Fatima e la Controrivoluzione ungherese da ricordare sempre

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card_jozsef_mindszenty-2-1L’EDITORIALE DEL VENERDI

di Arai Daniele

Per ricordare la resistenza cattolica ungherese del 1956, nel novembre di sessant’anni da quella tragedia e la parte eroica del Cardinal Mindszenty che, in prigione dal 1949, solo allora fu liberato. Ma è passato a rifugiato nell’Ambasciata americana fino al 1971, quando fu «vittima» dell’accordo vaticano per spatriarlo. Morì nel 1975 a Vienna. Il presidente Orban non lo dimentica. È venuto a Fatima di recente per ricordarlo nel «Calvario degli Ungheresi».

In questo senso qui è riprodotta parte di uno scritto per descrivere i fatti de P. Werenfried, conosciuto come Padre Lardo, che a sua volta provò de difficoltà dei rapporti col Vaticano conciliare, che operava con la scellerata Ostpolitik di Montini e compagnia. Egli aveva allora organizzato una campagna di aiuti alla «Chiesa del Silenzio», cioè del mondo occupato dai sovietici, ma ecco che il Vaticano l’ha fatto cambiare il nome in «aiuto alla Chiesa che soffre», che continua tuttora un’opera di assistenza in generale. Sentiamo il Padre nel 1986:

“Cari benefattori ed amici dell’Aiuto alla Chiesa che soffre! Cari giovani, fratelli e sorelle in Cristo!

Alla fine di questo mese gli Ungheresi ricorderanno il trentesimo anniversario dell’insurrezione del mille novecento cinquanta sei. In quei giorni di speranza infranta, la figura dominante era l’uomo che, ancor oggi, incarna la rivendicazione della libertà per la Chiesa in Ungheria: il Cardinale Jozsef Mindszenty, il prezioso chicco di grano ungherese che, undici anni fa, in Mariazell in Austria, nel giardino di Maria, cadde in terra: «Dio lo ha saggiato e lo ha trovato degno di Se!».

Dio lo ha saggiato! Egli ha dovuto percorrere una Via Crucis quale forse nessun altro Cardinale prima di lui. Egli l’ha percorsa in ammirevole fedeltà, senza odio contro i suoi persecutori, ma anche senza deviare là dove compromesso o fuga avrebbero potuto agevolare la vita. Fedelmente ha servito il Signore: “Perché Ia dov’era Cristo, doveva essere il Suo servo”.

Egli ha terribilmente sofferto. Nessuno fra quanti udirono la sua voce il 5 febbraio mille novecento quaranta nove, durante la radiotrasmissione del suo processo, potrà mai dimenticare il tono con il quale sempre di nuovo egli ripeteva: «Igenis, igenis — sì, sì, è così». Non era la sua voce vera, ma quella del Mindeszenty contraffatto, che orribili torture avevano ridotto ad un rottame abulico.

II Cardinale mi ha più tardi raccontato con quale brutalità fu imprigionato. Le persone intorno a lui, urlando, gli strapparono di dosso dapprima la tonaca, poi la biancheria personale… Ballando intorno a lui, gli misero una veste variopinta da pagliaccio. Quando, durante il primo interrogatorio, si rifiutò di firmare il protocollo falsificato, gli tolsero l’abito da arlecchino e i pantaloni. Un maggiore prese uno sfollagente, lo gettò a terra e cominciò a colpire dapprima sulle piante dei piedi e poi, instancabilmente, su tutto il corpo finche non perse i sensi. Rinvenne quando gli gettarono addosso dell’acqua. Poi lo rivestirono e venne nuovamente interrogato. Per la seconda volta gli chiesero di firmare. Si rifiutò ancora e di nuovo lo abbatterono a colpi di sfollagente senza riuscire a strappargli la firma. Una terza volta tentarono invano di piegarlo con quella tortura. Così per due settimane il Cardinale ogni notte per tre volte venne sottoposto a quel martirio. Durante il giorno gli veniva impedito di dormire e con la forza gli erano somministrate dosi sempre più massicce di farmaci e di droghe. Minacciarono di torturare la sua vecchia mamma. Infine solo il carnefice si occupò di lui. Con in una mano il manganello di gomma e nell’altra un affilato coltello, costringeva il Cardinale, completamente nudo, a trottare e a galoppare come un cavallo da circo. II manganello si abbatteva ad intervalli sulla sua schiena. Nonostante il fiato grosso e le schegge del pavimento di legno che gli ferivano i piedi nudi, il cardinale correva quanto poteva per sfuggire ai colpi. Cosi in trentanove giorni e notti, i boia atei spezzarono una delle più nobili figure della Chiesa. «Agli occhi degli stolti egli parve morto».

