Non c’è nessun rischio della propaganda russa in Italia

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Segnalazione Arianna Editrice

di Tiberio Graziani

Non c’è nessun rischio della propaganda russa in Italia

Fonte: Sputnik

Uno studio pubblicato dal think-tank americano Atlantic Council parla del “soft power” (strumenti non-militari) intrapresa dal Cremlino per influenzare e condizionare la politica, il mondo economico e i mass media del Vecchio Continente, da Madrid ad Atene.

“Attenti ai Cavalli di Troia russi”. Mosca vuole “destabilizzare sempre di più l’Occidente” e a rischio è anche l’Italia, con le elezioni vicine, la propaganda del Cremlino può appoggiarsi a partiti come la Lega e il Movimento 5 Stelle”, sostengono i ricercatori.

Sputnik Italia si è rivolto a Tiberio Graziani, Presidente dell`IsAG, per analizzare questo report pubblicato in una fase di persistente tensione nei rapporti Russia-Occidente a causa della crisi in Ucraina ancora irrisolta.

— Parlando del “soft power” russo, lo studio dell’Atlantic Council sottolinea che Mosca sfrutta le debolezze e le fratture interne europee e americane infiltrandosi nelle istituzioni, nella politica, nei pilastri democratici dell’Occidente per promuovere la sua visione del mondo e perseguire i suoi obiettivi economici e strategici. C’è davvero una Quinta Colonna del Cremlino nell’Occidente?

Tiberio Graziani, Presidente dell’Istituto di Alti Studi in Geopolitica (l’IsAG), Direttore della rivista “Geopolitica”.
© Foto: fornita da Tiberio Graziani
Tiberio Graziani, Presidente dell’Istituto di Alti Studi in Geopolitica (l’IsAG), Direttore della rivista “Geopolitica”.

— Prima di rispondere alla sua domanda, mi permetta una premessa d’ordine generale. E’ noto che nell’ambito delle relazioni internazionali ogni Nazione tenda a promuovere la propria visione del mondo a sostegno del proprio interesse nazionale, e che tale promozione abbia maggiore efficacia in quelle aree che presentano criticità, vuoi economiche, vuoi politiche, vuoi istituzionali. Un esempio storico e recente di questo fenomeno è costituito dalla prassi attuata dagli Stati Uniti nel loro periodo di maggior espansione, passato alla cronaca, specialistica e non, come il “Momento unipolare”. In quel periodo, che grosso modo va dal collasso della superpotenza sovietica sino al crollo delle Torri Gemelle, gli USA, in assenza di concorrenti, hanno intensificato la promozione della propria visione del mondo su scala globale.

Per quanto concerne l’economia, la maggior parte delle Nazioni ha infatti adottato acriticamente il modello liberista nordamericano, senza tener conto delle specificità culturali, sociali e storiche locali, concorrendo in tal modo agli effetti della globalizzazione, poi rivelatisi devastanti per ampi strati delle proprie popolazioni. Riguardo al livello istituzionale, gli USA hanno promosso in varie parti del Pianeta le riformulazioni degli assetti statali secondo il protocollo dello state-building, anche in questo caso senza tener conto delle particolarità locali.

In merito al livello concernente la visione del mondo, hanno promosso non solo l’american way of life, ma varie ideologie, tra cui quella del politically correct e dei diritti umani. Quest’ultima, in particolare, ha in seguito costituito il sostrato filosofico e culturale di vere proprie azioni di guerra, condotte, secondo i principi dell'”ingerenza umanitaria” e dell’ “esportazione della democrazia”, in aree ritenute strategiche per l’Amministrazione statunitense e per le lobbies nordamericane del petrolio, degli armamenti e delle costruzioni.

Tornando alla sua domanda, non penso affatto che in Occidente ci sia una Quinta Colonna del Cremlino. Esiste sicuramente un interesse russo, caratterizzato principalmente dal principio della cooperazione e della condivisione delle responsabilità, che Mosca nutre verso l’Europa e gli Stati Uniti. E’ sulla base di tale criterio, quello della cooperazione cioè, che Mosca regola le azioni del proprio soft power. Il documento stilato dall’Atlantic Council, un think tank di Washington che ha lo scopo di “promuovere la leadership americana e promuovere accordi internazionali basati sul ruolo centrale della comunità atlantica”, è uno dei tanti rapporti che ciclicamente vengono prodotti da altrettanti think tank d’ispirazione atlantica, anche in collaborazione con centri studi ed università nazionali ed internazionali. Questi documenti hanno l’obiettivo di monitorare le dinamiche del posizionamento politico, economico e strategico di alcuni Stati ritenuti potenzialmente ostili o e/o le criticità di alcune aree geopolitiche e geoeconomiche ritenute d’interesse “atlantico”.— E che cosa rappresenta invece per Lei il “soft power” russo? Come lo difenderebbe?

