di Arai Daniele
E’ idea comune che il messaggio profetico di Fatima si regga sulla parola e la testimonianza di vita nella Chiesa della sua veggente Lucia. Il fatto è che lei nel corso della sua lunga vita, ha vissuto un cambiamento religioso radicale varato in nome della Chiesa cattolica per cui mentre il Messaggio di Fatima è noto per la sua centralità sulla necessità di conversione all’unica Fede, la versione conciliare è cambiata in senso ecumenista, aperto a ogni culto.
Nel mondo cattolico che ha resistito al nuovo ordine religioso ecumenista, imposto come se fosse della Chiesa, ai devoti di Fatima piacerebbe pensare che anche suor Lucia ha resistito a tale mutazione che dura da quasi sessant’anni, infangando la Religione. Ma la suora appare immersa in essa fino alla sua morte nel 2005. Se è così, come tutto sta ad indicare, in che modo tale adesione al nuovo corso si concilia con la visione da lei presentata sulla 3ª parte del Segreto come profezia per avvertire i fedeli di un attacco mortale contro la Chiesa di Dio?
C’è notizia che un importante lavoro sulla vita di Lucia sarà pubblicato dal gruppo di CRC, che semplicemente nega che lei abbia ceduto alle novità, esclusa però la nuova messa e altri dettami dei «papi conciliari». Ora, il loro fondatore, l’abbé de Nantes, è andato a Roma per tre volte ad accusare le loro eresie. Eppure, loro stessi della CRC hanno accolto la nuova messa e l’autorità conciliare e ora il successore onora Bergoglio. Come si può credere, allora, che abbiano disposizione ad un’analisi obbiettiva sulla Suora che hanno pregiudizialmente santificato ancora in vita, come l’ultimo legame tra il Cielo e la terra?
Risultano pure inutili per quest’analisi le informazioni inventate sulla condizione di prigionia di suor Lucia secondo P. Gruner e altri, che imputano tutte le sue risposte pubblicate a falsità e distorsioni elaborate dalle autorità del Vaticano per farla dire quel che vogliono. Non sarebbe più serio pensare che la verità spesso può fare a meno dei sospetti di complotti in ogni angolo? La verità piuttosto richiede di approfondire la condizione psicologica di suor Lucia di fronte alle nuove «autorità». Se nella sua coscienza appaiono come se fossero sempre rivestite dal potere di rappresentare il volere del Signore, come lei lo dichiarò più volte, allora quelli che sembrano comportamenti stranamente compulsivi a noi, per lei sono semplicemente doverosi. Contro il lavorio che subì la sua coscienza c’è ben poco da fare.
Eppure, proprio dalla posizione assunta da Lucia di Fatima deve partire l’indispensabile la verifica su alcune flagranti contraddizioni che finiscono per danneggiare la credibilità del Segreto. Si tratta di considerare il periodo successivo al 1959, cioè riguardante il tempo subito dopo Pio XII, relativo alla vera comprensione della terza parte del Segreto di Fatima pubblicato nel 2000. Da allora si solleva sempre più il dubbio amaro sulla cedenza della Suora alle falsità del nuovo ordine religioso. E si ricordi che il nemico opera sempre sulle coscienze per sollevare gravi dubbi su Fatima, tanto accesi ora da far paventare perfino l’idea di due suor Lucia.
Qui, per approfondire la reazione psicologica di Lucia di fronte alla responsabilità di essere portatrice di un «segreto» riguardante la vita della Chiesa, tale possibilità della sostituzione della suora è scartata pure dalla testimonianza dei suoi parenti e lo sbilanciato paragone tra la probabilità della cedenza nella coscienza di Lucia e un’intera operazione per la sua sostituzione permanente senza lasciare traccia. La domanda è: c’era bisogno di farlo, dopo i segni tangibili di un’intera vita nella totale remissività di Lucia di fronte alle autorità religiose? Ciò non toglie che la Suora nel suo intimo potesse discordare da certi ordini. Ma qui si tratta di sapere se lei cedete per uno stato psicologico di sudditanza, al limite del plagio, davanti a quel che poteva essere contrario a quanto riguardava i termini del Segreto e le parole della Madre di Dio. Il caso limite è l’intervista di Lucia al Padre Agostino Fuentes, il 27.12.1957. Se era vera come crediamo, negarla sarebbe negare le parole della stessa Santissima Madre.
