di Israel Shamir
Fonte: Comedonchisciotte
Come un uragano arancione, il presidente Trump ha travolto il Vecchio Mondo. Le visite dei presidenti americani in Europa sono solitamente un’operazione cosmetica. Non stavolta. Dai tempi dell’invasione mongola, non molti visitatori provenienti dall’esterno hanno scosso l’Europa come ha fatto lui. Il presidente degli Stati Uniti si è finalmente liberato della gabbia costruita dai suoi avversari politici ed ha cominciato a dire cose che i suoi elettori volevano sentire.
Le sue audaci dichiarazioni sono state tuttavia rapidamente minate e rinnegate dai suoi ministri consiglieri, creando la sensazione che Trump parli solo per sé stesso. Anche lui, alla fine, ha ripudiato le sue stesse affermazioni, dicendo di esser stato frainteso.
Trump sembra sempre più il protagonista de “Il Principe e il Povero”, il povero ragazzo che per caso diventa re – e comincia a comportarsi in modo non regale, mostrando misericordia e prendendosi cura della gente. La sua stessa corte ignora i suoi comandi. Trump dice quel che la gente vuole sentire, ma la sua amministrazione si attiene alla propria linea.
Durante la prima parte del suo viaggio ha recitato la parte del ribelle, in un mondo di uomini deboli e donne formidabili. L’Occidente è infatti governato da potenti zie e sorelle maggiori. Zia Angela in Germania, Zia Teresa in Inghilterra, Zia Brigitte in Francia. Mancava solo Zia Hillary per completare il puzzle e stabilire il dominio completo sui nipoti soggiogati.
(La sconfitta della Clinton non ha però fatto deragliare il programma di evirazione delle Zie: la campagna #MeToo continua senza sosta. Gli uomini hanno paura di flirtare con le ragazze. Henry (Superman) Cavill ha detto in un’intervista che flirtare con qualcuna sarebbe come “gettarmi tra le fiamme dell’inferno”, in quanto persona pubblica. “Penso che una donna dovrebbe essere corteggiata ed inseguita”, ha detto, ma che la cosa potrebbe portare alla prigione. È stato immediatamente attaccato per questa eresia: “Se Henry Cavill non vuole essere definito uno stupratore, tutto quel che deve fare è… non stuprare nessuna”, hanno detto. E lui si è copiosamente scusato).
Il viaggio di Trump è stato accompagnato da proteste di massa. Normalmente sono a favore di una buona dimostrazione anti-americana, ma in questo caso i manifestanti erano femministe estreme e sostenitori dell’immigrazione illimitata. Quella è gente a cui piacciono le Zie, e che odia gli Zii. Il problema per loro non è il conflitto con la Russia o il fatto che Trump sia un presunto “agente russo”. Quel che non va loro giù è che non ubbidisca alle Zie.
Nella seconda parte del tour, Trump ha incontrato il formidabile Putin, un vero uomo. Ora che abbiamo appreso dalle nostre affidabili fonti quel che è successo nelle sontuose sale di Helsinki (a parte i discorsi privati faccia a faccia), possiamo condividere le nostre conclusioni con voi.
In breve, il presidente Trump ha detto cose giuste ed ha chiesto soluzioni giuste, ma non è stato in grado di insistere su alcuna. Se fosse stato un uomo scevro da condizionamenti, questo viaggio avrebbe trasformato il mondo. Per come stanno le cose, rimarrà solo un segno delle sue intenzioni onorevoli, visto che tutto ciò che ha detto è stato rovesciato e negato dai suoi aiutanti.
A Bruxelles, Trump ha attaccato la Merkel. Come osa acquistare gas russo, se la Germania affronta una minaccia russa? Perché accetta immigrati e rifugiati che minano il modo di vivere europeo? Dicendo questo, si è schierato con i “populisti”, gli italiani, gli ungheresi e gli austriaci, i cui governanti sono maschi ed amichevoli con Trump e Putin.
L’incontro di Bruxelles è quasi giunto alla rovina della NATO. Trump ha lasciato intendere che gli Stati Uniti lasceranno la NATO a meno che non paghino. Devono pagare di più, molto di più, se vogliono avere la protezione americana.
