Fonte: Paolo Becchi
La prima considerazione che intendo fare è: non si può criticare il M5S senza finire nelle liste di proscrizione? L’Ordine dei giornalisti, che secondo me andrebbe sciolto, riceve un messaggio intimidatorio da parte del vice presidente della Camera, onorevole Di Maio, e possibile futuro presidente del Consiglio, e il ’residente dell’Ordine esegue – perdonate il gioco di parole – gli ordini, senza batter ciglio? Ma ce ne rendiamo conto? Se lo avesse fatto Berlusconi ci sarebbe stata l’insurrezione. Questo riguarda i giornali. Passiamo alle televisioni. Chi, come me, ogni tanto ci va, accetta le regole del gioco e non lo trucca. Il M5S, invece, pone lui le condizioni del gioco, impedendo qualsiasi dibattito. Quando i pentastellati vanno in televisione tutto è artificialmente costruito, e se per caso qualche ospite non è gradito perché potrebbe metterli in difficoltà, si pone come condizione l’allontanamento della persona che potrebbe disturbare, come è successo a me in questi giorni. È questa la democrazia pentastellata? Se questo funziona già oggi che il M5S sta all’opposizione, che cosa succederà domani se dovesse andare al governo? Si dirà che questo è un caso personale: e no, questo è il sintomo di un partito che vuole impedire il dibattito pubblico, e questo non è caso personale.
Ma vorrei anche avanzare una seconda considerazione. Giornali e televisioni criticano il M5S, presentandosi come campioni di libertà; non si lasciano apparentemente intimidire, ma in realtà per molti versi non stanno facendo altro che pubblicità al M5S, che può con i suoi proclami di nuovo presentarsi come forza antisistema, che odia televisioni e giornali, quando ormai rilasciano interviste a tutti i giornaloni su cui sputano sentenze e vivono da mattina a sera in televisione, dettando persino le regole per la loro partecipazione. Altro che antisistema: è a tutti ormai evidente che il M5S è diventato la valvola di sfogo del sistema, che impedisce nel nostro Paese lo sviluppo di una forza sovranista e identitaria contro l’euro e l’Unione Europea. I tradizionali mezzi di comunicazione non riescono più a costruire un consenso e allora costruiscono un dissenso apparente, un dissenso del tutto funzionale al sistema. Azzuffatevi pure sulla Raggi, così Grillo alla fine potrà presentare quella che lui stesso in una telefonata con Sgarbi avrebbe definito «depensante» come la vittima di una campagna giornalistica scandalistica. Dimenticando che il sindaco, intanto, è iscritto nel registro degli indagati per falso in atto pubblico e abuso d’ufficio. Insomma, dimenticando che in questo caso non è «una questione di feeling, solo di feeling».