L’EDITORIALE DEL VENERDI
di Arai Daniele
Tutte le bestialità moderniste, massoniche, ecumeniste conciliari che i cattolici sentirono in questi quasi sessant’anni di dominio modernista, se deviarono tanti, allo stesso tempo appurarono la fede di molti.
Già spiegava il cardinale Newman, venuto dall’eresia anglicana: “nessuna dottrina è definita prima che sia combattuta”.
Certo, tale combattimento è all’insegna della stessa Fede immutabile, indipendente dalla nostra migliore sua comprensione; esso richiede piuttosto di capire e rimanere fermi nei principi di sempre in modo a consolidare la nostra resilienza cattolica.
Ora, più si approfondisce la conoscenza della vecchia eresia ariana e di quella conciliare, che appare nuova, più si vede quanto esse hanno in comune, ritornando sulle stesse confusioni ecumenistiche, che tutto turba perché aliene al principio che la verità viene da Dio agli uomini, mai in senso contrario. Invece, gli eretici seguono «verità» gnostiche proprie. Vedi Bergoglio che ogni giorno ne emette una nuova della sua larva personale.
Il fatto è che tutte le eresie sono riconducibili a una: la gnosi spuria contrapposta alla Fede. Ma anche se vogliamo differenziarne le forme principali, esse non passano di tre: contro l’autorità della Parola del Padre Creatore nei due Testamenti, col marcionismo; la seconda, pelagiana, per cui l’uomo può fare a mano dell’aiuto divino per operare secondo verità. E finalmente l’arianesimo, la peggiore che, negando l’eguaglianza del Figlio col Padre, nega il Verbo di Dio, come è nel Mistero della Santissima Trinità descritto da San Giovanni.
Questo tentativo di riduzione del Soprannaturale di Dio al naturale umano trovò presa facile in molti popoli venuti dal paganesimo, e s’espanse in modo sorprendete come rifiuto della Fede divina, quella teandrica, a favore di una fede «androteista», d’elaborazione umana: ecco la «fede ecumenista conciliare» aperta ad ogni ritrovato delle nuove teologie.
Segue qui un riassunto essenziale della storia dell’arianesimo, per poi passare alla sua presenza oggi.
L’Editto di Costantino del 313 concesse libertà al Cristianesimo e dal martirio di tanti in tre secoli rifiorì la sua forza di conversioni in ogni regione dell’Impero. Ma a questo punto esplose la prima grave divisione, promossa dal presbitero Ario all’interno della Chiesa, per cui proprio quel IVº secolo finì per essere terribile nella sua storia. La Chiesa si ritrovò minata nella sua più centrale verità, sul Verbo, seconda Persona della Santissima Trinità.
Il Concilio di Nicea nel 325, condannò l’arianesimo, affermando che il Figlio di Dio, il Verbo, era “consustanziale” al Padre; della stessa sostanza e natura e perciò, uguale a Dio Padre. Ma l’arianesimo si diffuse, dividendo quel mondo di allora e contaminando le molte anime perché accolto anche al livello dei vescovi e dei consacrati di scarsa ortodossia.
La principale resistenza all’arianesimo, secondo la fedeltà alla Fede della Chiesa, fu portata avanti dal vescovo di Alessandria, santo Atanasio che, appoggiato da indomiti fedeli, preservò la purezza e l’integrità della Fede cristiana che si voleva mutilare da quanto confessato dal Credo di Nicea, ancora recitato oggi nelle chiese cattoliche.
Di fronte alla resistenza incrollabile di alcuni si fece avanti il partito dei «semi-ariani», che riconoscevano una certa analogia tra il Padre e il Figlio, ma sempre negando che Egli fosse «generato, non creato, della stessa sostanza del Padre», come definito dal Concilio e professato nella Chiesa.
