Segnalazione di F.F.
Cl non ha invitato Salvini ma il suo braccio destro si è preso la scena costringendo Vittadini a una lunga replica
Il titolo della kermesse “è sbagliato”, ha esordito Giancarlo Giorgetti. “Oggi il vero nemico della democrazia e della politica è l’ideologia globalista”. Nei confronti del governo “avete un atteggiamento perplesso”. Stoccate a Berlusconi e al Pd. “La Lega è premiata perché ha un capo che è riuscito a creare un collegamento diretto col popolo”.
Non è stato invitato Matteo Salvini al Meeting. Il leader della Lega e ministro dell’Interno non piace alla Cdo a guida Vittadini e le sue battaglie suonano stonate alle orecchie dei vertici della kermesse di Cielle, non certo benevola verso il governo gialloverde. Il pezzo da novanta della Lega invitato oggi nei saloni della fiera è stato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, il cui intervento era stato posto nel “recinto” dell’intergruppo per la sussidiarietà. Ma Giorgetti, pur con toni pacati, dal recinto è subito uscito e le ha cantate e suonate anche a Vittadini. Esternando tutta la forza d’urto del “Salvini pensiero”.
“Partirei dal titolo del Meeting”, ha esordito. “Le forze che muovono la storia sono le stesse che rendono l’uomo felice”. Sorrisino furbetto. “Voglio fare una provocazione. Secondo me il titolo è sbagliato“. Qualche secondo di silenzio. “C’è una citazione di Dostoevskij che a me piace tantissimo: se fai scegliere al popolo tra libertà e felicità, il popolo sceglierà sempre la felicità. Se mi permettete, il titolo dovrebbe essere ‘le forze che muovono la storia sono le stesse che rendono l’uomo libero e felice‘. Altrimenti a chi mi accusa di populismo (ha proseguito rivolgendosi con lo sguardo verso Vittadini) io dico attenzione, perché se vogliamo fare il popolo felice la via più rapida è quella del populismo“.
Avanti. “La storia è movimento e oggi il vero nemico della democrazia e della politica è l’ideologia globalista che si è affermata negli ultimi 10-20 anni e che ha preteso di sostituire la politica e la democrazia. Le ricette che questa ideologia offriva in Italia, in Europa e nel mondo, erano le stesse, partendo dalle politiche economiche veicolate dal Fondo monetario internazionale, le ricette che vengono somministrate dalla Unione Europea, quelle sono le “verità” di politica economica che devono essere attuate ovunque e che dovrebbero garantire sviluppo e prosperità, benessere”.
Se invece parliamo di valori, ha aggiunto Giorgetti, “alcune teorie che vogliono essere propinate al popolo, anche se il popolo non le condivide, sono quelle politicamente corrette. Questa overdose di politicamente corretto che è stata propinata ai popoli ha causato una reazione: le radici profonde, popolari, non hanno accettato questa forma di condizionamento e hanno provocato una reazione che ha travolto tutti gli istituti della democrazia così come erano conosciuti. La reazione populista, identitaria, ha travolto anche la democrazia rappresentativa: il Parlamento non conta assolutamente più nulla, soprattutto perché non è più sentito dai cittadini elettori, che vedono in esso il luogo dell’inconcludenza della politica e se continuassimo come un feticcio a difendere questa democrazia rappresentativa sbaglieremmo e non faremmo neppure il bene della democrazia”.
C’è partecipazione democratica oggi?, si è domandato Giorgetti. “Si, la gente partecipa, fin troppo, e risolve la partecipazione politica in un like, una partecipazione superficiale che però c’è. Oggi c’è una valanga informativa, c’è più informazione ma anche più disinformazione. Ormai non legge quasi più nessuno, un tempo eravamo costretti ad informarci leggendo dei libri e quindi approfondendo, riflettendo”.
Benedetti leader. “Questo cortocircuito democrazia-politica-partecipazione si è risolto nel rapporto diretto fra popolo e capo politico”, ha detto ancora Giorgetti. “Il fatto che ci siano dei leader è l’essenza della politica, non ci può essere politica senza dei leader riconosciuti. Il problema è che questo fenomeno è diventato patologico e lo è diventato adesso per colpa del web, ma prima ancora “grazie” alla televisione …” Sciabolata a Berlusconi: “Diciamolo onestamente, ma senza fare processi né dare giudizi negativi… Berlusconi è stato il primo che ha utilizzato la televisione per creare questo tipo di rapporto diretto, ha dimostrato che si poteva vincere senza avere un partito vero dietro (con tutto il rispetto), organizzato…” Quindi al Pd: “Lo dico a Delrio… avere un partito organizzato dietro è un peso, è una diseconomia nella politica moderna, è qualcosa che ti affonda, è molto più comodo e efficiente avere un rapporto diretto e noi della Lega oggi siamo premiati perché abbiamo un capo che è riuscito a creare questo tipo di collegamento diretto. Quindi attenzione a trascurare completamente qualcosa che secondo me è uscito dal dibattito politico e che invece ci deve rientrare, cioè il tema della riforma delle istituzioni democratiche. Se non si riformano per cercare di dare un senso, un contenuto, una direzione a questo tipo di risposta popolare, si fa poi in fretta a buttare via tutto quanto, il Parlamento e tutto quello che gli viene dietro. Purtroppo questo non è diventato uno dei titoli del contratto di governo, perché invece qualcosa dobbiamo cambiare e anche rapidamente perché tutto quello che avviene attorno ai palazzi del potere di Roma non si riuscirà a contenerlo e allora ci sarà un potenziale pericolo per la democrazia perché la richiesta dell’uomo forte comincerà a diventare seria“.
