LA RIVOLUZIONE GESUITICA CON BASE A ROMA E CAPITALI PURE A CARACAS

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superior-jesuitaRiprenderemo gli aggiornamenti del sito dopo la Festività dell’Assunzione di Maria in Cielo il 15 Agosto.

L’EDITORIALE DEL VENERDI

di Arai Daniele

P. Arturo Sosa Abascal (Caracas, 12 novembre 1948) è dal 14 ottobre 2016 il nuovo generale della Compagnia di Gesù; un gesuita venezuelano. Sosa Abascal è laureato in filosofia (nuova) presso l’Università Cattolica e ha perfezionato gli studi in scienze politiche con un dottorato sempre presso l’università centrale del Venezuela. Prima di essere eletto successore di Adolfo Nicolás, Abascal era responsabile del coordinamento dell’apostolato sociale del Venezuela dal 1996 al 2004. Come docente presso diverse università venezuelane, ha pubblicato studi sulla politica e storia del suo paese. Nel 2014, fu trasferito a Roma e gli incaricato della gestione delle case dell’ordine e delle opere dei gesuiti in ambito interprovinciale.

Qui si è già parlato della «rivoluzione culturale gesuitica» nell’America Latina e delle sue ramificazione. UM «PAPA» PARA O MOVIMENTO DE LIBERTAÇÃO DA IGREJA CONCILIAR”. https://promariana.wordpress.com/2013/04/10/um-papa-para-o-movimento-de-libertacao-da-igreja-conciliar/ . Si trattava della «Teologia della Liberazione» in pillole di culturali.

Si è già parlato del mentore di Bergoglio in Argentina, il teologo della liberazione, Juan Carlos Scannone, discepolo di Rahner; lui, il gesuita di vasta cultura, grande teorico del progressismo, si completerebbe con Bergoglio l’uomo della popolare pastorale pragmatica. Il primo, dottore in Filosofia per l’Università di Monaco di Baviera, è licenziato in Teologia per l’Università di Innsbruck; Rettore dell’area di San Michele dell’Università del Salvador (Buenos Aires), direttore della sua Facoltà teologica, professore di greco che insegna: “Non ci sarebbe alcuna liberazione se non si libera la cultura dalle ideologie oppressive [leggere cattolicesimo dogmatico] e se questa non attinge al ‘pozzo’ dei valori e simboli della genuina saggezza e cultura popolare; se la cultura non è liberatoria sarebbe, in sostanza, ideologica”! Da ridere, se si pensa che «liberatoria» sarebbe quella di Castro, di Lula da Silva e Dilma, di Chavez, del boliviano Morales e ora di Maduro. Il filosofo argentino spiega: la “teologia della cultura non si oppone a quella della liberazione, al contrario”. Lo riconosce lo stesso Gustavo Gutiérrez. E un altro prete libertario, Leonardo BOFF, spiega che il nuovo «papa» è vicino al  movimento della Liberazione, maturato in Argentina, «come teologia del popolo, e portata avanti da Scannone («Filosofar en situación de indigência» e «Religion y nuevo pensamiento» (Barcelona, 2005), quando Bergoglio era arcivescovo di Buenos Aires.

«CULTURA MODERNA CREATIVA»: CHIAVE PER TANTI ABISSI

Attraverso l’«aggiornamento» della cultura, specialmente legata alla religiosità, si arriva ad ogni meta ideologica, si pensi a Gramsci e alla Scuola di Francoforte. Lo scopo era implicito: minare la cultura cristiana del così detto Occidente. Per quanto riguarda all’America Latina, questo programma, come si è visto, segue il modernismo conciliare, che ha per meta il nuovo mondo in parte digiuno, perché in parte cristianamente avverso alle rivoluzioni «evolute».

Ma il tarlo è sempre entrato attraverso le aperture conciliari mascherate; per esempio entrò con Ratzinger, eletto «papa», che sarebbe critico della TL di Boff, mas che mise Muller come pprefetto della fede, ammiratore di Gustavo Gutierrez, ricevuto in Vaticano con tutti gli onori (vedi IL VATICANO CONCILIARE SVELA LA SUA LIBERAZIONE DALLA TEOLOGIA CATTOLICA). Ma questo non bastava per la «teologia della cultura» bergogliosa; ora è trpmbato perché troppo rigido in altri punti come quello della liberazione della donna in Vaticano.

