Sabato 7/10/2017 ore 12.00: i cattolici tradizionalisti pregheranno il Rosario davanti alla statua della Madonna di Fatima

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WP_20171005_17_46_08_Rich_LI (2)di Luca R.

Domani, SABATO 7 OTTOBRE 2017 alle ore 12.00 circa il Circolo Cattolico CHRISTUS REX organizzerà un Santo ROSARIO presso la chiesa di Santa Maria Immacolata a Verona, in Via S. Marco 62, di fronte alla statua originale di Nostra Signora di FATIMA, ivi esposta per la venerazione dei fedeli, fino a Domenica. (a lato, la locandina di incito, si ingrandisce cliccandoci sopra).

Si tratterà di un atto di devozione mariana, in occasione della festa della Madonna del Rosario, istituita inizialmente da Papa San Pio V in onore della Vergine delle Vittorie, poiché grazie alla Sua intercessione, nel 1571 la flotta cristiana della Lega Santa salvò a Lepanto l’Europa dall’invasione islamica, e successivamente cambiata in festa della Madonna del Rosario da Sua Santità Papa Gregorio XII.

L’ultimo Papa (viviamo dal 1958 in stato di Sede Vacante per manifesta eresia degli occupanti ex can. 188 Codex del 1917, che aderiscono alla Religione del Concilio Vaticano II) Pio XII disse il 7 Ottobre del 1947:

“Il 7 ottobre è un giorno memorabile negli annali dell’Europa occidentale. In questo giorno, nell’anno 1571, le potenze che rappresentavano la civiltà cristiana si unirono per scongiurare la grande minaccia che veniva dall’Est, nella battaglia di Lepanto. E’ un giorno di ringraziamento, ricordato nel calendario della Chiesa, non soltanto perché i santuari d’Europa e i loro altari furono salvati dalla totale distruzione, ma bensì perchè una larga parte di quella vittoria fu universalmente attribuita alle preghiere che aveva disposto di fare il Papa di allora, san Pio V. Quel giorno ci ricorda il aiuto efficacissimo che Noi, successore di quell’altro Pio, possiamo offrire ai difensori dei diritti di Dio e dell’uomo”.

*Il 7 ottobre di 447 anni fa, più precisamente nel 1571, durante la Guerra di Cipro, ebbe luogo una delle più importanti battaglie tra occidente e vicino oriente. Tra l’Europa cristiana e l’impero Ottomano musulmano. La battaglia di Lepanto. L’Europa si riunì nella Lega Santa sotto le insegne pontifice di Pio V. Venezia, l’Impero spagnolo, lo Stato Pontificio, la Repubblica di Genova, i Ducati di Savoia, Ferrara e Mantova, il Granducato di Toscana si riunirono a Messina nel Luglio del 1571 agli ordini di Don Giovanni d’Austria a cui fu consegnato il comando nel giugno del 1570 e lo stendardo benedetto dal Papa.

vasariLa flotta della Lega contava su 209 galere e 6 galeazze. Il casus belli fu il voler soccorrere la città veneziana di Famagosta, nell’isola di Cipro, assediata dai turchi. Cipro era una città veneziana dal 1480 ma nonostante questo la Serenissima pagava un tributo annuo ai turchi. Sebbene ciò, le motivazioni della battaglia furono molto più grandi e profonde che la difesa di una piccola isola. Era il controllo del Mediterraneo. Difatti nonostante gli scambi commerciali frequenti tra Occidente e Oriente, quello che preoccupava i governanti europei era il continuo espansionismo ottomano che minacciava sia i possedimenti veneziani sia gli interessi spagnoli nel Mediterraneo. Fu su questo punto che Pio V fece leva per organizzare la Lega Santa promuovendo nuovamente lo spirito crociato e la difesa dei confini e dei territori europei, nonché della cristianità.

Il 4 ottobre, con questo spirito di guerra, della civiltà europea contro il barbaro invasore orientale, la flotta europea sbarcò a Cefalonia. Nel frattempo Famagosta si era arresa al comandante turco Lala Mustafà il 1 Agosto, accettando la proposta ottomana di far evacuare i veneziani a Candia in cambio delle chiavi della città. Ma in seguito a scontri verbali tra Lala Mustafà e Marcantonio Bragadin (senatore veneziano comandante di Famagosta) l’accordo tra la città e i turchi si ruppe e molti comandanti veneziani vennero torturati e uccisi. Lo stesso Bragadin fu scorticato vivo. La sua pelle fu innalzata sulla galea del Pascià che la condusse a Costantinopoli.

