La Massoneria inaugura una nuova sede in città

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sede massoneria

di ADOLFO LIPPI

L’annuncio verrà dato nel corso di una giornata in ricordo di Roberto Mei. Oggi gli iscritti viareggini alla loggia Felice Orsini sono almeno una trentina.

Il 27 agosto prossimo, all’hotel “Principe di Piemonte”, la Massoneria di Viareggio ricorderà Roberto Mei, storico venerabile della Loggia “Felice Orsini”. Nell’occasione interverrà il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Stefano Bisi, che già due anni orsono presenziò ad un’analoga frequentatissima riunione alla Costa dei Barbari in Darsena. Nel corso dell’evento di quest’estate verrà annunciata l’apertura della sede della Loggia viareggina. Che si pensa “innalzi le colonne” nella zona ad oriente della città.

I massoni della “Felice Orsini” oggi sono circa una trentina. L’elenco non è più segreto ma ancora non sono maturi i tempi per annunciarli pubblicamente. Vi è una radicata prudenza. Si parla di un clima di persistente sospetto anche se le attività benefiche della Loggia verso l’Istituto De Sortis o i Poveri Vecchi, la Misericordia e la Croce Verde, non vengono sottaciute. Però, questo ritegno, certamente derivato dall’azione anche recente di ambienti “profani” avversa alla Massoneria, contrasta con la storicità di un passato, quello delle logge viareggine, quando la Massoneria direttamente o fu artefice o partecipò allo sviluppo della città, soprattutto allo sviluppo turistico ed imprenditoriale, fino almeno agli anni Sessanta, epoca delle amministrazioni socialiste (quelle ben dirette dal senatore Paolo Barsacchi) che videro spiccare nella “Felice Orsini” il ragioniere Enrico Mei, padre illuminato dell’amministrazione del Carnevale e tra i pochi massoni che coerentemente ai suoi principi, alla morte, fece diffondere il manifesto intestato al “Grande Architetto dell’Universo”, proclamando pubblicamente la sua, del resto notissima, affiliazione.

Viareggio e Massoneria, secondo gli studi pubblicati da Alessandro Volpi (Edizione ETS) e dall’ingegner Antonio Dalle Mura (edizioni Istituto Storico Lucchese) hanno avuto forti empatie e connessioni in almeno quattro momenti: nell’Ottocento prima dell’unificazione, poi ad Unità d’Italia avvenuta, dopo prima dell’avvento del fascismo ed infine negli anni Sessanta quando Viareggio divenne una città “universale” per esperimenti politici, per i carnevali più belli, e purtroppo per il caso Lavorini.

A metà Ottocento vi furono i tempi della loggia “Ciro Menotti” (1864) fondata a Viareggio da un albergatore pisano, Francesco Mogherini, che aveva azienda in via San Martino. Mogherini, fervente mazziniano, fraterno amico del fiorentino massone Giuseppe Dolfi, visse tutte le tormentate fasi della Massoneria italiana divisa tra moderati e progressisti i primi legati al Piemonte di Cavour e Costantino Nigra, i secondi affiliati ad una gran Loggia di Palermo fatta da estremisti mazziniani, garibaldini eccetera. I primi aderenti al rito “italiano” in tre semplici “gradi” (apprendista, compagno, maestro) altri aderenti al rito scozzese (con 33 gradi e poi semplificati in 19) con struggenti richiami esoterici o medioevali.

La “Ciro Menotti” si trasformò dopo in “Felice Orsini” e a Viareggio fu iniziato Giuseppe Bertuccelli che a poco a poco se ne impossessò. Erano tempi di avvincenti complotti mazziniani e di est. remisti repubblicani, così la Loggia fu chiusa per infiltrazioni rivoluzionarie ma Bertuccelli, che era un moderato, dopo un breve “sonno” la riaprì. Quali le iniziative importanti? Quella di staccare Viareggio dalla provincia di Lucca per legarsi con Pisa con la quale si era adesso anche collegati, finalmente, via treno. Così nel 1881, grazie a Bertuccelli, amico stretto del massone pisano Achille Bellori (personalità di spicco sul piano nazionale), si posero le basi di una nuova “Felice Orsini” molto anticlericale (i cattolici venivano chiamati “paolotti”) ma anche aperta, spalancata agli interessi del ceto dirigente viareggino che veniva affermandosi tra i “balneari”, i comandanti di navi (ai quali la “patente” massonica serviva nei porti mediterranei per fare relazioni ed affari), i proprietari alberghieri. Da queste aperture sbocciò il “grande momento” della Massoneria a Viareggio quando furono iniziati famiglie come i Morandi, i Barsanti, i Batori, proprietari di bagni, hotel, imprese turistiche, e dopo anche Enrico Nelli (che divenne presidente della “Croce Verde”).

