di Maurizio Blondet
Trump “ha tutte le intenzioni di riconoscere Gerusalemme come capitale indivisa dello Stato ebraico, spostando lì l’ambasciata Usa, ora Tel Aviv”. Intende anche “stracciare il trattato con l’Iran” che (colpa di Obama) ha sollevato Teheran dalle sanzioni, e punire questo paese “che è il più grande sponsor del terrorismo al mondo”. Questo, cinque giorni fa. Un giorno dopo Walid Phares, un notevole analista e studioso politico (cristiano maronita libanese) che viene indicato come “importante consigliere in politica estera di Trump”, assicura alla BBC che Trump riconoscerà Gerusalemme capitale ma lo farà “per consenso”; e non “straccerà” il trattato con l’Iran, ma “lo rinegozierà”. Qualche ora dopo, tale David Friedman, indicato come “uno dei consiglieri di Trump per Israele e Medio Oriente, confermava che Donald “avrebbe adempiuto la sua promessa” di spostare l’ambasciata a Gerusalemme.
Temo che dovremo abituarci a questo tipo di procedimenti decisionali. Quel che Trump ha detto all’AIPAC a marzo per strappare i voti ebraici, è stato tale da far sembrare Netanyahu un moderato, Paul Wolfowitz un timido nell’amore a Sion. Egli dice quel che il pubblico del momento vuol sentirsi dire? O né già in mano ai neocon, come temono per esempio Ron Paul (“Occhio al governo-ombra”, lo ha esortato) e Paul Craigs Robert?
http://www.thedailysheeple.com/ron-paul-on-trump-election-beware-of-shadow-government_112016
Propongo umilmente una terza ipotesi. Le idee di Trump su Israele e gli ebrei gli vengono dalla figlia Ivanka, indicata (anch’essa) come “ascoltatissima consigliera di papà”; e Ivanka prende le idee dal marito, l’aitante ebreo Jared Kushner, a cui ha dato tre figli.
Quindi è istruttivo sviscerare la personalità di Jared. Da dove viene? Come nasce? Egli è proprietario della ditta di famiglia, la Kushner Properties, si occupa di “real estate owning and development”, insomma prende gli affitti delle migliaia di appartamenti che la famiglia possiede a New York, e con quel che lucra, compra grattacieli per uffici a Manhattan: è questo il suo lavoro. Diciamo, un palazzinaro, anche se nelle misure titaniche dei palazzinari a New York; un collega di Donald, in qualche modo. Possiede anche il New York Observer, un settimanale che ha comprato con 10 milioni spiccioli.
Figli di papà da generazioni
Non è il classico imprenditore che si è fatto da solo, il bel Jared. E’ subentrato nell’impero immobiliare al papà, Charles Kushner. Notevole figura di “filantropo” (ossia donatore ad organizzazioni ebraiche), 61 anni, nemmeno papà Charles si è fatto da solo. E’ entrato in affari nel 1984 subentrando a suo padre Joseph, indicato come “un sopravvissuto all’Olocausto di origine polacca” (torna sempre utile) nella gestione dei 4 mila appartamenti che il Sopravvissuto aveva messo insieme nel New Jersey. Jared dunque è figlio-di-papà di un figlio di papà; figli di papà da generazioni. Dati gli affitti alle stelle a New York, si intuisce che quando si gestiscono migliaia di appartamenti, i soldi arrivano tanti e sicuri: non occorre nemmeno sviluppare uno spiccato senso degli affari.
Né ci si aspetta da un mega-palazzinaro che nutra profonde riflessioni in politica estera e filosofia politica, o che si doti di una cultura superiore. Vero è che Jared ha frequentato Harvard: vi è stato ammesso dopo che suo padre ha fatto alla prestigiosa università una donazione di 2,8 milioni di dollari. E dopo, il bel Jared ha preferito spostarsi alla New York University dove ha preso un dottorato (MBA), previa donazione paterna di altri 3 milioni di dollari.