Nella carica di pprefetto della Congregazione per la «nuova fede»siederà l’arcivescovo Ladaria, 73 anni di Maiorca, gesuita come Bergoglio. Consultore dell’ex Sant’Uffizio, ne è diventato segretario nel 2008 e poi nominato presidente della Commissione di studio sul Diaconato delle donne: a Radio Vaticana sottolineò che volontà di Bergoglio: che “il ruolo delle donne sia sempre più valorizzato” in ambito ecclesiale. La Chiesa, diceva, “deve trovare il modo di farsi sempre più presente” e qui “la presenza della donna può essere decisiva”. Ladaria è visto da Bergoglio come personalità in grado di elaborare una teologia della nuova cultura femminista in linea con la sua di “chiesa in uscita”; della conversione pastorale a una nuova comunità ecclesiale meno rigida sui principi, anche di vecchia osservanza gesuitica.

I NUOVI DISASTRI POLITICI VISIBILI DEL COMPAGNO BERGOGLIO

Antonio Socci nel suo ultimo articolo ricorda la paradossale sconfitta di Bergoglio relativa al sostegno del suo amico Maduro, che vuol essere il Fidel Castro venezuelano. Ma per la povera, martoriata Venezuela era già preparato un altro «onore teologale». Si sa che «l’anticristo in Vaticano» è pure tirannico, ma si fa finta di non sapere che è il più grande imbroglione della Storia perché «capo» di fatto delle forze amiche, da consegnare a quelle nemiche! L’anticristo in veste papale non deve dare soddisfazioni a nessuno poiché le maggioranze clericali lo fanno ritenere l’«inviato» dal Signore; non conferma la Sua Fede, anzi la deturpa, ma la veste è la sacra veste! Domandatelo ai vari Fellay e compagnia. E la più colossale impostura, da Giovanni 23 ad ora continua sul trono, per avvinghiarci nella demoniaca trama della sua «cultura».

«CULTURA MODERNA CREATIVA»: CHIAVE PER APRIRE MOLTI ABISSI

Non c’è dubbio che attraverso l’«aggiornamento» della cultura, specialmente legata alla religiosità, si arriva ad ogni meta ideologica, si pensi a Gramsci e alla Scuola di Francoforte. Lo scopo era implicito: minare la cultura cristiana del così detto Occidente. Per quanto riguarda l’America Latina, questo programma, come si è visto, segue il modernismo europeo, che ha per meta il nuovo mondo ancora in parte digiuno delle rivoluzioni nei paesi «evoluti».

Si veda il covo rivoluzionario in America Latina rappresentato dalla scuola dei Gesuiti a Cuernavaca, Messico. Qui brilla Ivan Illich, nato a Vienna da padre croato e madre ebrea sefardita. Sin da bambino si dimostrò estremamente versatile: conosceva l’italiano, il francese e il tedesco come un madrelingua e imparò il croato, il greco antico lo spagnolo e portoghese. Nel 1944 studiò alla Pontificia Università Gregoriana di Roma per diventare sacerdote e fu ordinato nel 1951. Fu assistente parrocchiale a New York, nella diocesi del cardinale Spellman. Nel 1956 fu nominato vice-rettore dell’Università Cattolica di Porto Rico e nel 1961 fondò il «Centro Intercultural de Documentación» (CIDOC) a Cuernavaca in Messico, per preparare preti e volontari dell’Alleanza per il Progresso alle missioni nel continente Latino-Americano.

Il problema di molti gesuiti, era ed è proprio la grande erudizione e «creatività culturale», per cui alla fine non la dirigevano per cristianizzare ma per comunistizzare e ideare un nuovo ordine (v. Teilhard de Chardin). Dopo una decade il CIDOC entra in conflitto col Vaticano, e nel 1976 il centro è chiuso perché sovversivo col suo piano di educazione «rivoluzionaria». Il fatto è che già alla fine degli anni settata Illich aveva abbandonato il sacerdozio.

Profonda è stata influenza esercitata di questi intellettuali sui prelati e preti latino americani. Per esempio sul famigerato vescovo di Cuernavaca, Mendéz-Arceo, che aveva già rivelato il suo filo marxismo durante il Vaticano 2. Appoggiò le rivoluzioni, da quella cubana alla sandinista. Mendéz-Arceo era amico di Illich. Poi, abbiamo avuto Muller, prefetto per la fede, amico di Gutiérrez, padre della teologia della liberazione. Ma non bastava. Oggi c’è Levada SJ!