Vi è da dire che mentre nel primo pionieristico periodo si erano fatti massoni anche lavoratori portuali, scalpellini e calafati, successivamente, con l’avvento “istituzionalizzato” del socialismo, i proletari si iscrissero in massa nelle organizzazioni operaie. E la Massoneria, pur restando aperta alle varie classi sociali, si identificò con i padroni viareggini.

Ciò produsse lacerazioni. Da una parte si schierò Nelli (che poi venne espulso per i suoi collegamenti con moderati cattolici) dall’altra l’avvocato Cesare Riccioni, quello che ideò in chiave anti-clericale il monumento a Shelley, che fu marito della soprano pucciniana Kruceniski e che divenne per anni sindaco di Viareggio.

Furono, a cavallo tra Otto e Novecento, stagioni epiche. Grazie agli interventi della Loggia “Felice Orsini” si inventò il Carnevale, si realizzò l’ippodromo in pineta, si istituì il Casinò al Kursaal, si dette vita a varie associazioni culturali (sorse la “Croce Verde”), si fecero costruire decine di villini tra piazza Mazzini e il Marco Polo. E brillò l’astro di Giacomo Puccini (massone?) il quale provenendo da una scuola musicale lucchese che aveva avuto illustri maestri massoni (Gemignani, Cherubini, Spontini, Paganini) intromise in alcune delle sue opere più famose (Manon, Tosca, Turandot) motivi di chiara matrice massonica (Manon esalta il viaggio “alla luce”, Tosca inveisce contro il potere clericale, Turandot ostenta riti evidenti di iniziazione).

In quei tempi lì, sindaci e amministratori di Viareggio furono tutti aderenti alla “Felice Orsini” mentre a Roma sorgeva l’astro del sindaco Nathan al quale tutte le fratellanze si richiamarono.

Poi accaddero tra guerra e primo dopo guerra (anni 14-22) nuovi episodi di forti fratture. Alcuni massoni virarono verso l’anarchia, il socialismo, il comunismo. Altri si adeguarono al nascente movimento fascista. Perché? Perché Viareggio (dopo un incontro di calcio tra Viareggio e Lucchese) insorse in rivolta (venne la flotta a domarla), poi vi furono le uccisioni in piazza Grande di Nieri e Paolini, scoppiarono scioperi violenti ed agitazioni. Ed allora ecco Lorenzo Viani schierarsi coi moderati (anche Pea) e far combutta coi fascisti anche massoni “impauriti” quali Enrico Nelli, Attilio Barsanti, Ferdinando Tofanelli, Danilo Berchielli, Michele Belluomini i quali pur dovevano difendere imprese e patrimoni.

Divenne loro interlocutore l’avvocato Lino Reggiani fondatore eppoi federale del fascio viareggino. Mussolini con la Massoneria però, fu spietato. La abolì (e i massoni si vendicarono il 25 luglio durante il Gran Consiglio). Così, gli alleati anglo-americani conquistata Viareggio una delle prime cose che fecero fu rifondare la “Felice Orsini” che rinacque al numero 24 di via Sant’Andrea (studio dell’avvocato Giuseppe Gattai) con Venerabile Eugenio Barsanti, ed iscritti Guido Casella, Enrico Belli, Attilio Barsanti, Lisandro Pasquinucci ed Emilio Guidi.

Certo non si tornò più ai fasti del fine ottocento. Furono, nel dopo guerra ultimo, anni sbiaditi. Ma due eventi richiamarono l’attenzione pubblica sui massoni: le liti nel socialismo locale tra chi volle ruppere l’alleanza coi democristiani e farne una nuova coi comunisti, il caso Lavorini quando i sospetti (artatamente sollevati) gettarono una luce sinistra su taluni esponenti del socialismo locale. Il sindaco avvocato Berchielli e il presidente dell’Azienda di Soggiorno Martinotti furono costretti alle dimissioni. Nessuno li potè accusare di nulla epperò si diffuse un maleodorante fumus di discriminazioni, i progressisti vennero bollati di infamia, pochi si ersero a difesa degli accusati.

In queste storie rifulse la pacatezza, la morbida diplomazia di Roberto Mei del quale si disse: «A casa sua i tavoli sono tutti tondi, non hanno spigoli». Uomo di virtù specchiate, massone dichiarato senza infingimenti, fu per anni il depositario di cento segreti viareggini e morì, dopo anni ed anni di socialismo, di carnevale. Di massoneria, certamente non ricco, certamente da tutti cercato, elogiato, descritto, ammirato. E il 27 agosto ricordato.

 

 

 

 

Fonte: http://m.iltirreno.gelocal.it/versilia/cronaca/2016/08/04/news/la-massoneria-inaugura-una-nuova-sede-in-citta-1.13911894

 

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