Non ci sarà nessun Governo Conte: i veri premier saranno Salvini e Di Maio

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Segnalazione Linkiesta

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Non ci sarà nessun Governo Conte: i veri premier saranno Salvini e Di Maio

I leader di Cinque Stelle e Lega non hanno perso l’occasione per parlare in maniera roboante. Ma Mattarella insiste: vuole “costituzionalizzare” il Governo. Nel bene e nel male è una fase nuova della Repubblica. (di Flavia PerinaLEGGI)

5 Risposte

  • Povera Perina, caduta giu’ dal suo albero, cosa dira’ ora che il governo Conte si sta delineando meglio ? Con il placet, obtorto collo, del Mattarella che gia’ sbianchettatore del dossier Mitrokyn(parole di Cossiga) fu eletto da pd ora defunto, ed ora tento’ invano di dissuadere dal provare governo “antieuro”…Non c’e’ riuscito per la mossa a sorpresa di Salvini che dichiaro’ che x costituzione il presidente deve accettare un governo poiche’ il popolo italiano e’ sovrano, non certo il presidente (eletto da un partito defunto) Solo allora il presidente ha capito l’antifona ed ha dichiarato assoluto rispetto alla Costituzione ! Bravo, ha capito !

  • Salvini , se continua così , rischia un incidente d’auto o di essere colpito da un pazzo isolato.

  • Ecco qui analisi su quanto richiedono Salvini e Di Maio a due voci: Paolo Savona ministro dell’economia. Orrore e timore da parte di tutte le entita’ diaboliche d’Europa, mattarella compreso…”..Suscita invece più discussioni la tesi secondo la quale il veto di Mattarella si concentri sulla possibilità che al ministero dell’Economia arrivi Paolo Savona, ex direttore generale di Confindustria e ministro dell’Industria del governo Ciampi, lunghi anni a fianco di Guido Carli, che da ministro del Tesoro firmò per l’Italia il trattato di Maastricht.

    “Quando a Carli tremò la mano”
    L’ottantunenne economista cagliaritano viene definito “euroscettico” e, pertanto, il suo nome rischierebbe di suscitare il panico a Bruxelles. Si tratta di una parziale semplificazione. Affermare che l’ingresso nell’euro del nostro Paese fosse stato prematuro, oltre a non essere una tesi peculiare nel dibattito economico e accademico, non equivale a propugnare un’uscita disordinata dall’unione monetaria (per una ordinata, secondo Savona, dovremmo essere invece quantomeno pronti). E Savona quei trattati – che l’esecutivo giallo-verde forse chiederà di ridiscutere – li conosce bene. E ne discusse a lungo con Guido Carli, esprimendogli la sua contrarietà quando decise di porre quella firma su regole che Savona giudicava arbitrarie e restrittive.

    Quelle idee furono riassunte nel volume del 1996 ‘L’Europa dai piedi d’argilla’. E quei giorni sono stati ripercorsi nel recente pamphlet ‘Quando a Carli tremò la mano’, scritto a quattro mani con Carlo Panerai. “Nella vita di Governatore ho messo tantissime firme. Quando ho firmato il trattato la mano mi tremava”, è la confidenza di Carli che Panerai sostiene di aver raccolto, “sapevo che era necessario far entrare l’Italia nel vertice dell’Europa, ma sapevo anche che l’Italia non è pronta. Speriamo che lo diventi”.

    “Non sono un’antieuropeista. Anzi”
    Savona ha sempre cercato di respingere l’etichetta di euroscettico, che vede come frutto di un equivoco. “Passo per uno dei pochi economisti istituzionali anti-europeisti, ma non è così”, disse in un’intervista a Libero dello scorso anno, “io sarei per l’Europa unita, per questo non posso che dire peste e corna di quello che vedo a Bruxelles. Le difficoltà dell’Ue sono colpa delle élite che la guidano: dicono di interessarsi del popolo ma si occupano solo di loro stesse e non ammetteranno mai il fallimento dell’Europa perché significherebbe autocondannarsi. E questo acuisce i problemi. La mancanza di diagnosi comporta l’assenza di terapia. Le élite italiane hanno voluto questa Europa, sbagliando. Si prendano la colpa o qualcuno gliela attribuisca”. Uno smantellamento ordinato dell’unione monetaria, secondo Savona, andrebbe comunque almeno presa in considerazione: “Temo il lento degrado più dello choc forte negativo. L’euro ha portato più svantaggi che vantaggi a tutto il Continente”.

  • Per i motivi da lei addotti i criticoni rosiconi anche dell’ambiente della cosiddetta destra radicale dovrebbero comprendere che se fossero andati al governo loro (ma se la gente non li vota, dovrebbero riflettere molto!) e presentato nomi “anti-sistema” o critici alla Ue ed ai poteri forti in generale, avrebbero ricevuto lo stesso trattamento. Questo non è un gioco.

  • E’ arrivato dove nessuno prima, nonostante i proclami, è riuscito. Ovvero a portare nomi di possibili Ministri di peso anti-establishment europeista sul tavolo del Presidente Mattarella. E’ arrivato oltre le chiacchiere, la demagogia e la propaganda di chi non conta un tubo e rosica dalla mattina alla sera.
    Sarà sufficiente? Lo vedremo. Ma il fatto predetto c’è e il dato è storico.

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