IL NUOVO GENERALE DEI GESUITI E LA RIVOLUZIONE IN VENEZUELA

Sentiamo una testimonianza locale: «Alcuni anni fa, usavo visitare la casa di ritiro dei Gesuiti in pensione a Alcalá de Henares, dove il 31 luglio. Ho avuto un debito di gratitudine e rispetto per alcuni sacerdoti gesuiti che mi ha dedicato preziosi consigli durante la mia gioventù. Molti erano ancora vivi quando Hugo Chávez ha preso il potere in Venezuela. E dal momento che vi avevano svolto un lungo lavoro missionario per l’America seguivano tutti quelli sviluppi politici. Così mi è venuto in conoscenza, attraverso di loro, qualcosa che merita di essere riportato, vale a dire che quando il colonnello Chávez era nel carcere di Yera in prigione a causa del suo primo tentativo di golpe, era visitato una o due volte alla settimana da un sacerdote gesuita. Furono due anni e tre settimane che hanno prodotto molti frutti, poiché questo gesuita era l’incaricato il populismo che prevale oggi in Venezuela. Non mi detto allora il suo nome, ma …

«Nel 1989, ci fu una rivolta popolare a Caracas a causa del lavoro di un ministro dell’economia liberale. Si è scoperto in seguito che Fidel Castro era dietro di esso. Le “comunità di base” dei gesuiti hanno lavorato attivamente e diretto via la radio dai gesuiti un ruolo attivo sovversivo. Così, sono diventati co-responsabile della morte di 2.000 persone. Successivamente, i gesuiti hanno favorito attivamente l’arrivo della rivoluzione chavista (che conferma le «lezioni» nella prigione di Yera). Ci sono stati i sacerdoti che si sono opposti a Chavez, è vero. E alcuni molto fortemente. (…) nel mese di aprile 2002, mentre Chavez era stato sconfitto durante un paio di giorni, Padre Sosa proclamava che le comunità di base “cristiane” dovevano difendere la rivoluzione fino alla morte per far conoscere la forza della Rivoluzione”. Quest’uomo, che ha lavorato tutta la vita per reinterpretare il cristianesimo da un approccio marxista, non solo “teorica”, ma direttamente rivoluzionario, è che i gesuiti ora hanno eletto come loro Superiore Generale. (…)

«E l’autore della lettera conclude con il contrasto tra gli obiettivi presunti e i risultati effettivi: – Alla ricerca di ciò che questi rivoluzionari ancora tramano in Venezuela, hanno distrutto sistematicamente le infrastrutture di produzione, agricoltura, industria, pubblica amministrazione, tribunali, ospedali, scuole e persino l’industria energetica che sostiene il paese. Hanno ucciso migliaia di persone; mantengono il paese in una disastrosa carestia mai vista prima su una tale scala nelle Americhe. Sono alla ricerca di che cosa? Probabilmente l’unica spiegazione è che cercano la completa distruzione del mondo di Dio, al fine di costruire un “Nuovo Mondo” nella storia … (Senza Dio)».

Tutto ciò è risultato dal liberalismo mascherato del Vaticano 2. Lo spiega Mgr Lefebvre in una risposta pubblicata sulla questione: Jean-Paul II n’a jamais dit que toute religion est une voie ordinaire dé salut. Même à Assise, il a proclamé sans équivoque la certitude que seul le Christ sauve et mène à bonne fin le sens religieux naturel.

Mgr Lefebvre – Certes, cette position n’est pas celle du libéralisme pur, selon lequel toutes les religions se valent. Mais on peut parler de «catholicisme libéral», qui donne la première place à la conscience et rend subjective la vérité que pourtant il professe. Vous n’êtes pas d’accord, mais si l’on examine le protocole suivi à Assise, on «voit comment la « philosophie» inspiratrice a été de mettre sur un plan d’égalité absolue, toutes les religions représentées… Le pape Pie IX condamnait les catholiques libéraux. Il a même eu cette phrase terrible : «les catholiques libéraux sont les pires ennemis de l’Église». Que pouvait-il dire de plus ?

Da quando la diabolica «semplicità geniale» di G23 riuscì a scalfire le basi cattoliche della «libertà di coscienza», per trasformarla nel diritto di stabilire le proprie verità, il mondo varcò la soglia dell’abisso. Ora, questi finti gesuiti, da Bergoglio a Sosa Abascal e Levada, confermano che proprio questo volevano e vogliono per il nuovo disordine dell’inferno terreno. Gli anticristi in Vaticano vanno ripudiati da Giovanni 23 in poi. Altrimenti resta il morbo del peggior virus.

6 Risposte

  • Questi tutto sono meno che Gesuiti; è un grande dolore per dei cattolici integrali che costoro possano abusare del glorioso nome della Compagnia di Gesù e di Sant’Ignazio di Loyola per giustificare le loro nefandezze eretiche. Viene in mente quel brano dell’Apocalisse: «Et vidi mulierem ebriam de sanguine Sanctorum et de sanguine Martyrum Iesu. Et miratus sum, cum vidissem illam, admiratione magna.» (Ap. XVII, 6).