Le considerazioni presenti partono dal contrasto tra queste parole inspirate da Maria alla Suora sull’ora dello scatenarsi della battaglia decisiva da parte del demonio contro la Chiesa, assieme all’insistente richiesta che il Padre lo facesse sapere ai fedeli e successive smentite pubbliche di Lucia della stessa intervista con accuse al Padre. Il fatto d’aver preferito allora ubbidire agli ordini del vescovo di Coimbra, probabilmente venute dal Vaticano di Giovanni 23, che effetti può aver lasciato questa scelta sulla coscienza della messaggera scelta dal Cielo?
Da notare che chi segue le questioni di Fatima e perciò è fornito di libri contenente lettere di suor Lucia di molti periodi, rimane sorpreso di non trovare niente riguardo al periodo tra il 1955 e il 1969, quattordici anni di cui sembra fosse vietato pubblicare parola della Suora sul suo stato d’animo di allora. Un caso? Fatto sta che proprio in tale periodo sono sorte le gravi controversie circa la sua intervista a Padre Fuentes e la sua corrispondente smentita.
L’episodio è conosciuto e da me raccontato in articoli precedenti come sia: « Quarto Segreto di Fatima o dilemma lacerante di Suor Lucia?»; «Two Sister Lucy of Fatima? Ragioni per l’enigma suor Lucia». Trascrivo un sunto: – «Di fronte a una nuova Chiesa e le sue autorità che prendevano le distanze dai «profeti di disgrazie», per l’ubbidiente Lucia le parole della Madre di Dio sulla rovinosa situazione della Chiesa e del mondo dopo Pio XII potevano apparire come una sfida all’apparato clericale dominante. Eppure tali parole, troppo gravi e che si rivelarono troppo vere, come potevano essere raggirate dalla Suora?
In una lettera che ho scritto a Suor Lucia nel 1998 accennavo ai momenti cruciali della sua testimonianza, quando è prevalso uno scrupolo indiscreto, nemico della pura e semplice verità. E il primo fu quello della sua intervista del dicembre 1957 con Padre Fuentes, la cui diffusione, approvata dal Vescovo di Leiria/Fatima e dall’Arcivescovo messicano del Padre, ma dal 1959 invisa dal Vaticano di Giovanni 23, fu negata da Lucia sotto pressione del Vescovo di Coimbra in una notifica apparsa addirittura sui giornali. (vedi «incombe il «mistero» sulle «due suor Lucia»). La mia lettera del 1998 è rimasta senza risposta. Rimane, però, che il mio libro in portoghese che tratta del caso in quei termini, cioè della sua smentita sotto pressione del Vescovo di Coimbra, non è stato contestato da suor Lucia. La certezza mi è stata portata dalla visita della sua nipote, Maria do Fetal, reduce da Coimbra, dove aveva parlato con la zia.
La testimonianza di Suor Lucia tra il 1953 e il 1958 e poi nel 1969
L’esempio scelto nei miei scritti per illustrare la prassi distruttiva dell’identità di un consacrato, nella sua coscienza cattolica, è quello del gesuita Riccardo Lombardi, tanto vicino a Pio XII e alla sua attività pastorale da essere detto il «microfono di Dio». Egli fu legato all’Evento di Fatima, ma con quale contributo? La domanda è d’obbligo perché si tratta del «tipo» più puro di «profeta di sventure» di roncalliana memoria, ma di ubbidienza ‘perinde ac cadaver’!
Ora, Lombardi, dopo molto insistere, riuscì ad avere un colloquio con suor Lucia, nel parlatorio del convento di Coimbra il 18 ottobre 1953 (nel libro di Zizola?, il 7 febbraio 1954, in quello di P. Alonso. Il dialogo è essenzialmente lo stesso, e qui riprendo l’essenziale delle due versioni.