http://www.townandcountrymag.com/society/politics/news/g2542/jared-kushner-facts/
Insomma, c’è motivo di ritenere che Jared non tenga sul comodino “La democrazia in America” di Alexis de Tocqueville, né abbia mai desiderato scambiare riflessioni geopolitiche con Henry Kissinger o Zbig Brzezinsky (il che può essere un bene), né abbia conoscenza alcuna del guru dei neocon, Leo Strauss. Si è fatto ebreo nella setta degli ortodossi riformati; Ivanka nata Trump si è “convertita” a quella setta, prendendo dei corsi di ebraismo da un rabbino riformato; forse è utile sapere che i rabbini di Israele negherebbero la cittadinanza ebraica ai figli nati dal matrimonio, considerandoli non giudei. Ciò non impedisce a Jared e Ivanka di esibire un comportamento scrupolosamente ebraico: il venerdì sera spengono gli smartphone (il Sabato non si devono accendere fuochi né per estensione apparecchi elettrici) e “si godono i figli”, secondo le descrizioni rapite dei rotocalchi rosa. Mangiano i cibi freddi e kosher che Ivanka “ha imparato a cucinare il venerdì”, ha raccontato Jared ai suddetti rotocalchi, “lei che mai aveva cucinato in vita sua”. Le idee di Jared su Israele sono semplici: Sion ha sempre ragione.
L’influenza del genero giovinotto su Trump è forte. Lo dimostra la cancellazione di un personaggio importante che ha ottenuto dal team di transizione del suocero, Chris Christie, vecchio compare di Donald. Ma per questo, dobbiamo fare – come nei romanzi d’appendice – un passo indietro. E tornare al papà Charles Kushner, il consuocero, il filantropo.
Il papà è finito in galera
Nel 2005 (Jared aveva 24 anni) papà Charles ha avuto una condanna penale. Una cosetta da nulla: evasione fiscale, donazioni politiche illegali, corruzione di testimoni. L’indagine aveva preso inizio dai soldi in nero che Charles Kushner aveva passato sottobanco al governatore del New Jersey, Jim McGreevy, allora in campagna elettorale (i Kushner sono sempre stati grandi finanziatori dei “democratici”); nel corso del processo si è scoperto che papà Kushner aveva organizzato un tentativo di ricatto contro un suo cognato, che (secondo lui) stava collaborando coi federali per sputtanarlo. Un piccolo piano che scolpisce a tutto tondo la statua morale del Filantropo di figlio di Sopravvissuti: aveva assoldato una escort di lusso perché seducesse il cognato, per poi riprendere in video gli atti sessuali dei due, onde ricattarlo. Alla fin fine, papà fu multato di 500 mila dollari dalla Commissione Federale Elettorale, e gli furono comminati due anni di galera – uno dei quali ha effettivamente passato in una prigione di Alabama, e il secondo ai domiciliari.
E chi era a quel tempo attorney general in New Jersey, e dunque pubblico accusatore di papà? Nient’altri che Chris Christie, vecchio amico di Trump, divenuto poi governatore del New Jersey. Egli aveva ottenuto la condanna di Charles Kushner con una ficcante indagine che l’aveva reso celebre e popolare.
Quando Jared – che è entrato nel transition team, senza avere alcuna specifica esperienza – ha visto che Christie era sul punto di entrare nello transition team, ha piantato un litigio in piena regola col suocero: no, quello no! Non lo voglio! A conferma che l’ebreo non perdona mai.
Donald Trump ha accontentato il genero.
Alcune fonti descrivono The Donald già “sopraffatto” dalle difficoltà di mettere insieme il transition team, e non parliamo dei ministri del suo governo (dove miriadi di neocon si candidano, o dicono di essere stati scelti). Oltretutto, Donald, prima di entrare alla Casa Bianca, dovrà entrare in un’aula di giustizia dove dovrà rispondere di “frode e associazione a delinquere” per una faccenda riguardante la sua “università”, Trump University: 5 mila studenti di detta università gli hanno fatto causa sostenendo che sono stati truffati per 35mila dollari ciascuno. Anche se non rischia per questo l’impeachment (col Congresso massicciamente repubblicano), certo il prestigio di The Donald non ne sarà accresciuto. E questa è solo una delle 72 cause che lo attendono: un dettaglio che lo avvicina sempre più al ritratto di Berlusconi, già di per sé impressionante per somiglianza (la sola vera differenza: Silvio non fu mandato all’accademia militare a 13 anni, purtroppo).
Ma la domanda che preme al vostro modesto cronista è un’altra: passando dalla soggezione ai neocon allievi di Leo Strauss alla soggezione al palazzinaro kosher Jared § Family, la Casa Bianca migliorerà la sua attitudine politica verso lo stato ebraico? Aspettiamo i fatti. Per intanto, Israel Shamir ci informa che non solo una quantità di ebrei americani hanno votato Donald, ma della sua elezione è contentissimo Netanyahu – che odiava Obama – e anche gli israeliani, bisognosi di una personalità ristrutturante sul piano internazionale, dopo 15 anni di destabilizzazioni. Magari accetterano da Donald cose che hanno rifiutato a decine di presidenti? Chissà.