Voi non ci amate. “Vedo che nei confronti del governo anche voi (rivolto al Meeting, ndr) avete un atteggiamento perplesso, ma questo tipo di pulsione deve essere messa a sistema, deve produrre un risultato, non può essere sempre la contrapposizione tra il nuovo e il vecchio, i bravi e non bravi, gli onesti e i disonesti. Dobbiamo riuscire a cambiare il meccanismo entro cui ci troviamo a operare”.
Corpi intermedi addio. “I corpi intermedi istituzionali, formalizzati, quelli nati all’inizio del secolo scorso, io li vedo tutti in crisi, quelli invece nati per libera associazione anche recentemente sono in salute. Tutto ciò che è istituzionale si è sclerotizzato e si sta dimostrando non idoneo a capire la contemporaneità. Esempio: il credito cooperativo ha una storia bellissima ma oggi quel mondo li, così com’è, non può più funzionare. La legittimazione delle associazioni di categoria è venuta scemando, chi rappresentano? I sindacati… potrei continuare all’infinito con questa elencazione. Dobbiamo riuscire a canalizzare in termini positivi tutta questa ondata emotiva, che altrimenti diventa rancore…”
La replica di Vittadini. L’analisi di colui che è stato definito l’uomo ombra di Salvini ha colpito nel segno, tanto che Vittadini gli ha riservato un lungo intervento di replica: “Certamente Giorgetti ha ragione se per felicità s’intende quello che intendono oggi, ma nella frase di Giussani felicità non è fare i porci comodi, felicità fa rima con libertà, vuol dire questo insaziabile desiderio del cuore, è l’urgenza di qualcosa che non basta mai, è l’infinito, è qualcosa di scomodo… La felicità del Meeting è il ‘non basta mai’ e quindi sono d’accordo con Giorgetti che questo rende scomodi”. Poi un abbozzo di autocritica: “Abbiamo sbagliato tante volte anche noi come Meeting abbiamo cercato il potere, alla faccia di chi non corre questo rischio anche quando si va in politica”. E poi un fendente diretto al governo in carica: “L’errore di ogni governo è: sono arrivato io e a me il potere non interessa… la volpe e l’uva. Tutti hanno questo rischio. Non è che noi abbiamo perplessità sul governo ma ognuno sappia che corre il rischio di quelli di prima. Non è che bisogna essere cinici e aspettare il cadavere sul fiume… ma il cadavere passa lo stesso anche se non lo aspettiamo, perché è il limite, è il male, è il cuore, è Giobbe”.
Vittadini si è detto d’accordo sul tema dei corpi intermedi con l’esponente della Lega: “C’è la crisi, è vero, anche nostra, e allora come si fa? Ci vuole un’educazione dei corpi intermedi che sennò diventano corporazioni, vanno riportati al bene comune”. E poi ha chiuso tornando sul governo: “Noi non abbiamo nessuna perplessità su questo governo, come su tutti quelli precedenti, vogliamo collaborare con tutti, non perché non abbiamo un pensiero ma perché il dialogo è la forma della sussidiarietà. Domani ci sarà anche LeU al Meeting, vorrei che ci fossero anche i 5 stelle…, problema loro e non nostro“. E un accenno al fatto che anche dentro Cl i recinti sono diventati liberi: “Ormai ognuno di noi vota come vuole, la prima Repubblica era quella in cui la Cei diceva ai cattolici cosa fare…”. Finendo col cercare di motivare un atteggiamento quanto meno di freddezza verso l’attuale governo, quando invece con Renzi e Gentiloni sono stati baci e abbracci: “Siamo critici con noi e con gli altri, questa criticità è il contributo che possiamo dare, e lo vogliamo dare non contro la politica ma insieme”.
Le prospettive della democrazia:
A cura dell’Intergruppo parlamentare per la Sussidiarietà.
Sono intervenuti, moderati da Giorgio Vittadini, presidente Fondazione per la Sussidiarietà:
Giancarlo Giorgetti, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri;
Graziano Delrio, Presidente dei deputati del PD;
Mariastella Gelmini, Presidente dei deputati di FI;
Maurizio Lupi, Presidente dell’Intergruppo parlamentare per la Sussidiarietà;
Massimiliano Romeo, Presidente dei senatori della Lega;
Gabriele Toccafondi, Deputato al Parlamento italiano, CP.
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