Padre Lombardi domandò allora alla suora, che era malata e febbricitante: – Mi dica se il Movimento per un Mondo Migliore [che la suora conosce], può essere la risposta della Chiesa alle parole della Madonna a lei affidate. Lucia rispose che Dio vuole che si intraprenda un lavoro di grande rinnovamento. «Si cominci dalla riforma del clero: il popolo seguirebbe. Si dice che mancano le vocazioni. Non è così. Non è che ci sono pochi preti, è che non sono come devono essere. Il popolo seguirebbe il clero a seguito di una riforma di Roma. Nel fare i vescovi dovrebbero badare più a sceglierli santi che dotti» (MD, p. 332). E Lucia continua: «La rinnovazione che lei predica è necessaria: altrimenti, considerando lo stato dell’umanità, solo una piccola parte del genero umano si salverà». Padre Lombardi insiste – Lei crede veramente che molti si perdono? Personalmente, spero che Dio salvi un gran numero di anime. A questo proposito ho scritto il libro «La salvezza di chi non ha fede». «No Padre, si salvano in pochi», risponde la Suora… «Molti, molti si dannano. Anche anime consacrate, molte».
Ora, Padre Lombardi, deve essersi ricordato allora anche delle parole della piccola Giacinta, che aveva visto l’inferno, e che parlava spesso delle sue visioni delle molte anime che nel corso delle guerre si perdono, cadendo nell’inferno come la neve sui campi; perciò ardeva di pietà per salvarle, invocando preghiera e sacrificio. Dopo sentire queste cose, Lombardi è tornato a Roma talmente depresso che molti sono rimasti allarmati, pensando che avesse conosciuto i castighi incombenti contenuti nel Segreto di Fatima. Ma purtroppo il Padre aveva soluzioni umane per il «mondo migliore» che prediligeva in rapporto alla domanda/aiuto di Fatima!
E il suo piano fallì pietosamente nel tempo di Roncalli e Montini in Vaticano.
Lettera di suor Lucia al Superiore il 29.12.1955
In questa lettera la Suora racconta delle … innumerevoli lettere che riceve da quasi tutto il mondo riferendo disgrazie e miserie, di cui l’umanità è piena. “Da ciò arrivo a convincermi che soltanto io e il piccolo gruppo che, come me, ebbe la grazia di consacrarsi al Signore, siamo le uniche persone felici sulla terra, ma mica senza croci, che è l’eredità del popolo eletto …”
Di quel periodo l’evento da riportare è la venuta a Fatima il 13 maggio 1956 del card. Roncalli come Legato Pontificio, nel cui discorso svela la sua sorda avversione alla visione del Segreto della Madonna. Infatti, davanti a mezzo milione di fedeli, pronunciò in quell’evento un’omelia in portoghese, “precorritore di una nuova Pentecoste del cui celeste effluvio cominciamo ora a misurare tutta la portata e le misteriose ricchezze”… descrisse allora le apparizioni liquidando con poche parole quella del Segreto sull’Inferno: “Per il 13 luglio qualche incertezza [?]. Ma Giacinta dice chiaramente risolvendo ogni dubbio: «No, il demonio non può essere; il demonio è tanto brutto e sta sottoterra». (Scritti e Discorsi del Patriarca di Venezia, Paoline, 1959, V.2, pp. 423, 425).
Si noti l’ambiguità della frase pronunciata. Nella visione in cui Maria SS. aveva fatto vedere l’Inferno con i suoi demoni ai pastorelli; visione che formò la loro coscienza nella volontà del sacrificio per i poveri peccatori, Roncalli riduce la visione dell’inferno, a barzelletta infantile! La ragione per cui un chierico oltremodo scaltro, come lui ha deciso di avversare il Segreto di Fatima era il suo tenore di profezia di sventure e di castighi, che lui aborriva perché opposti alle idee di conciliazione col mondo moderno e l’erezione di un nuovo ordine religioso, «nuova pentecoste» a cui mirava. Dopo eletto, non solo censurerà il Segreto, ma pure l’intervista di suor Lucia a Padre Fuentes di poco prima della morte di Pio XII.