Parlava seriamente? La NATO è uno strumento di controllo americano sull’Europa, e Washington tiene decine di basi in Europa, in particolare in Germania, sotto occupazione dal ’45. La cosa sembrerebbe positiva per l’America, ma i controllati Stati dell’Europa occidentale sono legati al clan Clinton, ai Democrat ed ai liberal. Non accettano Trump come loro legittimo sovrano. E l’Europa non paga per la propria occupazione, quindi il giochino è costoso. Certo, è un grande onore occupare e controllare le grandi potenze del passato, Inghilterra, Francia, Paesi Bassi, Spagna. Costa però un sacco di soldi all’America. Allo stesso modo, nel ’90 la Russia scoprì che è costoso controllare la scorbutica Germania Est, l’indipendente Polonia, la soleggiata Georgia, l’ingannevole Armenia, il popoloso Uzbekistan ed i piovosi Stati Baltici.
Non c’è certezza che i paesi europei accetteranno di pagare ed accettare le richieste di Trump. In Germania, crescono le voci di chi vuole che i soldati americani lascino il paese. Sarebbe bene se la NATO dovesse disintegrarsi e scomparire, come è scomparsa l’Organizzazione del Trattato di Varsavia. Trump ha ripetutamente affermato che vuole riportare a casa i soldati americani. Forse assisteremo alla Pax Americana senza truppe americane in Europa, come l’Inghilterra affermava fittiziamente di appartenere all’Impero Romano, anche se le legioni romane se ne erano andate, e Roma aveva perso ogni interesse per la nebbiosa Albione.
In Inghilterra, Trump ha affrontato la May. Gli ha ricordato la sua maestra di scuola, e a Donald non piacciono le maestre di scuola. La Brexit morbida, che la May intende concludere, è una vera disdetta, non una Brexit, ha detto lui. Secondo il trattato proposto, tutte le prerogative rimangono a Bruxelles. Non ci può dunque essere alcun accordo commerciale tra Stati Uniti e Gran Bretagna. L’America negozierà direttamente con Bruxelles. E, in generale, sarebbe meglio se la May desse il posto a Downing Street 10 al suo ex Ministro degli Esteri, un sostenitore della Brexit, il pel di carota Bojo (come gli inglesi chiamano l’appena dimessosi Boris Johnson, risentitosi per il proposto piano per una Brexit morbida).
Anche l’Unione Europea è un progetto americano. Perché, allora, il presidente degli Stati Uniti vuole minarlo rimuovendo il Regno Unito, suo cavallo di Troia? Apparentemente, significa che le forze globaliste sono entrate in uno stato di confronto diretto con l’America.
Questa prima parte del tour di Trump è stata seguita con soddisfazione dal Cremlino. Anche quest’ultimo ritiene che la NATO sia diventata obsoleta e che la Brexit sia il passo giusto. La Russia istintivamente disapprova la migrazione di massa, proprio come Trump.
È da un anno che l’incontro Trump-Putin viene posticipato, sebbene entrambi si cercassero. Trump voleva incontrare un altro uomo forte, un potente capo tribù che può aiutarlo a costruire un nuovo mondo, invece di quello creato, sotto Obama, dai media e dai Giudici della Corte Suprema. Putin voleva risolvere questioni bilaterali ed alleviare la pressione americana sulla Russia.
I loro problemi sono molto diversi. I problemi principali di Trump sono la Clinton, Obama e l’esercito dei loro ostinati seguaci che non vuole riconoscere la legittimità di Trump. Putin non poteva fare molto per lui, pur con tutta la sua simpatia.
Il problema di Putin è la guerra ibrida condotta dagli Stati Uniti contro la Russia. Nonostante le accuse che sentite nei vostri mezzi di comunicazione (presunti annunci russi su Facebook e Twitter per influenzare gli elettori), la pressione americana sulla Russia è molto reale e molto dolorosa. I funzionari USA cercano di distruggere ogni accordo internazionale che la Russia tenta di siglare. Non è solo, o neanche principalmente, un problema di armi. Se un paese A vuole vendere ai russi, ad esempio, banane, l’ambasciatore statunitense andrà dal re, o dal ministro, di A, e gli proibirà espressamente di vendere banane ai russi. Se non accettasse, tale paese non si aspetti l’aiuto americano, o non conti sui suoi favori nelle controversie con i vicini, o che gli Stati Uniti comprino la sua produzione, o che le banche statunitensi rivedano il giudizio sulle sue transazioni finanziarie. Avete visto la scena della folle Nikki Haley, ambasciatrice USA all’ONU, che ha minacciato le nazioni sovrane di severe punizioni per aver votato contro i desiderata americani; avete quindi un’idea del tatto con cui gli Yankee vogliono far passare le proprie idee.
