La vera storia di Braveheart è più bella del film

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di Paolo Gulisano

Il personaggio interpretato da Mel Gibson era un cattolico fervente, pregava con i salmi ogni giorno e alla sua morte un sacerdote vede la sua anima accolta in cielo dagli angeli
 
di Paolo Gulisano

Epico, imperdibile, emozionante… È lunga la lista dei sinonimi per Braveheart (Cuore impavido) il film del 1995 diretto e interpretato da Mel Gibson. Un omaggio all’eroe nazionale scozzese William Wallace (1270-1305) il condottiero che guidò i suoi connazionali alla ribellione contro l’occupazione inglese. Chi non ricorda l’arringa prima della battaglia: «Certo, chi combatte può morire.. chi fugge resta vivo, almeno per un po’… agonizzanti in un letto, fra molti anni da adesso, siete sicuri che non sognerete di barattare, tutti i giorni che avrete vissuto a partire da oggi, per avere un’occasione, solo un’altra occasione, di tornare qui sul campo a urlare ai nostri nemici, che possono toglierci la vita; ma non ci toglieranno mai… la libertà!»
Peccato che il film incappi nel falso storico dello “Ius primae noctis”, il mito (inventato da uno scozzese nel 1526) secondo cui nel Medioevo i feudatari avevano il diritto di portarsi a letto le spose dei loro sudditi nella prima notte di matrimonio [leggi: LO “IUS PRIMAE NOCTIS” E’ UN FALSO STORICO, clicca qui, N.d.BB].

LA FERVIDA FEDE CATTOLICA DI WALLACE Continua a leggere

“Teoria gender e ascolti flop, la Bignardi si dimetta”

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Adinolfi mette nel mirino la Bignardi: “Dati auditel impietosi per Stato Civile, sospenda programma come ha fatto con Semprini”

“I dati auditel sono impietosi, l’opera di indottrinamento gender tentata da Daria Bignardi a Raitre imponendo per cinque prime serate consecutive la trasmissione ‘Stato Civile’ sulle unioni gay va a sbattere sui numeri.

Stravince la tradizionale soap ‘Un posto al Sole. Ora la Bignardi davvero dopo l’ennesimo flop dovrebbe dimettersi”. Lo sostiene Mario Adinolfi, presidente del Popolo della Famiglia. “Quando su Raitre l’operazione ideologica gender lascia il passo alla cara vecchia telenovela seriale in salsa napoletana, il canale – rileva Adinolfi – recupera 800mila spettatori e quasi il 60% del suo share, passando dal misero 5% del programma sulla propaganda dell’omogenitorialità all’8% sfiorato da Un Posto al Sole”. Bignardi, nell’opinione di Adinolfi, “ha dimostrato di essere una dirigente tv inadatta al ruolo che produce solo flop, abbia un sussulto di dignità, sospenda il programma come ha fatto con il povero Gianluca Semprini a ‘Politics’ e si dimetta”.

E sul caso “Stato Civile”, il programma che racconta le vicende di alcune coppie omosessuali, sulla Bignardi è arrivato anche l’attacco di Carlo Giovanardi: “La signora Bignardi non può usare la Tv di Stato per le sue battaglie ideologiche, replicando in prima serata su Rai 3, durante le feste natalizie, le sei puntate intitolate ‘Stato civile’, già andate in onda il mese scorso in seconda serata. Di nuovo si tenta di spacciare le unioni civili come matrimoni gay, ignorando nel contempo tutta la tematica, enfatizzata per anni, delle discriminazioni che avrebbero subito le coppie di fatto eterosessuali, con tanto di apparizioni propagandistiche della senatrice Cirinnà e del ministro Pinotti in veste di officianti le false nozze. E’ evidente il tentativo di parificare unioni civili e matrimonio per arrivare dove vogliono arrivare le associazione Lgbt fondamentaliste: l’adozione dei bambini e il procurarsi gli stessi attraverso l’aberrante pratica dell’utero in affitto”. Lo afferma il senatore di Idea Carlo Giovanardi. “Si sperava -aggiunge- che dopo la terrificante bastonata del no referendario alla riforma costituzionale, qualcuno avesse capito che il popolo italiano è stanco di vedersi imporre dalla Tv di Stato queste vergognose campagne promozionali, che nulla hanno a che fare con il rispetto e la tutela dei diritti delle formazioni sociali così come previsto dall’articolo 2 della Costituzione, richiamato esplicitamente nella legge sulle unioni civili”.