Per i nostri lettori più apocalittici, forniamo un indizio dei tempi che ci attendono. Nel 2007, padre e figlio Kushner hanno acquistato il prestigioso grattacielo da uffici situato davanti al Rockefeller Center, all’indirizzo 666 Fifth Avenue, New York City; l’hanno voluto fortemente, al punto da sborsare la cifra più alta spesa fino ad allora per un palazzo da uffici in affitto, 1,8 miliardi di dollari. Apparentemente il sinistro numero 666, invece di respingere i miliardari concorrenti, li attraeva; se lo contendevano. Chissà se vuol dire qualcosa.
Fonte: http://www.maurizioblondet.it/la-casa-bianca-dai-neocon-al-palazzinaro-kosher/
Tutti i figli di Trump, femmine e maschi si sono sposati con ebrei. Il neoleletto ora ha un
nemico temibile: Soros, il braccio armato dei Rotschild, quindi sono loro i veri ‘nemici’ e quello è molto scomodo. La storia di Trump assomiglia per qualche verso a quella di Abramo Lincoln, tranne per la discendenza: il primo nasce ricco, il secondo povero, il primo vuole fare delle riforme che se non aggradano alla Bestia, chiamata anche Sistema, avranno vita difficile, il secondo le ha fatte, incluso l’abolizione della schiavitù, ma con molta fatica in quanto nel suo stesso Partito Repubblicano aveva parecchi nemici, altra assonanza con T. Ha chiesto al Congresso il permesso che lo Stato emettesse dei bond per potere finanziare delle infrastrutture necessarie alla modernizzazione del Paese, e questo per due volte, sempre con successo, mentre Trump dovrà trovare capitali da più parti.
Questo ha irritato sommamente i Rotschild che volevano finanziare al loro solito modo (delinquenziale) questi progetti di Lincoln, per cui hanno ingaggiato un certo John W. Booth, anche lui ebreo, per farlo ammazzare. Inoltre Trump è molto amico di Isarele…insomma sarà una guerra tra potentati ebrei, quindi all’ultimo sangue. Se la presidenza del neoletto terrà con il fiato sospeso il mondo come fu per la sua elezione, non ci annoieremo certamente. Intanto il capo della Commissione europea mangia tappeti che innaffia generosamente con il cognac:
http://www.ilgiornale.it/news/esteri/leuro-presidente-ubriacone-fa-colazione-col-cognac-1030586.html mentre la Merkel risponde alla decisione di Trump di rimandare al mittente 2 o 3 milioni di migranti (cosa già realizzata da OBAMA ! durante le sua presidenza) decidendo “frontiere aperte” in Germania. Bene, così le mandiamo anche i nostri.
Se solo tutti i miei desideri avessero una risposta così immediata a quello espresso nell’ultima riga..Il Telegiornale della sera del secondo canale tedesco ha annunciato che già ora sono stati portati per charter* 170 migranti eritrei in Germania, uno dei quali intervistato ha raccontato che è felice di
essere stato accolto in quanto sia il viaggio dall’Eritrea come il trattamento in Italia sono stati un inferno. Seguiranno altri spostamenti in tutto dovrebbero essere 160.000 che comprendono anche quelli della Grecia e verranno poi suddivisi in vari Paesi europei, con quote irrisorie, quelli dell’Est si sono opposti del tutto! ma la parte del leone la farà la Germania. Bisogna forse temere che la notizia si sparga attraverso i cellulari di cui ‘i migranti ‘ sono ben provvisti, allora riprenderanno gli sbarchi alla grande. Pare che la Merkel voglia ricandidarsi per un quarto mandato. (Sion non trova un altra megera come lei). E’ noto che il numero 17 porta male, probabilmente in connessione con la nascita della massoneria nel 1717, e rimane uno dei numeri preferiti della ‘fratellanza’ (sic). Il 2017 vede le elezioni in Francia e Germania, referendum nel Regno Unito e l’insediamento del prossimo presidente USA e chissà forse anche in Italia.
Pollice verso e/o alzato, pregare per e contro.
*Pare che quest’estate, per un certo periodo sono arrivati voli charter notturni in aeroporti tedeschi minori- un aereo porta in media dai 280 ai 330 passeggeri- che partivano da Antalya, e portavano migranti, con la frequenza di due charter l’ora a partire da mezzanotte sino alle 6h.