I russi si trovano in una posizione molto scomoda. Tutti i loro vicini sono soggetti alle pressioni americane, sia che si tratti della Georgia (che una volta, guidata da consiglieri americani ed israeliani, ha anche attaccato militarmente la Russia) o dell’Ucraina (gli americani hanno organizzato un colpo di stato ed hanno installato a Kiev un governo estremamente ostile alla Russia). Le basi militari americane la circondano, le truppe NATO si avvicinano sempre più ai suoi centri. Il budget militare americano di 600 miliardi di dollari sovrasta quello russo, mentre la corsa agli armamenti può minarne le finanze. Se la Russia fosse una donna, urlerebbe: smettila!
Forse il nostro collega Andrei Martyanov ha ragione e gli Stati Uniti non possono distruggere la Russia militarmente; forse Immanuel Wallerstein ha ragione e la potenza americana è in declino; ma, nel mentre, sono perfettamente in grado di rendere la vita difficile a qualsiasi stato. Ha reso la vita insopportabilmente difficile alla Corea del Nord, ed estremamente difficile all’Iran. La Russia non sta facendo neanche la metà del bene che potrebbe fare senza le incessanti ingerenze americane.
Putin vorrebbe che Trump cedesse. Non c’è motivo per cui la Russia venga incessantemente presa di mira; non è più comunista; è molto più piccola e meno popolosa dell’ex Unione Sovietica; vuole vivere in pace come membro della famiglia delle nazioni, non come una grande alternativa. L’offensiva anti-russa è iniziata sul serio sotto i precedenti presidenti degli Stati Uniti, cioè Obama e Clinton; avrebbe dunque senso per Trump fermarla.
Il problema è che anche lui è attivamente impegnato in una guerra contro la Russia. Solo pochi giorni fa ha fatto pressioni alla Merkel per rinunciare al North Stream-2, per non comprare più gas russo. I suoi consiglieri hanno chiesto che la Turchia rinunci all’acquisto di un sistema antimissile russo. La US Air Force ha bombardato le truppe russe in Siria.
Putin ha tuttavia fatto un buon tentativo. Ha proposto di indire un referendum nell’area del Donbass, nell’Ucraina orientale, attualmente indipendente ma privo di riconoscimento internazionale. Il popolo del Donbass ha tenuto il proprio referendum nel 2014, ed ha votato per l’indipendenza; il regime di Kiev ed i suoi sponsor occidentali hanno negato la sua validità, in quanto fatto sotto la protezione dell’esercito russo, hanno affermato. Ora Putin ha proposto una ripetizione sotto gli auspici internazionali.
Trump ha palesemente concordato, ha detto che era una buona idea, ed ha chiesto l’opinione di John Bolton, il suo Consigliere per la Sicurezza Nazionale; Bolton ha confermato la bontà dell’idea. Questo ad Helsinki; da allora, l’idea è stata tuttavia respinta dall’America, dato che il regime di Kiev si è opposto. Il regime sa bene che gli ucraini dell’est non sono incline ad optare per la sua tenera misericordia; d’altro canto, l’amministrazione Trump non spingerà Kiev ad accettare la secessione, o a rispettare gli accordi di Minsk e lasciar loro ricongiungersi all’Ucraina federale come un’unità autonoma. Questa ferita al confine occidentale della Russia continuerà dunque a sanguinare.
Per quel che riguarda la Siria, Putin ha detto a Trump di essere d’accordo sui patti fatti con Netanyahu, di tenere gli iraniani e le loro milizie a circa 80 km dalle linee di disimpegno (1974) sulle alture del Golan (gli iraniani stanno attraversando un momento difficile ed hanno accettato questa soluzione senza fiatare). Trump ha concordato, ed entrambi hanno sottolineato che tengono molto in conto la sicurezza israeliana.
(Per ragioni diverse: Putin vuole che la Siria rimanga in pace sotto Assad, suo protetto ed alleato, e, per questo, ha bisogno di qualche accordo di sicurezza con l’aggressiva Israele. Putin è consapevole della capacità dello stato ebraico di agire dietro le quinte e quindi non vuole inimicarsela. Vuole anche che Trump sia felice, ed Israele è un punto di enorme importanza per il presidente degli Stati Uniti, molto più che per Putin.
Trump fa sacrifici sull’altare di Israele per placare gli ebrei che combatte internamente. È contro tutto ciò che gli ebrei americani rappresentano, contro tutto ciò che hanno raggiunto di recente. Vuole che tornino nel reparto contabilità a contare i suoi soldi. Loro però vogliono molto, molto di più: dominare e governare l’America a proprio piacimento. Trump è pronto a concedere tutto il possibile ad Israele, per appunto tenersi buoni gli ebrei americani.