Più dolorosa ancora fu la croce, da lui definita la più pesante della sua vita, che dovette sopportare quando fu sacrificato alle illusioni dei diplomatici come oggetto di scambio della Ostpolitik e, per obbedienza, dovette prima abbandonare la sua patria, poi essere destituito dal suo ufficio. «Come oro nel crogiuolo il Signore lo ha saggiato e lo ha gradito come un olocausto”.

II fatto che il Cardinale non abbia ceduto alla tentazione di giustificarsi apertamente ma abbia accettato la croce, visto alla luce della fede, è stato il coronamento della sua vita. La sua amara sorte ci ricorda che tutti gli sforzi per salvare la Chiesa minacciata rimarranno sterili senza le suppliche di sconosciuti oranti e la silenziosa via crucis di santi ignorati. Da costoro la Chiesa riceve la sua forza vitale. Cosi, quel che accadde al Cardinale Mindszenty si manifesterà un giorno come una vittoria della Croce.

Gesù Cristo e tutti i martiri che hanno condiviso il suo destino, hanno preceduto il Cardinale sulla difficile via che egli scelse liberamente. E la via dei Santi di tutti i tempi. Essi sono privati dei loro diritti esattamente come il Figlio di Dio, che assunse la condizione di servo e si fece obbediente fino alla morte di croce. Questa croce dell’obbedienza è la legge fondamentale del cristianesimo, legge che nessuna teologia della liberazione può togliere di mezzo.

II fatto che un gigante della storia della Chiesa si sia sottoposto umilmente a questa legge, è un segno di grande santità è un esempio per tutti quelli che soffrono sotto la pesante e spesse volte incomprensibile croce dell’obbedienza ecclesiale.

  • Qui si deve capire cosa sia l’obbedienza dovuta a Dio e quella umana che la contrasta. Se il Padre a quell’epoca aveva in mente la disobbedienza di Mgr Lefebvre al Vaticano 2, era in grosso errore. Purtroppo il giudizio critico del Cardinale verso la politica di Paolo 6 negli anni Settanta, non arrivò mai sui veri problemi della Chiesa. Parimenti, quelli di P. Lardo, che sembra alieno alle questioni dottrinali; va preso allora per quello in cui era fedele. In tal senso era d’accordo con la resistenza alla Ostpolitik di Padre A. Ulisse Floridi, le cui lezioni voleva patrocinare a Roma, ma trovò il divieto del Vaticano di Wojtyla. Costui in Polonia fu prete per la pace vicino ai movimenti Znak e Pax, cripto comunisti, avversi alla linea del card. Wychinsky, ma sembra che tutti lo ignorano.

“Con un gesto di grandissimo coraggio, Giovanni Paolo II, tramite il Suo Nunzio, ha voluto riabilitare ufficialmente il Cardinale, mentre erano ancora in vita i suoi avversari. In una lettera indirizzata al vescovo incaricato per gli ungheresi in esilio egli scrive cosi: «Il mondo cattolico non ha dimenticato il coraggio e la fedeltà a Dio, la perseveranza dolorosa e le umiliazioni personali del primate d’Ungheria, la riproduzione contraffatta delle sue parole, la violazione della sua volontà, quando egli rese testimonianza al suo Dio e fu trovato fedele. Giustamente veneriamo la memoria di un uomo così pronto al sacrificio, che visse solo per il Signore. II suo esempio rafforzi la fede dei cattolici ungheresi e la loro fedeltà e sia di guida a tutti gli uomini di buona volontà.

