di Enrica Perucchietti
Fonte: Italia Sociale
Federico Dal Cortivo intervista scrittrice, editrice e giornalista controcorrente
D: Dott.ssa Perucchietti nel ricco panorama dei sui libri vorrei soffermarmi su due titoli a mio avviso particolarmente indicativi dei tempi in cui viviamo, “False Flag-Sotto Falsa Bandiera- Strategia della tensione e Terrorismo di Stato” e “UNISEX”, ovvero come si può creare un falso nemico come nel prima caso o un falso problema nel secondo, da cui alla fine qualcuno ne trarrò un vantaggio, un sottile filo conduttore tra i due titoli non le pare? Sì, giusta osservazione. In entrambi i casi si deve osservare alla base una sofisticata strategia della manipolazione. Nel caso delle false flag il metodo è bellico e la conseguente manipolazione è sociale, mediatica e storica: si creano i presupposti con l’inganno per poter legittimare guerre, sanzioni, colpi di Stato, misure draconiane di restrizione della privacy, ecc. Si tratta cioè di creare i presupposti per poi poter raccogliere e sfruttare delle opportunità calcolate con cura. In alcuni casi di lasciare che gli eventi “avvengano” per poi strumentalizzare l’accaduto, anche qualora si tratti di tragedie e di perdita di vite umane. Altre volte si stratta di pianificare attacchi sotto falsa bandiera per poter conseguire un determinato obiettivo, dopo aver manipolato degli “utili idioti” che poi divengono capri espiatori e cooptato talpe, spie, dirigenti, informatori. Ciò avviene sempre, però, in base a obiettivi precisi, strategie studiate a tavolino e interessi personali. Interessi che non corrispondono mai con quelli delle masse. Nel secondo caso, invece, la manipolazione avviene per gradi in modo da attuare una rivoluzione antropologica e introdurre una nuova visione dell’uomo: il mondo nuovo che si sta creando (citando l’opera di Aldous Huxley del 1932), infatti, necessita di un uomo nuovo che sia spersonalizzato nella sua identità sessuale, omologato e omologabile, di fatto a-morfo, senza forma e quindi facilmente manipolabile e controllabile. Dietro queste due strategie di manipolazione e strumentalizzazione si identificano gli stessi architetti: i fautori del mondialismo, della globalizzazione delle merci e delle coscienze, i sostenitori del pensiero unico e del politicamente corretto, della cultura gender e della surrogata, delle rivoluzioni colorate e del post-femminismo, i lobbisti e i fanatici del transumanesimo. Operazioni sotto falsa bandiera e cultura gender, infine, ripropongono aspetti che aveva già analizzato George Orwell in 1984: in False Flag dedico un capitolo alla creazione del Nemico pubblico numero uno sul modello dell’Emmanuel Goldstein orwelliano, mentre in Unisex parliamo ampiamente della psicopolizia e dello psicoreato. Si sta andando verso una società in cui ci si deve allineare, sottomettere al pensiero unico, in cui sarà vietato pensare in modo difforme, libero, in cui sarà vietato per legge dubitare ed esercitare la propria coscienza critica. In parole povere, sarà vietato pensare. L’attuale diatriba sulle fake news e la costituzione di un novello Ministero della Verità (in neolingua Miniver) ne è un esempio lampante: è solo l’inizio di una caccia alle streghe volta in realtà a censurare il dissenso, non a migliorare la qualità dell’informazione. D: In False Flag lei spiega e documenta in modo chiaro come nel corso della storia più o meno recente si sia riusciti a manipolare il consenso della cosiddetta opinione pubblica al fine di ottenere dei vantaggi politici, sfociati poi spesso in guerre, e gli Stati Uniti paiono coloro che più di ogni altro hanno beneficiato di queste azioni “non convenzionali”, Lei che ne pensa? Gli Stati Uniti hanno introdotto la dottrina della guerra preventiva e si sono arrogati il diritto/dovere di difendere il proprio imperialismo (pertanto i loro interessi) e di imporlo con la forza al resto del mondo. Quando Bush jr. nel giugno del 2002 ha dichiarato che «La sicurezza