La Rai coproduce un film su Mario Mieli. I contributi stanziati dal precedente governo. Ma la leghista Borgonzoni blocca tutto. Nel mirino i contenuti pro pedofilia
di Giovanni Neve
“Vigilerò affinché vengano effettuate tutte le opportune verifiche”. Il sottosegretario alla Cultura, la leghista Lucia Borgonzoni, non è disposta a scucire un solo euro che possa finanziare un fil che incita alla pedofilia.
Per questo, come scrive il Corriere della Sera, è pronta a stralciare il contributo di 150mila euro che il ministero dovrebbe versare a Gli anni amari, il film di Andrea Adriatico che ripercorre la vita di Mario Mieli, attivista che negli anni Settanta teorizzò gli studi di genere e fu tra i leader del movimento omosessuale italiano. “Nel caso il film dovesse ospitare contenuti che promuovano o incitino alla pedofilia – ha messo in chiaro la Borgonzoni – sarà revocato il finanziamento”.
Nei giorni scorsi, durante la trasmissione Otto e mezzo (guarda il video), Silvana De Mari aveva acceso i riflettori su Mieli e sul circolo che porta il suo nome e che a Roma fa attività pedagogiche, psicologiche e sanitarie. Ovviamente dallo Stato riceve fiumi di soldi. “Mieli era un intellettuale morto suicida a 31 anni, mangiava gli escrementi suoi e del suo cane in spettacoli teatrali e nel suo libro Elementi di critica omosessuale parlva di come lui subisse e di come fosse affascinato dall’erotismo dei bambini”, aveva spiegato la De Mari citando il passaggio del saggio in cui Milei diceva: “Noi checche rivoluzionarie possiamo accogliere l’eros dei nostri figli, noi li sedurremo, noi faremo l’amore con loro”. L’intervento del medico aveva creato scompiglio in trasmissione. Tanto che Lilli Gruber l’aveva interrotta.
Ora il nome di Mario Mieli e il suo pensiero sulla sessualità torna al centro del dibattito politico. L’accusa è appunto che l’attivista incitasse alla pedofilia sostenendo che solo i bambini possono liberarsi da certi pregiudizi sociali. Da qui la decisione della Borgonzoni di verderci chiaro su quei 150mila euro stanziati dal ministero della Cultura a sostegno del film sulla sua vita. Nonostante la sceneggiatura sia stata già visionata da Rai Cinema, la leghista ha ripreso il dossier in mano dal momento che il via libera del ministero porta il timbro del precedente governo (di sinistra). “Il nostro film – replica il regista al Corriere della Sera – è un incitamento alla libertà del pensiero e alla dignità della persona, non certo al crimine come paventato in malafede da persone che prendono a pretesto la nostra opera per altri interessi”.