A lato in foto Mons. Fellay e don Cusick all’inaugurazione del nuovo seminario FSSPX in Virginia, USA
di Matteo Castagna
Don Kevin M. Cusick, corrispondente di Rorate Caeli per l’apertura del seminario della Fraternità San Pio X in Virginia, è cappellano della Marina Militare e il pastore della chiesa di San Francesco di Sales a Benedict, nel Marylamd, Arcidiocesi (occupata dai modernisti) di Washington.
Sul sito americano Rorate Caeli (clicca per leggere l’articolo completo) viene pubblicata una chiacchierata che il sacerdote fraternesco intrattiene col Superiore Generale della Fraternià S. Pio X, Mons. Bernard Fellay, in cui quest’ultimo parla dei negoziati (che sono, almeno, bilaterali per definizione!) con il Vaticano attuale. Il vulnus della notizia era già stata riportata con cappello introduttivo di commento su questo sito, ieri. Ma qui si ha la conferma da una autorevole fonte diretta della Fraternità (il suo Capo!) e l’aggiunta di un particolare, molto importante, che era evidentemente implicito già nell’articolo precedente, ma in questo viene detto chiaramente.
Don Cusick incalza Mons. Fellay sui “chiarimenti” mancanti per giungere alla Prelatura personale e riceve la conferma che si tratta di alcune non meglio precisate questioni in merito alla libertà religiosa e all’ecumenismo, perché la questione liturgica è già stata affrontata. “Il vescovo – a detta del Reverendo fraternesco – ha descritto gli attuali accordi come “quasi pronti” e in fase di ritocco finale; il suo comportamento e la sua espressione esprimevano fiducia e serenità”. Ha parlato in particolare della dichiarazione di “Mons.” Müller secondo il quale la Fraternità deve accettare il Vaticano II, comprese le parti in discussione. ed è qui che si sta cercando la quadra o meglio la formulazione accettabile da entrambe le parti.
Müller ha detto che “c’è un sacco di pressione da parte di quelli che noi chiamiamo i modernisti” per rendere le cose impossibili circa l’integrazione della Fraternità.
Egli ha detto che qui è in ballo “una certa mentalità” e “lei sa che è molto difficile cambiare mentalità”; si tratta della mentalità di “una certa generazione” e queste cose “richiedono tempo”. Ha detto che dobbiamo arrivare a un punto in cui è possibile che, riguardo ai detti punti in questione del Vaticano II, si possa “non essere d’accordo e tuttavia continuare ancora ad essere cattolici”. Mons. Fellay sembra preparato ad aspettare se necessario, impegnando il suo tempo a lavorare perché la Fraternità continui a crescere e prosperare.
Qui non ci sono modernisti, conclude il sacerdote su Rorate Caeli. Ci sono solo coloro che aspettano, senza fretta, l’artificio dialettico adeguato alla mentalità di certi modernisti o che essi vengano pensionati dall’età o direttamente dal Padre Eterno, per essere riconosciuti cattolici dai modernisti, anche se non si è d’accordo con loro.
Cari lettori, non è una barzelletta e neppure la notizia data dal “Lercio” (noto sito satirico) ma la posizione espressa pubblicamente dall’erede di Mons. Lefebvre. Chissà cosa ne penserà, dal Cielo. Non possiamo saperlo. Sicuramente sappiamo che l’eredità lasciata alla sua Fraternità fu quella di chiedere di mantenere i contatti con Roma affinché si potesse continuare a fare quella che chiamava “l’esperienza della Tradizione” nella Chiesa. E va detto che Ratzinger prima e Bergoglio poi, con l’abile sponda diplomatica di Fellay e dei suoi collaboratori più allineati, stanno realizzando quel carisma, nell’unità della diversità, come vuole il Concilio. Ma con una terminologia che deve andar bene a tutti, senza che nessuno disturbi l’altro, passando prima da anni di normalizzazione, attraverso la comunicatio in sacris col clero conciliare, la frequentazione delle parrocchie, le collaborazioni, le sinergie, gli interscambi, così che sia il tempo ad abituare entrambe le parti all’ “unione di fatto” per predisporle al “matrimonio”. Il tutto avviene mentre Burke e altri tre cardinali conciliari hanno scritto una lettera di chiarimenti a Bergoglio in merito ad alcuni punti “poco cattolici” della Amoris Laetitia, superando, paradossalmente, “a destra” la Fraternità, pur rischiando di essere sacrificati dallo stesso Bergoglio sull’altare matrimoniale con Fellay, che le agenzie già preannunciano per lunedì 21 novembre 2016.
Speriamo che benedetto ratzingher abbia ancora la verve di studiare un altro dei suoi ” artifici dialettici ” . E che finalmente si chiuda questa grottesca commedia degli equivoci.
Che, poi, dovrebbe essere già stata chiusa con l’accordo in Argentina .
Ratzingo, il filosofeggiante alla Rahner saprà trovare certamente un’ermeneutica valida per il nuovo accordo. Riguardo a mons Lefebvre, credo abbia ancora da smaltire la cacciata di mons. Guerard dal suo seminario, per non compromettere troppo i rapporti con Roma, già abbastanza tesi. Quindi può solo dispiacersi vieppiù di quanto i suoi consacrati abbiano ben appreso l’arte “diplomatica” !