Il 6 ottobre, dopo aver appreso la notizia, le navi cristiane sfidarono il maltempo e arrivarono al porto di Patrasso per intercettare la flotta turca. Il giorno dopo, il 7 ottobre 1751, Don Giovanni d’Austria schierò le proprie navi per dare battaglia in formazione serrata. Solo 150 metri dividevano le navi. Ai suoi ordini circa 36mila uomini tutti armati di archibugio. Oltre a questi vi erano 30mila galeotti utilizzati come rematori ma anche essi armati di spade e corazze. La flotta turca invece era reduce da una campagna navale estiva e contava circa 170 galere e una ventina di galeotte. Era quindi un esercito inferiore sia nell’armamento sia numericamente. Tra i turchi si ricorda Mehmet Shoraq, detto Scirocco, mentre il comandante Alì Pascià guidava la flotta dal centro con la sua Sultana su cui sventolava il vessillo verde con scritto 28.900 volte il nome di Allah. Ma il migliore comandante turco era Uluc Alì, un calabrese convertitosi e detto Ucciallì.

La tattica di Don Giovanni fu quella di lanciare come esche 6 galeazze grandi come “castelli in mare da non essere da umana forza vinti” per usare le parole di Alì. La flotta turca subì numerose perdite e lo stesso Alì preferì evitarle e tentare l’assalto alla nave di Don Giovanni. Con il vento a favore i turchi iniziarono l’arrembaggio ma improvvisamente, leggenda vuole, alle 12 il vento cambiò sgonfiando le vele ottomane mentre quelle europee presero vigore spingendo le navi della Lega all’assalto. Seguirono una serie di scontri che coinvolsero alcuni eroi come il veneziano Barbarigo che si dice abbia alzato la celata dell’elmo per guidare al meglio i propri soldati e che fu ferito ad un occhio da una freccia nemica. Ma anche Miguel de Cervantes (autore del Don Chisciotte), che si imbarcò insieme con il fratello Rodrigo. Nella battaglia Cervantes, nonostante la febbre, combatté con valore, ma ricevette tre colpi di archibugio, due al petto, il terzo alla mano sinistra, di cui perse l’uso. Lo stesso Don Giovanni fu ferito ad una gamba ma riuscì a non cedere grazie all’aiuto del Marchese di Santa Cruz e Marcantonio Colonna. Fu quindi assaltata l’ammiraglia del capo ottomano Alì Pascià che cadde combattendo. La sua testa fu esposta vittoriosamente dagli spagnoli contro il volere di Don Giovanni. Morto il comandante le navi turche batterono in ritirata e navi cristiane furono mandate in tutte le capitali della Lega ad annunciare la vittoria.

La battaglia di Lepanto fu la prima grande vittoria cristiana contro l’Impero ottomano ma nonostante ciò gli sconfitti nel periodo successivo riuscirono a riorganizzarsi e riprendere le proprie attività nel Mediterraneo anche se sottoposti a maggiore sudditanza nei confronti degli stati europei. La presenza turca risultò quindi offuscata. Ma nonostante ciò i paesi europei, troppo impegnati a guerreggiare tra di loro non riuscirono a sfruttare l’importanza di questa vittoria lasciando quindi spiraglio alla ripresa turca negli anni a venire. Fu quindi una vittoria prevalentemente psicologica. La dimostrazione che l’Europa unita poteva difendere i propri confini e le proprie tradizioni. Così come era avvenuto nel 732 a Poitiers con Carlo Martello che fermò l’avanzata araba dalla Spagna.

La vittoria ebbe comunque un grande valore religioso tant’è che il Vasari in un affresco dipinse una rappresentazione simbolica della lotta tra il Bene e il Male: in cielo Cristo impugna la folgore e gli apostoli  le loro spade contro le forze demoniache. In basso la Fede cristiana è incoronata d’alloro per la sua vittoria contro i Turchi.

*Federico Rapini su Il Primato Nazionale del 7/10/2016

 

 

4 Risposte

  • Non siamo dei ma esseri umani e abbiamo bisogno di sentirci vicini, di questi tempi, poi…!
    Perché non moltiplicare queste occasioni di sentirci vicini con la preghiera?

  • Sì, certo, c’è la ” davvero santa” messa di don Floriano, ma ancora, moltiplichiamo le occasioni di pregare assieme!

  • Preghiamo sempre insieme pur non vedendoci e non conoscendoci nel mondo fisico, assaltato dall’ingannevole condivisione che le tecnologie consentono, ed è meglio così!

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