Sant’Atanasio fu perseguitato durante trent’anni dagli altri vescovi. essendo costretto più volte ad abbandonare in esilio la città di cui era vescovo, ma la sua lotta in difesa della Fede non diminuì. Ciò nella situazione di grande caos che seguì il Concilio di Nicea quando, nel dire di San Basilio, quest’epoca andava paragonata ad una battaglia navale nella notte, dove tutti sono contro tutti e nessuno riconosce più nessuno. Alla fine, fu la verità del dogma di fede nella divinità di Gesù Cristo, Figlio di Dio, a trionfare in tutta la sua chiarezza, sulle ambiguità di compromessi politici e ecumenisti a scapito della purezza della Fede.
LO SPIRITO DI ARIUS SI MANIFESTA NELLA «NOSTRA AETATE» DEL VATICANO 2
È sempre più chiaro che il documento ‘Nostra aetate’ mirava a un nuovo ordine ecumenista mondiale, contro quanto il Signore volle della Sua Chiesa conferendole l’autorità apostolica e soprannaturale degli Apostoli. Essi furono inviati ad annunziare la Fede Trinitaria e la legge evangelica in tutto il mondo, dicendo: “Da Lui abbiamo ricevuto la grazia dell’apostolato, per ottenere l’obbedienza alla fede da parte di tutte le genti, a gloria del Nome suo, e tra queste siete anche voi, chiamati da Gesù Cristo” (Rm 1, 5). Così insegnarono sempre i Papi:
“Coloro dunque che vogliono essere salvati vengano a questa colonna, a questo fondamento della verità, che è la Chiesa” (I Tm 3, 15); “Chi vi ascolta, mi ascolta; chi vi disprezza, mi disprezza (Lc X, 16).
Riferendosi a queste parole, san Agostino dice: “Se qualcuno si trova fuori della Chiesa, sarà escluso dal numero dei figli e non avrà Dio come Padre per non aver voluto la Chiesa come Madre”(Liv. IV, de Symbol. Ad Catech., cap.13)”.
La Fede Trinitaria è la Fede della Chiesa, nata dal Sacrificio redentore del Figlio e suscitata negli uomini dal Padre per mezzo dello Spirito Santo. Il dogma della Trinità divina è il fondamento della Fede.
La Chiesa cattolica è depositaria e custode di questa Fede, che le conferisce l’autorità infallibile e l’identità inconfondibile di Chiesa di Gesù Cristo: “pietra d’inciampo che blocca ogni possibilità d’accordo con il Giudaismo e l’Islam” (Etienne Gilson). Ma quest’accordo spurio è proprio lo scopo dichiarato ed applicato dalla politica conciliare.
L’apostolato cattolico fu istituito per diffondere tra tutti gli uomini il Verbo divino che si è rivelato nell’Antica Legge e incarnato nella pienezza dei tempi, per chiamare alla conversione dell’amore di Dio. Il Suo Spirito suscita la fede per dare frutti di carità divina nell’amore di Dio. Non è possibile amare Iddio senza conoscerLo con la fede, come Egli si è rivelato, senza alcun miscuglio di tradizioni umane e di inganni religiosi, ma ‘in spirito e verità’, secondo la sua adorabile Volontà.
L’apostolicità è così una delle caratteristiche essenziali della Chiesa e dei suoi membri che, intimamente congiunta alle altre, rivela l’unità e la carità soprannaturale di questa istituzione divina che ha per principio la Volontà e la gloria di Dio Uno e Trino, e per missione la salvezza delle anime. La testimonianza apostolica è quindi l’inizio della carità per cui i figli della Chiesa cattolica, apostolica e romana operano, costituendo un corpo solo, affinché Dio sia conosciuto ed amato da tutti gli uomini. “Questa viva e infallibile autorità vige soltanto in questa Chiesa, edificata su Pietro, Principe e Pastore di tutta la Chiesa, da Cristo Signore”.
