Dove si nascondono i moderati

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QUINTA COLONNA

di Marcello Veneziani

Ma che fine hanno fatto i moderati, si chiede Antonio Polito sul Corriere della sera? Già, dove si sono cacciati, ma se è per questo che fine hanno fatto i liberali, i conservatori, i cattolici in politica? Nel giro di poco tempo sono spariti, anche se in tanti pensavano che fossero la maggioranza profonda del paese. Oggi a uno sguardo di superficie, l’Italia si divide in due blocchi principali: uno largo e basso, i radical pop, e uno stretto e lungo, i radical chic.

I primi vengono definiti populisti o sovranisti, i secondi sono il residuo ideologico della sinistra, la punta avanzata di quel che resta dei progressisti. I liberali coltivano il privato, si preoccupano dell’economia come del resto si addice loro, o invocano l’Ue, si agganciano all’Europa. I cattolici sembrano estinti dal punto di vista politico, non hanno uno sbocco comune, come era ai tempi della Dc e come in fondo è stato dopo con la divaricazione in cattolici popolari, inclinanti verso il centro-destra, e cattolici dem che propendevano per il centro-sinistra.

Ora sono sfusi, sparsi, disseminati e soprattutto la motivazione cattolica non appare più primaria nelle loro scelte; altri temi, altri scenari, altre scelte vengono al pettine, anche la visione cristiana diventa fatto privato, intimo o interiore, se non vuole risolversi in accoglienza, pauperismo e riscatto sociale. Ma anche i conservatori che da noi erano un partito clandestino, forte e invisibile, perché si sono sempre vergognati di dirsi conservatori, però oggi non si vedono in giro. Perché dunque meravigliarsi se sono scomparsi i moderati quando è l’intera famiglia da cui provengono a sparire?

A dir la verità il nostro paese ha sempre avuto uno strano rapporto con la categoria dei moderati. Longanesi diceva che gli italiani sono estremisti per prudenza, ma si potrebbe anche dire l’inverso, che sono moderati per ipocrisia, perché sotto sotto c’è in loro una vena smoderata, anarchica, se non eversiva. Non è un caso, del resto, che l’Italia ha avuto il più grande partito comunista occidentale, la più fiorente fauna di estremisti e massimalisti, ha avuto il fascismo con largo consenso popolare. Qui ha sempre attecchito lo spirito anticapitalistico e antiborghese. Anche quando si professavano tutti liberali, qualche decennio fa, poi andavi a vedere e votavano per partiti tutti di tradizione non liberale se non illiberale: votavano comunista, socialista, socialdemocratico, neofascista, anche cattolico popolare, mentre i liberali fino in fondo erano una sparuta minoranza.

Moderati, peraltro, è un modo di dire che dice poco e nulla. Perché moderato è un tono, un’andatura, uno stile, perfino un vento, ma non è un contenuto. E pochi anni fa una personalità tutt’altro che moderata, Berlusconi, era il loro leader e si opponeva a uno che moderato, ai limiti della narcosi, lo era sul serio, Prodi, anche se poi nel suo schieramento c’era di tutto. La definizione stessa di Forza Italia evocava qualcosa di energico, di muscolare, di sportivo, non di moderato. Ma oggi chi sono i moderati? Tajani o dalla parte opposta Gentiloni, compagni di liceo Tasso? Troppo poco. Perfino Berlusconi, secondo quanto scriveva ieri il Tempo, pensa di rifondare Forza Italia ribattezzandola Rivoluzione Italia. Naturalmente il suo riferimento “ideologico” non è Gramsci o Lenin ma Bruno Vespa, col suo recente libro con quel titolo. E in realtà la vera preoccupazione sarebbe di frenare la rivoluzione gialloverde e attivare semmai una controrivoluzione. Ma al di là delle trovate contingenti, che non so se dureranno fino alla prossima settimana, una cosa si capisce: se pure Berlusconi parla di rivoluzione vuol dire che non è aria per i moderati. Non paga dirsi moderati, non si prendono nemmeno i voti dei moderati… Qui, però, ci viene in mente un brutto vizio storico degli italiani: se c’è un fenomeno vincente, la tendenza dei suoi nemici non è di contrapporre a viso aperto un progetto alternativo, ma di assimilarsi ai vincitori, parlare il loro linguaggio, usare i loro slogan, per poi tentare l’operazione inversa. Regola pugilistica: quando prendi botte dall’avversario non allontanarti ma abbraccialo.

Resta però inevasa la domanda: che fine hanno fatto i moderati, dove si sono cacciati? Proposta di risoluzione: ma sono gli stessi smoderati, radicali e rivoluzionari quando sono in vestaglia da camera. Nel cuore di un moderato soffiava il fuoco di un radicale ma anche nel cuore di un radicale palpita ora il sospiro di un moderato. Chi più abbaia più ha paura, lo fa per darsi coraggio e spaventare chi lo spaventa. Non a caso il leader dei rivoluzionari grillini, Giggino Lenin, è il più democristiano di tutti.

MV, Il Tempo 25 novembre 2018

FONTE: http://www.marcelloveneziani.com/articoli/dove-si-nascondono-i-moderati/

 

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