“Queste parole del Papa suonano molto diverse da quelle pronunciate dal nuovo presidente della conferenza episcopale ungherese, il vescovo Paskai. Egli ha fatto parte dei «Preti per la pace» e si dice che il regime ungherese lo vorrebbe Arcivescovo di Eszergom e Primate d’Ungheria. Incredibilmente, in una conferenza stampa Paskai ha avuto l’impudenza di riabilitare Rakosi, il carnefice d’Ungheria del quale si vergognano anche i comunisti, e di attribuire la colpa della persecuzione non a Rakosi, ma ai «fatali e disastrosi errori» di Mindszenty. Possiamo solo pregare affinché Kadar non riesca, con dei ricatti, ad ottenere la nomina di questo indegno candidato a successore di Mindszenty.

Ma il capitolo della persecuzione religiosa non si chiude con Mindszenty. Gesù è sempre schernito, flagellato, coronato di spine, condannato a morte. Porta la croce a Budapest, Praga, Varsavia, Tirana, Bucarest, Sofia, Vilnius, Kiev, Riga, in Siberia e sui Calvari dei paesi conquistati dal marxismo in Asia, Africa e America Latina.

Capita ancora ai nostri giorni che la sua morte sia voluta da una folla forsennata, come una volta a Gerusalemme, o da un sistema nemico del popolo che con tutti i mezzi grida il suo odio contro l’Unto del Signore. Crocifiggilo! grida il sistema e il dittatore albanese Enver Hodja -morto qualche tempo fa- ordina che il vecchio vescovo Coba sia percosso a morte, perche a Pasqua voleva celebrare la Messa per i suoi compagni di prigionia.

Crocifiggilo! grida il sistema e gli sbirri atei incatenano il sacerdote ucraino Anatol Gorgula, lo cospargono di benzina e lo bruciano perché aveva celebrato la Liturgia senza autorizzazione. Crocifiggilo! si sente gridare in Cecoslovacchia e la polizia segreta di Husak uccide lo studente Svanda perché dedicava il suo tempo libero alla Chiesa delle catacombe. Crocifiggilo! pretende la dottrina di Marx e il dittatore Menghistu fa deporre e sparire il patriarca d’Etiopia. Crocifiggilo! pretende il regime jugoslavo e fa condannare il sacerdote Krizic a Mostar a cinque anni e mezzo di reclusione, perche nella sua biblioteca c’era la biografia del cardinale Stepinac. Crocifiggilo! pretende il regime romeno e Ceausescu getta di nuovo in prigione, dopo sedici anni di reclusione, il sacerdote Calciu perché protestava contro l’alleanza dei Vescovi ortodossi con il potere dello Stato. Crocifiggilo! pretende il sistema vacillante in Polonia e il generale Jaruzelski fa rinchiudere migliaia di persone oneste nei campi della fame senza riscaldamento perché essi sostengono che un popolo cattolico deve essere governato secondo principi cristiani.

Oltre metà dell’umanità geme sotto il giogo della persecuzione e della tirannia. Sotto il peso di questo giogo o per la violenza di dittatori senza scrupoli, quindici milioni almeno di persone vanno alla deriva e sono dispersi nel mondo come granelli di sabbia.

II novantacinque per cento provengono da paesi marxisti. Pochi sono i paesi che non abbiano centinaia di migliaia di stranieri di passaggio e centinaia di migliaia di altri sistemati solo provvisoriamente. Tutti questi perseguitati e profughi sono confidati alla nostra Opera, all’Aiuto alla Chiesa che soffre.

È il Cristo stesso che soffre in questi fratelli. Come nell’Orto degli Ulivi suda sangue e acqua in tutti quei respinti che, come Lui, non trovano nessun apostolo che vegli con loro nell’ora della grande desolazione. Come davanti a Pilato, e flagellato in tutti i paesi dove le dittature calpestano la giustizia e la liberta. Egli porta una corona di spine, fatta dal filo spinato di mille campi di concentramento. Cadendo sotto il peso della croce, i suoi occhi cercano invano una Veronica e un Simone di Cirene che lo accompagnino nella Sua Via Crucis.

Tutto questo sembra essere necessario per la nostra salvezza. Ma non tutti sono chiamati a contribuire in maniera uguale a questa salvezza. Perché non è il vostro bambino che deve morire di fame? Perché non siete voi privati del pane perché andate a Messa? Perché non siete voi a essere torturati? Voi non lo sapete ed io neppure. È un mistero. Noi non siamo migliori, però viviamo meglio degli altri. Noi, i pochi che approfittiamo del benessere nella liberta, seguiamo un cammino verso il cielo ben diverso da quello dei molti che devono perire nella schiavitù, nella fame, nella miseria.