Se Gesù Cristo non fosse Dio, tale Chiesa sarebbe umana, come tante altre. Inutile sarebbe dire allora che la Chiesa è il Corpo Mistico del Signore in cui i fedeli sono incorporati come tralci nella mistica Vite e, nutriti dalla grazia, portano frutti per sè e per gli altri, per salvarsi e salvare (FD. 1470). Essa è l’unico ovile di Gesù Cristo, fuori del quale nessuno può salvarsi. Arca di salvezza, è la figura della Chiesa che, nella tempesta dei delitti e degli errori del mondo, invia i suoi uomini con le luci della fede e spalanca le sue porte per raccogliere i naufraghi immersi nelle tenebre.
Sono alcune delle molte immagini della Chiesa missionaria di tutti i tempi, secondo la volontà del Signore, ma che i conciliari riducono a «popolo di Dio» in cammino, una «evoluzione», che poi prende la forma di credere quel che si vuole!
Purtroppo, esso è stato il processo per confondere l’idea di Chiesa, in mezzo ai fumi di un vago monoteismo che propone l’idea di una Chiesa pneumatica, oceanica, già condannata da Pio XII nella Mystici Corporis: “Si allontanano dalla verità divina coloro che immaginano la Chiesa come se non potesse raggiungersi né vedersi, quasi che fosse una cosa pneumatica (come dicono) per la quale molte comunità di cristiani, sebbene vicendevolmente separate per fede, tuttavia sarebbero congiunte tra loro da un vincolo invisibile.”
Siamo dunque davanti ad una falsa dottrina di un nuova chiesa i cui ‘apostoli’ non ritengono più di essere inviati dal Signore ad annunziare la Fede trinitaria e la legge evangelica in tutto il mondo, ma di poter usare dell’autorità soprannaturale conferita agli Apostoli della Chiesa apostolica per diffondere una fede ecumenista secondo un’altra teologia, tutta umana.
- « Le triomphe d’un syncrétisme «œcuménique», réductionniste, pour ce qui est de l’aggiomamento doctrinal, joint du côté des évêques à une manipulation collégiale permanente en faveur des principaux gourous de l’époque, quand ce n’était pas l’apostasie immanente généralisée, — voilà comment nous pourrions résumer ici l’histoire de l’Eglise au quatrième siècle après Jésus-Christ… Qui dira que l’arianisme n’est pas d’actualité ?»
Qui ci sono alcuni elementi del libro «Présence D’Arius» de Hughes Kéraly, che aiuta a far vedere in che modo lo spirito dell’arianesimo è vivo e vegeto nella chiesa conciliare; poi per vedere come ciò è avvenuto quale «L’Eresia del XX Secolo» secondo Jean Madiran; per finire, capire la parte dei laici nella resistenza alle bestiali deviazione introdotte dall’«alto», da una gerarchia… legittima?
Vediamo la Prefazione del libro di Jean Madiran: «L’eresia del XX secolo è quella dei vescovi. Non che essi ne siano gli inventori: ne sono semplicemente gli agenti. Non si sono fatti avanti grazie ad essa; se tale eresia ha invaso quasi tutto, ciò non è avvenuto per via della loro impotenza o della loro disattenzione, ma a causa di quel che essi stessi sono. Segretamente, la coltivavano, prima del concïlio Vaticano II. in esso, hanno creduto di poterlo fare più apertamente; dopo il concilio si sono affrettati a venire alle ultime conseguenze, nelle loro attività amministrative e nei loro insegnamenti ufficiali, tanto che noi ormai non abbiamo più né un catechismo ne una liturgia e perfino i sacramenti sono minacciati.»
GIUDIZIO DEL CARDINALE NEWMAN SULLA RESILIENZA CATTOLICA
“È degno di nota che, mentre si dice che il IV secolo sia stato storicamente l’età dei Dottori, dimostrato da santi come Atanasio, Ilario, i due Gregorio, Basilio, Crisostomo, Ambrogio, Girolamo e Agostino (tutti questi santi essendo stati vescovi, con una sola eccezione), tuttavia, nello stesso periodo, sono stati molto più laici che vescovi a mantenere la divina tradizione affidata alla Chiesa.
