Ricordo di Michel de Saint-Pierre, scrittore e polemista

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Anonyme-Michel-De-Saint-Pierre-Temoin-De-Son-Temps-Livre-892955482_ML[1]di Raimondo Gatto

Michel de Saint-Pierre è figlio di Louis de Grosourdy e marchese di Saint-Pierre. Per il passato il nome di questa famiglia, fu « De Dreux de Grosourdy du Castel de Saint-Pierre »..Dopo gli  studi  a Parigi, si laureò in filosofia dove acquisì una licenza in letteratura  classica, ma non  manifestò  interesse per tali studi.

Àll’età di diciotto anni decise di partire per Saint-Nazaire, il noto cantiere navale, dove lavorò come operaio metallurgico. S’impegna per quattro anni nella marina come marinaio di ponte e combatte durante la Seconda  Guerra
mondiale nelle forze navali. Sarà decorato con la croce di guerra ed è nominato Cavaliere d’onore dell’ordine di Malta; la resistenza, scriverà, sarà uno dei mezzi per l’infiltrazione nel clero della propaganda comunista.
Nel secondo dopoguerra è collaboratore del Courrier français (1948-1950); durante gli anni ‘50 è redattore su « La Nation française » di Pierre Boutang e Michel Vivier. Ferocemente anti-gollista, causa la politica vendicativa del Generale, manifesta il suo interesse per l’azione politica accordando il suo appoggio a Tixier-Vignancourt (1)e  al suo  « Parti des force nouvelle ».. E’ responsabile della casa editrice  « la Table ronde » assumendo la funzione di agente letterario e amm inistratore; nelle ” edition France-Empire” dirige una collana denominata « Catholique ».. E’ tra i
fondatori  del giornale Présent nel 1981. Monarchico e cattolico, Michel de Saint Pierre è accanito difensore della messa tradizionale soppressa da Paolo VI. Egli si lancia con vigore nei grandi dibattiti che si aprono in Francia e nel mondo cattolico dopo l’annunciata apertura del Concilio Vaticano II. Nel 1964, esce il suo romanzo “Les Nouveaux prêtres”,  (i nuovi preti) (2 ) manifestando il disagio di molti cattolici sorpresi dalle riforme liturgiche e dalla pastorale del Vaticano II 2. Il racconto è ambientato nella periferia di Parigi, dove l’abate Barrè è pieno di ammirazione per il comunismo che si sarebbe totalmente adoperato per la classe operaia e dal quale, egli ritiene, che i cristiani abbiano molto da imparare; poichè il mondo operaio è assolutamente impermeabile all’idea religiosa, il solo mezzo è di scendere a compromesso con la municipalità comunista e di associarsi a tutte le sue realizzazioni. Anche i due vicari dell’abate Barré sono dello stesso avviso, solo l’intervento del curato Florian, ricondurrà i dubbiosi a meditare sulle verità della Fede
Cattolica. Un altro dei suoi romanzi ha successo, “Les Aristocrates”; è il ritratto di una certa nobiltà incastrata fra tradizione e modernità, senso del dovere e aspirazioni alla libertà. La Francia, con la fine del secondo conflitto mondiale vive il dramma della guerra d’Algeria dopo l’infelice campagna indocinese (1954). Il terrorismo in Africa settentrionale che si manifesta nel 1958, vedrà il clero progressista francese giustificare l’indipendenza dei territori coloniali, in obbedienza alle direttive sovietiche che puntano sulla scomparsa dei possedimenti europei per fondare nuovi stati d’impronta comunista; sarà la prima operazione pubblica che vedrà alleati il clero cattolico progressista e il comunismo internazionale. L’infiltrazione avverrà tramite la fondazione del movimento  Pax  nella Polonia alleata di
Mosca; i sacerdoti polacchi fanno fronte unico con quelli francesi che a loro volta si avvalgono della rivista Thémoinage Chrétienne per diffondere il nuovo verbo catto-comunista nelle parrocchie.  In Francia è, infatti, il momento dei
« preti operai » poichè  «  La Chiesa deve fare una scelta di classe »..
Michel  de Saint- Pierre evidenzia la radicalizzazione dell’ateismo in seno al comunismo internazionale che sentirà confermata  dallo stesso clero l’idea finale  di annientare la Chiesa.  Già nel 1921, Giuseppe Stalin aveva ideato l’