Fonte: http://m.ilgiornale.it/news/2016/12/27/teoria-gender-e-ascolti-flop-la-bignardi-si-dimetta/1346249/ Continua a leggere

La “rivoluzione” di Bergoglio: Ignoranza Dispotica – e anche contagiosa

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callesdi Maurizio Blondet

La storiaccia  è  ridicola e allarmante insieme.   Ma devo ricapitolare le puntate precedenti per i non addetti ai lavori. Appena diventa papa, Bergoglio  epura  parecchi cardinali, come se avesse una lista preparata dei “nemici”  da eliminare. Fra  questi spicca  Raymond Burke,   che oltretutto non è dalla sua parte nel sinodo sulla famiglie che apre alla Comunione ai divorziati: lo toglie dalla Segnatura Apostolica, di cui era prefetto,   a fare il “patrono” dell’Ordine di Malta. Insomma da ministro vaticano (“posto di potere”, secondo lui) ,  lo rimuove ad un compito  di cappellano,  (che lui crede) più basso, ornamentale, togliendogli (lui pensa) la sola cosa che Bergoglio capisce: il potere. In più offendendolo platealmente, perché non è mai accaduto in Vaticano che qualcuno sia “rimosso” senza essere “promosso”, ossia chiamato ad una carica più alta, almeno sulla carta.

Ma l’autorevolezza non va confusa col “potere”. Accade che Burke firmi, insieme ad altri tre cardinali a riposo (o esonerati)   la lettera in cui chiede a “Francesco” di “fare chiarezza” su alcuni punti della sua semi- o pseudo-enciclica Amoris Laetitia;  esprime dei dubbi (dubia), a cui Bergoglio non vuole e non sa rispondere; dopo alcuni mesi  senza risposta, i quattro cardinali   rendono  pubblica la loro lettera. El Papa contava di mantenere la cosa occulta.    Immediatamente il dissenso si allarga, nasce una disputa, e infine uno scandalo:  gli yes men di El Papa proclamano che ai  cardinali insofferenti va totale  la berretta cardinalizia. Burke, in un’intervista, ventila la possibilità di una “correzione formale”  di El Papa  e delle sue asserzioni errate.

Rovente di rabbia, “Francesco” cerca un pretesto per sbatter fuori Burke anche dall’incarico di cappellano dei Cavalieri.   Coglie al volo l’occasione di una  grave lacerazione interna all’Ordine: il Gran Maestro Matthew Festing aveva chiesto di dimettersi  al  Gran Cancelliere dell’Ordine di Malta Albrecht Freiherr von Boeselager, sembra dopo la scoperta che, quest’ultimo  aveva fatto distribuire in Africa preservativi e anticoncezionali; questi si rifiuta, vantando la sua posizione di cattolico “aperto”,  come Francesco.  Al Gran Maestro non resta che destituirlo.   La destituzione avviene alla presenza di Burke, ovviamente. Continua a leggere

BOFF: HO AIUTATO IL PAPA A SCRIVERE LA LAUDATO SI’. FARA’ UNA GROSSA SORPRESA. FORSE PRETI SPOSATI O DONNE DIACONO.

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Risultati immagini per preti sposatiSegnalazione di Raimondo Gatto

di Marco Tosatti

Leonardo Boff, il notissimo esponente della teologia della liberazione, ha concesso un’intervista al giornale tedesco Kölner Stadt-Anzeiger. Boff, che ha 78 anni, ha parlato liberamente della Chiesa, e ha rivelato alcuni particolari dei suoi rapporti con il Pontefice, e di possibili future decisioni.

