Ci sembra doveroso notare come, a prescindere da tutti i distinguo che sono da fare, non solo nel mondo del cattolicesimo integrale (come avviene dai tempi del Concilio Vaticano II) vediamo che anche nel mondo del giornalismo e della cultura non progressisti si levano voci di dura critica a Bergoglio e ai suoi sodali, ma sullo stesso piano si pone anche una parte crescente dell’ “episcopato conciliare” e dei loro fedeli, pur con tutti i suoi limiti, di cui abbiamo già parlato su questo sito e altrove. Anche i cosiddetti movimenti pro-life, in passato spesso proni ad ogni sussulto d’Oltretevere esprimono pubblicamente disappunto e disorientamento nei confronti della “nuova Chiesa” e del suo capo, cercando, per forza di cose, la tradizione. Noi ci limitiamo a constatarlo ed a sperare, col tempo, in qualcosa di progressivamente più deciso e soprattutto di determinante. Nel frattempo preghiamo e rassicuriamo che è proprio nella Tradizione Cattolica la risposta agli interrogativi, ai dubbi ed alle inquietudini di questi tempi.
Segnalazione Corrispondenza Romana (i titoli ecclesiastici dell’articolo sono riferiti alla Chiesa conciliare, non a quella Cattolica, n.d.r.)
di Emmanuele Barbieri
La Professione delle verità immutabili riguardo al matrimonio sacramentale del 31 dicembre 2017, in cui Tomash Peta, Arcivescovo Metropolita dell’Arcidiocesi di Maria Santissima in Astana, Jan Pawel Lenga, Arcivescovo-Vescovo emerito di Karaganda e Athanasius Schneider, Vescovo Ausiliare dell’Arcidiocesi di Maria Santissima in Astana, si dicono «costretti in coscienza a professare, di fronte all’attuale dilagante confusione, l’immutabile verità e l’altrettanto immutabile disciplina sacramentale riguardo all’indissolubilità del matrimonio secondo l’insegnamento bimillenario ed inalterato del Magistero della Chiesa», conferma come il Kazakistan rappresenti oggi un esemplare centro di resistenza cattolica agli errori che serpeggiano ai vertici della Chiesa.
La dichiarazione dei tre vescovi cattolici si aggiunge alla Correctio filialis de haeresibus propagatis a papa Francesco del 24 settembre 2017, sottoscritta da 250 studiosi, e alla Promessa di fedeltà all’insegnamento autentico della Chiesa diffusa da trentasette movimenti pro-life e pro-family con il titolo “Fedeli alla vera dottrina, non ai pastori che sbagliano”.
Il 18 gennaio del 2017 gli stessi presuli avevano rivolto un Appello alla preghiera: perché Papa Francesco confermi la prassi immutabile della Chiesa riguardo alla verità dell’indissolubilità del matrimonio.
Mons. Tomash Peta, polacco, è stato ordinato sacerdote il 5 giugno 1976 dal cardinale Stefan Wyszynski e consacrato vescovo da Giovanni Paolo II il 15 febbraio 2001. Lo stesso Papa, il 17 maggio 2003, lo ha consacrato Arcivescovo Metropolita dell’Arcidiocesi di Maria Santissima in Astana.
Il #Kazakistan: un bastione di fedeltà nella confusione presente #corrispondenzaromana #chiesacattolica
Il 10 ottobre 2015 l’arcivescovo di Astana intervenne nel Sinodo sulla famiglia, ricordando le parole di Paolo VI, secondo cui «da qualche fessura, il fumo di Satana è entrato nel tempio di Dio». «Sono convinto – disse – che queste furono parole profetiche. Durante il Sinodo dello scorso anno, “il fumo di Satana” ha cercato di penetrare attraverso:
1) La proposta di ammettere alla sacra Comunione chi è divorziato e vive in una nuova unione civile;
2) L’affermazione che la convivenza è un’unione che può avere in se stessa alcuni valori; 3) L’apertura all’omosessualità come qualcosa dato per normale».
Mons. Jan Pawel Lenga, ucraino, fu ordinato segretamente in Unione Sovietica da mons. Nincentas Sladdkevicius e consacrato vescovo da Giovanni Paolo II il 28 maggio 1991.
Il 6 agosto 1999 fu nominato vescovo di Karaganda e il 17 maggio 2003 ricevette il titolo di Arcivescovo. Il 13 febbraio 2015 l’arcivescovo Lenga ha pubblicato una lettera aperta sulla crisi della Chiesa in cui si è interrogato sul silenzio delle conferenze episcopali in merito a questioni essenziali della fede «Oggi – ha affermato – la voce della maggior parte dei vescovi somiglia più al silenzio degli agnelli di fronte ai lupi rabbiosi, i fedeli in questo caso spesso sono come pecore senza difesa».
Mons. Athanasius Schneider, kirghiso di origini tedesche, è stato ordinato sacerdote il 25 marzo 1990; nel 2006 è stato nominato da Benedetto XVI vescovo ausiliare di Karaganda e consacrato in San Pietro il 2 giugno dello stesso anno.
Il 5 febbraio 2011 Benedetto XVI lo ha nominato vescovo ausiliare di Maria Santissima in Astana. Mons. Schneider è stato uno dei promotori della Dichiarazione di fedeltà all’insegnamento immutabile della Chiesa sul matrimonio e alla sua ininterrotta disciplina, del 27 settembre 2017 e il 5 dicembre dello stesso anno ha tenuto alla Fondazione Lepanto una conferenza sul tema La grandezza non negoziabile del matrimonio cristiano, alla presenza dei cardinali Walter Brandmüller e Raymond Leo Burke e del vescovo Andreas Laun e di oltre ottanta sacerdoti, religiosi e seminaristi.