Quanto a quello che pesava sull’animo di suor Lucia nel periodo dal 1958 al 1969, si è posto una completa censura, che ancora dura, sulle quanto le sue lettere o diario registrarono, ma che non sono pubblicate. Lo si deve immaginare a partire della gravità delle parole riferite alla Madre di Dio trasmessa a Padre Fuentes e la sua smentita dovuta alla cedenza a quanto è venuto dal nuovo ordine voluto da Roncalli, Giovanni 23 e Montini, Paolo 6 in poi. Questi «papi conciliari» volevano censurato tutto quanto fosse contrario ai loro disegni di aprire la Chiesa al mondo per erigere un’altra più globalmente accettata intorno all’ idea di una misericordia ecumenista! Certamente la Profezia di Fatima era d’intralcio per queste loro perfide utopie moderniste! Ma come possono mandare avanti un causa di beatificazione con tali segreti?
La smentita di Lucia accompagnata dalla nota della Curia di Coimbra
Sul giornale locale, in un inserto a pagamento, si dà la notizia in grandi lettere: suor Lucia smentisce e separatamente c’è la seguente nota della Curia: «La Curia diocesana di Coimbra è in grado di poter dichiarare che suor Lucia, avendo detto fin qui tutto quello che ha capito di dover dire su Fatima, che si trova in diversi libri pubblicati su Fatima, almeno a partire dal febbraio 1955 fin qui, niente altro ha detto e perciò non autorizza nessuno a rendere pubblico qualsiasi cosa che possa essergli attribuita su Fatima. Coimbra, 2 luglio 1959.»
Da notare che loro stessi qui stabiliscono la data delle prossime censure a partire dal 1955! Ciò serviva a negare quanto pubblicato da Padre Fuentes che però, se fosse vero come si crede e la stessa suora non ha negato a me più tardi, riguardava un accorato e urgente appello di Maria a Fatima; si voleva negare l’avviso sull’imminente attacco finale del demonio alla Chiesa, come allarmista «profezia di sciagure» per i nuovi tempi, e ciò col concorso di Lucia. Essa aiutò tale censura contro le stesse accorate parole da lei sentite dalla Madre di Dio. Che cosa era successo che potesse far pensare a lei che tali parole profetiche fossero false o nocive?
Veniamo allora alla sequenza dei fatti successivi all’intervista in causa. Il 9 ottobre muore Papa Pio XII e il 28 è eletto Giovanni 23. Di questo cardinale la Suora probabilmente già si era fatta un’idea non buona sentendolo nel discorso in portoghese a Fatima nel 1956 diffuso dalla Radio nazionale. Ma allora l’elezione di un nuovo papa deve aver destato giubilo nel Carmelo di Lucia come uomo d’aspetto semplice e buono per sostituire degnamente Pio XII. Subito sorprese il modo informale del neoeletto, visitando ospedali, parrocchie e prigione di Roma, notizie che circolavano nel mondo tracciando un ritratto di Giovanni 23 come «papa buono» e fautore di pace. Ciò doveva, anche nel Carmelo di Coimbra, sembrare un buon presagio, ma in contrasto con i pericoli narrati dalla Veggente di Fatima secondo le parole della Madonna sull’imminente lotta contro la Chiesa e che Padre Fuentes aveva diffuso, Che cosa potrebbe significare ciò per la coscienza di Lucia? Che forse si era ingannata nell’immaginare sciagure, contro la sensazione generale che seguì di tempi più sereni? L’ordine della Curia di Coimbra per la smentita della intervista a Padre Fuentes arrivò allora, nei primi tempi di Roncalli in Vaticano, perciò pochi mesi prima del comunicato che la terza parte del Segreto, non sarebbe mai pubblicata.