“Naturalmente, ciò richiede qualche spiegazione: nel dire questo, io ovviamente non nego che la grande maggioranza dei vescovi era ortodossa, nella profondità della loro fede; né che ci siano stati membri del clero per aiutare i laici e servire loro fonti di ispirazione e guida; né che i laici non abbiano ricevuto di sicuro la fede, prima dai vescovi e dal clero; né che non vi sia stato tra i laici un certo numero di ignoranti e che altri finirono per essere corrotti dai predicatori ariani, riusciti a prendere sedi vescovile e ordinare un clero eretico.
Ma insisto ancora ad affermare che in quell’epoca d’immensa confusione, il dogma rivelato divinamente della divinità di nostro Signore fu proclamato, affermato e mantenuto e (umanamente parlando) preservato molto più dalla «Ecclesia docta» che dalla «Ecclesia docens»; che il corpo dei vescovi è stato infedele alla sua missione, mentre il corpo dei laici è rimasto fedele al suo battesimo; che a volte il Papa, come la sede patriarcale o metropolitana o altre sedi importanti, a volte i consigli generali, dissero quel che non avrebbero mai dovuto dire, o compirono atti che oscurarono o misero in rischio la verità rivelata; mentre che, al contrario, fu il popolo cristiano, sotto la guida della Provvidenza, a costituire la forza cristiana di Atanasio, di Eusebio di Vercelli e di altri confessori solitari della fede che, senza di loro, non poteva resistere (…) dico che ci furono sospensioni temporanee delle funzioni «Ecclesia docens». L’insieme dei vescovi fu infedele a confessare la sua fede.
“Così vedo nella storia dell’arianesimo un perfetto esempio di uno stato della Chiesa in cui, se vogliamo conoscere la Tradizione apostolica è ai fedeli che dobbiamo ricorrere.”
La vera teologia può solo avere per centro Dio. Essa raccoglie perciò i riflessi della Verità divina irradiata dal suo Verbo, nella misura in cui può essere ricevuta secondo l’autorità assoluta; è teandrica nella sua direzione unica: da Dio all’uomo. Nel suo senso opposto il Nemico ha seminato una ‘nuova teologia’ androteista; una rivoluzione semantica il cui tema iniziale vuol essere sì il ‘Dio della maestà infinita’, ma per dedurne che tale idea divina è irraggiungibile dagli uomini, ragion per cui la teologia, più che la scienza di Dio, dovrebbe divenire una «scienza del pensiero umano sul divino»!
Ecco invertito il senso della teologia, un nuovo itinerario che comporta una deturpazione sulla divinità e sull’apostolato. E si arriva al colmo di parlare, escludendo la Santissima Trinità, delle tre religioni monoteiste che hanno lo stesso Dio!
Qui si deve aggiungere quello di cui gli autori sopra non trattarono in speciale perché sembra implicito; del principio che la verità viene da Dio agli uomini, mai nel senso contrario. Ma la verità che viene dall’Autorità divina è quella che fonda pure l’autorità nella Chiesa, data per la Verità rivelata e manifestata.
A questa luce si capisce bene che quanti accolgono la falsa autorità «canonica» di eretici, che seguono le proprie «verità» gnostiche (vedi Bergoglio che ogni giorno ne sforna una nuova della propria larva conciliare), deviano come gli ariani.
Il loro grado di colpa dipende naturalmente anche del loro comprendonio evangelico, ma si aggrava quando insegnano ad altri tale via di perdizione attraverso l’accettazione cieca dei conclavi elettoti di falsi cristi e falsi pastori, come se fosse la via giusta insegnata dai Padri della Chiesa.
Che il Signore ci aiuti in questa bufera infernale, che supera di molto quella del IV secolo.