dell’America, ha bisogno che tutti gli americani […] siano pronti ad agire preventivamente» nessuno, sull’ondata dello schock post 11 Settembre ha fiatato. Era infatti avvenuto quello che auspicava Zbigniew Brzezinski nel 1997 ne La Grande Scacchiera quando profetizzava la necessità di un evento drammatico per compattare il popolo americano contro una minaccia esterna per assicurare il «primato americano» sulla grande scacchiera della geopolitica, auspicando una nuova Pearl Harbor. Il consenso del popolo, spiegava Brzezinski, è fondamentale «sulle questioni di politica estera», pur sapendo che non è facilmente ottenibile in quanto gli Stati Uniti sono una democrazia e tale forma di governo limita la sua capacità di «intimidazione militare». Questo inconveniente può essere superato da una minaccia esterna che mini il senso di benessere collettivo. In un altro passaggio Brzezinski citava come esempio il dicembre del 1941, in cui il popolo americano, prima restio a entrare in guerra, sostenne l’impegno nella seconda guerra mondiale in gran parte «a causa dell’effetto scioccante dell’attacco giapponese di Pearl Harbor». Gli americani si erano infatti dimostrati non solo favorevoli ma addirittura ansiosi di partecipare alla Seconda guerra mondiale dopo l’attacco di Pearl Harbor, che aveva provocato un vero e proprio shock collettivo. A distanza di tre anni dal saggio di Brzezinski, il documento del Project for the New American Century contiene, forse non per caso, un passaggio analogo. Il documento invita ad attuare una «rivoluzione degli affari militari» per poter instaurare una pax americana. Gli autori del testo notano come la trasformazione si prospetti però lenta «in assenza di un evento catastrofico e catalizzatore, quale ad esempio una nuova Pearl Harbor». Ecco che l’11 Settembre 2001 la storia si ripete come “farsa”, citando Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte di K. Marx, offrendo la «minaccia esterna diretta […] percepita in modo generalizzato» e «un evento catastrofico e catalizzatore» che diviene il casus belli per trascinare nuovamente e con rapidità gli Stati Uniti in guerra. Quella che sarebbe poi diventata una vera e propria “dottrina” della forza, era già stata anticipata nel Programma per la Sicurezza nazionale pubblicato poi nel settembre 2002 che si tramutò in breve nella politica estera ufficiale adottata dagli USA. Tale programma, noto come NSS 2002 sosteneva, infatti, la necessità di «agire contro […] le minacce emergenti prima che prendano piena forma» e spiegava la necessità del ricorso all’azione. Alla luce degli intenti espressi dal documento, non ci si deve meravigliare se nel NSS 2002 troviamo sottolineato che «Gli eventi dell’11 settembre 2001 hanno cambiato sostanzialmente il contesto delle relazioni tra gli Stati Uniti e gli altri centri principali del potere globale, aprendo nuove e vaste opportunità». Dovrebbe indignare in questo contesto l’utilizzo del termine “opportunità”. L’operato occulto delle organizzazioni che per esempio finanziano i ribelli all’estero (dalle rivoluzioni colorate a Isis), dei governi ombra e dei servizi deviati di cui parlo nel libro dimostra come la teoria alla base della dottrina della guerra preventiva non sia nata esattamente con Bush e soprattutto non sia finita con la sua amministrazione. Anzi, con il governo democratico Obama, le tecniche per promuovere la “democrazia” americana nel mondo si sono semplicemente affinate: invece di basarsi sulla forza, prediligono ora finanziamenti, pressioni, manipolazioni di massa. D: A suo avviso perché questa nazione ha necessità più d’altri di creare False Flag, una costante ,quasi come se volesse mettersi la coscienza a posto di fronte a Dio ,un atteggiamento bigotto frutto della tradizione puritana? Oppure? Credo che sia una questione meramente strategica, bellica. Si è capito che un certo modello o schema funziona e lo si continua a utilizzare. Citando ancora Orwell, si continua a riscrivere