E così passarono gli anni nel silenzio di Roma e di Lucia sugli avvisi di Fatima. La parola d’ordine era di seguire i nuovi papi conciliari e di accusare chi sollevasse dubbi sulla loro dottrina. Pur se lo spirito contrario a Fatima di Giovanni 23 su ogni aspetto si svelava sempre più evidente. Ma l’errata nozione di ubbidienza anche contro quel si crede vero è prevalsa allora e tutto sta ad indicare, anche se non ci sono testi della Suora, che essa dopo una profonda lotta nell’ambito della propria coscienza si rese pronta a ubbidire pure a scapito della credibilità di Fatima.
Nel periodo in cui nel mondo cattolico cominciavano a sorgere dubbi sulla legittimità di Paolo 6, che lanciava dopo il V2 la nuova messa, una lettera della Suora è pubblicata come segue.
Dopo l’interregno di silenzio ecco la lettera al Dott. Alcino del 27.12.1969
Al dottore: «… auguri di nuovo anno … uniti al Capo Supremo, che è il papa Paolo VI. Non c’è un altro che sia il vero, né lo scelto da Dio come capo del Suo Corpo Mistico sulla terra. Lui è la guida del Suo popolo. Popolo di Dio, che forma la Chiesa militante della quale noi abbiamo la felicità di essere membri; dobbiamo mantenerci fedeli, stabili nella Fede, nella Speranza e nella Carità, uniti al rappresentante di Cristo in terra, seguendo la Sua dottrina, i Suoi insegnamenti, le Sue direttive: – se qualcuno le dicesse il contrario, non gli dia credito, perché quei tali sono nell’errore; sono coloro di cui parla il Signore nel Suo Vangelo: “I tralci che, separati dalla vite, appassiscono, seccano e servono soltanto per essere gettati nel fuoco a bruciare”.
In seguito si dovrà parlare delle supposte visite della Madonna a Lucia negli anni conciliari come elemento che rende ancora più fitto il mistero della coscienza della veggente di Fatima, poiché essa passò dal dubbio a una compulsiva ubbidienza totale alle «autorità conciliari», raccomandando ad ogni occasione l’obbligo di generale soggezione, sotto il rischio di dannarsi!
E attorno al Messaggio profetico di Fatima da allora prevale enorme confusione e i più perfidi inganni! Come mai?
Inoltre, fu pubblicato un libro su Fatima di Saverio Gaeta, «Tutta la verità» (edizioni San Paolo), che solleva un «5º segreto», poiché la Madonna disse a Lucia: «scrivi quello che ti ordinano, ma non quello che ti è dato comprendere del suo significato». Lucia avrà compreso il Segreto? o Maria SS, vuole evitare che scriva la sua opinione su di esso? Fatto è che Lucia, come si è visto, non sorresse neppure quel che aveva ben compreso e trasmesso a P. Fuentes; e erano questioni relazionate al Segreto e al Papa, ormai silente.
scusatemi se scrivo mescolato col potoghese, poiche non ho il dominio dellitaliano: signor Arai grazie, poiche per la prima volta leggo il punto centrale. La sostituzione è comoda per nascondere làpostasia della rappresentante del Cielo, che è un fatto appocalittico: perfino i profeti mentono in questi tempi per ingannare i fedeli.Solo il papa dellImmacolato Cuore potra schiarire cosa è successo. Che nostra Madre venga presto a governarci, giudicando le nazione e il clero apostata.
Difficile esprimere un commento a questo tuo argomentato e “disorientante” articolo, caro Daniele. Ammettere che suor Lucia, per obbedienza, si conformò al nuovo corso significa depotenziare, da una parte, il profilo di santità a lei atribuito, e dall’altra ammettere il merito altissimo della sofferenza patita per tale obbedienza. Con ciò metteremmo il silenziatore a quanti, laici e religiosi, fanno fronte al degrado attuale della cattolicità. Ma no è che di suor Lucia è stato diffuso, subdolamente una carta di identità falsata?