infiltrazione di « agit-prop » marxisti all’interno dei seminari contattando i chierici avvelenati dal « modernismo », ma ora, i tempi sembrano maturi per un’azione ancora più incisiva. Gli anni cinquanta, in Francia, preparano il terreno alla svolta dell’epoca del Vaticano Secondo.   Nel 1965, appena terminato il Concilio, Michel de Saint-Pierre pubblica Collera Santa (3) in cui denuncia il trattamento riservato dal clero francese agli 8oomila coloni rimpatriati in Francia in seguito  agli accordi di Evian del 1962 nei quali il Generale De Gaulle concede l’indipendenza all’Algeria che sarà consegnata ai terroristi del FLN. E’ una tragedia; la vendetta del FLN si abbatterà spietata sugli arabi filo-francesi, gli harkis, e i berberi dell’Atlante che non volevano la separazione da Parigi.  I coloni francesi, rimpatriati in tutta fretta dal nord-Africa, non sono bene accolti dal clero cattolico che ha fatto sue la logica terzomondista dell’Urss e del Partito Comunista (PCF); i sacerdoti progressisti colpevolizzano i coloni anziché soccorrerli nella loro miseria; con l’odio che caratterizza i marxisti, essi impediscono che trovino alloggio concedendo gli appartamenti delle associazioni caritative agli zingari e ad altre comunità non francesi. Alcuni esponenti del clero francese giungeranno a negare il battesimo e i sacramenti perché in ogni profugo vedono un « paras » che ha negato i diritti dei popoli all’indipendenza; l’antifascismo, nuovo ottavo sacramento, sarà la qualità richiesta per ottenere benefici e sussidi, cioè una carità selettiva che implica il disprezzo ed il rifiuto del povero se questi non condivide l’ideologia catto-comunista; ciò
indurrà molti Pied Noir ad allontanarsi dalla Chiesa. Scrive l’autore: “Nel bel mezzo dell’esodo algerino verso la metropoli, un parroco proclamava a gran voce che rifiuterebbe la celebrazione dei matrimoni e i funerali ai Pieds Noirs; il suo rifiuto si è manifestato in occasione di un decesso. E’ stato necessario cercare un prete profugo d’Algeria per celebrare le esequie di un Pieds- noirs.
Un altro parroco ha rifiutato come nulli i certificati di battesimo…i drammi avvenuti in confessionale sono innumerevoli sino al rifiuto dell’assoluzione”
(4)  La miseria che colpirà l’Algeria, non più sostenuta dallo stato francese, provocherà l’emigrazione in Francia di molti abitanti del Magreb; il successo tra gli emigrati musulmani della setta wahabita di Rijad, è all’origine dell’
attuale ondata terrorista. La sconfitta dell’Europa nella seconda guerra mondiale implica la perdita dei suoi possedimenti coloniali, ma la decolonizzazione si svolge all’insegna di una nuova lotta di classe, cioè un razzismo rovesciato; esso vede  i popoli del Terzo Mondo, interpretare il ruolo di “sfruttati”, e gli europei quello  di  “sfruttatori”.. La Chiesa sembra schierarsi acriticamente in favore dell’indipendenza dei nuovi stati senza comprendere la pericolosità della nuova sistemazione geopolitica.  Giovanni XXIII sopprime   i Vicariati Apostolici sostituiti con la creazione massiccia di diocesi ordinarie, in appoggio ai nuovi stati  creati  a tavolino con la supervisione di Urss e Stati Uniti. Una  parte del clero passa armi e bagagli con i comunisti, in nome dell’ « Evangelo operaio per conquistare le masse ».
La scelta terzomondista del clero raggiunge il suo massimo con la visita a Paolo VI di Agostinho Neto capo del terrorismo in Angola il 1 luglio 1974.  E’ davvero incredibile come si  ci possa infatuare dell’ ideologia marxista  di
cui è parte essenziale  una  categoria sociale  che, l’avvento delle nuove tecnologie aveva già condannato all’estinzione. Il Concilio è ossessionato dal problema  del Terzo Mondo, che viene separato da quello del  proselitismo cattolico che sarà a sua volta rinnegato. L’ « inculturazione » (cioè l’adattamento della Religione Cattolica ai costumi dei popoli venuti all’ indipendenza), segna  la creazione di una « nuova religione » imbastardita da pratiche e concetti una volta ritenuti pagani. Il crollo dell’Urss mette fine all’utopia catto-marxista i cui propugnatori tentano ora di cavalcare l’islam
per rimediare al fallimento.
L’aspetto politico non è però l’interesse principale dell’autore. Romanziere prolifico, Michel de Saint-Pierre è in
corrispondenza con Henry de Montherlant e Jean de La Varende. Le sue opere scritte con stile vigoroso son improntate a una vasta cultura e all’ironia;