— Il “soft power” russo, il potere seduttivo della Russia è innanzitutto la sua cultura, la sua capacità di metabolizzare e riformulare in una sintesi originale le culture e le esperienze storiche delle varie popolazioni che hanno abitato ed abitano il suo territorio. Inoltre, la capacità di amministrare un ampio territorio facendo tesoro delle esperienze storiche del passato senza nessun rinnegamento.

— Il report sostiene che Mosca fornisce finanziamenti e sostegno politico a partiti “anti-sistema” di destra e di sinistra in Europa con l’obiettivo di influenzare le percezioni delle élite e dell’opinione pubblica nei paesi europei e di condizionare il dibattito politico nell’Unione Europea. In particolare, la Russia ha molti potenziali alleati politici in Italia, una vasta area che include la Lega, Movimento 5 Stelle, Fratelli d’Italia, il partito di estrema destra Forza Nuova e alcune piccole formazioni di estrema sinistra. Pensa che l’Italia in vista delle elezioni è a “rischio”?

— Non credo che un attore mondiale come la Russia, come peraltro un altro Stato, possa legare la propria politica estera verso l’Italia al destino elettorale di alcuni partiti, tanto meno a quello di frazioni estremiste di destra o di sinistra. Mosca (come d’altronde Roma, Londra, Parigi o qualsiasi altro governo di un’altra nazione) tiene conto delle dinamiche interne ai vari Paesi, degli equilibri tra i vari partiti e movimenti politici e come questi possano influenzare i governi e quindi i rapporti diplomatici e più in generale la politica estera, ma soprattutto, secondo il mio punto di vista, tiene conto di elementi più strutturali, come quelli ad esempio connessi ad alcune politiche di sviluppo che fanno perno sull’approvvigionamento energetico, sulla cooperazione tecnologica e scientifica, sulla risoluzione della crisi mediterranea.

— Per i ricercatori le campagne propagandistiche promosse dal Cremlino sono realizzate tramite strumenti mediatici come l’agenzia Sputnik e il canale televisivo RT che hanno come finalità strategica “la disgregazione dell’Ue e la destabilizzazione di determinati governi europei”. Da un cittadino europeo Lei sente qualche pressing da queste testate giornalistiche russe? Come vede la vera missione di RT e Sputnik?  

— Realisticamente, il confine tra “propaganda” e informazione è molto impreciso. Anche alcuni rapporti scientifici sembrano essere pura propaganda. Per quanto riguarda i media russi in lingua straniera, non avverto la finalità specificamente propagandistica volta alla disgregazione dell’UE ed alla destabilizzazione di alcuni governi europei, come è stata riscontrata dai ricercatori cui Lei si riferisce. Sputnik e RT, come altre testate e siti telematici russi, sono fonte di preziose informazioni che spesso non vengono veicolate dai media “occidentali”. Ritengo che la diversità di interpretazione dei fatti arricchisca lo spirito critico e la consapevolezza del lettore.

— Pochi giorni fa è stato annunciato che l’aggregatore di notizie Google News nasconderà i materiali di RT e Sputnik col fine di combattere “la propaganda russa” e il “lavaggio del cervello”.  A Suo avviso, l’Ue dovrebbe sviluppare una propria strategia di soft power per rispondere alla sfida del soft power russo?

— Questa non è certamente una bella notizia. Nascondere l’informazione di chicchessia, peraltro a livello mondiale, non promette nulla di buono, prefigura scenari orwelliani. Inoltre non sembra tenere in gran conto l’intelligenza dei lettori, i quali, evidentemente, sono considerati da Google estremamente manipolabili. L’UE ha un suo potere seduttivo, che esercita con successo in gran parte del Pianeta, sia sul piano culturale che su quello economico. Tuttavia non ne fa un uso appropriato e finalizzato ai propri interessi continentali, in quanto  l’UE non è una vera e propria entità sovrana e politica. Per diventarla dovrebbe emanciparsi dalla tutela statunitense.

Sputnik

 

— Quale sarà il futuro dei rapporti tra la Russia e l’Ue?

— L’UE sta attraversando una profonda crisi. I vari nazionalismi e micronazionalismi, la ventata cosiddetta populista ed euroscettica sono i sintomi della crisi del sogno europeo. La perdita di credibilità di Bruxelles si rifletterà pertanto anche sulle relazioni con Mosca. Nel prossimo futuro le relazioni tra l’UE e la Federazione non saranno certamente facili.

A cura di Marina Tantushyan

 

 

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