I missili americani colpiscono le forze siriane che combattono Al Qaeda

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I missili americani colpiscono le forze siriane che combattono Al Qaeda

Oltre 60 missili cruise lanciati dalle forze armate americane hanno colpito una base militare siriana vicino Homs, che attualmente costituisce la prima linea tra le forze arabo-siriane e varie organizzazioni – definite dallo stesso Dipartimento di Stato Americano – terroristiche , tra cui Al Nusra e l’autoproclamato Stato Islamico.

Secondo quanto riportato, l’attacco è stato effettuato come ritorsione per un presunto “attacco con armi chimiche” vicino alla città di Idlib nel nord della Siria, attualmente la capitale di ciò che rimane delle forze di Al Qaeda in territorio siriano.

Attacchi precipitosi basati su dichiarazioni dubbie sulla presenza di armi di distruzione di massa

Gli attacchi effettuati si basano su dichiarazioni dubbie, non sostenute da prove materiali consistenti, riportate da militanti e organizzazioni finanziate dall’estero che si fingono enti umanitari. Dichiarazioni simili sono state fatte – e verificate come false – a partire dall’attacco chimico del 2013 a Ghouta.

La decisione statunitense di procedere velocemente senza l’approvazione delle Nazioni Unite, e prima che una qualche indagine formale potesse essere effettuata, dimostra che la natura di questi attacchi è una  messa in scena. Se gli USA fossero stati davvero convinti dell’uso delle armi chimiche da parte del governo siriano, un’indagine formale non solo avrebbe portato ad una risoluzione delle Nazioni Unite contro il governo siriano, ma anche probabilmente al lungamente desiderato cambio di regime a Damasco.

Sapendo invece che un’indagine formale avrebbe smascherato la natura dell’attacco, gli Stati Uniti hanno agito velocemente, cercando di provocare la risposta da parte del governo siriano, in modo da giustificare retroattivamente un altrimenti ingiustificabile inizio dell’attacco stesso.

Questi attacchi precipitosi sono una replica su scala ridotta delle prove inventate e prodotte prima dell’invasione e dell’occupazione dell’Iraq nel 2013, che hanno portato come risultato un cambio di regime pianificato da lungo tempo, la distruzione dell’Iraq come stato-nazione funzionante, ed ora  più di un decennio di caos, conflitti, divisioni e devastazione.
Simili presupposti “umanitari” furono usati dagli Stati Uniti nel 2011 per giustificare un intervento militare diretto in Libia, che anche questo ha portato come risultato il cambio di regime e la divisione e distruzione della Libia come stato-nazione. La Libia ora è terreno fertile per le organizzazioni terroristiche, e un trampolino verso l’Europa per gli emigranti africani che per decenni hanno cercato di sopravvivere e lavorare in Libia prima dell’intervento degli Stati Uniti nel 2011.

Sembra che ora l’America abbia fatto il passo successivo per ripetere il processo di divisione e distruzione, questa volta in Siria.

Gli attacchi aiutano Al Qaeda e difendono l’ultimo bastione dei terroristi in Siria


La città settentrionale di Idlib è al momento l’ultima roccaforte significativa di Al Qaeda in Siria [in inglese], mentre la città orientale di Raqqa è la città gemellata allo Stato Islamico. Malgrado secondo le dichiarazioni i due gruppi siano ideologicamente e strategicamente opposti, essi hanno coordinato i loro sforzi in Siria per tutta la durata del conflitto siriano.

Sebbene sia chiaro che Al Qaeda sia in possesso di questa città anomala – tenuta insieme quasi completamente da aiuti stranieri – politici americani hanno più volte chiesto che diventasse la capitale dell’opposizione governativa. Come Bengasi in Libia, per decenni capitale dei terroristi, è stata trasformata nel fronte del cambio di regime preparato dagli USA, Idlib dovrebbe funzionare come fronte politico appena gli Stati Uniti, l’Europa, la NATO e gli stati del Golfo Persico avranno fatto a pezzi l’esistente stato siriano.
Dal momento che la città stava per vivere un’imminente liberazione da parte delle forze siriane e dei loro alleati, la messa in scena dell’attacco con armi chimiche e il precipitoso e unilaterale lancio di missili da parte degli USA che ne è seguito, cerca di rallentare o di ribaltare completamente i progressi siriani su Idlib, la roccaforte di Al Quaeda.