toccanti per la loro fede sono i personaggi alle prese con un mondo che sembra perdere il senso delle sue radici nel Dio Cristiano.
Nel 1974, appare «  Églises en ruine, églises en péril » (Chiese in rovina, Chiesa in pericolo)(5); con esso, l’autore rivela l’esistenza di un panorama inquietante sulle chiese abbandonate di Francia, dalle distruzioni della rivoluzione alle spoliazioni seguite al Concilio Vaticano secondo. Saint- Pierre ricorda che, per un singolare caso le chiese di Francia si salvarono dalla distruzione in quanto al momento del terrore era in corso una lotta tra gli hebertisti, che praticavano il culto della Dea Ragione e Massimiliano Robespierre; in seguito, la legge del 20 maggio 1795, trasforma le chiese in « centri comuni di culto per ogni religione » e luoghi di riunione; ne è concesso l’uso la domenica ai « preti giurati ».. Le chiese diventano proprietà dei comuni come gli oggetti di culto; le bianche cattedrali che simboleggiano  la Francia cattolica sono assegnate allo stato, in questo modo esse saranno salvate dalla distruzione. Il passaggio delle chiese ai comuni, fu seguita da una legge che ordinava l’ inventario di ogni immobile appartenente al clero e agli ordini religiosi e di tutto ciò che vi era contenuto. Con l’avvento di Bonaparte e il concordato del 1801, i sacerdoti diventano. con l’assenso del papa « impiegati dello stato »; gli ordini religiosi non sono riconosciuti, e ciò vale per tutti i domini dell’
impero napoleonico, compresi quelli italiani. E’ istituita una commissione per salvare le chiese in quanto  in quanto « monumenti nazionali » ; vi collaborano architetti ed esperti d’arte ; si vuole così evitare il commercio delle opere d’
arte ritenute patrimonio dei francesi . La loro  gestione è  demandata a speciali commissioni per la conservazione del patrimonio istituite per ogni dipartimento.  Il tipico piglio statalista che caratterizza i regimi rivoluzionari vede la redazione di due elenchi; nel primo si indica il numero delle chiese divise per  vetustà, stile  e  stato di conservazione, nell’altro gli oggetti di culto (Statue,vetrate, paramenti per la celebrazione ecc…). Con
l’avvento della Terza Repubblica  quattromila chiese erano già  state catalogato ma molte restano in abbandono fuori da ogni censimento; per destare
l’interesse  su queste chiese abbandonate è infatti,  pubblicato il libro,
corredato da un prospetto informativo e documentazione fotografica. L’avvento
della « terza repubblica », vede la nascita della separazione tra stato e
chiesa; con la legge del 2 marzo 1905 , la nuda proprietà viene confermata ai
comuni e si riapre l’ inventario  degli oggetto di culto ;  la loro gestione è
demandata a nuove associazioni cultuali . I cattolici del nord temono però che
l’inventario nasconda l’inizio  di una nuova persecuzione. Il Papa San Pio X
con l’enciclica Vehementer (11 febbraio 1906), condanna la legge di separazione
e dichiara nullo il concordato del 1801; da parte loro, i fedeli rifiutano di
creare le associazioni cultuali. La schedatura è redatta con l’attiva presenza
della gendarmeria e dell’esercito fra i tumulti dei fedeli, che si barricano in
chiesa;  essa sfocia nell’uccisione  di un commerciante da parte della forza
pubblica. Insorgono i contadini dell’Anjou e della Bretagna ; Clemenceau, che è
stato nominato Ministro dell’Interno, blocca l’inventario. Si crea una
situazione di « empasse » tra lo stato ed il clero sull’attribuzioni dei beni
ecclesiastici, ma nel frattempo, adducendo pretesti come « i piani regolatori »
numerose chiese sono distrutte, alcune con la dinamite, altre (circa 18mila)
abbandonate, alcune trasformate in vespaviani.  La prima guerra mondiale vede l’
affievolirsi dei toni anti-cattolici, ma il numero dei sacerdoti inizia  a
calare paurosamente. Iniziano a penetrare strane idee tra il clero dopo la
seconda guerra mondiale, tra cui l’ « inutilità dei luoghi di culto perchè la
religione è un fatto unicamente privato ». La Messa, in quanto Liturgia della
Parola, soppianta quella della Messa-Sacrificio  L’idea della « superstizione »
connessa alla liturgia, è una fissazione del nuovo clero, per questo  gli