la storia; viviamo in una specie di eterno presente in cui stiamo perdendo la memoria storica quindi diventa più difficile per l’opinione pubblica ricordarsi di quando è stato ad esempio dimostrato storicamente che un attentato in realtà era un’operazione sotto falsa bandiera o faceva parte di una più ampia strategia della tensione. Per questo la storia si ripresenta come “farsa”. Infine mi sembra che per gli architetti del mondialismo non ci sia più alcun “Dio” da temere o adorare, al contrario è in atto un’evidente battaglia prometeica di costoro e dei sostenitori del transumanesimo contro qualunque modello tradizionale e più in generale contro la Natura (e qua torniamo al tema di Unisex). L’impressione è che costoro tentino di umiliare il divino e abolire, violare la Natura ponendosi contro di essi con un atto di orgoglio, senza però pensare alle possibili conseguenze. Gli interessa conquistare, dominare, arricchirsi, dubito persino che abbiano ancora una coscienza: è come se un’Ombra li avesse infettati e gliela avesse fagocitata convincendoli di essere loro degli dèi… D: America Latina, Serbia, Ucraina, Libia, che cosa unisce tutti questi scenari geopolitici? Si tratta di caos pianificato: colpi e omicidi di Stato, ribaltamento dei rapporti diplomatici, demonizzazione del nemico grazie a notizie create ad arte, legittimazione di guerre a colpi di false flags, guerra psicologica, accerchiamento della Russia e ritorno di un’anacronistica Guerra Fredda 2.0. Si ricorre ormai alla guerra asimmetrica e alla guerra di quarta generazione (4GW in acronimo), in cui il confronto militare non è diretto, almeno nella fase iniziale, e il grosso delle operazioni è svolto invece da una massiccia attività di guerra psicologica che si realizza con un diretto attacco alle menti dei membri del fronte nemico, soprattutto ai danni dei suoi leader che vengono demonizzati grazie a notizie manipolate e artefatte dai mezzi di comunicazione di massa. Combinando in maniera sapiente l’uso dei Mass Media e l’invio di armamenti “ribelli” (financo il finanziamento e l’addestramento dei ribelli), si cerca di ottenere l’effetto voluto. Otpor! infatti è stato il modello per i ribelli delle rivoluzioni colorate e per la Primavera araba. D: L’11 settembre rappresenta probabilmente lo stato dell’arte delle False Bandiere nel secondo dopoguerra, e del politicamente dominante e corretto giornalistico, concorda? Come spiega un controllo dei media così attento e capillare nel giorno degli eventi che colpirono New York e Washington, e in quelli immediatamente successivi, in quella che la cinematografia Hollywoodiana ci ha sempre descritto come la Patria della libera informazione? Credo che il conflitto di interessi dell’amministrazione Bush abbia aiutato… così come la legittimazione della dottrina della guerra preventiva. Fu proprio G. W. Bush a fare pressioni – dopo un identico intervento di Dick Cheney – affinché le indagini sull’11/9 venissero limitate il più possibile per non sottrarre “fondi e personale” alla guerra al terrorismo. In realtà non si voleva che emergessero le “anomalie” dell’attentato e si sono persino ostacolate le indagini. I principali beneficiari dell’11 Settembre si trovano negli Stati Uniti o non in Medio Oriente: l’amministrazione Bush, il Pentagono, la CIA e l’FBI, l’industria delle armi, l’industria del petrolio. È ragionevole chiedersi se coloro che hanno ricavato dei benefici dalla tragedia abbiano anche contribuito a farla accadere o abbiano lasciato che accadesse per poter strumentalizzare e spettacolarizzare l’accaduto. Presumibilmente lo scopo degli eventi era poter innescare un casus belli per poter legittimare e avviare una serie di politiche belliche, ossia promuovere la «mobilitazione imperiale» nel Medio Oriente e al contempo accerchiare l’antico nemico, la Russia. D: Dott.ssa Perucchietti che idea si è fatta degli attentati a Charlie Hebdo e poi ancora Parigi, Monaco, Nizza e Berlino, che hanno