La metà dei credenti italiani pratica una religione fai da te

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Quando la Gerarchia non c’è… Ecco i “frutti radiosi” della “primavera” conciliare (n.d.r.)

Segnalazione di M.T.

Milioni di persone costruiscono un proprio percorso spirituale sganciato dalle fedi organizzate e dalle strutture tradizionali. I cristiani restano maggioritari, ma solo il 18,5% va a messa la domenica. Per gli altri è un’identità etnico-culturale

di Andrea Tornielli

La grande statua bronzea di Cristo con le braccia spalancate accoglie i pellegrini. La struttura è quella di un monastero, con il chiostro e diverse cappelle, strutture per l’accoglienza dei pellegrini oltre al tempio principale dove possono trovare posto fino a un migliaio di persone. Siamo alle porte di Leini, nell’hinterland torinese. La cupola di rame che sovrasta il grande tempio a navata unica non fa da scenario a messe celebrate da preti cattolici, bensì ai «darshan» le liturgie guidate da “swami” Roberto Casarin o dai suoi “ramia”, uomini e donne sacerdoti del movimento di Anima Universale.

Sincretismo e padrini  

Una religione cristiana nuova di zecca che unisce la Bibbia e la fede in Gesù e Maria a quella nella reincarnazione in nuove vite umane, convinzione che il fon- datore Casarin ha maturato nel tempo distaccandosi dal cattolicesimo nel quale era nato ed era stato battezzato. In Italia si moltiplicano i nuovi culti. Ma ad essere preponderante, secondo le stime del Cesnur è piuttosto un tipo di religiosità “fai da te” caratterizzata da percorsi spirituali personali al di fuori delle religioni organizzate: un fenomeno che interessa circa il 50% della popolazione. Qui ad Anima Universale molti dei “monaci” vestono con colori simili a quelli del classico clergyman – grigio e blu – e vista l’abbondanza di statue della Madonna la prima impressione è di essere entrati in un accogliente convento cattolico di recentissima costruzione. Swami Roberto, trent’anni fa indicato dai rotocalchi come un «nuovo Padre Pio» per i doni mistici che la gente gli riconosceva, è stato scomunicato insieme ai suoi monaci nel 2010 dall’allora arcivescovo (conciliare, n.d.r.) di Torino Severino Poletto dopo che Anima Universale già da tempo aveva preso una strada diversa allontanandosi dalla religione cattolica.

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