di Marco Milioni
Parla Dalla Costa: indagine aperta, ma non ha superato lo scoglio del gip. Potrebbe restare aperto l’aspetto sanitario: la palla in Regione Veneto
Ci sono nuovi sviluppi sul caso acque trevigiane di cui si è occupato Vvox. Dalla denuncia del chimico mestrino è scaturita una inchiesta penale archiviata pochi mesi fa, ma le stesse condotte denunciate nell’esposto avrebbero generato contestazioni sul piano amministrativo. A spiegarlo a Vvox è Michele Dalla Costa, procuratore della Repubblica di Treviso. «Il fascicolo è stato archiviato perché all’esito delle indagini è emerso che rispetto alle asserite condotte anomale che erano state segnalate» nel 2014 ai Carabinieri del Noe e poi nel 2016 ai Carabinieri del Nas riguardavano «fatti di carattere amministrativo mentre le ipotesi penalmente rilevanti non avevano trovato alcun elemento di riscontro sia per quanto concerne lo smaltimento dei rifiuti sia per quanto concerne quello delle acque reflue industriali. Per di più anche in relazione al fatto che alcuni episodi erano risalenti addirittura agli anni ‘90 l’ufficio, ovvero il magistrato che ha condotto le indagini, ha chiesto l’archiviazione. Ed il giudice per le indagini preliminari si è espresso nello stesso senso».
L’esposto riguardava il metodo d’analisi di un laboratorio chimico opitergino ingaggiato da Alto Trevigiano Servizi (Ats) per valutare la salubrità dell’acqua pubblica delle forniture dell’Alta trevigiana, in particolare la presenza di metalli pesanti nelle acque della Destra Piave, ovvero l’utenza fornita da Ats, che da parte sua si dice convinta del proprio buon operato. La notizia ha diviso la politica in Regione, con la maggioranza di centrodestra che ha difeso il gestore dell’acqua, e M5S e Pd che chiedevano di fare chiarezza.
L’archiviazione, rimarca il procuratore, è «del dicembre 2017». Ovviamente diversa è la questione sul piano amministrativo «perché credo che su quel versante ci siano state delle contestazioni» sottolinea ancora il dottor Dalla Costa. Si tratta però di un ambito che non compete alla magistratura penale. Le parole di Dalla Costa, in pratica, rimettono la palla sul campo di gioco della Regione Veneto. È infatti dall’ente regionale che dipendono le Ulss che secondo le dichiarazioni dei vertici di Ats avrebbero eseguito le contro-analisi rispetto ai risultati forniti dai Laboratori Giusto, che respinge ogni accusa.
Un eventuale iter amministrativo sui controlli non compete solo alle aziende sanitarie (anche le metodiche per la valutazione di alcune procedure sanitarie erano finite nell’esposto del chimico). Per legge, infatti, i Carabinieri hanno anche compiti tipici della polizia amministrativa. Ed è sui quei riscontri, dei quali di prassi viene informata l’Ulss di competenza, che potrebbe nuovamente riaccendersi l’attenzione sul caso.