La fonte a cui abbiamo attinto il materiale che vi offriamo è un articolo di Maike Hickson per One Peter Five. Per quanto riguarda il tema dei  preti sposati in Brasile, vi rimandiamo anche ad alcuni articoli che abbiamo pubblicato in passato sull’argomento. E’ interessante notare come le dichiarazioni di Boff vadano nella stessa linea e direzione di quanto scrivevamo. Già due anni fa…

Sulla teologia della liberazione, Boff dice che “Francesco è uno di noi”. In particolare per l’attenzione ai problemi ecologici, di cui Boff si è occupato. Il Pontefice ne ha letto i libri? “Più di questo. Mi ha chiesto del materiale per la Laudato Si’.
Gli ho dato il mio consiglio e gli ho mandato cose che ho scritto…Comunque il Papa mi ha detto direttamente:  ‘Boff non mi mandi la carte direttamente’”. Continua a leggere

“Giudeo-Massoneria”: il Nemico dei Popoli Europei

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Risultati immagini per giudeo-massoneriaSegnalazione di Federico Prati

Tratto dal libro intitolato “La Massoneria Smascherata”, di Giacinto Butindaro, Roma dicembre 2012

Il Giudaismo ha indubbiamente esercitato una fondamentale influenza sulla Massoneria.
Esistono perciò delle importanti affinità o stretti rapporti tra la Massoneria e il Giudaismo, che peraltro in ambito ebraico vengono da taluni riconosciute apertamente, e io dico, non potrebbe essere altrimenti. Ecco alcune testimonianze in tal senso.
Il rabbino Elia Benamozegh su La vérité israélite ha affermato: «Lo spirito della Massoneria è lo spirito del giudaismo nelle sue credenze più fondamentali; sono le sue idee, è il suo linguaggio, è quasi la sua organizzazione […]. La speranza che sostiene e fortifica la Massoneria è la stessa che illumina e irrobustisce Israele nella sua via dolorosa mostrandogli nell’avvenire il trionfo certo. L’avvento dei tempi messianici, che altro non è se non la constatazione solenne e la proclamazione definitiva degli eterni principî di fratellanza e di amore, l’associazione di tutti i cuori e di tutti gli sforzi nell’interesse di ciascuno e di tutti, e il coronamento di questa meravigliosa casa di preghiera di tutti i popoli, di cui Gerusalemme sarà il centro e il simbolo trionfante» (cfr. E. Benamozegh in La vérité israélite [La verità israelita], 1865, pag. 74; cit. in L. de Poncins, La Franc-Maçonnerie d’après ses documents secrets [La Massoneria secondo i suoi documenti segreti], Beauchesne et Fils éditeurs, 1941, pag. 265), e nel suo scritto pubblicato postumo Israele e umanità, affermò che ‘la teologia massonica corrisponde abbastanza bene a quella della Qabbalah’ e che ‘uno studio approfondito dei monumenti rabbinici dei primi secoli dell’era cristiana fornisce numerose prove che l’hagaddah era la forma popolare di una scienza segreta, che offriva, con i metodi d’iniziazione, impressionanti analogie con l’istituzione massonica’. Continua a leggere

Coro dell’Armata Rossa annientato in un attentato aereo

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Segnalazione di Federico Prati

Il disastro di Sochi

Addio a una leggenda dell’Urss: Coro dell’Armata Rossa annientato nell’incidente aereo del Mar Nero L’incidente  dell’aereo Tu-45 dell’esercito russo caduto nel Mar Nero mentre era diretto in Siria, è stato un duro colpo per una delle icone passato sovietico. A bordo c’erano infatti 60 membri del celebre Coro dell’Armata Rossa – See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Coro-armata-rossa-annientato-incidente-aereo-mar-nero-fine-leggenda-unione-sovietica-96aa7546-15a0-4dfc-9ae7-5b4755701958.html

Nessun superstite, sono tutti morti gli uomini a bordo del Tupolev inabissatosi stamattina nel Mar Nero in quello che le autorità russe considerano un incidente.  A bordo oltre a militari diretti alla base russa di Latakia (Laodicea) in Siria c’erano molti membri del celebre Coro dell’Armata Rossa.che si sarebbero dovuti esibire per i militari russi di stanza in un’altra base in Siria. Una leggenda lunga 90 anni Fondato nel 1928 da Alex Alexandrov con la missione di sollevare il morale delle truppe, il Coro dell’Armata Rossa, noto anche come Alexandrov Ensemble, è forse il più famoso dei gruppi musicali del suo genere e un’autentica “leggenda” dell’ex Unione Sovietica. Composto  esclusivamente da voci maschili il coro ha inoltre un’orchestra e un gruppo di ballo. Nel suo repertorio ci sono canzoni legate all’ideologia comunista, figlie dell’era del regime sovietico  ma anche canti popolari e pezzi del floclore russo, come il famoso “Battellieri del Volga”, adattamento di una melodia popolare con testi che evocano il duro sforzo dei lavoratori. Il coro dell’Armata Rossa fin dalla sua nascita ha avuto una significativa presenza internazionale e fu utilizzato spesso come ambasciatore degli ideali e dei valori dell’Unione Sovietica. Nel 1937  i suoi artisti si  sono esibiti al Salone Internazionale di Parigi, dove hanno guadagnato enorme prestigio. Ma è stato durante la seconda guerra mondiale che  il gruppo è diventato un baluardo della resistenza e della lotta contro l’occupazione della Germania nazista. Continua a leggere

