L’ANALISI POLITICA – CIO’ CHE NESSUNO OSA DIRE
di Alessio Mannino
Il grande fermento per la campagna elettorale 2017 per il nuovo sindaco nasconde molte incognite. E una sola quasi certezza
Fra 8 poco più di otto mesi a Verona si voterà per rinnovare il consiglio comunale ed eleggereil nuovo sindaco dopo dieci anni di Flavio Tosi. Sta crescendo un grande fermento di liste e rose di candidati, la situazione é molto fluida e ancora imprevedibile, e il quadro molto frammentato. O meglio, un vero quadro che faccia da cornice ancora non c’é. Non si sa, per esempio, come e con chi si collocherà lo stesso Tosi, il cui problema primo é la sopravvivenza politica sua personale, tanto da aver suscitato voci di accordi sottobanco con il premier Renzi per la concessione del terzo mandato (molto incerta) o per qualche posto sicuro alle prossime politiche. Il suo ex partito, la Lega, semplicemente lo odia, e il Partito Democratico che gli ha fatto sempre opposizione si trova nell’oggettivo imbarazzo di pensare ad accoglierlo come alleato alle amministrative locali, benché i tosiani sostengano attivamente il sì alla riforma Boschi al referendum e abbiano ripetutamente votato a favore del governo in parlamento. Stretto nella morsa, Tosi, secondo le rivelazioni del quotidiano L’Arena, starebbe cercando una sponda in Forza Italia.
Ma Forza Italia resta per ora in posizione attendista: «attendiamo istruzioni da Arcore», sarebbe la risposta. In realtà i fratelli Giorgetti e Davide Bendinelli, i ras azzurri di Verona, aspettano di vedere l’esito del referendum. Se vincesse il sì, Tosi ne uscirebbe rafforzato, e il suo ammiccamento potrebbe portare ad un accordo. Ma se vincesse il no, i forzisti non avrebbero nessun interesse a riabbracciare un Tosi ancor più indebolito di quanto già non sia, e virerebbero decisi verso la coalizione più “naturale” con i leghisti. I quali hanno ripreso in vigore, anche per gli due logoranti anni di governo tosiano della città, e puntano a vincere il ballottaggio riunendo il centrodestra, battendo il centrosinistra (che é diviso) e tagliando fuori al primo turno i supporter del sindaco (il fedelissimo Venturi, presidente della multiservizi Agsm, sarebbe il suo candidato).
Il “buco” politico, per tutti, é trovare un candidato sindaco forte. I nomi nel centrodestra si sprecano, mentre nel centrosinistra si andrà probabilmente alle primarie con uno scontro fra il capogruppo Pd, Michele Bertucco (in foto), e un uomo, o più plausibilmente una donna, per l’ala renziana: si parla della consigliere regionale Orietta Salemi, che però dovrebbe appunto lasciare Palazzo Ferro Fini, e della parlamentare Alessia Rotta. In quest’ultimo caso, c’è addirittura chi dice che sarà lo stesso Renzi a imporla d’autorità, stoppando le primarie. Bertucco, l’oppositore senza sconti, il più esperto dal punto di vista amministrativo, politico più di lotta che di governo, radunerebbe a maggior ragione la sinistra Pd e le varie sigle di sinistra in un “fronte rosso” capeggiato da una sua civica.
Una spaccatura, quella in seno al Pd e più in generale nel centrosinistra, che farebbe la gioia del Movimento 5 Stelle, dato al 13-15%, e che perciò in un panorama così frastagliato, con i nodi irrisolti che verranno al pettine in campagna elettorale (di opere incompiute o lasciate a mezzo da Tosi, ce n’è un elenco lungo così), col processo su Report che vedrà Tosi imputato (l’udienza è fissata il 23 novembre), e se dovessero mancare candidature di peso a destra e sinistra, potrebbe anche sperare, il movimento fondato da Grillo, di sfiorare il secondo turno, soffiandolo al Pd.
Il movimentismo di personaggi in cerca di sistemazione, nuove liste ideate per spuntar posti in consiglio comunale e nella eventuale futura giunta (al contrario di altre, prima fra tutte la civica “Verona Pulita” di Michele Croce, nata e radicata già da tempo e per tempo), intese più o meno fattibili eccetera eccetera eccetera, nasconde tuttavia un dato inquietante: a voler leggere maliziosamente l’andamento arrancante e caotico della politica veronese, può darsi che, sotto sotto, nessuno intenda davvero prendere in mano la patata bollentissima di una città che, dal filobus all’Arena, dal traforo all’aeroporto, per risollevarsi dovrà contare su un’amministrazione di supermen. Anche perché, è bene sottolinearlo, nella macchina comunale e nella dirigenza delle partecipate, Tosi manterrà i suoi uomini, fin quando gli resteranno fedeli, è da mettere in conto pure il cosiddetto “avvelenamento dei pozzi”.
Chiunque si siederà sulla poltrona di primo cittadino poggerà il posteriore su una polveriera.Fatte le debite proporzioni e differenze, Verona potrebbe essere colpita dalla “sindrome Roma”, per cui tutti dicono di voler vincere, ma ciascuno spera di riuscire a perdere. A parte la Lega, che di riconquistare il capoluogo scaligero ne fa una questione d’onore, dopo il “tradimento” di Tosi.