oggetti sacri della Messa devono ridursi all’osso, meglio ancora sparire. Un’
altra pratica ritenuta « superstiziosa » è il culto d’ iperdulia alla Beata
Vergine Maria; dalle nuove chiese scompaiono le statue della Vergine che si
ritrovano nei viali delle ville abitate  dai ricchi parigini…è la moda! Parte
lo scempio degli arredi sacri che negli sessanta riempiono le botteghe degli
antiquari. Le prime a scomparire sono le « cartagloria » trasformate in
specchiere,  poi è la volta dei candelieri che sono riciclati in lampadari ed
abat-jour; i confessionali sono preziosi oggetti di mobilia nelle seconde case
dei ricchi, cosi le suppellettili delle sacrestie una volta adibite alla
custodia dei paramenti.  Un’ondata iconoclasta, come ai tempi della rivoluzione
si abbatte sulla Chiesa. Le bancarelle dell’usato rigurgitano di oggetti
liturgici; ambite dagli antiquari le pianete che durante le celebrazioni sono
gia rimpiazzate dal « poncho » sudamericano. I preti dismettono la talare per
adottare nel migliore dei casi il Clergyman protestante . Alcuni chierici
svendono preziosi calici e pissidi…un evidente disprezzo di tutto ciò che di «
magico(secondo il clero progressista),  manifesta la Santa Messa ; questa
situazione, paragonabile all’esplosione di una rete fognaria,  avviene  a
cavallo  del Concilio  che legittimerà lo scempio.  Sull’Aurore, Michel de Sain
Pierre lancia una compagna di stampa per la conservazione ed il restauro delle
vecchie chiese abbandonate; lo scopo è quello di dimostrare che solo i laici,
ormai soli,  comprendono la funzione e l’importanza dei sacri oggetti, mentre
il clero, in parte incredulo si disinteressa.   La messa di fronte al popolo
viene accolta con scherni; “Il prete lava i piatti”; così sono commentati i
gesti del celebrante al momento dell’ elevazione “svelata” al popolo. La
demolizione delle balaustre è il segno che la Chiesa si democratizza
abbandonando la distinzione tra laici e chierici, poi sarà la volta degli
altari fracassati a colpi di martello pneumatico. De Saint-Pierre entra i
polemica con i santoni progressisti come Padre Laurentin (“creatore  di
Medijugorie”) il padre Jean Cardonel, padre Chenu, che saranno “esperti” del
Concilio. Dietro  loro, la figura dello pseudo-filosofo Theilard de Chardin,
inventore del “meta cristo”  e delle idiozie panteiste che dovrebbero
sostituire l’antica dottrina; vi è anche l’olandese padre Scillebeeck che
morirà  nel manicomio di Nimega all’età di 95 anni. In aperta polemica con il
clero Michel de Saint Pierre raccoglie le proteste contro l’edificazione di
nuove chiese rassomiglianti alcune volte a giganteschi gasometri; erano un
fenomeno iniziato tra le due guerre dove il cemento armato aveva già sostituito
i muri di pietra. Certo, egli non è un teologo e si limita a criticare gli
“eccessi” connessi alla riforma liturgica voluta dal Concilio.  La riforma
liturgica sarà impopolare, essa provocherà lo sconcerto di molti cattolici ma
essa è solo la parte “esteriore” di qualcosa di molto più grave che sta
maturando all’interno della Chiesa.  Sebbene non possa sfuggire l’amore per un
certo gusto estetico, i lavori dello scrittore francese testimoniano l’inizio
di una reazione, che seppur tardiva , darà alle nuove generazioni i criteri
per far comprendere la grandezza della Chiesa, che si è voluta offuscare con
gli “aggiornamenti” del Concilio; basti vedere con quante ambiguità furono
scritti i documenti di questo pseudo-Concilio che dovrà necessariamente essere
espunto dai documenti ufficiale della Chiesa quando s’intraprenderà l’opera di
riordino che vediamo avvicinarsi. Oggi, la Chiesa appare come un relitto in
preda ai marosi delle “mode”. Michel de Saint Pierre, che morirà nel 1987,
interpreterà negli anni settanta lo stato d’animo di molti fedeli; la reazione
da lui auspicata ci sarà ed oggi è più viva che mai, soprattutto in coloro che
non hanno mai abbandonato la Fede e con essa la Cristiana speranza.
Note
1-fu segretario generale all’informazione del governo Pétain, poi  avvocato difensore del generale Salan nel 1963.
2- Les nouveaux prêtre- La table ronde, Parigi, 1965
3-Collera Santa- il Borghese, 1965
4-cfr. pag. 72
5-eglise en ruine, Église in p