@Mardunolbo, rispondiamo a lei, ma è una risposta generale: Mons. Lefebvre ebbe tanti meriti. Uomo di Dio e uomo di Chiesa di grande spessore fino al Concilio, rimase fedele alla Dottrina incorrotta che aveva ricevuto. Col Concilio e dopo il Concilio entrò in crisi, giustamente, di fronte ai mutamenti che vedeva. Fondò un seminario e continuò ad accogliere sacerdoti e vocazioni fedeli alla Tradizione. Gli si deve, in buona parte di aver salvato, così, il sacerdozio cattolico dalla devastazione conciliare. Si oppose pubblicamente agli errori del Concilio e fu sospeso a divinis per questo nel 1976 dal “papa” ufficiale. Poi, non da solo, fu tra i maggiori difensori della Messa cattolica detta di San Pio V, che preservò e continuò nonostante l’ostracismo della Roma modernista. Mantenne un atteggiamento politico nei confronti del Vaticano, talvolta con attacchi durissimi e esplicite concessioni al sedevacantismo, talvolta con clamorose retromarce. Soffrì molto della situazione in cui versava la Chiesa che tanto amava. Negli anni ’80 e seguenti si rese protagonista, assieme ai suoi più fidati collaboratori, di epurazioni dei sacerdoti intransigenti, ovvero dei sedevacantisti. Lasciò la questione dell’Autorità aperta e il beneficio del dubbio, ma cacciando coloro che esplicitavano il sedevacantismo. Così rimase circondato di moderati (per usare un eufemismo) e non volle dichiarare la Sede Vacante per non chiudere con quella che lui stesso chiamava, a corrente alternata, la Roma degli anticristi e la Roma del Santo Padre. Poi disse che non era il momento di dichiarare vacante la Sede Apostolica, perché non sarebbe servito a nulla un atto di un paio di vescovi. Morì senza che questo momento, per lui, venisse e non lasciò a nessuno nella FSSPX il compito ufficiale di abituare, con prudenza, i tradizionalisti alla possibilità della vacanza della Sede Apostolica. Perciò, meno male che vi furono coloro che si fecero cacciare o che se ne andarono perché lungimiranti e intransigenti! Senza di loro e i loro successori, la Tradizione sarebbe morta a Menzingen, come carisma tra i carismi conciliari.
RENDIAMOCI CONTO, UNA VOLTA PER TUTTE, CHE LA QUESTIONE “FRATERNITA’ SAN PIO X” E’ STATA CHIUSA CON LA REVOCA (ACCETTATA) DELLE SCOMUNICHE (RITENUTE, PER CONSEGUENZA, VALIDE). RENDIAMOCI CONTO CHE GLI ACCORDI PIU’ SOLIDI NON SONO CONTRATTI FIRMATI MA LE NORMALIZZAZIONI SANCITE NEL TEMPO, PER VIE DI FATTO. ANZI, LE VIE DI FATTO SONO IL SIGILLO DEGLI ACCORDI E L’INGANNO PER I PUSILLI O I PUSILLANIMI. LE VIE DI FATTO, COME LA COMUNICATIO IN SACRIS, LA FREQUENTAZIONE DELLE PARROCCHIE, IL RICONOSCIMENTO DELLE AUTORITA’ MODERNISTE SONO FATTI GRAVISSIMI CHE STANNO A SIGNIFICARE QUELLO CHE DAL 2007 CHIAMIAMO “RALLIEMENT” E CHE DA ALTRI VENIVA DENUNCIATO MOLTO PRIMA: IL RIALLINEAMENTO NELL’ALVEO CONCILIARE, CON LA CONCESSIONE DI POTER ANCHE FARE A MENO DI ACCETTARLO, IN NOME DELL’UNITA’ NELLA DIVERSITA’ CHE E’ IL CAVALLO DI BATTAGLIA DEL CONCILIO, IN PARTICOLAR MODO DI RATZINGER.
Il primo tradimento che Cristo subì fu quello di Giuda (che lui non voleva tra gli apostoli, ma cedette alle insistenze degli altri), e fu pesante perché venne da uno di ‘famiglia’, “Con un bacio tu tradisci il figlio dell’Uomo?” quindi pare che la storia debba ripetersi continuamente. E’ lecito chiedersi fino a quale punto abbia inciso l’offerta ricevuta dalla PioX di divenire ‘Prelatura’ in Vaticano al pari della potente ‘Opus Dei’ chiamata anche ‘Piovrus Dei’ o Massoneria bianca, una sirena alla quale è stato probabilmente difficile resistere. In Argentina aveva già baciato lo scarpone
bergogliano, ma c’erano anche altre dissidenze interne, inoltre è stata tolta la scomunica umana, ma non quella divina. Pessimo cambio.
Riuscire a farsi superare a destra da Burke….poteva riuscirci solo Fellay…
Alcune agenzie hanno già battuto la notizia per cui lunedì Bergoglio scioglierà le riserve in merito. Continuiamo a sperare che scomunichi la FSSPX o che Fellay dichiari la Sede Vacante.