Il sonno dell’etica genera mostri

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di Claudia Vergella

Il sonno dell'etica genera mostri

Fonte: Appello al Popolo

Il sonno della ragione genera un adulto simile ad un bambino capriccioso, attratto da immagini, colori, suoni anche caotici e preso dal soddisfacimento di bisogni primari e materiali. Il sonno della ragione nella società attuale è facilitato dal ritmo veloce cui siamo ormai avvezzi nello svolgimento delle attività lavorative e di svago. Nel bambino la continua e veloce esposizione a stimoli esterni sottrae la sensazione della noia (ben nota ai bambini e agli adolescenti delle passate generazioni), utile perché porta con sé la necessità di applicarsi per risolverla, con benefici effetti sulla creatività e sulla capacità di diventare autonomi (cioè capaci di organizzare da sé la propria vita). Dei benefici della noia sui bambini si è occupata la pedagogia.

Nell’adulto l’accelerazione dei ritmi mortifica la capacità di valutare e reagire. Uno dei motivi dell’incapacità di organizzare una seria ribellione lamentata oggi con stupore da chi si sente sempre di più sprofondare in una società ingiusta è data dal ritmo veloce degli stimoli. Le notizie si susseguono con una rapidità tale da impedire un sentimento di indignazione che sfoci in valutazione critica e conseguente e coerente reazione. I mass media bombardano di immagini in rapida successione e informano di tutte le nefandezze che il potere dovrebbe aver interesse a nascondere, perché, paradossalmente, più nefandezze conosciamo (in rapida successione), più la nostra criticità è offuscata. Il ritmo delle trasmissioni televisive è rapidissimo (provate a guardare una trasmissione di dieci anni fa). Nei dibattiti televisivi chi voglia capire per valutare è ostacolato dalla velocità imposta dal moderatore che sembra terrorizzato dalla possibilità che l’utente possa annoiarsi di fronte ad una lenta e comprensibile riflessione. Il moderatore spesso inizia a parlare qualche secondo prima che il suo interlocutore abbia terminato il suo discorso. Per qualche secondo le loro voci si sovrappongono a discapito della ricezione; evidentemente la priorità è il ritmo veloce. Questo ritmo, lo ripetiamo, ostacola la valutazione critica congrua e lucida. Diventa più difficile e faticoso fare scelte consapevoli e si preferisce delegare, puntando, come un adolescente che ancora ha bisogno di un riferimento di tipo autorevole – genitoriale, sull’uomo solo al comando. L’accelerazione dei ritmi finisce col favorire un modello autoritario.

Recentemente la ministra Fedeli ha addotto come motivazione dell’uso del cellulare a scuola il fatto che la scuola non possa essere estraniata dalla realtà sociale. In realtà, in una scuola che si occupa della formazione, non è bene assecondare il ritmo veloce dell’acquisizione di conoscenze con il rischio che la quantità prevalga sul livello qualitativo. La motivazione addotta dalla ministra si inquadra perfettamente nell’ideologia dominante secondo cui le sovrastrutture normative debbono assecondare la realtà, senza preoccuparsi di quanto questa realtà vada nella giusta direzione. Cosicché non solo lo Stato limita il suo intervento riequilibratore e redistributivo, ma addirittura diventa il guardiano delle storture del mercato. Questo comporta l’espulsione dell’etica dalle scelte politiche. E il sonno dell’etica genera mostri.

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