Fonte: Pietrangelo Buttafuoco
Più di dieci milioni di telespettatori.
Grandi ascolti per il discorso di fine anno del Capo dello Stato in tivù cui vanno a sommarsi altri due milioni di visualizzazioni –perfino più di Chiara Ferragni – sui social.
Il messaggio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è celebrato dall’informazione autorevole anche con l’ausilio dell’immaginifica locuzione “virale”. E già in contemporanea col cenone, infatti, nel piluccare tra chat e post delle varie piattaforme digitali, fighettissimi troll del perbenismo, frullavano osanna al povero Mattarella per farne – e tale è, ormai – il vero capo dell’opposizione al governo gialloverde.
Piazze piene, urne vuote, si diceva un tempo.
Non si parla male di Garibaldi, figurarsi di Mattarella, la definizione di “vero capo dell’opposizione” è di Alberto Quaranta che firma su Linkiesta un assai informato pezzo sulle mosse obbligate del Quirinale giunto ai tre anni finali del suo settenato.
“Vedremo nel 2019…” s’è lasciato sfuggire Mattarella, riferisce Quaranta, e chissà se per se stesso o per affrontare il dilemma impossibile: istituzionalizzare i non istituzionalizzabili M5S e Lega e non poter sciogliere le Camere perché comunque mai e poi mai potrebbero tornargli sani e robusti i certamente graditi Pd e Forza Italia.
In caso di elezioni, infatti, stravincerebbero cinquestellati e leghisti. Ben poco, invece, potrebbero le affollate piazze dell’audience tivù e pure poco potrebbe fare lui stesso, in prima persona – da vero capo dell’opposizione – fosse pure nella veste di “picconatore” dell’inedita e inaudita “Quarta Repubblica”.
Vedremo, quindi, e faceva comunque impressione, la sera di San Silvestro, che vecchie talpe ancora unte di centralismo democratico, tutte quante solidamente alloggiate presso i giornaloni, a colpi di tweet e nelle chat parlassero del presidente Mattarella manco fosse una sorta di Barack Obama di via Maqueda e non quell’appartato democristiano della vecchia guardia qual è.
Un elegante galantuomo – e tale è – di cui s’accorse a suo tempo Matteo Renzi ma solo per mettere nel sacco Silvio Berlusconi illuso di accordarsi al Nazareno su ben altro nome, Giuliano Amato nientemeno, l’ex riserva “laica” della Repubblica.
Più di dieci milioni di baionette, dunque, in forma di parabole, antenne e cavi a sommarsi con altri due milioni (ma stamattina saranno aumentate) di visualizzazioni negli smartphone, nei pc e nei tablet per confermare quello che Sebastiano Messina, firma tra le più autorevoli de “La Repubblica”, ancora a caldo digitava su twitter: “È difficile realizzare che un uomo come Sergio #Mattarella sia il Presidente dello stesso Paese che viene governato da Di Maio e Salvini. Sembra di vivere in due Italie parallele”.
Ha ragione Sebastiano Messina. E davvero due sono le “Italie”. Una è quella di ogni giorno, fatta di gente brutta, sporca e cattiva – e dunque leghista e cinquestellata – l’altra è quella della piazza telematica cui corrisponde l’alfabeto educato dell’informazione altolocata.
Dieci milioni dal tinello di casa, certo. Più altri due milioni in chat.
Piazze telematiche piene, urne vuote. Così finirà.
Brutti, sporchi e cattivi salvati dagli inauditi inediti, sempre benedetti.
fonte – https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=61387