Ma essi periscono davvero? No — Sono i figli prediletti di Dio perché sono «i più piccoli dei suoi». Dopo un breve tempo di prova, Dio stesso asciugherà le loro lacrime, perché sono diventati conformi all’uomo del dolore. Noi invece che portiamo solo in minima parte il fardello della Croce, resteremo poveri per l’eternità se non parteciperemo all’amore di cui essi hanno bisogno. Mentre essi sono purificati nelle lacrime, noi siamo messi alla prova nell’amore. Se non andiamo con le mani piene di bontà, verso i nostri fratelli crocefissi anche per i nostri peccati, se nella nostra abbondanza siamo avari e non siamo tutto ciò di cui possiamo fare a meno per il Cristo sofferente, se non diventiamo più eroici nell’amore, dobbiamo temere per la nostra salvezza eterna.

Non pensiamo di non esser responsabili del calvario della Chiesa perseguitata. Come siamo responsabili della passione di Cristo nella misura dei nostri peccati personali, cosi siamo colpevoli delle lacrime di quelli che, secondo la parola di S. Paolo, devono completare ciò che manca alla passione di Cristo. Ma se siamo tutti colpevoli, TUTTI noi dobbiamo soccorrere e consolare coloro che, a causa dei nostri peccati, bevono al calice amaro della passione di Gesù. Con l’amore più grande possibile dobbiamo preoccuparci delle loro desolazioni. Questo amore può costarci un po’. II Vangelo non dice da nessuna parte che l’amore non può ridurre il nostro livello di vita: deve renderci più poveri.

L’ondata di persecuzione, odio e violenza che inonda il mondo di oggi non ha una causa umana. Non è che un sintomo della lotta invisibile che non e scatenata dagli uomini ma dagli spiriti maligni al servizio del Diavolo. L’istigatore di questi crimini non può essere che «l’omicida dell’origine» che ha nome Satana. Egli attacca il regno di Dio con tutte le sue forze e con tutti i seguaci di cui può disporre. Questi sono più numerosi di quanto non si creda poiché, da decine d’anni, è stato fatto di tutto per scalzare o abolire i comandamenti di Dio. Certe leggi di molti paesi cristiani hanno messo come estrema norma della morale non la parola di Dio ma la sapienza del mondo. La conseguenza è, tra l’altro, l’assassinio impunito della vita non sbocciata. Infatti, Satana ha campo libero, ora che, con l’aiuto di alcuni teologi ciechi, può nascondere la sua presenza nel creato.

  • Si è visto che P. Werenfried era tra quelli che coltivavano l’illusione che Wojtyla fosse il gran demolitore del comunismo. C’è da domandarsi se la falsa ’obbedienza’ del Padre lo farebbe accettare pure un altro anticristo come Bergoglio, ostinato a banalizzare i severi divieti dei comandamenti di Dio, riguardo all’aborto e al matrimonio, ridotti a colpe negoziabili con qualsiasi prete progressista. Chi accetta il Vaticano 2, non accetta forse la liberalità nelle questioni più sacre? Eppure, da più si sessant’anni c’è il silenzio di questi consacrati, per volta forti, ma deboli di fronte ai falsi pastori …

“Spesso nella storia Satana si è trovato alle porte della Chiesa. Sempre di nuovo i discepoli di Cristo, anche se Egli ha vinto il demonio con la sua morte in croce, sono attaccati dal nemico. Per quanto la sua lotta senza fine contro il Figlio di Dio è destinata allo scacco, tanto più egli infuria contro gli uomini deboli che portano il tesoro della vita divina in fragili vasi. Solo l’armatura di Dio può salvarli. Nuovamente il nemico è alle nostre porte. Ha già versato il sangue di innumerevoli martiri … e anche quello di Giovanni Paolo II (!). Come non pensare qui alle parole pronunciate da Maria a Fatima e al terzo segreto che ha confidato a Lucia? Se si dice nella versione ufficiosa di questo segreto che gli oceani inonderanno continenti interi e che milioni di persone periranno in un minuto, tutto ciò dovrebbe bastare perché ogni fedele assuma le sue responsabilità. Perciò prendete il Rosario e pregate! Pregate senza porvi interrogativi e affidate voi stessi e tutto il resto alla Madre di Dio.