10 Risposte

  • uomini così non c è ne sono più in questa epoca triste che viviamo. la francia del post concilio ci ha regalato una seri di uomini cattolici facenti parte del clero e grandi laici.che sono stati grandi testimoni e fari per noi. che il Signore ci doni gli apostoli degli ultimi tempi di cui ha profetizzato san luigi grignon da monfort per uscire dalle tenebre del tempo presente

  • Bene ricordare ciò che è accaduto perché molte volte lo dimentichiamo.

  • È sempre buono ricordare questi grandi personaggi della Francia cattolica e resistente. Ricordarli è rivivere un pezzo della nostra storia di fede e glorie, ormai offuscate da apostasie e vergogne. Mi pare che qui vi sia solo una imprecisione nel dire che «Il Papa San Pio X con l’enciclica Vehementer (11 febbraio 1906), condanna la legge di separazione e dichiara nullo il concordato del 1801.» Mi pare che qui ìl Papa lamentava il tradimento da parte del nuovo governo francese di quanto ancora aveva di giusto nel concordato napoleonico (da annullare, sì, ma a suo tempo). Se sbaglio prego l’amico Raimondo di chiarirmi. Grazie.

  • È sempre utilissimo ricordare il fulcro del 3º Segreto, anche se è fatto per metà. Certe verità profetiche sulla salvezza sono venute pure da Caifa. Ora il rv. Gruner diplomaticamente ricorda: «La decisione stessa di non condannare gli errori e le eresie è la spiegazione offerta al motivo per il quale il Vaticano II non ha emesso definizioni solenni. Quest’ultime infatti, per loro stessa natura, devono affermare che “questa è la Fede Cattolica” e che pertanto, a stretto senso di logica, “coloro che affermano il contrario sia anatema su di loro”.
    Ora, l’eresia del V2 non sta nel fatto di non aver anatemizzato infallibilmente altre eresie, ma di averle promosso essi stesso! Quando oggi si usa il termine eresia, il riferimento è a un numero di cattolici così largo – trascinato dalla coda del demonio – che si deve individuare quale è la più ingannevole e micidiale oggi. La Profezia di Fatima lo indica nell’eresia sul Papa assente, che a costo di mille storture nella fede si vuol far vedere presente.

  • In effetti, nell’Enciclica Vehementer, San Pio X dichiara “grave avvenimento” la legge di separazione del 9 dicembre 1905, preparata da Aristide Briand, accusando il governo francese di aver tradito il Concordato del 1801.

  • Leone XIII aveva dunque molta ragione di dire: «La Francia non saprebbe dimenticare che il suo provvidenziale destino l’ha unita alla Santa Sede con legami troppo stretti e troppo antichi perché essa voglia mai spezzarli. Da questa unione infatti sono uscite le sue vere grandezze e la sua gloria più pura… Turbare questa unione tradizionale significherebbe togliere alla Nazione stessa una porte della sua forza morale e della sua alto influenza nel mondo». I legami che consacravano questa unione dovevano essere tanto più inviolabili in quanto così esigeva la fede giurata dei trattati

  • La France, fille aînéé de l’Église…bella carriera, dalla Rivoluzione francese al ’68, al ‘Cortile dei Gentili’ del 2011 dove possono razzolare, pardon, dialogare i credenti e non, per gentile iniziativa del Pontificio consiglio per la cultura, e del suo presidente, lo scintillante e infaticabile Card. Ravasi, dove il laicismo pare un ossessione, le chiese, anche più antiche vengono demolite, l’Islam
    è molto ben introdotto sotto l’occhio, per ora, benevolo degli ebrei che comunque tengono in ostaggio la ‘Grande Nation’ da lungo tempo. Pas mal.

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