Quadri di Castelvecchio: l’ombra del riscatto per farli rientrare dall’Ucraina dopo 13 mesi

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di Redazione VeronaSera

http://www.esteri.it/mae/it/sala_stampa/archivionotizie/comunicati/ministro-alfano-a-ucraina-dall.html

Capolavori di Castelvecchio, la polemica infinita: “Serve fare chiarezza”
Un coro di voci si alza per chiedere che il Governo italiano chiarisca la vicenda sul supposto pagamento di un “riscatto” per ottenere dall’Ucraina la restituzione dei quadri rubati oltre un anno fa dal Museo di Castelvecchio

Sono giorni “confusi e felici” in quel di Castelvecchio, dopo l’agognato ritorno a casa dei quadri rubati e custoditi per un lungo, troppo lungo, periodo in terra ucraina. La soddisfazione di poter finalmente ammirare di nuovo i 17 dipinti nelle stanze del Museo scaligero, non ha placato le tantissime polemiche legate a quello che in fondo è sempre stato un vero e proprio caso internazionale.

In queste ore la possibilità che vi sia stato una sorta di “compenso”, in cambio della restituzione dei quadri, pagato sottoforma di “contributo d’emergenza” all’Ucraina da parte dell’Italia, ha fatto sobbalzare sulla sedia in molti, e le polemiche paiono essere destinate a perdurare ancora a lungo. Dal fronte del Movimento 5 Stelle a far sentire la sua voce è l’Onorevole Mattia Fantinati, il quale chiede “chiarezza immediata per il milione di euro versato come contributo di emergenza  all’Ucraina”, aggiungendo inoltre che si adopererà per “allontanare definitivamente ogni dubbio sulla ravvicinanza del fondo con il ritorno a Verona dei 17 capolavori. Chiederò spiegazioni all’ambasciatore Yevhen Perelygin ed ai Ministri di riferimento con ogni mio mezzo a disposizione.”
Questa mattina inoltre anche il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia si è occupato della questione, così come riportato da Askanews, chiedendo che il Governo italiano faccia chiarezza su una vicenda giudicata poco trasparente:  “Sento puzza di bruciato” nella restituzione da parte dell’Ucraina dei 17 quadri rubati al museo di Castelvecchio, a Verona. “Qualcuno ci spieghi, per favore, perchè abbiamo dovuto aspettare 13 mesi per la restituzione di queste opere. Per quale motivo abbiamo dovuto mendicarli?”, chiede a gran voce il Governatore, precisando però di non avere elementi per sostenere che un riscatto sia stato effettivamente pagato e concludendo: “Invito comunque il Governo a fare chiarezza”.

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Stato Civile: il gender diktat va in onda in prima serata su Rai3

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Segnalazione di Nicola Pasqualato

Le normalizzazione LGBT arriva in prima serata sulle emittenti pubbliche italiane con il programma di Rai 3 condotto da Daria Bignardi, “Stato Civile” che andrà in onda per cinque giorni di fila, il 26, 27, 28, 29 e 30 dicembre, alle 20,05 invece che alle 23, orario in cui era stato trasmesso finora. 

L’obiettivo è quello di entrare nelle case degli italiani all’orario di punta per raccontare e spiegare la “normalità” di ogni tipo di amore, in special modo di quello omosessuale.

Una delle prime a festeggiare per l’inattesa promozione del programa, dalla seconda alla prima serata, è la stessa “madre” della legge, la senatrice Pd Monica Cirinnà che sul suo profilo “Facebook” ha così accolto la piacevole novità:

Le Unioni Civili arrivano in prima serata su Rai3:#StatoCivile. In prima visione il 26, 27, 28, 29 e 30 alle 20.05. Daria Bignardi coraggiosa!