Infatti. Difficile è già trattare quest’argomento. Ma la Verità, caro amico, non può fare sconti ai profili di santità, come quello attribuito alla Veggente di Fatima da alcuni. Il vero commento si può esprimere in base al risultato della corretta diffusione della Profezia di Fatima, che è in un tale stato di confusione e contraddizioni che s’immagina perfino che ci siano due suor Lucia. Più “disorientante” di questa opinione. Eppure, è il risultato dell’obbedienza senza limiti al punto di conformarsi al nuovo corso, depotenziando il grave avviso di Maria SS. trasmesso della Suora a padre Fuentes nel dicembre 1957 sul futuro allora Imminente. Per ammettere il merito altissimo della sofferenza patita per tale obbedienza, si deve pesare il risultato, senza silenziatori.
Dalla sua tesi, caro Arai, la figura di Lucia esce distrutta, a maggior ragione se pensiamo alle grazie straordinarie certamente concesse alla veggente di Fatima nel corso di TUTTA la sua vita sia per la salvezza propria che per quella degli altri; la falsa ubbidienza ad autorità palesemente eretiche è un inganno a mio parere difficilmente compatibile con tali grazie eccezionali. Lei parla di «merito altissimo della sofferenza patita per tale obbedienza»: io non vedo proprio alcun merito nel nascondere coscientemente la verità di fronte all’eresia ed all’apostasia dei superiori gerarchici, anzi potrebbe sembrare un vile tradimento l’accreditare pubblicamente la gerarchia modernista conciliabolare facendola passare per cattolica. Per questi motivi capisco (anche se non necessariamente condivido) le tesi di quegli autori che hanno tentato di offrire altre soluzioni a questo grave problema.
Ritengo che per tutta la vita Suor Lucia sia stata tormentata dal dubbio se credere alle apparizioni, che sono autentiche solo soggettivamente, o credere all’Autorità oggettiva della Chiesa. E’ risaputo di un colloquio burrascoso tra di lei e il Card. Bertone negli ultimi anni. Sappiamo che le era stato rifiutato un incontro con Paolo VI a Fatima, sappiamo ancora che, non paga di quelle quattro chiacchiere scambiate nel 2000 con Wojtyla dopo la Messa, aveva spedito al Papa una o più lettere di cui non è stato rivelato il contenuto. Un testimone avrebbe detto che sul letto di morte Suor Lucia diceva enigmaticamente: “Il Papa, ah, il Papa…”. Tutto ciò fa trapelare che fino all’ultimo ella non si sentiva sicura che il tutto quadrasse. Quanto basta per lasciarle il merito o l’attenuante della buona fede.
@ Vincenzo: la frase sul «merito altissimo della sofferenza patita per tale obbedienza» di Lucia, l’ho ripresa dall’amico Luciano, per contestarla. Pensavo alla frase di San Paolo:… un bronzo risonante… senza la carità non è niente (ICr 13). Qui è il caso della carità come amore per ogni parola che viene dall’Alto… dal Signore attraverso Maria.
@ Benedetto: d’accordo in linea di massima con la sua idea sul cruccio di Lucia, ma con due osservazioni: sul tormento del dubbio se credere alle apparizioni, «autentiche solo soggettivamente». In verità, si può credere che la grazia dell’ispirazione rende il contatto col soprannaturale un fatto … parole e visioni oggettive.
Poi sul tormento di tutta una vita: in verità, la conoscenza della posizione di Lucia davanti all’Evento di Fatima, indica la sua sicurezza fino al 1959; è dopo questo periodo, tempo di G23, che subentra il tormento del dubbio, che sarebbe praticamente azzerato con GP2.
@Arai. Veramente i preti mi hanno sempre insegnato che il ricevente un’apparizione non può mai essere sicuro oggettivamente che la fonte sia quella reale, o un’altra: per esempio demoniaca. L’apparizione non può testimoniare a se stessa! Ragion per cui i direttori spirituali esigevano prove di vario tipo e coerenti con la fede rivelata. Inoltre si aspettava di vedere quali frutti avrebbe portato l’evento. Dico questo non perché non creda alle apparizioni di Fatima, ma piuttosto che Lucia si sia fatta influenzare dall’autorità degli impostori che le suggerivano mille dubbi, del tipo: “Potresti avere capito male. Potresti non ricordare bene”. In questo senso gradirei sapere la sua idea circa il diverbio tra Suor Lucia e Bertone.