Paradossalmente, nel 2016 il presidente americano Donald Trump ha seguito una linea anti-terroristica intransigente, solo per trovarsi a presiedere una politica estera che aiuta e favorisce i veri autori degli attacchi dell’11 settembre 2001 a New York e a Washington D.C. , su cui lui ha dichiarato aver creato la lista dei divieti di immigrazione.

“La politica di Trump” è soltanto continuità di agenda

L’uso di missili cruise americani per colpire l’aviazione siriana non è per forma, tipo o modo la politica del Presidente Trump.  E’ invece semplicemente l’esecuzione finale di una politica che era già sulla scrivania del Presidente Barack Obama, dai tempi del fallimento dei tentativi di rovesciare il regime in Siria nel 2011.

L’uso di armi radiocomandate come i missili cruise era stato discusso nel 2013 dopo un finto attacco con armi chimiche vicino a Damasco, e poi nel 2015 dopo che l’intervento militare russo in Siria aveva impedito un più diretto uso delle forze armate USA sul territorio siriano. L’uso di tali armi è necessario per la natura della rete di difesa aerea siriana.

Nell’articolo di Bloomberg del 2013 “Missili cruise Tomhawk potrebbero essere lanciati dagli Stati Uniti in Siria” [in inglese] si legge:

Missili cruise Tomahawk potrebbero essere lanciati di notte contro centinaia di obiettivi siriani, tra cui le speciali unità militari del Presidente Bashar al-Assad, se gli USA e gli alleati decidono di lanciano un attacco militare in risposta all’uso delle armi chimiche.

Jeffrey White, che è stato analista alla DIA (Defense Intelligence Agency) e ora è membro per la difesa al Washington Institute per la politica nel vicino oriente, ha dichiarato “Sto pensando ad una ondata iniziale piuttosto significativa” di molte centinaia di Tomahawks ,“e un periodo di assestamento, quindi forse una seconda ondata se non pensiamo di poter completare la distruzione che volevamo”.

Di nuovo nel 2016 il New York Time ha pubblicato un articolo intitolato “51 diplomatici americani fanno pressione per un attacco contro Assad in Siria ” [in inglese].

Più di cinquanta diplomatici del Dipartimento di Stato hanno firmato una nota interna decisamente critica rispetto alla politica dell’amministrazione Obama in Siria, sollecitando gli Stati Uniti ad attaccare militarmente il governo del Presidente Bashar al-Assad al fine di fermare le continue violazioni del cessate il fuoco durante i cinque anni della guerra civile nel paese.

L’articolo citava specificamente l’uso di armi radiocomandate come i missili cruise, dichiarando e sottolineando:

La nota, una bozza della quale è stata inviata al New York Times da un funzionario del Dipartimento di Stato, afferma che la politica americana è stata “travolta” dall’inarrestabile violenza in Siria. Sollecita inoltre un prudente uso delle armi radiocomandate che potrebbero assicurare un più focalizzato e convinto processo diplomatico guidato dagli USA”

Ovviamente, poi, a prescindere dal presunto “pretesto”, gli USA cercavano una escalation militare contro la Siria e come un prerequisito ulteriore per un eventuale cambio di regime, l’uso di armi radiocomandate, tra cui i missili cruise, era parte di un’agenda particolare dall’amministrazione Obama.

Con il fallimento della politica Americana in Siria e nel mondo [in inglese],  è scomparsa la patina della politica di parte e le plausibili argomentazioni per convincere gli Americani e il mondo che una sorta di legittimo e rappresentativo governo esiste a Washington. Ciò che è rimasto è una disperata e pericolosa oligarchia finanziaria, che sta portando avanti apertamente la sua agenda, con poco riguardo alla pubblica opinione, al diritto internazionale o anche alla paura delle conseguenze nell’attuare tali brutti piani rispetto ad un sempre più consapevole e possibile alternativa di un “ordine internazionale”.

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Articolo di Toni Cartalucci pubblicato da LD-Land Destroyer Report il  7 aprile 2017
Traduzione in Italiano a cura di Elvia per SakerItalia.it

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