di Michele Rallo
Fonte: Michele Rallo
Quanti sono gli stranieri in Italia? Solo gli islamici – leggo in un interessante articolo di Enzo Palumbo sulla rivista liberale “Non mollare” – oltre due milioni e mezzo, cioè il 4% della popolazione residente. Di questi, quasi la metà – il 43% – ha già la cittadinanza italiana (prima ancora dello “ius soli”) ed è pronta a votare per un partito islamico “italiano” che è già stato costituito.
Di ciò, spero che prima o poi i tribunali possano chiedere conto a quanti hanno favorito questo obbrobrio. Che si possa chiedere a costoro perché e percome abbiano consentito che milioni di “migranti” (oggi non si usa più la definizione bugiarda di “rifugfiati”), dopo essere stati “salvati”, non siano stati rispediti ai paesi d’origine, permettendo loro di insediarsi stabilmente in Italia e, addirittura, di assumerne la cittadinanza. Ma – ripeto cose già dette – il problema dei problemi non è certo quello dei due milioni e mezzo di islamici regolarmente censiti; il problema vero è quello dei tanti, tantissimi (islamici e non islamici) di cui nessuno sa nulla, che per le autorità italiane sono degli ectoplasmi, dei fantasmi la cui esistenza, il cui domicilio, le cui attività sfuggono a qualsiasi censimento e, quindi, a qualsiasi controllo.
Costoro sono i cosiddetti “clandestini”, categoria assai ampia, riconducibile a due principali filoni. Il primo è quello dei migranti “salvati” che non hanno dato le loro generalità (o hanno dato generalità false) e che – durante i due anni necessari a scoprire se abbiano o meno “diritto” ad essere accolti – si allontanano dalle strutture ove sono lautamente mantenuti (da noi) e scompaiono nel nulla.
Il secondo filone è quello degli sbarchi alla spicciolata: ci sono sempre stati, ma adesso – con poche ONG rimaste a fare i “salvataggi” – sono diventati il principale veicolo utilizzato dalla criminalità organizzata per far giungere in Italia i suoi scherani. Arrivano fin sotto le nostre coste a bordo di pescherecci o altre grosse imbarcazioni, lasciate entrare nelle nostre acque territoriali senza alcun controllo (la Guardia Costiera è troppo impegnata a collaborare con le ONG), coprono le ultime braccia di mare su veloci barchini che li depositano sull’arenile, sbarcano sulle nostre spiagge e raggiungono con sicurezza degli anfratti dove un’organizzazione criminale di casa nostra fa loro trovare vestiti, documenti falsi e tutto il necessario, probabilmente anche armi. Nulla fa il ministro Minniti, travestito da uomo d’ordine, per cercare di fermare questa pericolosissima infiltrazione quotidiana. Pericolosissima, perché fa entrare temibili agitatori fondamentalisti, quando non anche terroristi e foreign fighters di ritorno in Europa: e questo riguarda soltanto gli islamici.
Ma – islamici a parte – questi sbarchi stanno facendo arrivare da noi anche il fior fiore della delinquenza africana: non soltanto criminalità spicciola, ma anche “ambasciatori” e “colonnelli” delle mille mafie africane, che stanno spartendosi le zone d’influenza nelle varie nostre regioni. Le mafie nigeriane (Vichinghi, Ascia Nera, eccetera) sono le più agguerrite, le più aggressive, sempre in guerra fra loro e con le altre mafie per il controllo del territorio.
Oltre alle mafie centro-africane, poi, ci sono le altre organizzazioni criminali, dalle asiatiche alle sudamericane, tutte benignamente accolte in Italia, allevate amorevolmente e fatte crescere all’ombra del buonismo, dell’antirazzismo, del coglionismo di partito e di sacrestia. Tutte mafie e mafiette estremamente dure, pericolose, crudeli, e di cui – fino a questo momento – si è fortunatamente visto ben poco.
Intanto, ci sono paesi arabi che hanno risolto, a spese nostre, il problema dell’affollamento delle carceri: fanno amnistìe e liberano legioni di delinquenti; non prima, però – secondo ambienti solitamente bene informati – di averli vivamente consigliati di togliersi dalle scatole e di emigrare “clandestinamente” in Italia.
D’altro canto, perché i delinquenti di mezzo mondo non dovrebbero venire qui da noi? C’è ancora un po’ di ricchezza da aggredire e, se non ci scappa il morto, nessuno ti dirà nulla per reati che adesso la legge considera “tenui”. Ne abbiamo parlato su “Social” del 24 aprile 2015: il governo Renzi ha di fatto cancellato la carcerazione per tutti i reati che richiedevano una condanna fino a cinque anni di carcere; basta che non ci sia una aggravante, e reati come il furto, l’attentato alla sicurezza dei trasporti, l’occupazione di edifici e numerosissimi altri vengono puniti soltanto con un buffetto sulla guancia e con un “non farlo più”.
Attenzione, dunque: i tanti delinquenti in circolazione solo raramente sono un regalo di qualche magistrato eccessivamente comprensivo; perché il più delle volte i magistrati non hanno fatto altro che applicare pessime leggi votate da pessimi uomini politici.
Il problema è sempre quello: gli italiani devono imparare a votare. Per esempio: non uno fra coloro che hanno votato il provvedimento sulla “tenuità” dovrebbe essere rieletto. Sarebbe già un bel segnale. Anche per le mafie afro-asiatiche.