di Maurizio Blondet
Fonte: Maurizio Blondet
Lunedì 10 luglio il segretario della NATO, Jens Stoltenberg, ha terminato la visita di due giorni in Ucraina dove ha reiterato il fermo sostegno pilitico dell’Alleanza in favore dell’Ucraina”. Stoltenberg ha accusato Mosca di non rispettare gli accordi di Minsk2. Ha chiesto imperiosamente alla Russia di evacuare dal Donbass le “migliaia di soldati” che secondo lui (e Kiev) sono lì a combattere, facendo finta di essere i ribelli del Donbass.
Soldati invisibili. E’ la ripetizione di un’accusa ripetuta dall’inizio della tragedia ucraina. Essa è puramente e semplicemente falsa. Lo ha ammesso persino il “vice-ministro dei Territori occupati e degli sfollati interni” Georgi Tuka, ossia un elemento del governo di Kiev. In una intervista al periodico Apostrof, pieno di minacce a Putin e di rodomontate, costui ammette: “Nonostante tutti i nostri sforzi, non possiamo provare per ora in modo giuridicamente chiaro la presenza dell’armata regolare russa nel Donbass”. https://apostrophe.ua/article/politics/government/2017-07-10/putin-uje-ne-parnishka-ego-budut-sudit-posmertno—georgiy-tuka/13319
Ammissione diffusa il 10 luglio, il giorno stesso in cui Stoltenberg finiva la sua visita. Un’accusa deliberatamente falsa, coscientemente falsa – perché mai comprovata nonostante la presenza sul confine, ormai da anni, degli “osservatori OSCE” – è vero che costoro non vedono le violazioni quotidiane delle milizie di Kiev a Minsk2, quindi nemmeno i soldati invisibili di Putin.
“Osservatori OSCE” secondo la satira russa.
Tutto ciò non può essere definito che come atto ostile e provocazione bellicista. Stoltenberg ha firmato con Poroshenko ciò che si chiama “un negoziato ufficiale di adesione dell’Ucraina alla NATO”, primo passo per l’integrazione militare totale. “Abbiamo chiaro cosa dobbiamo completare entro il 2020 per soddisfare i criteri di adesione”. Stoltenberg s’è rallegrato pubblicamente che la Russia non abbia potuto impedire, con le sue obiezioni, di far entrare il paese nell’Alleanza. “Se l’Ucraina debba essere o no membro della NATO deve essere deciso dai paesi dell’Alleanza, dall’Ucraina e da nessun altro”.
Stoltenberg ha ringraziato l’Ucraina per le sue “numerose” contribuzioni alle missioni NATO in Afghanistan e Irak. Ha ricordato che la NATo “ha considerevolmente aumentato il suo sostegno all’Ucraina” dal 2014.
Di fatto, l’Alleanza già fornisce a Kiev:
- Un sostegno finanziario diretto al bilancio militar del governo di Kiev
- Assistenza tecnica e tattica per l’adeguamento alle procedure NATO
- Consegne di materiale militare (e istruttori per imparare ad usarlo).
- Esercitazioni NATO in territorio ucraino (Rapid Trident, Sea Breeze eccetera)
- Messa a disposizione della giunta risorse dell’intelligence Usa: droni, aerei-spia e satelliti.
Del resto negli ultimi due anni le manovre militari NATO a tutte le frontiere della Russia sono tanto numerose, e fitte nel calendario, da configurare uo spiegamento permanente di migliaia di uomini mini con le armi puntate contro Mosca.
Va aggiunto che Kiev, nonostante il disastro economico, ha deciso di aumentare le spese militare a livello del 5,9% del Pil; allievo modello, se si ricorda che Trump ha criticato i servi NATO europei perché contruiscono alla NATO meno del 2%.
Le più recenti esercitazioni NATO in Europa
Nel frattempo il ministro degli esteri Lavrov ha sollecitato alla Mogherini di ristabilire buone relazioni come vicini di casa. L’incontro c’è stato martedì, e s’è concluso con un comunicato in cui si dice che “nonostante le parti non condividano le stesse posizioni su tante questioni”, è bene “mantenere un contatto regolare”.
Lavron ha soprattutto fatto presente che l’impatto umanitario delle sanzioni che la Ue (a servizio degli USA) mantiene contro il governo di Damasco: già vari gruppi umanitari cristiani hanno lanciato l’allarme, le sanzioni colpiscono solo la popolazione civile e impediscono la ricostruzione del paese.
I divieti americani (Washington ha messo la Siria nella lista degli “stati che sponsorizzano il terrorismo”, sic) e “le difficoltà delle licenze di esportazione e , richiedono spesso costosa consulenza legale (per non incorrere nelle multe e penali da parte delle organizzazioni umanitarie, accusabili di “aiutare terroristi”) sono ostacolo ad una rapida consegna degli aiuti umanitari. Ugualmente, la ricostruzione è paralizzata. Il finanziamento di progetti di ricostruzione è praticamente impossibile. Di fatto, ad essere punite sono proprio le aree dove sono cessati i combattimenti”.
L’Unione Europea,faro di civiltà, che tanto aiuta Kiev, ha giusto prolungato le sanzioni alla Siria poche settiomane fa. In conferenza stampa, la Magherini ha sostenuto: “Prima di tutto, l’UE dà quasi 10 miliardi di euro ai siriani, in Siria e fuori della Siria”, e che “giusto per essere chiari nessuna delle nostre sanzioni sulla Siria colpisce la popolazione civile, essendo tutti mirati a colpire individui che hanno specifiche responsabilità nella guerra”.
Vale la pena di ricordare che Tillerson, tornato in Usa dopo l’accordo di de-escalation nel sud-ovest siriano con Putin, ha riconfermato che finché Assad resta al potere, nessun aiuto sarà dato per la ricostruzione della Siria.
E’ da parte dell’Occidente, un forte contributo “umanitario” a fare della Siria una nuova e immensa Gaza, dove la popolazione abita da un decennio fra le macerie dei bombardamenti sionisti, impossibilitata a ricostruire.
Europarlamento punirà i suoi deputati che visitano Assad, la Crimea, il Donbass?
Frattanto, il Parlamento Europeo si appresta ad esercitare “uno stretto controllo” sulle visite all’estero dei membri del detto Parlamento. Alcuni parlamentari hanno commesso la colpa di visitare Assad a Damasco, o la Crimea, o il Donbass
David McAllister, membro della Commissione Affari Esteri dell’europarlamento, ha scritto al presidente Tajani per chiedere di punire con sanzioni gli europarlamentari che fanno visite non in consonanza con le posizioni politiche del parlamento stesso – che sono appunto ostili ad Assad, che considerano la Crimea territorio occupato, e i ribelli del Don dalla parte del torto – anzi non-persone con cui è vietato avere contatti.
Tre eurodeputati parlano ad Assad: psicoreato.
“Il nostro padrone non è Antonio Tajani né alcun altro dei nostri onorevoli colleghi, bensì coloro che ci hanno votato; quelli a cui rispondiamo sono loro”, ha dovuto ricordare agli orwelliani Yanan Toom una deputata estone di lingua russa che ha fatto visita ad Assad insieme al lituano Andrejs Mamikins. Enrambi rappresentano la minoranza russofona nei loro paesi.
La libera UE diventa tutto un sistema di sanzioni e punizioni. Dentro la gran caserma NATO.
http://news.err.ee/606979/european-parliament-debates-tighter-controls-on-meps-foreign-visits