Aggiungo: Per questo la Chiesa, anche quando approva una rivelazione privata, non obbliga mai i fedeli a credervi.
@ Benedetto: Non vi è dubbio che s’insegni il fatto che non si può inizialmente essere sicuri oggettivamente che la fonte di un’apparizione sia reale, o demoniaca. Al veggente si chiede di verificarlo bene. L’apparizione testimonia a se stessa con fatti obiettivi come siano le prove di accordarsi con la Fede rivelata; di essere opportuna in quel momento storico e di dare frutti. A questo punto la Chiesa la certifica come fatto avvenuto, obiettivo, come sono i miracoli. Sui dubbi di Lucia, nati da impostori si può dire che questi venivano da alto loco e le «suggerivano mille dubbi, del tipo: “Potresti avere capito male. Potresti non ricordare bene”.
Sulla mia idea circa il diverbio tra Suor Lucia e Bertone, pregherei a Lei di illustrarmi. Grazie.
una domanda per il Sig Arai Daniele nel libro: (Scritti e Discorsi del Patriarca di Venezia, Paoline, 1959, V.2, pp. 423, 425)., si trova l’intero discorso fatto a Fatima da Roncalli, oppure dove è reperibile? Grazie
Certo che, se suor Lucia avesse avuto dalla Vergine l’annuncio del concilio quale catastrofe per la Chiesa – come da qualcuno si afferma – si resterebbe sbalorditi dall’acquiescenza della veggente nei confronto al nuovo ordine teologico. E’ proprio un dilemma amaro.
@ Luciano: non ho qui con me quel libro, ma da quanto mi ricordo il discorso di Roncalli era lungo sulle altre apparizioni, breve solo con la più lunga, del 13 luglio.
@ Luciano Pranzetti: da parte mia, ripeto spesso il ragionamento per cui il fatto del «concilio quale catastrofe per la Chiesa» non è giudizio o visione che abbia bisogno di Fatima per essere compreso nelle sue conseguenze; una suora in un convento del Carmelo aveva tutto per accorgersene della disastrosa mutazione. Ecco l’amaro dilemma per i devoti di Fatima.
Perfettamente d’accordo, Daniele. Il conciliabolo V2 è, intrinsecamente eretico ed evidente nella documentazione e negli esiti. Ma io intendevo sottolineare un altro aspetto. Se, come si vocifera, la Vergine avrebbe comunicato questa sciagura a suor Lucia, il suo atteggiamento si configurerebbe come propria disobbedienza. Un altro paio di maniche rispetto a chi lo ha soltanto avvertito senza rivelazione divina.
Nell’altro «Segreto» ora pubblicato nel libro in spagnolo di José María Zabala ”El Secreto mejor guardado de Fátima”, testo già pubblicato nel 2010 dal sito «Tradition in action», figura l’apostasia, un’altra chiesa, un altro papa e un altro culto. Mancherebbe solo dire che si tratta della chiesa sorta dal conciliabolo V2, intrinsecamente eretico, come è evidente nella sua documentazione e nei suoi esiti di apostasia generale, ma è falso. Allora la Santa Vergine avrebbe comunicato questa sciagura a suor Lucia e tramite lei a tutti, esplicitamente. Ciò obbligherebbe un atteggiamento generale di ripudio al V2, per non configurare una vera e propria disobbedienza. Ma la rivelazione divina in generale e quella di Fatima, che s’insiste ancora in qualificare come «privata», viene coperta da un tenue velo per non condizionare la libertà umana. Eppure, nell’intervista a padre Fuentes vi sono già gli elementi per capire il pericolo imminente che sarebbero arrivati in seguito, coi nuovi tempi conciliari