  • Ho avuto la grazia di conoscere bene veri Gesuiti. Dopo il 1960 siamo su un altro piano per un’altra Compagnia. Sulla situazione politica del Venezuela, non sono uno specialista, anche se seguo la questione da prima dell’avvento di Douglas Bravo. Ora è ingarbugliatissima e su questo c’è solo un punto chiaro; lo spirito che guida i suoi autori.
    Sul mio sito ho già scritto molto a proposito, per esempio: https://promariana.wordpress.com/2016/10/09/paulo-6-espirito-de-medellin-teologia-da-libertacao-e-farc/. Domani ci ritorno. Del resto l’avevo fatto a lungo sul «sìsìnono» di Don Putti, prima e dopo il tempo dello sventurato Romero.
    Certo, guardando i zombi clericali animati di quello spirito sedere in Vaticano è innevitabile l’«admiratione magna.» (Ap. XVII, 6); nel senso dello stupidimento apostatico generale di vedere un «papa-anticristo»!

  • Dalla lettera di Sant’Ignazio di Loyola a San Pietro Canisio della Compagnia di Gesù, Roma 13 agosto 1554:

    «(…) Non si dovrebbe tollerare alcun sacerdote, alcun confessore sospetto di eresia; nel caso li si riconoscesse colpevoli, costoro dovrebbero immediatamente essere privati di tutte le loro rendite ecclesiastiche: meglio che il gregge sia senza pastore piuttosto che abbia come pastore un lupo. I pastori di fede indubitabilmente cattolica ma la cui grande ignoranza o cattivo esempio abbiano un effetto nefasto sulla popolazione per i loro peccati pubblici dovrebbero essere puniti rigorosamente e privati delle loro rendite dai loro Vescovi: sarebbe necessario che si togliesse loro l’incarico pastorale. La pessima vita e l’ignoranza di costoro sono state foriere della peste eretica in Germania.

    I predicatori ed i fautori dell’eresia, e praticamente tutti coloro che fossero stati riconosciuti colpevoli d’infettare gli altri con una tale peste dovrebbero essere severamente castigati. Bisognerebbe pubblicare ovunque che coloro che venissero a resipiscenza nel giro di un mese a partire dalla data della pubblicazione riceverebbero una misericordiosa assoluzione in foro interno ed esterno; ma trascorso questo tempo i colpevoli di eresia dovrebbero essere dichiarati infami ed inabili a tutti gli onori. Se si ritenesse possibile di punirli con l’esilio, col carcere e persino colla morte, forse sarebbe assai opportuno; ma non parliamo dell’estremo supplizio e della costituzione dell’Inquisizione: ciò sembra sorpassare ciò che la Germania possa sopportare nella situazione attuale.

    Colui che qualificasse gli eretici come “evangelici” dovrebbe pagare una multa; così il demonio non potrebbe godere di vedere i nemici del Vangelo e della Croce di Cristo usurpare quel nome che i fatti smentiscono. A nostro parere gli eretici devono essere chiamati col loro nome perché si provi orrore solamente al nominare costoro e non si copra con un’etichetta religiosa un veleno mortale. (…)»

    Fonte: «Saint Ignace, lettres», collection Christus Desclée de Brouwer 1958.

  • Il precedente Preposito generale, Adolfo Nicolas, sostiene che, per essere un ‘buon’ cristiano bisognerebbe effettuare passaggi, o immersioni, nelle religioni (?) orientali. Uno scandalo, certamente perché dovremmo immaginarci un san Pio da Pietrelcina devoto bonzo arancione o bramino lordo di feci davanti al demonio Khali. Uno scandalo, certamente, ma più scandalosa appare la canonizzazione di Teresa di Calcutta che se ne andava a pregare nelle pagode, in posa fior di loto, disinteressandosi della sorte eterna dei bambini moribondi a cui prestava assistenza senza, però, amministrar loro il battesimo perché, diceva – e lo ha scritto (La Gioia di amare-Ed Mondadori 1997/2009-calendario 17 novembre) che l’importante era che morissero da ‘buoni indù’ fedeli al loro dio così come è importante morire fedeli protestanti, buddisti animisti, cristiani. Capito?

  • Capito Luciano ed è spaventoso che una simile donna sia diventata , agli occhi dei credenti , santa .
    Che sembrano accettare tutto .Fino a che qualche principe della chiesa attuale non esce allo scoperto per condannare questo, da questa situazione non se ne esce .Senza pastori la soluzione è quasi a livello individuale , pregare ed aspettare un’intervento divino .

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