sempre visto coinvolti i cosiddetti terroristi dell’Isis o islamici? Cui prodest ? CIA, Mossad, altri sulla scena del crimine? A chi erano indirizzati questi messaggi di sangue? Sulle indagini della strage di Charlie Hebdo è stato posto il segreto militare: l’allora ministro degli Interni francese, Bernard Cazeneuve, ha bloccato ogni ulteriore inchiesta sulla tragedia. Per quale motivo? Come mai sempre più spesso questi attentati avvengono in concomitanza di simulazioni antiterroristiche (war games) – come avvenuto durante gli attentati dell’11 settembre e del 7 luglio 2005 a Londra? Le anomalie sono molte e non sono state indagate a sufficienza. Indipendentemente dalla diverse dinamiche degli attentati, però, mi sembra che sia riemersa una nuova forma della strategia della tensione 2.0. Gli attentati sono stati paragonati più volte all’11 Settembre in particolare per il clima di terrore mediatico che si è creato e consolidato nei giorni e nelle settimane successive, arrivando a chiedere l’introduzione in Europa di normative per la sicurezza sul modello del Patriot Act americano. I Media hanno manipolato l’emozione popolare, introducendo l’idea che ci sia bisogno di maggiore sicurezza e che sia necessario un giro di vite sulla privacy. Meno libertà in cambio di maggior protezione per la collettività. Peccato che le falle che avrebbero portato a questi tragici eventi, secondo la ricostruzione ufficiale, siano dovute proprie a negligenze e mancanze delle forze dell’ordine e dei servizi segreti… D: Infine oggi si parla non solo di False Flag ,ma anche di Fake News-notizie false, nell’Assemblea Ue è già stata approvata una risoluzione politica contro la disinformazione anti Ue e a favore dei movimenti populisti, attribuita alla Russia di Vladimir Putin e ai cosiddetti terroristi islamici, che ne pensa? Dovremmo tenere ben presente lo scenario orwelliano del Ministero della Verità a cui accennavo prima, perché è il primo rischio di un’operazione come l’attacco ai dissidenti dell’informazione mainstream che è iniziato con la sospensione della monetizzazione del sito Byoblu. È in atto una campagna per riappropriarsi del monopolio della verità che si gioca su più fronti: i siti antibufale, il cyberbullismo, gli attacchi violenti (insulti e minacce) volti a intimidire i ricercatori e giornalisti indipendenti, la demonizzazione mediatica, ecc. Voglio sottolineare che è solo l’inizio: presto verrà sferrato un attacco contro tutti i dissidenti, contro tutti coloro che si azzarderanno a pensare “fuori dal coro” e ciò avverrà anche grazie il ricorso a leggi che limiteranno sempre di più la libera informazione ed espressione. Questa si chiama censura. Ciò sta a dimostrare che è in pericolo il pluralismo e la libertà di pensiero, non solo quella di espressione. Presto dovremo uniformarci all’Ortodossia del Partito, come in 1984. È in atto una caccia alle streghe alimentata ad arte per uniformare le menti: è ora che si deve intervenire e fare resistenza. D: Nel libro UNI SEX, scritto assieme a Gianluca Marletta, lei parla di potenti lobby che vorrebbero imporre al mondo l’uniformità sessuale quindi secondo Lei il Grande Fratello di Orwelliana memoria dopo aver attivato False Bandiere, manipolato l’informazione ad uso politico, ora vorrebbe anche ridurci a semplici atomi privi d’identità? A quale scopo e chi sono i manovratori che si agitano dietro le quinte? Questa teoria, inizialmente patrimonio di ambienti di nicchia e di gruppi minoritari, è divenuta ai giorni nostri un vero e proprio pilastro ideologico della cultura moderna, adottata come un cavallo di battaglia da gran parte dei “poteri forti”, dalla politica e dalle lobby economiche occidentali, fino a condizionare la cultura, i costumi, le legislazioni e la politica di un’intera parte del mondo, al punto da riuscire a imporre (e anteporre) le proprie “priorità” rispetto a qualsiasi altra istanza o esigenza sociale. Credo si voglia intervenire e rimodellare l’immagine