 

 

Stato Civile, la cui prima puntata è andata in onda giovedì 3 novembre, si propone dunque di raccontare, in chiave moderna, sotto forma di docureality, le prime unioni civili celebrate in Italia, mettendone in risalto l’assoluta normalità.

Il programma, che vuole essere un inno ad ogni tipo di unione, a prescindere dal sesso dei componenti, tuttavia sceglie in maniera astuta ed accurata le storie da raccontare, presentando come regola quello che nella realtà costituisce una rarissima eccezione.

Un copione scontato, andato in onda già dalla prima puntata con la storia di Orlando e Bruno, due ultrasettantenni che guarda caso stanno insieme da 52 lunghissimi anni e che nel 2016, grazie al ddl Cirinnà, hanno finalmente hanno potuto coronare il loro sogno d’amore.

OPERAZIONE IDEOLOGICA SENZA PRECEDENTI

In questa prospettiva, il programma della Bignardi rappresenta una vera e propria operazione di indottrinamento ideologico che adotta un metodo noto della propaganda LGBT, esplicitamente teorizzato nel manuale di tattica politica del movimento omosessualista, After the Ball: How America Will Conquer Its Fear & Hatred of Gays in the 90s, pubblicato nel 1989 da Marshall Kirk e Hunter Madsen.

In After the Ball, i due omosessuali educati ad Harvard che con il loro scritto si ponevano l’obiettivo di rilanciare l’azione omosessualista negli Stati Unit, spiegarono chiaramente come la nuova strategia gay avrebbe dovuto adottare tre differenti modalità tattiche di approccio, corrispondenti ad altrettanti gruppi di persone diverse:

  1. quelli fermamente contrari all’omosessualità da isolare e silenziare;
  2. gli indecisi della “Middle America”, da desensibilizzare e convertire;
  3. e per ultimi quelli già “gay friendly”, da mobilitare per la causa omosessuale.

Per ottenere risultati occorreva agire simultaneamente su tutti e tre i fronti anche se quello decisivo, sul quale sarebbe stato determinante concentrare gli sforzi, era quello degli indecisi, definiti dagli autorigli ambivalenti scettici“.

Nei confronti di ognuno di queste gruppi venne stilato un accurato prontuario di suggerimenti e raccomandazioni, “pensato su misura”, per raggiungere i risultati prefissati.

In particolare, per il pubblico degli indecisi si legge:

«indebolisci l’opposizione religiosa all’omosessualità mischiando le acque. Dividi e conquista. Fai scontrare tra loro le chiese liberali e moderate con quelle conservatrici; nelle TV commerciali non tirar fuori donne mascoline, drag queen e così via. Invece presenta le persone dall’aspetto più ordinario: mostra immagini di giovani, donne di mezz’età, persone più vecchie che sono genitori o amici di omosessuali; presenta grandi personaggi storici omosessuali. (…) L’idea che l’omosessualità è associata con la grandezza scuote le credenze delle persone».

IL TARGET SONO GLI SCETTICI

Il metodo adottato dal programma lo “Stato Civile” è identico. Il target di pubblico di riferimento sono gligli ambivalenti scettici“, da incantare e conquistare attraverso una seducente trama costruita a tavolino che mostri rigorosamente solo il volto “bello” e “rassicurante” delle relazioni omosex. Non una parola su infedeltà, malattie, figli allevati senza una madre o un padre, ecc.

In tale ottica, spazio solo a relazioni lunghe e solidissime, con il chiaro intento di spiazzare e smentire il pubblico degli “ambivalenti scettici”, istintivamente, per natura, diffidente di fronte a unioni tra due donne o due uomini, ma che di fronte a “tanta normalità” creata ad arte rimane confuse e titubante finendo coll’abboccare all’abile trappola.

Alla luce di tali considerazioni, la messa in onda del programma “Stato Civile” sulle nostri reti pubbliche in prima serata, lungi dall’essere un lodevole servizio pubblico, rappresenta in realtà un’intollerabile e prepotente imposizione ideologica, volta unicamente a creare disinformazione al fine di piegare gli indecisi o “ambivalenti scetticial diktat etico contemporaneo.

https://www.osservatoriogender.it/stato-civile-il-gender-diktat-va-in-onda-in-prima-serata-su-rai3/

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