Questo stratagemma era stato tentato anche dai nazionalsocialisti tedeschi negli anni ’30, quando concessero ai sionisti-socialisti il proficuo accordo Ha’avara per compensare e superare l’ostilità degli ebrei americani. Fallì allora, probabile fallisca di nuovo, ma non prima che i sionisti ottengano tutto ciò a cui ambiscono).
Per la Corea del Nord, Putin ha lodato la mossa di Trump e ha detto che continuerà a supportare gli sforzi americani.
Per la fesseria delle “interferenze russe nelle elezioni americane”, Putin ha proposto di istituire un gruppo bilaterale di esperti per la sicurezza informatica. Lasciate che se ne occupino gli esperti, ha detto. Trump ha concordato, sebbene i suoi consiglieri hanno prontamente ripudiato l’idea al loro ritorno a Washington.
Putin ha anche proposto di consentire esami incrociati, sulla base della reciprocità: gli investigatori statunitensi si recheranno in Russia ed interrogheranno i funzionari russi incriminati dalla squadra di Mueller; gli investigatori russi, d’altra parte, si recheranno negli Stati Uniti ed interrogheranno l’Ambasciatore McFaul sulla sua partecipazione nel caso Browder. Trump è rimasto colpito dalla generosa offerta; ma quando è tornato a Washington, McFaul ha (falsamente) affermato che Trump intendeva mandarlo al Gulag, ed i consiglieri del presidente hanno prontamente respinto la proposta.
Putin non aveva intenzione di arrestare e trattenere McFaul, solo interrogarlo; allo stesso modo, non avrebbe permesso agli investigatori di Mueller di portare ufficiali dell’intelligence russa ad una Guantanamo di loro scelta, solo per far loro delle domande. L’Affare Browder diventa più grande col passare del tempo: sebbene il furfante non sia il più grande saccheggiatore di beni russi, è stato il più esplicito ed il più attaccato ai beni rubati. I consulenti americani delle migliori università impiantati nell’amministrazione Eltsin negli anni ’90 avevano rubato di più; facilitarono anche la creazione dei potenti oligarchi di quel tempo. Browder, tuttavia, ha avuto più tenacia ed ha investito giudiziosamente una grossa parte dei propri profitti illeciti in tangenti, mirando a subornare l’amministrazione USA ed a plagiarla contro la Russia. McFaul ha coperto lui ed i suoi misfatti, oltre ad aver cercato di interferire nel processo elettorale russo, seguendo il precedente stabilito nel ’96.
E così, ad Helsinki, è stato stabilito un modello, mi è stato detto da un testimone. Putin fa una proposta, Trump è provvisoriamente d’accordo, per poi smentire e rinnegare prontamente al suo ritorno a Washington.
Dall’inizio alla fine, i media statunitensi sono stati molto ostili al presidente ed alla sua missione in Europa. Hanno seguito con entusiasmo le dimostrazioni anti-Trump ed hanno sottolineato ogni suo errore. Google, obbediente, è andato dietro ai tweet dell’ex capo della CIA dove definisce Trump “un traditore”. Tutti i principali giornali occidentali hanno parlato del “tradimento” di Trump.
Forse sarebbero stati in grado di convincere alcuni Repubblicani a seguire il trend, ma la sconfitta del Repubblicano Mark Sanford nelle primarie della Carolina del Sud dopo i tweet rabbiosi di Trump li ha riportati coi piedi per terra. Un leader repubblicano ha detto bene: “Ovviamente ci sono suoi critici a prescindere. Questo comitato però è forte, lo spalleggia e vuole sostenerlo. Siamo interessati non solo alle elezioni del 2018, ma anche a quelle del 2020”.
Il risultato della violenta campagna “Trump è un traditore” è stato sorprendente: l’80% dei suoi elettori ha approvato quanto fatto ad Helsinki, nonostante le veementi accuse. I media americani hanno perso il loro tocco d’argento. Il presidente può continuare a costruire la sua struttura di potere, e forse un giorno la sua parola varrà qualcosa.
Conclusione: Trump ha osato, ed è sopravvissuto.
Fonte: /www.unz.com
Link: https://www.unz.com/ishamir/helsinki-secrets/
Traduzione per www.comedonchisciotte.org di HMG