Roma, 1 gen – Sequela di banalità, consueta capacità di strappare sbadigli, saluto al Papa e auguri agli immigrati. Il discorso di fine anno del presidente della Repubblica si potrebbe facilmente sintetizzare così, senza soffermarsi troppo sulle altre ovvietà ribadite qua e là. Eppure è stato proprio Mattarella a voler specificare la necessità del suo sermone, iniziato così: “Care concittadine e cari concittadini, siamo nel tempo dei social, in cui molti vivono connessi in rete e comunicano di continuo ciò che pensano e anche quel che fanno nella vita quotidiana. Tempi e abitudini cambiano ma questo appuntamento – nato decenni fa con il primo Presidente, Luigi Einaudi – non è un rito formale”.
Inutile dire che si tratta proprio di un rito formale, che avrebbe pure un senso se riuscisse a catturare l’attenzione degli italiani e se Mattarella fosse in grado di suscitare emozioni. Invece, con tutta evidenza, la posa ingessata e il lento scandire delle parole di circostanza pronunciate ieri sera, fornivano semplicemente l’effetto sonnifero proprio quando tutti si stavano preparando a festeggiare il nuovo anno. “Questo discorso mi consente di trasmettere quel che ho sentito e ricevuto in molte occasioni nel corso dell’anno da parte di tanti nostri concittadini, quasi dando in questo modo loro voce. E di farlo da qui, dal Quirinale, casa di tutti gli italiani”, ha detto Mattarella. Un’ottima premessa, non c’è che dire, un incipit perfetto per arrivare poi al succo del messaggio, ovvero la sua conclusione: “Auguro buon anno ai cinque milioni di immigrati che vivono, lavorano, vanno a scuola, praticano sport, nel nostro Paese”.
Dalla “casa di tutti gli italiani”, in effetti, il presidente della Repubblica italiana non poteva che rivolgere il suo pensiero ai non italiani. Certo, dai vigili del fuoco ai bambini, non sono mancati altri riferimenti da parte di Mattarella. Ma è indubbio che l’ennesimo tentativo di predicare accoglienza e porte aperte abbia prevalso. Il presidente ha poi voluto lanciare qualche frecciata al governo sulla manovra: “Molte sono le questioni che dobbiamo risolvere”, ha detto Mattarella, perché “la grande compressione dell’esame parlamentare e la mancanza di un opportuno confronto con i corpi sociali richiedono adesso un’attenta verifica dei contenuti del provvedimento”. Mattarella non si è scordato di rivolgere, infine, “un caloroso saluto a Papa Francesco”, ringraziandolo “ancora una volta, per il suo magistero volto costantemente a promuovere la pace, la coesione sociale, il dialogo, l’impegno per il bene comune”. Sogni d’oro. Ammesso che non siate già sprofondati tra le braccia di Morfeo.
Eugenio Palazzini
Fonte: https://www.ilprimatonazionale.it/primo-piano/mattarella-sermone-di-fine-anno-tra-sbadigli-e-auguri-agli-immigrati-99723/?fbclid=IwAR2kcc53LoGOQ6O8p7IUaSfZDd0DiQwwGKapuxJEMpwLmp6NfjcCicuf1no