccato la suocera e non ha rapinato una banca. Ha, pertanto, tutto il diritto di tagliarsi le vene in santa pace senza che i giornali ci mettano il naso. Fosse almeno famoso, fosse. Lo conoscono al massimo i leghisti veneti, no, non il milione e 100mila che ha votato Zaia. Molti, molti di meno.

E poi, avesse almeno omaggiato della giusta deferenza che si deve al Giornale di Vicenza o al suo potente direttore, magari uno strappo si poteva anche fare. E invece il Mondardo lo ha addirittura «diffamato» (sic). Vuoi che possa importargliene qualcosa, al giornale, se uno così tenta il suicidio? Violare le regole per uno così? Ma neanche per idea.

Noi, affascinati, anzi abbacinati dallo splendore di cotanto vademecum, osiamo elevare una prece a chi di dovere: non potete immiserire un uomo di tal fatta, novello Licurgo del dovere di cronaca, a dirigere un giornale di provincia. No, dobbiamo tutti insieme pretendere che l’Ordine dei giornalisti fondi una Scuola di alto perfezionamento a livello nazionale. Il Nostro sarà rettore e docente unico, e potrà chiamare a frequentare corsi di rieducazione tutti quelli che, a suo insindacabile giudizio, escono dai binari di una corretta informazione.

Siamo sicuri che convocherà per primo Paolo Possamai, direttore del Mattino che osò dare la notizia per primo. E poi Maurizio Cattaneo, direttore dell’Arena, che la diede qualche giorno appresso. Entrambi hanno dato prove lampanti di non conoscere l’abc della giurisprudenza e delle leggi del giornalismo. È urgentissima la loro rieducazione. Per Alessandro Russello (direttore del Corriere del Veneto), che qualche scrupolo lo ha avuto ritardando di una settimana – giusto un giorno prima del Giornale di Vicenza – il racconto della notizia, un corso accelerato di rafforzamento del carattere e uno di aggiornamento sul codex legislativo.

Ci mancheranno da morire le omelie, ma per il bene del giornalismo italiano siamo disposti al sacrificio.

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