Segnalazione Linkiesta
Il 22 gennaio Francia e Germania firmeranno l’accordo per cambiare l’Unione Europea, il 22 marzo presenteranno la loro idea di riforma della zona Euro. In mezzo, un Eurogruppo sulle banche e un vertice Nato sulla Russia. Che ne pensano, i nostri candidati premier? Mistero
di Francesco Cancellato
Piccola agenda europea, a uso e consumo dei nostri eroi elettorali, impegnati nella battaglia a chi abolisce più tasse da qui al 4 marzo. Il 22 gennaio prossimo, il parlamento francese e quello tedesco voteranno e firmeranno un documento congiunto per dare un «impulso decisivo ad una Unione europea oggi troppo debole, inefficiente e lenta». Di fatto, quel che decideranno tra loro diventerà presto regola per l’intero continente. Non vi sfugga che tra i tre grandi Paesi fondatori dell’Unione ne manca uno, in questo nuovo nucleo progettuale. Nè vi sfugga che non risultino dichiarazioni politiche di nessuno dei candidati alla Presidenza del Consiglio sul tema. Peccato, perché sarebbe interessante capire cosa ne pensino. Rinunceremmo persino alla loro fondamentale opinione sui sacchetti di plastica, per scoprirlo.
Peraltro, lo stesso giorno ci sarà pure la prima riunione dell’anno dell’Eurogruppo, il summit dei ministri delle finanze europei. Si parlerà di banche, di garanzie comuni sui depositi, probabilmente pure della tanto temuta non neutralità di rischio dei titoli di Stato che le banche hanno in pancia, tema molto caro ai tedeschi. Non si parlerà della Boschi, purtroppo, che fuori dall’Italia a quanto pare non è considerata il problema centrale per la tenuta del sistema del credito. Eppure, visto che abbiamo appena congedato una Commissione Banche, ci aspetteremmo due parole, dai nostri wannabe Presidenti del Consiglio. Niente. Amen.
Il 22 gennaio prossimo il Parlamento francese e quello tedesco voteranno e firmeranno un documento congiunto per dare un «impulso decisivo ad una Unione europea oggi troppo debole, inefficiente e lenta». Sarebbe interessante capire cosa ne pensino i nostri candidati alla Presidenza del Consiglio. Rinunceremmo persino alla loro fondamentale opinione sui sacchetti di plastica, per scoprirlo
Ah, e poi il 18 febbraio ci sarà pure il vertice Nato, nel quale si dovrebbe decidere la nascita di un nuovo comando generale da ubicarsi in Germania o Polonia, che molti osservatori leggono come un’azione in chiara chiave anti-russa. Anche la geopolitica, però, sembra essere fuori dai radar della politica nazionale. Così come del resto, nulla sappiamo di cosa i nostri eroi pensino della creazione di un Fondo Monetario Europeo, oggetto – pare – della riforma della zona Euro che Macron e Merkel (o chi per lei) presenteranno il prossimo 22 e 23 marzo. Ci piace? Non ci piace? Boh.
Così va l’Europa verrebbe da dire. Un pachiderma che sembra velocissimo, in confronto, mentre noi siamo impantanati nelle nostre beghe da cortile, a scrivere libri dei sogni e a smontare quelli degli altri. Altrove c’è la realtà, ma non interessa a nessuno, almeno per ora. Interesserà, ne siamo certi, quando ci sarà da dare la colpa a qualcuno per le mancate promesse, così com’è stato negli anni passati per il fiscal compact o il bail in. Scommettiamo?