stessa dell’uomo tramite un processo di spersonalizzazione dell’individuo, rendendo fluidi i generi e l’orientamento sessuale, abolendo il concetto di famiglia tradizionale e aprendo alla surrogata che considero una moderna forma di schiavismo e di mercificazione come spiego nel mio Utero in affitto. La fabbricazione di bambini, la nuova forma di schiavismo. I retroscena della maternità surrogata, dalle derive dell’eugenetica agli interessi delle lobby (rEvoluzione Edizioni). Questa trasformazione antropologica sembra annunciare il prossimo avvento di un “uomo artificiale”, un uomo-OGM che nell’ottica faustiana di una scienza priva ormai di qualsiasi limitazione d’ordine etico, molti proclamano dover essere il nuovo culmine dell’evoluzione. Siamo ormai in un orizzonte post-umano… D: Dott.ssa Perucchietti , lei parla di “educazione di genere”, in che consiste? La scuola Italiana è sotto attacco? E in Europa? Ci parli brevemente del progetto Eglalia. Si sta introducendo anche a scuola, persino a partire dall’asilo, la cultura gender, sponsorizzandola e giustificandola come una forma di sensibilizzazione nei confronti delle minoranze, nella forma di campagne contro la discriminazione sessuale o contro il bullismo. Negli ultimi anni gli istituti d’istruzione d’ogni ordine e grado sono diventati il principale terreno di conquista delle “lobby Gender”, che in essi vedono il luogo per eccellenza dove tentare di condizionare fin dalla più tenera età le menti dei futuri cittadini del “mondo nuovo”. Ed è così che progetti culturali (spesso astutamente presentati come battaglie contro il “bullismo omofobico”), nuovi libri di lettura o di testo infarciti di riferimenti all’omosessualità, corsi di “educazione sessuale” in chiave Gender e persino programmi ministeriali imposti per legge, hanno finito per colonizzare in breve tempo le scuole di mezza Europa, spesso imposti nella più totale indifferenza od ostilità verso la sensibilità o le scelte delle famiglie e dei ragazzi. In Svezia – Paese dove, qualche tempo fa, la multinazionale dei giocattoli Toytop ha dovuto creare un catalogo di “giochi per bambini neutri” allo scopo di sfuggire alle accuse di “sessismo” che gli erano state lanciate – è nato anche il primo “asilo dei bambini senza sesso”, Eglalia: i bimbi, tutti da 1 a 6 anni, non vengono chiamati a seconda del loro sesso ma sono appellati indistintamente con il nome «friend», amico/a, e per dire «lui» o «lei» viene usato il pronome neutro svedese «hen», inesistente nel vocabolario svedese ma usato nei circuiti femministi ed omosessuali. Come nella neolingua orwelliana, si sta infatti facendo ricorso anche a uno svuotamento della lingua e all’adozione di nuovi termini o espressioni. E meno male che volevano convincerci che il gender fosse una bufala… ENRICA PERUCCHIETTI vive e lavora a Torino come giornalista, scrittrice ed editor. E’ caporedattore, responsabile della produzione e ufficio stampa presso il Gruppo Editoriale UNO (Uno Editori e rEvoluzioni Edizioni). E’ docente presso la Libera Università italiana degli Studi Esoterici “Achille D’Angelo – Giacomo Catinella” – Facoltà di Scienze Tradizionali ed Esoteriche della Saint Nicholas Moscow University. E’ laureata con lode alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Torino, Anno Accademico 2002-2003, con una tesi di ricerca di Storia delle Religioni sull’Alchimia (“Come ho scoperto la Pietra Filosofale”: il tema dell’alchimia nell’ermeneutica di Mircea Eliade). Dopo la laurea frequenta un corso di Redazione Editoriale e vince uno stage presso una nota casa editrice. Frequenta la Facoltà di Teologia dell’Italia Settentrionale. Diventa giornalista televisiva e lavora per sei anni presso l’emittente locale RETE7 come giornalista e conduttrice (TG Informasette, Studio&Stadio, Nordovest, Parliamone alle 13). Dopo numerose pubblicazioni su riviste web e cartacee, pubblica diversi saggi. Lavora come caporedattore e ufficio stampa per la UNO Editori