“Sessanta nove anni fa Maria apparve a Fatima per invitare i fedeli a cambiare la loro vita, a non offendere più Dio, a consacrarsi al suo Cuore Immacolato, a recitare il Rosario e a fare penitenza dei loro peccati. La credibilità di questo messaggio fu testimoniata da un segno nel cielo: il sole girò tre volte su se stesso come una palla di fuoco, precipitò verso la terra a una velocità vertiginosa e risalì a zig zag. II fenomeno che durò dieci minuti, fu osservato da migliaia di persone e descritto nei particolari dalla stampa portoghese.

Questo miracolo del sole era la conferma d’una serie di rivelazioni. Ecco la parola di Maria ai fanciulli di Fatima: «Avete visto l’inferno, dove vanno le anime dei poveri peccatori. Per aiutarli Dio vuole diffondere nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato. Se si farà ciò che vi dico, molte anime saranno salvate e ci sarà la pace. Ma se si continuerà a offendere Dio, scoppierà una nuova guerra più terribile ancora. Per prevenirla, io chiederò la consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato, e la Comunione di riparazione ogni primo sabato del mese. Se si obbedirà alla mia richiesta, la Russia si convertirà e ci sarà la pace. Se invece non lo si farà, la Russia diffonderà i suoi errori nel mondo intero e scatenerà guerre e persecuzioni religiose. Molti giusti saranno martirizzati, il Santo Padre dovrà soffrire molto, parecchi popoli (nazioni) saranno annientati. Ma alla fine il Mio Cuore Immacolato trionferà».

8 Risposte

  • Caro Daniele. se pensi che G XXIII perseguitò, sì, perseguitò san Pio da Pietrelcina – alter Christus – facendolo spiare anche nel confessionale, non ci risulterà strano che il suo successore, il massone P VI, abbia perseguitato un altro martire, un alter Christus, il santo cardinale Mindszenty, con un’acredine e una violenza inconcepibile in un cristiano. Montini era quel delatore che, puntualmente, segnalava alla Russia sovietica i cattolici fedeli a Roma. Una nota spiacevole: Pio XII avrebbe dovuto scomunicarlo e non farlo arcivescovo di Milano. Un segno di debolezza anche nei migliori.

  • Bene Arai, non è una sbrodolata, ma una memoria storica che serve a ricordare i martiri e le contraddizioni di certi sacerdoti !

  • Arai scrive qui su Agerecontra dal 2010 ogni settimana. I suoi sono sempre tra gli articoli più letti ed apprezzati. Ovviamente c’è anche qualcuno che dissente. Ma ci sta. Non si può piacere a tutti, soprattutto se si è controcorrente.

  • Infatti, caro amico, quando penso che G23 perseguitò, Padre Pio da Pietrelcina in quel modo, e istaurò nella Chiesa il clima di persecuzione dei più fedeli, che continua e si accentua con Bergoglio, vedo il martirio del lungo seguito fedele al «Vescovo vestito di bianco». La Profezia di Fatima, con la visione di questo massacro virtuale, era già più chiara nel 1960, tempo di Roncalli, seguito da Montini e compagnia … e la persecuzione dei fedeli alla Tradizione continuò, e continua con tante ‘morti civili’ di vescovi, preti, religiosi e civili. Quando finirà?

  • e io, invece vedo che se dovesse vincere il si, veniamo tutti in Portogallo a bussare ad una certa porta …

  • Ehi, Silvano, buona idea ! Anche se non potremmo accusare Arai dell’infausto evento !

  • SÌ, “la Profezia di Fatima, con la visione del massacro virtuale, era già chiara nel 1960, tempo di Roncalli, seguito da Montini e compagnia … e la persecuzione dei fedeli alla Tradizione continuò in nome dell’ubbidienza al «papa anticristo», e continua con tante ‘morti civili’ di vescovi, preti, religiosi e civili”. Sono quelli che, pure come eroi della resistenza, Slipy, Mindszenty, difesero la verità. Ma, una volta a Roma, rimasero bloccati sulla vera questione, come Ottaviani, Lefebvre e tanti. I loro discepoli, inevitabilmente… se la dicono, è per metà. Erano fuori ben pochi, come il Padre Saenz y Arriaga, rimasto lontano.

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